Colpisce un po' lo scandalo con cui è stato accolto il
cosiddetto "decreto salvaBerlusconi", cioè l'emendamento votato
al Senato ed inserito nel decreto-legge "sulla sicurezza" che dispone
per un anno la sospensione dei processi per i reati puniti con la
reclusione fino a 10 anni e commessi prima del giugno 2002. È
fin troppo evidente che lo scopo di tutto questo è cercare di
tirar fuori l'attuale premier dall'ultimo processo che a Milano lo vede
imputato per corruzione (il famoso Processo Mills). D'altra parte,
Berlusconi divenne un nome famigliare alle cronache politiche proprio
grazie ad un decreto-legge (chiamato anche allora dalla stampa proprio
"decreto salvaBerlusconi") con cui nel lontano 1984 il suo amico e
all'epoca Presidente del Consiglio Bettino Craxi dispose la
ripresa delle trasmissioni di Rete 4, Italia Uno e Canale 5 che erano
state bloccate da un giudice zelante. Difendersi dai propri guai
giudiziari e accrescere le proprie fortune sono state le cifre
caratteristiche dell'azione politica del Silvio nazionale sin da quando
è "entrato in campo". La cosa gli è anche piuttosto
riuscita, visto che le leggi "ad personam" gli hanno consentito di
uscire più o meno indenne dai vari processi che lo hanno visto
protagonista e che la sua attività politica gli ha permesso di
moltiplicare le sue entrate (secondo la rivista statunitense Forbes,
solo nel periodo 2001-2006 – quando Berlusconi era al governo – il suo
patrimonio è passato da 6 a 12,5 miliardi di dollari). Sono cose
ben note a tutti e, pertanto, può stupire o scandalizzare solo
gli ingenui se uno dei primi atti di governo di fascisti e leghisti
è un decreto-legge per annullare i processi del Capo (che fa il
paio col decreto per salvare Retequattro, che occupa abusivamente le
frequenze dal 1999, varato d'urgenza fingendo di interessarsi dei 700
dipendenti che rischiano il posto).
Per inciso, il decreto blocca-processi è inserito nel famigerato
"pacchetto-sicurezza" in cui sono comprese, tra l'altro, le leggi
razziali contro i Rom, l'esercito mandato a pattugliare le città
(in una sola settimana il contingente è già stato
aumentato da 2500 a 3000 uomini), l'abolizione della sospensione
condizionale della pena per reati come il furto semplice, la detenzione
di "sostanze illecite" e persino gli atti osceni in luogo pubblico, la
trasformazione de facto della clandestinità in reato,
l'estensione a 18 mesi della detenzione all'interno dei CPT, l'arresto
immediato e la confisca dell'automobili per chi viene trovato al
volante sotto gli effetti dell'alcool o delle droghe (utilizzando test
che, nel caso della cannabis, possono risultare positivi anche se si
è fumato un mese prima), la trasformazione dei siti delle
discariche campane in "obiettivi d'interesse strategico nazionale" che
pertanto vengono difesi e controllati direttamente dalle Forze Armate
(in attesa, naturalmente, di mandare i militari a presidiare i lavori
del TAV e dei rigassificatori). In cantiere, per il futuro ci sono
l'abolizione dei benefici "per buona condotta" ai carcerati (la
proposta di legge è già stata "calendarizzata" e
sarà probabilmente discussa prima della pausa estiva del
Parlamento), la promessa del Ministro dell'Interno Maroni di "usare la
forza per chiudere i centri sociali" e, addirittura, l'abolizione tout
court della libertà di espressione e di manifestazione
(iniziando col vietare per legge gli incontri antiproibizionisti, come
vorrebbe Giovannardi). Intorno, ci sono le ronde, i pogrom dei campi
nomadi, l'intolleranza coltivata dai media, la violenza fascista che
colpisce i non allineati (com'è successo a Verona, neanche tre
settimane dopo la vittoria delle destre alle elezioni-truffa del 13-14
aprile, a Nicola Tommasoli, massacrato a calci e a pugni da un gruppo
di squadristi solo perché aveva il codino).
È una lista dell'orrore che assomiglia sinistramente a un colpo
di stato e che dovrebbe spingere a mobilitarsi chiunque abbia a cuore i
valori di tolleranza su cui si è fondata la civiltà
moderna, ma che non scalda neanche un po' l'opposizione-fantasma
(secondo l'ottima definizione del settimanale inglese The Economist)
che vaga ectoplasmatica nel Parlamento Italiano e che ha ritrovato un
po' di voce solo per denunciare il decreto blocca-processi.
Addirittura, il tristissimo Veltroni è arrivato a promettere
persino "una manifestazione di piazza contro il governo" (con calma
però, ad ottobre, dando ai fascisti e ai leghisti tutto il tempo
di fare le loro porcherie). Ancora una volta la casta dei politici
dimostra, insomma, di voler difendere il potere dei suoi amici della
casta dei magistrati piuttosto che gli esseri umani che verranno
imprigionati, giudicati, umiliati, controllati, picchiati grazie alle
leggi liberticide del pacchetto-sicurezza. E, infatti, non per caso
quando attaccano il decreto blocca-processi, si "dimenticano" di dire
che grazie a questa norma salterebbe non solo il processo a Berlusconi,
ma anche i processi ai torturatori della Diaz e di Bolzaneto (è
proprio per questo, invece, che i giustizialisti di AN e della Lega si
sono immediatamente accodati alla richiesta dell'ennesimo decreto
salvaBerlusconi).
Per fortuna, non ci sono solo i politici della casta. Ci sono anche i
movimenti di liberazione che, nei due mesi seguiti alla vittoria
elettorale delle bande fasciste e leghiste, non hanno mai smesso di
scendere in piazza, contro Bush e nei gay pride, nei cortei per
difendere gli spazi sociali autogestiti e in quelli antifascisti, nelle
lotte contro le discariche e nei presidi contro il TAV, nei blocchi
stradali contro i CPT e nelle street parade antiproibizioniste. Da
queste parti, nessuno ha voglia di aspettare ottobre per difendere la
nostra libertà.
robertino