Umanità Nova, n.27 del 7 settembre 2008, anno 88

L'estate dei divieti. Spiagge, parchi e strade come caserme


C'era una volta l'estate italiana... Era sguaiata, caciarona, volgarotta e probabilmente a molti dei lettori di questo giornale non piaceva neanche un po'. Aveva comunque una sua allegria, un'aria di qui-tutto-è-permesso che sono state un fattore determinante nel far diventare l'Italia una delle mete turistiche più frequentate d'Europa (al pari almeno delle bellezze naturali e artistiche della Penisola). Adesso, i monumenti e i paesaggi sono ancora al loro posto, ma l'estate italiana non esiste più. Le immagini del Belpaese tollerante e permissivo (immagini, per inciso, tutt'altro che veritiere) sono state brutalmente sostituite da quelle dei militari armati fino ai denti che dagli inizi d'agosto pattugliano le grandi città. I primi ad accorgersene che l'estate italiana non c'è più sono stati proprio i turisti stranieri.
Recentemente, il settimanale cattolico Famiglia Cristiana ha rivelato in un'inchiesta che nel solo mese d'agosto le prenotazioni alberghiere erano scese in tutt'Italia di oltre il 50%. Questo calo è stata attribuito innanzitutto alla massiccia diminuzione degli afflussi dei vacanzieri dall'estero. Non esistono ancora dati ufficiali, ma i più attenti avranno sicuramente notato che di macchine con targa straniera quest'estate sulle strade italiane se ne sono viste circolare veramente pochine e che di idiomi forestieri nei bar e nei ristoranti se ne sono sentiti parlare ancora meno. Non si capisce, d'altra parte, perché uno dovrebbe venire in vacanza in un paese presidiato dall'esercito e dove ad ogni angolo di strada spunta una macchina della polizia o dei carabinieri. Se uno ci crede alle panzane dell'allarme-sicurezza, pensa come minimo che un paese del genere dev'essere una specie di girone dell'inferno in cui spadroneggiano i peggiori criminali. Se uno invece non ci crede, pensa come minimo di ritrovarsi in mezzo ad una dittatura incipiente. Fuori dell'Italia, peraltro, sono in molti a credere a questa seconda possibilità. Proprio Famiglia Cristiana è stata al centro delle polemiche per aver rivelato ai suoi lettori che persino la rivista cattolico-conservatrice francese aveva parlato di "ritorno al fascismo" in Italia (1).
Poche ore dopo che erano state schierate le truppe nelle strade e nelle piazze delle principali città italiane, il 5 agosto è arrivato il cosiddetto "decreto Maroni". Il decreto legge n. 92, effettivo dal 5 agosto, ha allargato i poteri dei sindaci, attraverso la modifica dell'articolo 54 dell'ordinamento degli Enti Locali. In passato il primo cittadino poteva emanare «atti che gli sono attribuiti dalle leggi e dai regolamenti in maniera di ordine e sicurezza pubblica». Ora è incaricato della vigilanza «su tutto quanto possa interessare la sicurezza e l'ordine pubblico, informandone preventivamente il prefetto». In questo modo i sindaci hanno il potere di emanare ordinanze su tutto quello che può riguardare "la sicurezza e il decoro urbano", accompagnate da sanzioni amministrative, cioè da multe e da sequestri giudiziari per i trasgressori. Il decreto Maroni è diventato legge il 9 agosto ed è stato immediatamente seguito da una pletora di ordinanze di sindaci di città e paesi di tutta la penisola. Le prime vittime delle ordinanze sono state i migranti e i barboni. In molte città (tra cui Rimini, Alassio e Venezia) è stato proibito in toto il commercio ambulante agli stranieri, anche a quelli con la licenza. In diverse località, come Roma, Venezia, Firenze è vietato trasportare merce in borsoni, sacchetti di plastica e simili. In alcuni casi i vigili urbani (com'è successo più
volte a Rimini) hanno scatenato anche delle vere e proprie cacce all'uomo in spiaggia pur di fare rispettare i divieti. Addirittura, a Ostia, una delle spiaggia più frequentate del Tirreno, la caccia agli ambulanti è stata "rafforzata" con l'aiuto di elicotteri che sorvegliano a bassa quota il litorale per individuare "i venditori di marchi contraffatti". Dopo che sono state bandite le massaggiatrici cinesi dai litorali toscani e romagnoli (con apposite leggi regionali delle "rosse" Emilia-Romagna e Toscana) con una circolare della sottosegretaria al Welfare, Francesca Martini, in tutto il territorio nazionale sono stati vietati i massaggi offerti dagli immigranti, per il rischio che i "servizi estetici o terapeutici" offerti da costoro "non siano in possesso di adeguata esperienza". La caccia ai barboni e ai mendicanti (come non si usava più fare almeno dalla prima metà dell'Ottocento) è stata, però, il vero piatto forte dell'estate delle "ordinanze".
