Umanità Nova, n.24 del 29 giugno 2008, anno 88

Vicenza. Dal Molin ai supplementari


Ormai a Vicenza si stavano tutti preparando alla scadenza del 1° luglio, data in cui l'area del Dal Molin sarebbe dovuta passare ufficialmente dal demanio militare italiano a quello civile, avvicinando la cessione da parte del governo all'amministrazione Usa per l'avvio dei lavori di costruzione della Ederle 2.
I due precedenti governi italiani hanno ratificato il progetto, sottoscrivendo accordi tutt'ora sconosciuti. Di certo, durante la sua ultima visita in Italia, Bush aveva ottenuto assicurazione da Berlusconi per la nuova base, recuperando l'anno di ritardo che si è determinato a causa delle proteste popolari e dei problemi procedurali legati alla gara per l'appalto dei lavori, assegnati alle cooperative Cmc di Ravenna e Ccc di Bologna, notoriamente legate al centrosinistra e già esperte di grandi quanto contestate opere, dal Tav alla base Usa di Sigonella.
Ma proprio quando i tempi sembravano scaduti, è giunto il pronunciamento del Tar del Veneto che, con un'ordinanza assai precisa, ha bloccato tutto, sospendendo "l'efficacia dei provvedimenti impugnati, inibendo nei confronti di chicchessia l'inizio di ogni attività diretta a realizzare l'intervento", indicando varie motivazioni. Il Tar si è pronunciato su un ricorso presentato dal Codacons e dall'Eco-Istituto "A.Langer" di Mestre.
Innanzitutto il tribunale, dopo aver richiesto di visionare l'accordo stipulato tra governo italiano e statunitense per la costruzione della base, non ha ottenuto niente di rilevante dal ministero della Difesa e, secondo le autorità governative, è emerso che la cessione dell'area e il nulla osta per la nuova base militare sarebbero stati assicurati "oralmente" dai due precedenti governi Berlusconi e Prodi.
Non abbiamo elementi per sapere se tale risposta da parte del ministero sia stata dettata dal fatto che l'accordo firmato è coperto da segreto militare oppure se davvero è stata una contrattazione verbale, tipo mercato coloniale delle vacche: certo è che il tribunale non ha ottenuto alcun documento su cui pronunciarsi.
Inoltre il Tar ha rilevato "numerosi altri profili di illegittimità del procedimento svolto, alla luce della normativa nazionale e altresì europea", ma anche la devastante incidenza sull'ambiente, con particolare attenzione ai rischi d'inquinamento e al danneggiamento delle falde acquifere.
Infine, secondo il tribunale sarebbe stata necessaria una consultazione preventiva della popolazione, richiamando un memorandum Italia-Usa del 1995 (tenuto segreto sino al 1999, dopo la sentenza sulla strage del Cermis).
Il pronunciamento ha colto di sorpresa il governo, aprendo qualche problema reale in relazione alla prevista "tabella di marcia" dei lavori pianificata dai comandi Usa; per questo, senza perdere un secondo, il ministro della Difesa La Russa ha annunciato un immediato ricorso al Consiglio di stato al fine di ribaltare il verdetto avverso del Tar. Ha quindi confermato "l'intenzione di onorare gli impegni assunti" con gli Stati Uniti, minacciando: "non ci faremo imporre le decisioni dalla piazza".
Il sindaco di Vicenza, Achille Variati, da parte sua ha rinnovato la promessa elettorale "a sinistra", annunciando che nel prossimo autunno (forse ottobre) promuoverà una consultazione della cittadinanza sulla possibilità che il Comune acquisisca l'area.
Questo il testo del quesito: «È lei favorevole alla adozione da parte del consiglio comunale, nella sua funzione di indirizzo politico, di una deliberazione per l'avvio del procedimento di acquisizione al patrimonio comunale, previa sdemanializzazione, dell'area aeroportuale "Dal Molin" – ove è prevista la realizzazione di una base militare – da destinare ad usi di interesse collettivo?».
Aldilà dell'italiano funambolico di tale formulazione, appaiono evidenti i rischi di tale decisione.
Innanzi tutto, non si tratta di un referendum contro il Dal Molin; ma di una semplice consultazione, assolutamente non vincolante, equiparabile ad un sondaggio d'opinione.
Il questionario-scheda sarà inviato per posta ai cittadini elettori del solo comune di Vicenza (anche se il progetto coinvolge pure i territori dei comuni di Caldogno, Quinto e Torri di Quartesolo), che potranno consegnarlo presso dei "centri raccolta"; analogamente a quanto avvenuto per il Petrolchimico di Marghera con esiti scontati quanto infausti.
Pur non essendoci un quorum necessario da raggiungere, il sindaco riterrà politicamente rilevante l'esito solo se la partecipazione complessiva non sarà inferiore alla metà più uno degli elettori. Niente è peraltro scontato, considerati i forti interessi economici legati alla lottizzazione dei lavori e del territorio coinvolto dalla futura base.
In questo modo, il sindaco del Pd, eletto grazie ai voti dei "No Dal Molin", potrà affermare di aver fatto il possibile per ostacolare il progetto, lo stesso sindaco che ha annunciato la "tolleranza zero" nei confronti dei nomadi, promettendo la repressione contro l'occupazione illegale di suolo pubblico.
Intanto, in attesa dell'arrivo di tutta la 173ª brigata aerotrasportata Usa, ora dislocata tra Vicenza, Bamberga e Schweinfurt, la caserma Ederle 1 continua a svilupparsi.
Lo scorso 12 febbraio è stato inaugurato un complesso di 56 stanze per la Warrior Transition Unit, ossia per i reduci di guerra in attesa di un nuovo impiego bellico. Infatti da Vicenza, le truppe aviotrasportate delle caserma Ederle hanno già partecipato e continuano a partecipare alle missioni di guerra nei Balcani, in Iraq, in Liberia e in Afganistan; d'altra parte, come testimoniano le stesse fonti militari statunitensi, la 173ª è la principale "Brigade Combat Team" presente in Europa, alla quale nuovi sistemi mobili di difesa missilistica (Medium Extended Air Defense System) forniranno la copertura aerea.
Recentemente si è pure appreso che, presso il blocco Est della Ederle, è attivo un centro di addestramento per azioni antiguerriglia e impieghi antisommossa, utilizzato da truppe Usa, italiane e Nato.
Vicenza è ormai zona strategica e per questo appare difficile immaginare un dietrofront dei comandi militari. D'altronde il governo non ha certo scrupoli nell'uso della violenza: lo sgombero forzato del presidio attivo contro la nuova base militare di Matterello (Tn), nonché il fermo e la denuncia di quanti avevano fermato le ruspe della militarizzazione, è più che un avvertimento.

Kas

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