Intorno al 10 giugno i maggiori quotidiani riportavano la notizia di
un imminente emendamento al pacchetto sicurezza in tema di
prostituzione. Alcune settimane prima, infatti, Daniela
Santanchè aveva depositato in Cassazione alcuni quesiti
referendari per una parziale modifica della legge Merlin, sull'onda
della caccia ai trans che tutti noi abbiamo visto, inorriditi, sui Tg
nazionali.
La proposta emendataria inizialmente viene stilata e presentata dai
presidenti delle commissioni Giustizia e Affari Costituzionali del
Senato, Filippo Berselli e Carlo Vizzini. Le prostitute vengono
annoverate tra i soggetti «socialmente e moralmente
pericolosi», prevedendo per loro carcere, foglio di via
obbligatorio e alcune misure di sorveglianza speciale. Piovono
immediatamente critiche, soprattutto in ambito governativo: Pisanu
ritiene la proposta «aberrante», il sottosegretario alla
presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi sostiene elegantemente che ci
sono aspetti da rivedere, e il Ministro delle Pari Opportunità
(!?) Carfagna boccia il carico da novanta gettato da Maroni di
costruire veri e propri quartieri a luci rosse. Ma chi fa più
rumore e non digerisce la proposta è la Chiesa, per voce delle
diverse espressioni associazionistiche. Soprattutto quest'ultimo
mugugno induce immediatamente Maroni a fare dietro front, proponendo di
lavorare ad un vero progetto legislativo che introduca elementi non
solo "repressivi", abbandonando nei fatti l'emendamento e destinandolo
ad uno spazio maggiormente approfondito nel Ddl sulla sicurezza in
discussione circa un mese dopo. Detto in parole povere: prende tempo.
Puntualmente, tra il 9 e il 10 luglio, il Corsera, il Sole 24ore,
Repubblica e altri quotidiani, riportano i quattro articoli di cui la
nuova proposta legislativa è costituita. Si tratta di una
versione "soft" dell'emendamento Berselli-Vizzini, non priva di
contraddizioni e certamente assai poco gradita alla Chiesa.
Il primo articolo vieta la prostituzione nei luoghi pubblici (come
strade, parchi o aperta campagna) e in quelli aperti al pubblico, ossia
frequentabili da chiunque: le violazioni sono punite con una sanzione
amministrativa.
Stesse sanzioni sono previste per chi si avvale delle prestazioni delle
squillo o le contratta in luoghi pubblici o aperti al pubblico.
Secondo la proposta di legge «la prostituzione deve considerarsi
fenomeno di allarme sociale», e «non può ammettersi
un distinto trattamento tra chi la eserciti e chi se ne avvalga»:
tuttavia, non è punibile chi esercita perché costretta
con violenza o minacce. Sarebbe interessante capire come riusciranno a
distinguere la prostituzione coatta da quella volontaria: forse con
un'autocertificazione?!
È passibile di condanna anche chi affitta una casa dove ci si
prostituisce, ma solo se il canone è superiore a quello di
mercato.
Restando per così dire in ambito "immobiliare", l'articolo 2
stabilisce che i condomini possono chiedere e ottenere provvedimenti
d'urgenza contro «turbative create dalla prostituzione» e
approvare delibere condominiali anti-squillo. Quindi non si
potrà "ricevere" in condominio, mentre nella Relazione
Illustrativa del Ddl non si fa cenno alla proibizione di case
interamente dedicate al lavoro più antico del mondo, nonostante
questa ipotesi fosse stata scartata più volte pubblicamente
dalla Carfagna (la Ministra che fa lo "stacchetto").
Nell'articolo 3 invece è contenuta "la stretta" sui clienti
delle prostitute minorenni: per chi compie atti sessuali con un minore
tra 14 e 18 anni in cambio di denaro «o altra utilità
anche non economica» è prevista la reclusione da sei mesi
a tre anni e una multa non inferiore a seimila euro.