Il primo è stato il sindaco di Assisi, che ha immediatamente vietato accattonaggio e nomadismo, naturalmente con il plauso dei frati, dato che i mendicanti allontanavano i turisti dalla basilica e dalla tomba di san Francesco. Intanto, il 10 agosto, dopo il decreto Maroni, a Milano in un solo giorno sono state identificate 2412 persone senza fissa dimora. Invece, a Pescara, Bologna, Firenze, Padova, Verona, Torino, Trieste, Cortina le amministrazioni comunali hanno deciso appioppare multe salatissime a chi chiede l'elemosina per sfangare la giornata. A Verona vengono anche confiscati i proventi della questua e tutti gli altri soldi trovati addosso ai mendicanti. Vi è, poi, tutta un'altra serie di ordinanze che riguardano il cosiddetto "decoro urbano". La capostipite di questa specialità è Firenze, da sempre feudo del Pci/Pds/Ds/Pd. L'11 agosto è entrato in vigore il regolamento di polizia urbana, eufemisticamente titolato «Norme per la civile convivenza in città». Tra l'altro stabilisce che è vietato sdraiarsi per strada, lavarsi le ascelle nelle fontane pubbliche, legare la bicicletta a una panchina, dar da mangiare ai piccioni, giocare a palla e a frisbee per strada e nei parchi pubblici, sbattere tovaglie sui balconi, lavare e farsi lavare i vetri ai semafori, pasteggiare in pubblico "indecorosamente", buttare le cicche delle sigarette per terra (anche se i posacenere in strada non esistono ancora etc.). Tanta sadica fantasia ha avuto i suoi imitatori in molte altre parti della penisola. A Viareggio, Capri, Amalfi, Riccione, Forte dei Marmi, Venezia, Alassio e Taormina è vietato girare a torso nudo fuori dalla spiaggia. Invece, le bevande in vetro nelle ore serali sono proibite a Pisa, Ravenna, Genova, Monza, Brescia. Tolleranza zero per i fumatori a Is Aruttas, in provincia di Oristano, chi fuma in spiaggia rischia una sanzione da 360 euro. Le spiagge in genere sono diventate luoghi poco frequentabili. In tutta la Toscana è vietato mettere l'asciugamano a meno di 5 m dalla battigia e sono proibiti pure i castelli di sabbia, perché "ostruiscono il passaggio" lungo il bagnasciuga, ed anche giocare a racchettoni o a palla. A Ravenna, intanto, viene castigato con 1000 euro di multa chi fa il bagno in mare dopo le 20. Tutti i luoghi pubblici vengono regolamentati. A Novara parchi e giardini sono vietati «a gruppi composti da più di due persone dalle 23 e 30 alle 6 del mattino», pena una multa che può arrivare a 500 euro. Invece, a Voghera l'ordinanza suggerita dall'Assessore alla Polizia Locale, Vincenzo Giugliano (AN) si limita a vietare l'utilizzo delle panchine pubbliche, a partire dalle 23, a gruppi composti da più di tre persone. Ma non c'è limite alla frenesia dei limiti. A Eboli il sindaco ha introdotto una multa da 500 euro per le effusioni in auto. Cortina caccia dalle vie del centro i «falsi promotori sociali». Per combattere i pedofili, il comune di Trento ha proibito di filmare i bambini in piscina. Vicino a Milano, infine, Trezzano sul Naviglio ha istituito la Sex Tax (500 euro), applicandola pure a chi effettua soste di un attimo o manovre repentine nei luoghi battuti dalla prostituzione.
Al di là del fatto che il Bon Ton insegna che imporre la buona educazione con le maniere forti costituisce di per sé un segno di cattiva educazione, questa lista di divieti (peraltro molto limitata) potrebbe essere puro folklore da riderci sopra. Questi divieti, invece, purtroppo fanno le loro vittime (soprattutto tra i migranti e gli homeless che si vedono scacciati e perseguitati dagli sbirri che non esitano a rubare "legalmente" le loro poche cose). E, soprattutto, questo modo di disciplinare per legge i comportamenti personali è un segno di un'evoluzione autoritaria che diventa ogni giorno più stringente. Su Carta è stato acutamente scritto che siamo passati dalla fase del "pensiero unico" neoliberista (quello per cui i destini dell'economia – cioè gli interessi dei padroni – sono il criterio fondamentale di ogni decisione in ogni campo) a quella del "popolo unico". Che la mattina va a lavorare e fa anche gli straordinari perché ha fatto il mutuo per comprarsi il macchinone. Che affida i suoi sogni di cambiare vita ai Gratta E Vinci e alle schedine del Totocalcio. Che la sera se ne sta in casa davanti alla TV a farsi fare il lavaggio del cervello dalla disinformazione di regime e a sentirsi raccontare le gesta dei suoi eroi. Il "popolo unico" naturalmente ha anche bisogno di nemici. E per diventare nemici basta sempre meno: essere nati in un altro paese, avere delle abitudini diverse da quelle consentite e reggimentale, probabilmente anche solo pensare che questo orrore non sia l'unico dei mondi possibili. Non è un caso probabilmente che l'estate dei divieti sia coincisa con l'estate delle Olimpiadi. I media di regime hanno potuto dedicare metà del loro spazio ai "nostri ragazzi" che hanno raccattato qualche medaglia a Pechino (tutti "bravi ragazzi": poliziotti, finanzieri, carabinieri, assassini in divisa al soldo dello Stato). E l'altra metà alla pubblica esecrazione degli "altri", di quelli che non vogliono o non possono rientrare nel modello antropologico del "popolo unico", che non stanno alle regole, che "vorrebbero vivere come dicono loro". Gli "altri" sono i nostri fratelli e le nostre sorelle. Siamo noi. E sarà bene che iniziamo a pensare come difendere le nostre vite.

robertino


(1) mi piange tantissimo il cuore a dover dare atto a Famiglia Cristiana (a quell'orribile giornale clericale che ho odiato e disprezzato sin dall'infanzia prima...) di aver scritto cose a modo loro coraggiose. Sorry, ma questo è quel che passa il convento... Nell'Italia della disinformazione di massa, alla propaganda di regime non si sottrae neanche "il manifesto" (come testimoniano le due vergognosissime pagine pubblicate sull'edizione del 31/8 di elogi per i rastrellamenti anti-drogati effettuati nel veronese con i narcotest su strada. I cialtroni hanno anche avuto il coraggio di chiedere un parere in proposito al dott. Serpelloni, mente e capo dell'operazione. Un po' come chiedere a Hitler cosa ne pensava dello sterminio degli ebrei...).


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