Umanità Nova, n.26 del 27 luglio 2008, anno 88

Pubblico Impiego. Punire i malati


Dopo una martellante campagna sui fannulloni, che prende le mosse da lontano visto che il suo principale animatore è stato il democratico Ichino, il governo passa all'azione e finalmente scopriamo chi sono i cosiddetti fannulloni: tutti i pubblici dipendenti nessuno escluso.
Infatti, a questo proposito, l'Art. 71 (Assenze per malattia e per permesso retribuito dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni) del DL 112 del 25 giugno 2008, che contiene molte altre nefandezze, non si presta ad equivoci.
Può valere la pena di partire dal fondo e cioè dal comma 6 che afferma: "Le disposizioni del presente articolo costituiscono norme non derogabili dai contratti o accordi collettivi.".
In pratica il governo intende garantirsi che, anche dove i lavoratori abbiano la forza di ottenere interpretazioni migliori della normativa sulle assenze per malattia, non sia possibile farlo. Un bell'esempio di riduzione delle libertà sindacali da parte di un governo antistatalista.
Nel merito siamo al surreale:
- Il comma 1, infatti, stabilisce che "nei primi dieci giorni di assenza è corrisposto il trattamento economico fondamentale con esclusione di ogni indennità o emolumento, comunque denominati, aventi carattere fisso e continuativo, nonché di ogni altro trattamento accessorio", in altri termini, sei punito con una cifra oscillante fra i 6 ed i 9 euro al giorno perché ti ammali non perché simuli la malattia. Come consolazione, ci garantiscono che in questo modo contribuiremo a risanare il bilancio dello stato, quel bilancio che non preoccupa certo il governo quando si devono stabilire, ad esempio, le retribuzioni di deputati e senatori e dei grandi manager pubblici.
- Ai limiti della demenza appariva il comma 2 di questo articolo che prevede "Nell'ipotesi di assenza per malattia protratta per un periodo superiore a dieci giorni, e, in ogni caso, dopo il secondo evento di malattia nell'anno solare l'assenza viene giustificata esclusivamente mediante presentazione di certificazione medica rilasciata da struttura sanitaria pubblica."
Risulta, infatti, evidente che nel 90% dei casi, l'ammalato, avrebbe dovuto forzatamente transitare dal pronto soccorso e pagare il relativo ticket.
I medici di famiglia, inoltre, vengono trattati come complici dei presunti "fannulloni".
Dopo poco, di fronte all'evidente inapplicabilità del comma 2 che prevedeva l'intasamento delle ASL, l'Ufficio Personale Pubbliche Amministrazioni il 4 luglio 2008 ha espresso un parere avente ad oggetto "Certificazione medica giustificativa dell'assenza" che afferma, fra l'altro: " i medici di medicina generale,.... sono tenuti al rilascio della certificazione "per incapacità temporanea al lavoro" (Accordo collettivo nazionale del 23.03.2005), si ritiene che detti medici possano utilmente produrre la certificazione idonea a giustificare lo stato di malattia del dipendente nelle circostanze indicate all'art.71 del decreto legge n.112/2008.".
In altri termini, in luogo di riconoscere semplicemente che il comma 2 era stupido, si torna indietro mediante un gioco linguistico.
Ad essere maliziosi, si potrebbe ipotizzare che il ritiro del comma più inapplicabile serva a far passare come una gentile concessione il mantenimento di quanto resta dell'articolo 71.
- Il comma 3 stabilisce che "Le fasce orarie di reperibilità del lavoratore, entro le quali devono essere effettuate le visite mediche di controllo, sono dalle ore 8 alle ore 13 e dalle ore 14 alle ore 20.00 di tutti i giorni, compresi i non lavorativi e i festivi.". In pratica , il malato viene posto agli arresti domiciliari con conseguenze al limite dell'assurdo. Una persona che vive da sola, ad esempio, dovrebbe chiedere a Brunetta e Tremonti di fare la spesa ed acquistare i medicinali per suo conto?
Con una circolare del 7 luglio, ovviamente a firma Brunetta, questo capolavoro è diventato operativo.
Potremmo dire che il governo si comporta come un cattivo insegnante che, a fronte di reali o presunti comportamenti sbagliati di alcuni alunni, colpisce tutta la classe ma crediamo che valga la pena di fare due ulteriori considerazioni:
- non è possibile valutare oggi quale sarà il ricavo strettamente economico di questa misura. Se teniamo conto che una visita fiscale costerà alla singola amministrazione oltre 20 euro e che il suo costo complessivo è certamente maggiore, è legittimo il dubbio che non sarà enorme. C'è, in realtà, un obiettivo tutto politico di misure del genere: dimostrare che il nuovo governo intende fare i "fatti", colpire le sacche di parassitismo, far funzionare l'amministrazione pubblica. Altro che "meno stato", è vero l'esatto contrario;
- il fragoroso silenzio dell'opposizione politica e la mitezza delle risposte dei sindacati concertativi segnalano una situazione tutta da valutare. Abbiamo ricordato che la campagna contro i fannulloni del pubblico impiego non è monopolio della destra. Va tenuto presente anche il fatto che questi stessi sindacati sono oggetto di una campagna contro la casta che potrebbe produrre solo il successo editoriale di alcuni castologi ma potrebbe anche tradursi in azioni concrete e dolorose assai per la burocrazia sindacale. Non mi pare, di conseguenza, sia dar prova di eccessiva malizia se si immagina che questi signori scelgano di non sollevare troppo la questione per non indisporre la loro controparte visto che questa controparte controlla i principali flussi di finanziamento dei sindacati concertativi.
Resta la principale questione. Quale sarà la reazione dei lavoratori e delle lavoratrici di fronte a questa ennesima e non isolata porcheria? Certo la campagna di "moralizzazione" ha i suoi effetti anche fra i salariati ma il governo potrebbe sottovalutare la capacità di reazione dei lavoratori. Ed è su questa capacità che è necessario scommettere e, soprattutto, lavorare.

Cosimo Scarinzi

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