Nello stesso articolo si introduce la novità del "rimpatrio
assistito", un tocco di razzismo per restare nel colore complessivo del
Ddl sicurezza: in pratica i/le minorenni straniere prive di persone che
esercitino la potestà genitoriale in Italia verranno
riconsegnati alle autorità nazionali attraverso la proceduta del
rimpatrio assistito (articolo 33, comma 2-bis, decreto legislativo
286/98).
Infine, l'articolo 4 inasprisce le pene per l'associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione.
Insomma, tanto rumore per nulla. La prostituzione non viene combattuta,
di questo va dato atto alla Chiesa nella sua pur inaccettabile critica
moralista: semplicemente si dice che è fastidioso vedere per
strada, oltre alla spazzatura di Napoli, donne e uomini che si
prostituiscono, quasi sempre coattamente, in particolare quelli e
quelle straniere che sono "particolarmente indecorosi". Che si chiudano
quindi in condomini appositi, che si organizzino in cooperative del
sesso come propone la Carfagna (ma questo riguarderebbe le non-coatte
che probabilmente già lo fanno, e quindi avrebbero solo da
aprire una bella partita IVA), e che soprattutto se ne tornino a casa
loro. Anche se sono delle bambine, o delle ragazzine di qualche anno
più grandi. Quest'ultima norma contribuisce a fugare i dubbi
sull'efficacia della lotta alla prostituzione minorile, oltre a
denunciare chiaramente quanto stiano a cuore i minorenni sfruttati al
Governo italiano: rispedirli in patria non li toglierà dalle
grinfie degli sfruttatori, quando non sono addirittura i genitori ad
averli venduti, né li aiuterà a trovare una via d'uscita
"non coatta né schiavistica" alla miseria in cui vivono e
vivranno.
Insomma, non ci sono dubbi che se mai verrà approvata, questa
legge non sarà efficace per la risoluzione del problema, sia
perché non vuol esserlo, sia perché l'attuale Governo
è un Governo di prostitute (e non solo in senso figurato).
Potrebbe sembrare una fin troppo facile battuta, per altro ormai
celebre per la colorita espressione lanciata ai microfoni romani da
Sabina Guzzanti in occasione del girotondo romano dell'8 luglio scorso.
In realtà, questo fatto così affine ai gossip quotidiani
italiani spiega un vero e proprio giallo: il fatto è che questo
progetto di legge è sparito. Infatti il 16 luglio è stato
discusso e approvato dalla Camera il DdL sicurezza e di prostituzione
non si è parlato, né votato.
Un vero e proprio giallo, per il quale esiste anche una spiegazione
– piuttosto "balneare" - che chiamerebbe in causa proprio la
Guzzanti. Fabrizio Dell'Orefice, editorialista de Il Tempo.it, sostiene
infatti che le affermazioni sul servizietto della Carfagna al
presidente del Consiglio sarebbero state «una gioia per
vignettisti e barzellettieri» nel momento in cui la firma della
prostituta Ministro si fosse trovata in calce al Ddl prostituzione.
Come dargli torto, soprattutto per un Governo per il quale la
"comunicazione" è tutto?!
Cosa sia realmente accaduto non ci è dato saperlo con certezza, possiamo solo fare alcune ipotesi.
Credo che il Ddl sicurezza contenesse già troppi dolori per la
Chiesa: il passaggio razzista e fascista sulle schedature etniche e
religiose dei Rom, l'introduzione del reato di clandestinità
sono state oggetto di feroci critiche da parte cattolica. Non è
il caso di dilungarsi sui reali motivi dei mal di pancia papali a
riguardo, fatto sta che il Ddl Maroni-Carfagna avrebbe aggiunto benzina
sul fuoco.
Forse per questo si è pensato di congelarlo per qualche tempo,
forse in attesa che "il conflitto di interesse in rosa" cada in
prescrizione...
Magù