Dopo una martellante campagna sui fannulloni, che prende le mosse da
lontano visto che il suo principale animatore è stato il
democratico Ichino, il governo passa all'azione e finalmente scopriamo
chi sono i cosiddetti fannulloni: tutti i pubblici dipendenti nessuno
escluso.
Infatti, a questo proposito, l'Art. 71 (Assenze per malattia e per
permesso retribuito dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni) del
DL 112 del 25 giugno 2008, che contiene molte altre nefandezze, non si
presta ad equivoci.
Può valere la pena di partire dal fondo e cioè dal comma
6 che afferma: "Le disposizioni del presente articolo costituiscono
norme non derogabili dai contratti o accordi collettivi.".
In pratica il governo intende garantirsi che, anche dove i lavoratori
abbiano la forza di ottenere interpretazioni migliori della normativa
sulle assenze per malattia, non sia possibile farlo. Un bell'esempio di
riduzione delle libertà sindacali da parte di un governo
antistatalista.
Nel merito siamo al surreale:
- Il comma 1, infatti, stabilisce che "nei primi dieci giorni di
assenza è corrisposto il trattamento economico fondamentale con
esclusione di ogni indennità o emolumento, comunque denominati,
aventi carattere fisso e continuativo, nonché di ogni altro
trattamento accessorio", in altri termini, sei punito con una cifra
oscillante fra i 6 ed i 9 euro al giorno perché ti ammali non
perché simuli la malattia. Come consolazione, ci garantiscono
che in questo modo contribuiremo a risanare il bilancio dello stato,
quel bilancio che non preoccupa certo il governo quando si devono
stabilire, ad esempio, le retribuzioni di deputati e senatori e dei
grandi manager pubblici.
- Ai limiti della demenza appariva il comma 2 di questo articolo che
prevede "Nell'ipotesi di assenza per malattia protratta per un periodo
superiore a dieci giorni, e, in ogni caso, dopo il secondo evento di
malattia nell'anno solare l'assenza viene giustificata esclusivamente
mediante presentazione di certificazione medica rilasciata da struttura
sanitaria pubblica."
Risulta, infatti, evidente che nel 90% dei casi, l'ammalato, avrebbe
dovuto forzatamente transitare dal pronto soccorso e pagare il relativo
ticket.
I medici di famiglia, inoltre, vengono trattati come complici dei presunti "fannulloni".
Dopo poco, di fronte all'evidente inapplicabilità del comma 2
che prevedeva l'intasamento delle ASL, l'Ufficio Personale Pubbliche
Amministrazioni il 4 luglio 2008 ha espresso un parere avente ad
oggetto "Certificazione medica giustificativa dell'assenza" che
afferma, fra l'altro: " i medici di medicina generale,.... sono tenuti
al rilascio della certificazione "per incapacità temporanea al
lavoro" (Accordo collettivo nazionale del 23.03.2005), si ritiene che
detti medici possano utilmente produrre la certificazione idonea a
giustificare lo stato di malattia del dipendente nelle circostanze
indicate all'art.71 del decreto legge n.112/2008.".
In altri termini, in luogo di riconoscere semplicemente che il comma 2
era stupido, si torna indietro mediante un gioco linguistico.
Ad essere maliziosi, si potrebbe ipotizzare che il ritiro del comma
più inapplicabile serva a far passare come una gentile
concessione il mantenimento di quanto resta dell'articolo 71.
- Il comma 3 stabilisce che "Le fasce orarie di reperibilità del
lavoratore, entro le quali devono essere effettuate le visite mediche
di controllo, sono dalle ore 8 alle ore 13 e dalle ore 14 alle ore
20.00 di tutti i giorni, compresi i non lavorativi e i festivi.". In
pratica , il malato viene posto agli arresti domiciliari con
conseguenze al limite dell'assurdo. Una persona che vive da sola, ad
esempio, dovrebbe chiedere a Brunetta e Tremonti di fare la spesa ed
acquistare i medicinali per suo conto?
Con una circolare del 7 luglio, ovviamente a firma Brunetta, questo capolavoro è diventato operativo.
Potremmo dire che il governo si comporta come un cattivo insegnante
che, a fronte di reali o presunti comportamenti sbagliati di alcuni
alunni, colpisce tutta la classe ma crediamo che valga la pena di fare
due ulteriori considerazioni:
- non è possibile valutare oggi quale sarà il ricavo
strettamente economico di questa misura. Se teniamo conto che una
visita fiscale costerà alla singola amministrazione oltre 20
euro e che il suo costo complessivo è certamente maggiore,
è legittimo il dubbio che non sarà enorme. C'è, in
realtà, un obiettivo tutto politico di misure del genere:
dimostrare che il nuovo governo intende fare i "fatti", colpire le
sacche di parassitismo, far funzionare l'amministrazione pubblica.
Altro che "meno stato", è vero l'esatto contrario;
- il fragoroso silenzio dell'opposizione politica e la mitezza delle
risposte dei sindacati concertativi segnalano una situazione tutta da
valutare. Abbiamo ricordato che la campagna contro i fannulloni del
pubblico impiego non è monopolio della destra. Va tenuto
presente anche il fatto che questi stessi sindacati sono oggetto di una
campagna contro la casta che potrebbe produrre solo il successo
editoriale di alcuni castologi ma potrebbe anche tradursi in azioni
concrete e dolorose assai per la burocrazia sindacale. Non mi pare, di
conseguenza, sia dar prova di eccessiva malizia se si immagina che
questi signori scelgano di non sollevare troppo la questione per non
indisporre la loro controparte visto che questa controparte controlla i
principali flussi di finanziamento dei sindacati concertativi.
Resta la principale questione. Quale sarà la reazione dei
lavoratori e delle lavoratrici di fronte a questa ennesima e non
isolata porcheria? Certo la campagna di "moralizzazione" ha i suoi
effetti anche fra i salariati ma il governo potrebbe sottovalutare la
capacità di reazione dei lavoratori. Ed è su questa
capacità che è necessario scommettere e, soprattutto,
lavorare.
Cosimo Scarinzi