C'era una volta l'estate italiana... Era sguaiata, caciarona,
volgarotta e probabilmente a molti dei lettori di questo giornale non
piaceva neanche un po'. Aveva comunque una sua allegria, un'aria di
qui-tutto-è-permesso che sono state un fattore determinante nel
far diventare l'Italia una delle mete turistiche più frequentate
d'Europa (al pari almeno delle bellezze naturali e artistiche della
Penisola). Adesso, i monumenti e i paesaggi sono ancora al loro posto,
ma l'estate italiana non esiste più. Le immagini del Belpaese
tollerante e permissivo (immagini, per inciso, tutt'altro che
veritiere) sono state brutalmente sostituite da quelle dei militari
armati fino ai denti che dagli inizi d'agosto pattugliano le grandi
città. I primi ad accorgersene che l'estate italiana non
c'è più sono stati proprio i turisti stranieri.
Recentemente, il settimanale cattolico Famiglia Cristiana ha rivelato
in un'inchiesta che nel solo mese d'agosto le prenotazioni alberghiere
erano scese in tutt'Italia di oltre il 50%. Questo calo è stata
attribuito innanzitutto alla massiccia diminuzione degli afflussi dei
vacanzieri dall'estero. Non esistono ancora dati ufficiali, ma i
più attenti avranno sicuramente notato che di macchine con targa
straniera quest'estate sulle strade italiane se ne sono viste circolare
veramente pochine e che di idiomi forestieri nei bar e nei ristoranti
se ne sono sentiti parlare ancora meno. Non si capisce, d'altra parte,
perché uno dovrebbe venire in vacanza in un paese presidiato
dall'esercito e dove ad ogni angolo di strada spunta una macchina della
polizia o dei carabinieri. Se uno ci crede alle panzane
dell'allarme-sicurezza, pensa come minimo che un paese del genere
dev'essere una specie di girone dell'inferno in cui spadroneggiano i
peggiori criminali. Se uno invece non ci crede, pensa come minimo di
ritrovarsi in mezzo ad una dittatura incipiente. Fuori dell'Italia,
peraltro, sono in molti a credere a questa seconda possibilità.
Proprio Famiglia Cristiana è stata al centro delle polemiche per
aver rivelato ai suoi lettori che persino la rivista
cattolico-conservatrice francese aveva parlato di "ritorno al fascismo"
in Italia (1).
Poche ore dopo che erano state schierate le truppe nelle strade e nelle
piazze delle principali città italiane, il 5 agosto è
arrivato il cosiddetto "decreto Maroni". Il decreto legge n. 92,
effettivo dal 5 agosto, ha allargato i poteri dei sindaci, attraverso
la modifica dell'articolo 54 dell'ordinamento degli Enti Locali. In
passato il primo cittadino poteva emanare «atti che gli sono
attribuiti dalle leggi e dai regolamenti in maniera di ordine e
sicurezza pubblica». Ora è incaricato della vigilanza
«su tutto quanto possa interessare la sicurezza e l'ordine
pubblico, informandone preventivamente il prefetto». In questo
modo i sindaci hanno il potere di emanare ordinanze su tutto quello che
può riguardare "la sicurezza e il decoro urbano", accompagnate
da sanzioni amministrative, cioè da multe e da sequestri
giudiziari per i trasgressori. Il decreto Maroni è diventato
legge il 9 agosto ed è stato immediatamente seguito da una
pletora di ordinanze di sindaci di città e paesi di tutta la
penisola. Le prime vittime delle ordinanze sono state i migranti e i
barboni. In molte città (tra cui Rimini, Alassio e Venezia)
è stato proibito in toto il commercio ambulante agli stranieri,
anche a quelli con la licenza. In diverse località, come Roma,
Venezia, Firenze è vietato trasportare merce in borsoni,
sacchetti di plastica e simili. In alcuni casi i vigili urbani
(com'è successo più
volte a Rimini) hanno scatenato anche delle vere e proprie cacce
all'uomo in spiaggia pur di fare rispettare i divieti. Addirittura, a
Ostia, una delle spiaggia più frequentate del Tirreno, la caccia
agli ambulanti è stata "rafforzata" con l'aiuto di elicotteri
che sorvegliano a bassa quota il litorale per individuare "i venditori
di marchi contraffatti". Dopo che sono state bandite le massaggiatrici
cinesi dai litorali toscani e romagnoli (con apposite leggi regionali
delle "rosse" Emilia-Romagna e Toscana) con una circolare della
sottosegretaria al Welfare, Francesca Martini, in tutto il territorio
nazionale sono stati vietati i massaggi offerti dagli immigranti, per
il rischio che i "servizi estetici o terapeutici" offerti da costoro
"non siano in possesso di adeguata esperienza". La caccia ai barboni e
ai mendicanti (come non si usava più fare almeno dalla prima
metà dell'Ottocento) è stata, però, il vero piatto
forte dell'estate delle "ordinanze".
