"Adesso Alice errava per il bosco.
«La prima cosa da fare» si diceva «è di
riacquistare la mia vera statura. Poi devo ritrovare la via che porta a
quel meraviglioso giardino. Questo è il piano migliore.»
Senza dubbio questo era un piano
eccellente, semplice e davvero ben congegnato. C'era solo una
difficoltà: che Alice non aveva la più piccola idea di
come realizzarlo."
(Lewis Carroll)
Quella della sinistra politica appare a tutti gli effetti l'assenza
più compianta nell'attuale parlamento o, come sostiene Fausto
Bertinotti, nel paese si è aperto il vuoto più
inquietante, il vuoto della sinistra politica.
Un'assenza compianta, ovviamente, dai partiti ex-parlamentari che
avevano dato vita al fallimentare cartello elettorale de La
Sinistra-L'Arcobaleno; ma compianta pure dal Partito Democratico che si
è subito offerto come supplente di quella sinistra che sino al
giorno prima aveva osteggiato come massimalista "che faceva il gioco
delle destre"; ma finanche dalla Destra più anticomunista che,
già all'indomani delle elezioni, si era detta preoccupata dalle
possibili inquietanti ricadute politiche legate alla mancanza di una
rappresentanza istituzionale dei conflitti sociali e degli antagonismi
di classe. Tale preoccupazione, immediatamente, è divenuta
"allarme terrorismo"; come puntualmente anticipato dall'articolo "Nuovi
estremisti all'ultima crociata" di tale Giacomo Amadori, appena
pubblicato sul settimanale berlusconiano Panorama, che ha tutte le
sembianze di una velina dei servizi in cerca di provocazioni.
In questi mesi si sono sprecate le analisi dei dirigenti senza
più poltrone per spiegare le ragioni tattiche di tale disfatta
strategica, così come non si contano i lamenti di un elettorato
sempre più smarrito, ma ancora incapace di una effettiva e
conseguente critica riguardo una sinistra che aveva persino la pretesa
di definirsi radicale, resasi complice di uno dei peggiori governi che
la borghesia ha imposto ai lavoratori, alle classi meno abbienti, ai
migranti e ai soggetti più discriminati della società
italiana.
In tale contesto quasi surreale, si sprecano le soluzioni prospettate
per uscire dalla crisi: ritornare alla falce e martello, ripartire da
quello che fu il Partito comunista di Togliatti oppure da quello di
Berlinguer, rivalutare il movimento antiglobalizzazione, recuperare
persino un imprecisato comunismo libertario, come più volte
azzardato sia da Russo Spena che dallo stesso Bertinotti.
In questa gara a trovare improbabili radici per una ulteriore
rifondazione della sinistra, si è senz'altro distinto
l'ex-ministro della Solidarietà Paolo Ferrero che a suo tempo si
era dichiarato "valdo-marxista-libertario", secondo il quale per
risorgere bisogna imitare le tattiche usate dalla chiesa e
dall'esercito italiano.
Secondo l'esponente di Rifondazione Comunista: "Dobbiamo guardare a
come è ripartita la chiesa dopo le sconfitte sull'aborto e il
divorzio. Non è ripartita da Ruini, ma dagli oratori". Discorso
analogo per quanto riguarda l'esercito, capace di uscire
"dall'antimilitarismo degli anni '70 e dalla successiva crisi di
autorevolezza" non facendo la guerra, ma aiutando le persone nei
terremoti del Friuli e del Belice. Cioè con una capacità
di lavoro sociale e, soltanto dopo, ha ricominciato nei Balcani e in
Afganistan".
Il tutto senza neppure un accenno critico all'essenza e alla logica
autoritaria di due istituzioni totalitarie quali la chiesa e
l'esercito, le cui politiche non meritano alcuna valorizzazione
positiva in quanto sempre e comunque espressioni violente e liberticide
del potere, anche quando sono ammantate di umanità.
Se davvero la sinistra politica dovesse rinascere partendo da questi
presupposti etici e culturali, vogliamo sperare che i suoi orfani
sappiano disertarla prima ancora che veda la luce.
Non solo è possibile opporsi al dominio del capitale e
organizzarsi per un mondo migliore, facendo serenamente a meno di una
rappresentanza all'interno dello stato; ma anche il recente passato
dimostra che si tratta di una via che porta fuori strada.
Anti