Ormai a Vicenza si stavano tutti preparando alla scadenza del 1°
luglio, data in cui l'area del Dal Molin sarebbe dovuta passare
ufficialmente dal demanio militare italiano a quello civile,
avvicinando la cessione da parte del governo all'amministrazione Usa
per l'avvio dei lavori di costruzione della Ederle 2.
I due precedenti governi italiani hanno ratificato il progetto,
sottoscrivendo accordi tutt'ora sconosciuti. Di certo, durante la sua
ultima visita in Italia, Bush aveva ottenuto assicurazione da
Berlusconi per la nuova base, recuperando l'anno di ritardo che si
è determinato a causa delle proteste popolari e dei problemi
procedurali legati alla gara per l'appalto dei lavori, assegnati alle
cooperative Cmc di Ravenna e Ccc di Bologna, notoriamente legate al
centrosinistra e già esperte di grandi quanto contestate opere,
dal Tav alla base Usa di Sigonella.
Ma proprio quando i tempi sembravano scaduti, è giunto il
pronunciamento del Tar del Veneto che, con un'ordinanza assai precisa,
ha bloccato tutto, sospendendo "l'efficacia dei provvedimenti
impugnati, inibendo nei confronti di chicchessia l'inizio di ogni
attività diretta a realizzare l'intervento", indicando varie
motivazioni. Il Tar si è pronunciato su un ricorso presentato
dal Codacons e dall'Eco-Istituto "A.Langer" di Mestre.
Innanzitutto il tribunale, dopo aver richiesto di visionare l'accordo
stipulato tra governo italiano e statunitense per la costruzione della
base, non ha ottenuto niente di rilevante dal ministero della Difesa e,
secondo le autorità governative, è emerso che la cessione
dell'area e il nulla osta per la nuova base militare sarebbero stati
assicurati "oralmente" dai due precedenti governi Berlusconi e Prodi.
Non abbiamo elementi per sapere se tale risposta da parte del ministero
sia stata dettata dal fatto che l'accordo firmato è coperto da
segreto militare oppure se davvero è stata una contrattazione
verbale, tipo mercato coloniale delle vacche: certo è che il
tribunale non ha ottenuto alcun documento su cui pronunciarsi.
Inoltre il Tar ha rilevato "numerosi altri profili di
illegittimità del procedimento svolto, alla luce della normativa
nazionale e altresì europea", ma anche la devastante incidenza
sull'ambiente, con particolare attenzione ai rischi d'inquinamento e al
danneggiamento delle falde acquifere.
Infine, secondo il tribunale sarebbe stata necessaria una consultazione
preventiva della popolazione, richiamando un memorandum Italia-Usa del
1995 (tenuto segreto sino al 1999, dopo la sentenza sulla strage del
Cermis).
Il pronunciamento ha colto di sorpresa il governo, aprendo qualche
problema reale in relazione alla prevista "tabella di marcia" dei
lavori pianificata dai comandi Usa; per questo, senza perdere un
secondo, il ministro della Difesa La Russa ha annunciato un immediato
ricorso al Consiglio di stato al fine di ribaltare il verdetto avverso
del Tar. Ha quindi confermato "l'intenzione di onorare gli impegni
assunti" con gli Stati Uniti, minacciando: "non ci faremo imporre le
decisioni dalla piazza".
Il sindaco di Vicenza, Achille Variati, da parte sua ha rinnovato la
promessa elettorale "a sinistra", annunciando che nel prossimo autunno
(forse ottobre) promuoverà una consultazione della cittadinanza
sulla possibilità che il Comune acquisisca l'area.
Questo il testo del quesito: «È lei favorevole alla
adozione da parte del consiglio comunale, nella sua funzione di
indirizzo politico, di una deliberazione per l'avvio del procedimento
di acquisizione al patrimonio comunale, previa sdemanializzazione,
dell'area aeroportuale "Dal Molin" – ove è prevista la
realizzazione di una base militare – da destinare ad usi di interesse
collettivo?».
Aldilà dell'italiano funambolico di tale formulazione, appaiono evidenti i rischi di tale decisione.
Innanzi tutto, non si tratta di un referendum contro il Dal Molin; ma
di una semplice consultazione, assolutamente non vincolante,
equiparabile ad un sondaggio d'opinione.
Il questionario-scheda sarà inviato per posta ai cittadini
elettori del solo comune di Vicenza (anche se il progetto coinvolge
pure i territori dei comuni di Caldogno, Quinto e Torri di Quartesolo),
che potranno consegnarlo presso dei "centri raccolta"; analogamente a
quanto avvenuto per il Petrolchimico di Marghera con esiti scontati
quanto infausti.
Pur non essendoci un quorum necessario da raggiungere, il sindaco
riterrà politicamente rilevante l'esito solo se la
partecipazione complessiva non sarà inferiore alla metà
più uno degli elettori. Niente è peraltro scontato,
considerati i forti interessi economici legati alla lottizzazione dei
lavori e del territorio coinvolto dalla futura base.
In questo modo, il sindaco del Pd, eletto grazie ai voti dei "No Dal
Molin", potrà affermare di aver fatto il possibile per
ostacolare il progetto, lo stesso sindaco che ha annunciato la
"tolleranza zero" nei confronti dei nomadi, promettendo la repressione
contro l'occupazione illegale di suolo pubblico.
Intanto, in attesa dell'arrivo di tutta la 173ª brigata
aerotrasportata Usa, ora dislocata tra Vicenza, Bamberga e Schweinfurt,
la caserma Ederle 1 continua a svilupparsi.
Lo scorso 12 febbraio è stato inaugurato un complesso di 56
stanze per la Warrior Transition Unit, ossia per i reduci di guerra in
attesa di un nuovo impiego bellico. Infatti da Vicenza, le truppe
aviotrasportate delle caserma Ederle hanno già partecipato e
continuano a partecipare alle missioni di guerra nei Balcani, in Iraq,
in Liberia e in Afganistan; d'altra parte, come testimoniano le stesse
fonti militari statunitensi, la 173ª è la principale
"Brigade Combat Team" presente in Europa, alla quale nuovi sistemi
mobili di difesa missilistica (Medium Extended Air Defense System)
forniranno la copertura aerea.
Recentemente si è pure appreso che, presso il blocco Est della
Ederle, è attivo un centro di addestramento per azioni
antiguerriglia e impieghi antisommossa, utilizzato da truppe Usa,
italiane e Nato.
Vicenza è ormai zona strategica e per questo appare difficile
immaginare un dietrofront dei comandi militari. D'altronde il governo
non ha certo scrupoli nell'uso della violenza: lo sgombero forzato del
presidio attivo contro la nuova base militare di Matterello (Tn),
nonché il fermo e la denuncia di quanti avevano fermato le ruspe
della militarizzazione, è più che un avvertimento.
Kas