Il primo è stato il sindaco di Assisi, che ha immediatamente
vietato accattonaggio e nomadismo, naturalmente con il plauso dei
frati, dato che i mendicanti allontanavano i turisti dalla basilica e
dalla tomba di san Francesco. Intanto, il 10 agosto, dopo il decreto
Maroni, a Milano in un solo giorno sono state identificate 2412 persone
senza fissa dimora. Invece, a Pescara, Bologna, Firenze, Padova,
Verona, Torino, Trieste, Cortina le amministrazioni comunali hanno
deciso appioppare multe salatissime a chi chiede l'elemosina per
sfangare la giornata. A Verona vengono anche confiscati i proventi
della questua e tutti gli altri soldi trovati addosso ai mendicanti. Vi
è, poi, tutta un'altra serie di ordinanze che riguardano il
cosiddetto "decoro urbano". La capostipite di questa specialità
è Firenze, da sempre feudo del Pci/Pds/Ds/Pd. L'11 agosto
è entrato in vigore il regolamento di polizia urbana,
eufemisticamente titolato «Norme per la civile convivenza in
città». Tra l'altro stabilisce che è vietato
sdraiarsi per strada, lavarsi le ascelle nelle fontane pubbliche,
legare la bicicletta a una panchina, dar da mangiare ai piccioni,
giocare a palla e a frisbee per strada e nei parchi pubblici, sbattere
tovaglie sui balconi, lavare e farsi lavare i vetri ai semafori,
pasteggiare in pubblico "indecorosamente", buttare le cicche delle
sigarette per terra (anche se i posacenere in strada non esistono
ancora etc.). Tanta sadica fantasia ha avuto i suoi imitatori in molte
altre parti della penisola. A Viareggio, Capri, Amalfi, Riccione, Forte
dei Marmi, Venezia, Alassio e Taormina è vietato girare a torso
nudo fuori dalla spiaggia. Invece, le bevande in vetro nelle ore serali
sono proibite a Pisa, Ravenna, Genova, Monza, Brescia. Tolleranza zero
per i fumatori a Is Aruttas, in provincia di Oristano, chi fuma in
spiaggia rischia una sanzione da 360 euro. Le spiagge in genere sono
diventate luoghi poco frequentabili. In tutta la Toscana è
vietato mettere l'asciugamano a meno di 5 m dalla battigia e sono
proibiti pure i castelli di sabbia, perché "ostruiscono il
passaggio" lungo il bagnasciuga, ed anche giocare a racchettoni o a
palla. A Ravenna, intanto, viene castigato con 1000 euro di multa chi
fa il bagno in mare dopo le 20. Tutti i luoghi pubblici vengono
regolamentati. A Novara parchi e giardini sono vietati «a gruppi
composti da più di due persone dalle 23 e 30 alle 6 del
mattino», pena una multa che può arrivare a 500 euro.
