Su Internet il tempo sembra scorrere sempre più veloce che
nella vita reale e otto anni possono sembrare anche una
eternità. Tanti ne sono passati da quando è apparsa per
la prima volta in rete la versione italiana di Indymedia. Era l'estate
del 2000, il G8 era ancora lontano e il cosiddetto movimento
"no-global" affollava le pagine dei giornali e le strade. Poi sono
arrivate le calde giornate di Genova, l'assassinio di Carlo Giuliani, i
cortei, gli arresti, il sequestro dei server di italy.indymedia da
parte del FBI, i processi, ma - parallelamente - è cresciuta
anche in tanti la consapevolezza che era possibile fare informazione
indipendente, anche in un mondo come il nostro nel quale il potere dei
media ufficiali è enorme, esclusivo e pericoloso.
Dopo aver giocato per quasi sei anni un ruolo centrale all'interno del
mondo della comunicazione elettronica, ma anche nella realtà di
movimento, dopo aver sconvolto ed essere stato saccheggiato dai media
ufficiali, il progetto italy.indymedia veniva "congelato"
volontariamente dai suoi gestori nel novembre del 2006. In un momento
storico nel quale le strade erano molto meno affollate di prima e
l'ombra della repressione si allungava feroce su chi aveva anche solo
pensato ad un altro mondo possibile.
Ma come nelle migliori tradizioni rivoluzionarie, il lavoro della talpa
continuava silenzioso e sotterraneo, e già nel maggio del 2007
rinasceva il primo nodo (toscana.indymedia.org) erede di una esperienza
che qualcuno avrebbe voluto sepolta per sempre. A partire da questa
data, con una cadenza che ancora non si è interrotta, sono stati
riaperti altri siti web (Calabria, Emilia-Romagna, Liguria, Lombardia,
Napoli, Piemonte e Roma) sui quali campeggia l'ormai storico logo di
Indymedia, ed altri sono in arrivo. In altre parole la costruzione
della rete italiana di indymedia, a differenza di quanto accaduto nel
2000, stava prendendo forma dal basso. Il 4 luglio scorso, dopo
interminabili mesi di discussione via posta elettronica e due assemblee
(Roma e Bologna), è stato messo di nuovo on-line il sito
italy.indymedia.org
Ma non si tratta di una semplice riproposizione del "vecchio" sito,
quanto piuttosto della creazione di un "web-aggregatore", vale a dire
di pagine web sulle quali vengono automaticamente raccolti e messi a
disposizione di tutti contenuti pubblicati su altri siti. Per cui
adesso si potranno trovare le informazioni che vengono pubblicate, per
esempio su indymedia Napoli o Roma, contemporaneamente sulla stessa
pagina, senza dover visitare i due singoli siti.
A differenza da quanto accadeva in precedenza, non è però
più possibile pubblicare notizie direttamente sul "newswire" di
italy.indymedia ma si deve invece passare attraverso la pubblicazione
sui diversi nodi aggregati.
Il processo che ha portato a questo risultato non è stato del
tutto indolore e infatti, al momento della riapertura, ci sono due dei
nodi italiani di Indymedia (Toscana e Lombardia) che non partecipano a
questa nuova esperienza. Le ragioni di queste assenze sono troppo
complicate per poterle spiegarle in poche righe ma, per fortuna, uno
dei principi fondanti del network Indymedia prevede la
pubblicità delle discussioni e quindi chiunque fosse interessato
ad approfondire questo argomento troverà le risposte leggendo i
messaggi passati sulla lista di discussione
(http://lists.indymedia.org/pipermail/italy-process/).
I limiti ed i problemi che incontrerà questa nuova incarnazione
di indymedia si vedranno solo col tempo, in quanto non sempre la storia
si ripete nello stesso identico modo e il contesto nel quale oggi
riapre italy.indymedia è alquanto diverso da quello esistente
nel 2000. Una delle cose che invece non è cambiata affatto nel
corso di questi otto anni è lo strapotere del sistema dei media
ufficiali, e questo rende ancora oggi assolutamente indispensabile la
creazione e lo sviluppo di reti di informazione indipendente, su
Internet come nella realtà.
Pepsy