Umanità Nova, n.26 del 27 luglio 2008, anno 88

Il decreto legge del Ministro delle Pari Opportunità. Carfagna e la prostituzione


Intorno al 10 giugno i maggiori quotidiani riportavano la notizia di un imminente emendamento al pacchetto sicurezza in tema di prostituzione. Alcune settimane prima, infatti, Daniela Santanchè aveva depositato in Cassazione alcuni quesiti referendari per una parziale modifica della legge Merlin, sull'onda della caccia ai trans che tutti noi abbiamo visto, inorriditi, sui Tg nazionali.
La proposta emendataria inizialmente viene stilata e presentata dai presidenti delle commissioni Giustizia e Affari Costituzionali del Senato, Filippo Berselli e Carlo Vizzini. Le prostitute vengono annoverate tra i soggetti «socialmente e moralmente pericolosi», prevedendo per loro carcere, foglio di via obbligatorio e alcune misure di sorveglianza speciale. Piovono immediatamente critiche, soprattutto in ambito governativo: Pisanu ritiene la proposta «aberrante», il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi sostiene elegantemente che ci sono aspetti da rivedere, e il Ministro delle Pari Opportunità (!?) Carfagna boccia il carico da novanta gettato da Maroni di costruire veri e propri quartieri a luci rosse. Ma chi fa più rumore e non digerisce la proposta è la Chiesa, per voce delle diverse espressioni associazionistiche. Soprattutto quest'ultimo mugugno induce immediatamente Maroni a fare dietro front, proponendo di lavorare ad un vero progetto legislativo che introduca elementi non solo "repressivi", abbandonando nei fatti l'emendamento e destinandolo ad uno spazio maggiormente approfondito nel Ddl sulla sicurezza in discussione circa un mese dopo. Detto in parole povere: prende tempo.
Puntualmente, tra il 9 e il 10 luglio, il Corsera, il Sole 24ore, Repubblica e altri quotidiani, riportano i quattro articoli di cui la nuova proposta legislativa è costituita. Si tratta di una versione "soft" dell'emendamento Berselli-Vizzini, non priva di contraddizioni e certamente assai poco gradita alla Chiesa.
Il primo articolo vieta la prostituzione nei luoghi pubblici (come strade, parchi o aperta campagna) e in quelli aperti al pubblico, ossia frequentabili da chiunque: le violazioni sono punite con una sanzione amministrativa.
Stesse sanzioni sono previste per chi si avvale delle prestazioni delle squillo o le contratta in luoghi pubblici o aperti al pubblico.
Secondo la proposta di legge «la prostituzione deve considerarsi fenomeno di allarme sociale», e «non può ammettersi un distinto trattamento tra chi la eserciti e chi se ne avvalga»: tuttavia, non è punibile chi esercita perché costretta con violenza o minacce. Sarebbe interessante capire come riusciranno a distinguere la prostituzione coatta da quella volontaria: forse con un'autocertificazione?!
È passibile di condanna anche chi affitta una casa dove ci si prostituisce, ma solo se il canone è superiore a quello di mercato.
Restando per così dire in ambito "immobiliare", l'articolo 2 stabilisce che i condomini possono chiedere e ottenere provvedimenti d'urgenza contro «turbative create dalla prostituzione» e approvare delibere condominiali anti-squillo. Quindi non si potrà "ricevere" in condominio, mentre nella Relazione Illustrativa del Ddl non si fa cenno alla proibizione di case interamente dedicate al lavoro più antico del mondo, nonostante questa ipotesi fosse stata scartata più volte pubblicamente dalla Carfagna (la Ministra che fa lo "stacchetto").
Nell'articolo 3 invece è contenuta "la stretta" sui clienti delle prostitute minorenni: per chi compie atti sessuali con un minore tra 14 e 18 anni in cambio di denaro «o altra utilità anche non economica» è prevista la reclusione da sei mesi a tre anni e una multa non inferiore a seimila euro.
Nello stesso articolo si introduce la novità del "rimpatrio assistito", un tocco di razzismo per restare nel colore complessivo del Ddl sicurezza: in pratica i/le minorenni straniere prive di persone che esercitino la potestà genitoriale in Italia verranno riconsegnati alle autorità nazionali attraverso la proceduta del rimpatrio assistito (articolo 33, comma 2-bis, decreto legislativo 286/98).
Infine, l'articolo 4 inasprisce le pene per l'associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione.
Insomma, tanto rumore per nulla. La prostituzione non viene combattuta, di questo va dato atto alla Chiesa nella sua pur inaccettabile critica moralista: semplicemente si dice che è fastidioso vedere per strada, oltre alla spazzatura di Napoli, donne e uomini che si prostituiscono, quasi sempre coattamente, in particolare quelli e quelle straniere che sono "particolarmente indecorosi". Che si chiudano quindi in condomini appositi, che si organizzino in cooperative del sesso come propone la Carfagna (ma questo riguarderebbe le non-coatte che probabilmente già lo fanno, e quindi avrebbero solo da aprire una bella partita IVA), e che soprattutto se ne tornino a casa loro. Anche se sono delle bambine, o delle ragazzine di qualche anno più grandi. Quest'ultima norma contribuisce a fugare i dubbi sull'efficacia della lotta alla prostituzione minorile, oltre a denunciare chiaramente quanto stiano a cuore i minorenni sfruttati al Governo italiano: rispedirli in patria non li toglierà dalle grinfie degli sfruttatori, quando non sono addirittura i genitori ad averli venduti, né li aiuterà a trovare una via d'uscita "non coatta né schiavistica" alla miseria in cui vivono e vivranno.
Insomma, non ci sono dubbi che se mai verrà approvata, questa legge non sarà efficace per la risoluzione del problema, sia perché non vuol esserlo, sia perché l'attuale Governo è un Governo di prostitute (e non solo in senso figurato).
Potrebbe sembrare una fin troppo facile battuta, per altro ormai celebre per la colorita espressione lanciata ai microfoni romani da Sabina Guzzanti in occasione del girotondo romano dell'8 luglio scorso.
In realtà, questo fatto così affine ai gossip quotidiani italiani spiega un vero e proprio giallo: il fatto è che questo progetto di legge è sparito. Infatti il 16 luglio è stato discusso e approvato dalla Camera il DdL sicurezza e di prostituzione non si è parlato, né votato.
Un vero e proprio giallo, per il quale esiste anche una spiegazione – piuttosto "balneare" - che chiamerebbe in causa proprio la Guzzanti. Fabrizio Dell'Orefice, editorialista de Il Tempo.it, sostiene infatti che le affermazioni sul servizietto della Carfagna al presidente del Consiglio sarebbero state «una gioia per vignettisti e barzellettieri» nel momento in cui la firma della prostituta Ministro si fosse trovata in calce al Ddl prostituzione. Come dargli torto, soprattutto per un Governo per il quale la "comunicazione" è tutto?!
Cosa sia realmente accaduto non ci è dato saperlo con certezza, possiamo solo fare alcune ipotesi.
Credo che il Ddl sicurezza contenesse già troppi dolori per la Chiesa: il passaggio razzista e fascista sulle schedature etniche e religiose dei Rom, l'introduzione del reato di clandestinità sono state oggetto di feroci critiche da parte cattolica. Non è il caso di dilungarsi sui reali motivi dei mal di pancia papali a riguardo, fatto sta che il Ddl Maroni-Carfagna avrebbe aggiunto benzina sul fuoco.
Forse per questo si è pensato di congelarlo per qualche tempo, forse in attesa che "il conflitto di interesse in rosa" cada in prescrizione...

Magù

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