Invece, a Voghera l'ordinanza suggerita dall'Assessore alla Polizia
Locale, Vincenzo Giugliano (AN) si limita a vietare l'utilizzo delle
panchine pubbliche, a partire dalle 23, a gruppi composti da più
di tre persone. Ma non c'è limite alla frenesia dei limiti. A
Eboli il sindaco ha introdotto una multa da 500 euro per le effusioni
in auto. Cortina caccia dalle vie del centro i «falsi promotori
sociali». Per combattere i pedofili, il comune di Trento ha
proibito di filmare i bambini in piscina. Vicino a Milano, infine,
Trezzano sul Naviglio ha istituito la Sex Tax (500 euro), applicandola
pure a chi effettua soste di un attimo o manovre repentine nei luoghi
battuti dalla prostituzione.
Al di là del fatto che il Bon Ton insegna che imporre la buona
educazione con le maniere forti costituisce di per sé un segno
di cattiva educazione, questa lista di divieti (peraltro molto
limitata) potrebbe essere puro folklore da riderci sopra. Questi
divieti, invece, purtroppo fanno le loro vittime (soprattutto tra i
migranti e gli homeless che si vedono scacciati e perseguitati dagli
sbirri che non esitano a rubare "legalmente" le loro poche cose). E,
soprattutto, questo modo di disciplinare per legge i comportamenti
personali è un segno di un'evoluzione autoritaria che diventa
ogni giorno più stringente. Su Carta è stato acutamente
scritto che siamo passati dalla fase del "pensiero unico" neoliberista
(quello per cui i destini dell'economia – cioè gli interessi dei
padroni – sono il criterio fondamentale di ogni decisione in ogni
campo) a quella del "popolo unico". Che la mattina va a lavorare e fa
anche gli straordinari perché ha fatto il mutuo per comprarsi il
macchinone. Che affida i suoi sogni di cambiare vita ai Gratta E Vinci
e alle schedine del Totocalcio. Che la sera se ne sta in casa davanti
alla TV a farsi fare il lavaggio del cervello dalla disinformazione di
regime e a sentirsi raccontare le gesta dei suoi eroi. Il "popolo
unico" naturalmente ha anche bisogno di nemici. E per diventare nemici
basta sempre meno: essere nati in un altro paese, avere delle abitudini
diverse da quelle consentite e reggimentale, probabilmente anche solo
pensare che questo orrore non sia l'unico dei mondi possibili. Non
è un caso probabilmente che l'estate dei divieti sia coincisa
con l'estate delle Olimpiadi. I media di regime hanno potuto dedicare
metà del loro spazio ai "nostri ragazzi" che hanno raccattato
qualche medaglia a Pechino (tutti "bravi ragazzi": poliziotti,
finanzieri, carabinieri, assassini in divisa al soldo dello Stato). E
l'altra metà alla pubblica esecrazione degli "altri", di quelli
che non vogliono o non possono rientrare nel modello antropologico del
"popolo unico", che non stanno alle regole, che "vorrebbero vivere come
dicono loro". Gli "altri" sono i nostri fratelli e le nostre sorelle.
Siamo noi. E sarà bene che iniziamo a pensare come difendere le
nostre vite.
robertino
(1) mi piange tantissimo il cuore a dover dare atto a Famiglia
Cristiana (a quell'orribile giornale clericale che ho odiato e
disprezzato sin dall'infanzia prima...) di aver scritto cose a modo
loro coraggiose. Sorry, ma questo è quel che passa il
convento... Nell'Italia della disinformazione di massa, alla propaganda
di regime non si sottrae neanche "il manifesto" (come testimoniano le
due vergognosissime pagine pubblicate sull'edizione del 31/8 di elogi
per i rastrellamenti anti-drogati effettuati nel veronese con i
narcotest su strada. I cialtroni hanno anche avuto il coraggio di
chiedere un parere in proposito al dott. Serpelloni, mente e capo
dell'operazione. Un po' come chiedere a Hitler cosa ne pensava dello
sterminio degli ebrei...).