Umanità Nova, n.26 del 27 luglio 2008, anno 88

Informazione indipendente. Riapre Indymedia Italia


Su Internet il tempo sembra scorrere sempre più veloce che nella vita reale e otto anni possono sembrare anche una eternità. Tanti ne sono passati da quando è apparsa per la prima volta in rete la versione italiana di Indymedia. Era l'estate del 2000, il G8 era ancora lontano e il cosiddetto movimento "no-global" affollava le pagine dei giornali e le strade. Poi sono arrivate le calde giornate di Genova, l'assassinio di Carlo Giuliani, i cortei, gli arresti, il sequestro dei server di italy.indymedia da parte del FBI, i processi, ma - parallelamente - è cresciuta anche in tanti la consapevolezza che era possibile fare informazione indipendente, anche in un mondo come il nostro nel quale il potere dei media ufficiali è enorme, esclusivo e pericoloso.
Dopo aver giocato per quasi sei anni un ruolo centrale all'interno del mondo della comunicazione elettronica, ma anche nella realtà di movimento, dopo aver sconvolto ed essere stato saccheggiato dai media ufficiali, il progetto italy.indymedia veniva "congelato" volontariamente dai suoi gestori nel novembre del 2006. In un momento storico nel quale le strade erano molto meno affollate di prima e l'ombra della repressione si allungava feroce su chi aveva anche solo pensato ad un altro mondo possibile.
Ma come nelle migliori tradizioni rivoluzionarie, il lavoro della talpa continuava silenzioso e sotterraneo, e già nel maggio del 2007 rinasceva il primo nodo (toscana.indymedia.org) erede di una esperienza che qualcuno avrebbe voluto sepolta per sempre. A partire da questa data, con una cadenza che ancora non si è interrotta, sono stati riaperti altri siti web (Calabria, Emilia-Romagna, Liguria, Lombardia, Napoli, Piemonte e Roma) sui quali campeggia l'ormai storico logo di Indymedia, ed altri sono in arrivo. In altre parole la costruzione della rete italiana di indymedia, a differenza di quanto accaduto nel 2000, stava prendendo forma dal basso. Il 4 luglio scorso, dopo interminabili mesi di discussione via posta elettronica e due assemblee (Roma e Bologna), è stato messo di nuovo on-line il sito italy.indymedia.org
Ma non si tratta di una semplice riproposizione del "vecchio" sito, quanto piuttosto della creazione di un "web-aggregatore", vale a dire di pagine web sulle quali vengono automaticamente raccolti e messi a disposizione di tutti contenuti pubblicati su altri siti. Per cui adesso si potranno trovare le informazioni che vengono pubblicate, per esempio su indymedia Napoli o Roma, contemporaneamente sulla stessa pagina, senza dover visitare i due singoli siti.
A differenza da quanto accadeva in precedenza, non è però più possibile pubblicare notizie direttamente sul "newswire" di italy.indymedia ma si deve invece passare attraverso la pubblicazione sui diversi nodi aggregati.
Il processo che ha portato a questo risultato non è stato del tutto indolore e infatti, al momento della riapertura, ci sono due dei nodi italiani di Indymedia (Toscana e Lombardia) che non partecipano a questa nuova esperienza. Le ragioni di queste assenze sono troppo complicate per poterle spiegarle in poche righe ma, per fortuna, uno dei principi fondanti del network Indymedia prevede la pubblicità delle discussioni e quindi chiunque fosse interessato ad approfondire questo argomento troverà le risposte leggendo i messaggi passati sulla lista di discussione (http://lists.indymedia.org/pipermail/italy-process/).
I limiti ed i problemi che incontrerà questa nuova incarnazione di indymedia si vedranno solo col tempo, in quanto non sempre la storia si ripete nello stesso identico modo e il contesto nel quale oggi riapre italy.indymedia è alquanto diverso da quello esistente nel 2000. Una delle cose che invece non è cambiata affatto nel corso di questi otto anni è lo strapotere del sistema dei media ufficiali, e questo rende ancora oggi assolutamente indispensabile la creazione e lo sviluppo di reti di informazione indipendente, su Internet come nella realtà.

Pepsy

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