Martedì 24 giugno (mentre va in stampa questo numero di
Umanità Nova) potrebbero essere approvate le famigerate "misure
urgenti in materia di sicurezza pubblica", quelle che prevedono, tra le
altre cose, anche l'impiego dei militari in servizio di ordine pubblico.
La trovata, preceduta dal solito battage pubblicitario che
contraddistingue tutte le iniziative prese da questo governo, è
contenuta nell'articolo 7bis ("Concorso delle Forze armate nel
controllo del territorio") inserito tramite un emendamento nel DL 23
maggio 2008, n.92. Anche da una superficiale analisi del testo
dell'articolo [1], risulta subito chiaro che un conto sono le roboanti
dichiarazioni dei politici ed altro la realtà scritta nelle
leggi che approvano.
Per prima cosa partiamo dallo scopo che si prefiggono, il provvedimento
viene preso "Per specifiche ed eccezionali esigenze di prevenzione
della criminalità, ove risulti opportuno un accresciuto
controllo del territorio" (comma 1). Sull'eccezionalità della
situazione della criminalità dovrebbero mettersi d'accordo per
prima cosa proprio all'interno delle istituzioni statali.
Gli ultimi dati ufficiali disponibili, aggiornati al 18 febbraio 2008
[2], sono difficilmente equivocabili: diminuzione degli omicidi
volontari, delle lesioni dolose, delle violenze sessuali e dei furti
(in totale), delle rapine, dei danneggiamenti, delle estorsioni e dei
reati connessi agli stupefacenti. Unico dato in controtendenza è
un aumento (nel secondo semestre 2007) dei furti in abitazione. Quindi
l'"eccezionale esigenza" è decisamente una balla. Qualcuno
potrebbe obiettare che questi dati, relativi a tutto il territorio
italiano, siano poco significativi e che - in determinate aree del
paese - la situazione sia invece alquanto diversa. È quello che
sembrano credere i politici che restringono il campo di intervento dei
militari alle "aree metropolitane e comunque aree densamente popolate"
(comma 1). Ma sempre dalle stesse fonti risulta che la situazione
relativa alle grandi aree metropolitane non è differente da
quella complessiva: a Milano, a Napoli, a Roma, a Torino, i grafici
mostrano che i reati non sono aumentati, anzi è avvenuto
esattamente il contrario. Ma questo non lo dicono solo i soliti
anarchici estremisti e, infatti, la maggioranza dei politici non
insiste più di tanto sull'aumento dei reati quanto piuttosto sul
molto meno valutabile aumento della "percezione di insicurezza" che
sarebbe diffusa nella popolazione. Per questa ragione l'esercito
verrebbe impiegato "per servizi di vigilanza a siti e obiettivi
sensibili, nonché di perlustrazione e pattuglia in concorso e
congiuntamente alle Forze di polizia." (comma 1). Ovvero per piantonare
edifici ed eventualmente per rinforzare le pattuglie di polizia.
Attività che, soprattutto la prima, difficilmente possono
incidere direttamente sulla microcriminalità ma che sono
sicuramente un ottimo strumento di "deterrenza" (come hanno
schiettamente affermato molti) e anche un ottimo strumento
pubblicitario per questo governo. I militari avranno quindi due
funzioni: la prima è quella di far propaganda ad un governo che
vuole presentarsi come "forte" e decisionista, una pubblicità
capillare, fatta da tremila "testimonial" che per un anno se ne
andranno in giro per le strade delle grandi città. Meglio di
tremila gazebo, meglio di qualsiasi manifestazione che, per quanto
grande, dura lo spazio di qualche ora, meglio di qualsiasi campagna di
spot in tv o di manifesti di grande formato sui muri. Ma, se i militari
fungessero solo da spaventapasseri, non varrebbe la pena di scrivere un
rigo. La seconda funzione, molto più pericolosa è quella
di abituare la popolazione a vivere circondata da sentinelle armate,
pronte a controllare qualsiasi persona, qualsiasi comportamento: "il
personale delle Forze armate (...) può procedere alla
identificazione e alla immediata perquisizione sul posto di persone e
mezzi di trasporto (...), anche al fine di prevenire o impedire
comportamenti che possono mettere in pericolo l'incolumità di
persone o la sicurezza dei luoghi vigilati" (comma 3). Un compito che
storicamente è a carico delle tante polizie che già
infestano il paese e che prossimamente aumenteranno di altre 1472
unità, a dimostrazione ulteriore che se tutte le divise
già esistenti non sono bastate a far sentire "sicuri" i
cittadini non si capisce come possano riuscirci 3000 soldati. Del resto
tutti quelli che hanno ricordato il precedente impiego dei militari,
nell'operazione "Vespri siciliani", si sono guardati bene dal far
notare che, nonostante i 30 mila uomini schierati, la Mafia non
è certo sparita.
Ma qualcuno trarrà sicuramente qualche beneficio da questo
provvedimento, un anno di sorveglianza militare verrà a costare
62,4 milioni di euri, per "le spese per il trasferimento e l'impiego
del personale e dei mezzi e la corresponsione dei compensi per lavoro
straordinario e di un'indennità onnicomprensiva" (comma 4). Il
che fa una media di 20.800 euro a milite. Siamo sicuri che questo
provvedimento non inciderà minimamente sul tanto propagandato
disagio, una condizione che colpisce in primo luogo i settori sociali
meno protetti, resi sempre più poveri dalla congiuntura che sta
attraversando il capitalismo, piuttosto che dai borseggiatori. A questo
stato di cose il potere politico ed economico risponde da un lato con
la manipolazione dell'informazione per scaricare la causa di tutto su
un nemico "esterno", rom, romeni, immigrati e via criminalizzando e
dall'altro preparando il terreno per futuri provvedimenti sempre
più repressivi.
Pepsy
Note
[1] Il testo preso in considerazione è quello disponibile (al 22/6/08) sul sito web del Senato www.senato.it
[2] I dati provengono dal documento "Andamento semestrale della
criminalità e dell'azione di contrasto dal 2° semestre 2005
al 2° semestre 2007 in Italia e nelle città per le quali
sono stati stipulati i Patti per la sicurezza." in base a Rilevazioni
effettuate dalla Direzione Centrale Polizia Criminale. Disponibile sul
sito web del Ministero dell'Interno www.interno.it