Lo scorso 29 luglio, la Sezione Quarta del Consiglio di Stato ha
accolto, con scontato zelo governativo, il ricorso della presidenza del
Consiglio dei ministri e del ministero della Difesa contro l'ordinanza
del TAR del Veneto, che aveva sospeso l'avvio del progetto Dal Molin
dopo un'istanza promossa dal Codacons, dall'Ecoistituto del Veneto e da
una dozzina di cittadini, come riferito su queste pagine all'inizio
dell'estate.
Secondo infatti la prevedibile e prevista sentenza, "l'atto di assenso
del Governo italiano alla richiesta del Governo statunitense
costituisce espressione di potere politico, insindacabile a livello
giurisdizionale".
Inoltre il Consiglio di Stato, richiamando le clausole segrete
dell'Accordo bilaterale Italia-Stati Uniti del 20 ottobre 1954, ha
ribadito che il via libera all'ampliamento della base di Vicenza non
può dipendere dall'esito della consultazione della popolazione
interessata e poi perché "non appaiono comprovate ragioni di
danno ambientale capaci di costituire ostacolo alla realizzazione delle
opere in questione".
All'indomani, il governatore del Veneto, Galan, inneggia al Consiglio di Stato con sprezzo del ridicolo.
Il 31 luglio la polizia, per la prima volta dall'inizio della lotta
contro la Ederle-2, ricorre ai manganelli contro le migliaia di
manifestanti che vogliono occupare la stazione ferroviaria per
protestare contro la decisione. Circa 3/400 dimostranti riescono
comunque a bloccare alcuni binari per qualche decina di minuti, quindi
desistono di fronte alla pressione delle forze dell'ordine: è
evidente che il tempo della compiacenza e del dialogo è
terminato. Nello scorso dicembre il precedente questore era stato
sostituito da Giovanni Sarlo, più incline alle maniere forti che
alle mediazioni.
Il 6 agosto il comando Setaf (South European Task Force) decreta
l'inizio dei lavori, comunicando di aver consegnato l'area del Dal
Molin al consorzio formato dalle cooperative "rosse" Cmc di Ravenna e
Ccc di Bologna affinché aprano i cantieri dei lavori
(conclusione prevista nel 2012) per la costruzione della Ederle 2. Nel
comunicato ufficiale viene confermato che "Il Comando della caserma
Ederle continuerà a lavorare con il commissario del governo
Paolo Costa, e con tutte le competenti autorità italiane, a
livello nazionale, regionale e locale, durante l'intera fase esecutiva
del progetto".
Dal 20 agosto in poi, ogni giorno è buono per l'apertura del
cantiere. Dal 25 è previsto il completamento dei lavori di
bonifica della pista, fermati a giugno dal verdetto del TAR, per
eliminare la presenza di residuati bellici; ma sino al 30 settembre,
salvo cambiamenti, la pista civile continuerà ad essere
utilizzata per i voli dell'Aeroclub e per le pur ridotte
attività dello scalo civile gestiti dalla Aeroporti Vicentini
SpA ormai prossima alla chiusura: così almeno secondo gli
accordi presi, firmati e controfirmati dallo stesso commissario per il
governo (anche se del Pd) Paolo Costa.
Il progetto, che vale appalti per 245 milioni di euro, dovrebbe vedere
il mantenimento e l'utilizzo delle pre-esistenti strutture militari
italiane (alcune risalenti all'epoca fascista); così come
verrà mantenuta la cappella dove continueranno a svolgersi le
funzioni religiose, ma sotto la bandiera a stelle e strisce. Dopo che
le mobilitazioni, gli ostacoli burocratici e i ricorsi legali hanno
causato un ritardo di oltre un anno sulla tabella di marcia
statunitense, adesso la fine dei lavori è prevista per il 2012.
Ad ogni buon conto, nell'eventualità di un pronunciamento
avverso del Consiglio di Stato, il comando Setaf aveva individuato una
soluzione alternativa presso due basi dismesse a Zelo, in provincia di
Rovigo. Interessante sottolineare che tale possibilità era stata
subito ben accolta dal consigliere cittadino del Pd, Giovanni Papuzzi,
che vale la pena citare testualmente: "La proposta per queste zone
potrebbe essere un toccasana. Portare qui una popolazione diversa,
più giovane, con la possibilità di investire, potrebbe
rivitalizzare tutta l'area".
Per fortuna, il Polesine non dovrà subire anche questa sventura:
forse una megacentrale Enel e un rigassificatore possono bastare.
Appare infatti evidente che Vicenza resta la sede prescelta e che per
il Dal Molin siamo all'epilogo; mentre permane la già
insostenibile militarizzazione del territorio berico, con la caserma
Ederle sempre più punto cruciale delle operazioni di guerra Usa;
come testimoniano i 43 soldati statunitensi già di stanza a
Vicenza morti in Iraq e Afganistan, ma anche la presenza in Georgia di
circa 150 parà nell'ambito dell'esercitazione "Immediate
Response 2008" presso l'ex base aerea russa di Vaziani proprio alla
vigilia della crisi.
Prevedibilmente i lavori potrebbero partire, assieme all'intervento
poliziesco, in queste settimane di fine estate, dato che in ottobre
sono attesi altri pronunciamenti del TAR su ulteriori ricorsi avversi
al progetto e per il 5 ottobre è fissata la consultazione dei
cittadini promessa e promossa dalla giunta comunale di centrosinistra,
consultazione che - secondo vari sondaggi - vedrebbe una elevata
partecipazione della cittadinanza e un marcato orientamento contrario
alla nuova base.
Secondo un recente sondaggio, infatti, a Vicenza otto cittadini su
dieci sono pronti a partecipare alla consultazione e il 56% si dichiara
contrario alla base Usa al Dal Molin; anche se il sindaco del Pd,
Variati, continua ad esibire sul bavero della giacca una rassicurante
spilletta con una doppia bandiera, quella Usa e quella tricolore.
Tale responso, seppure ininfluente, comunque delegittimerebbe
politicamente l'azione del governo e quindi sarebbe un problema in
più nel giustificare la repressione antipopolare.
Margini per mediazioni e compromessi non se ne intravedono, così
come non è più tempo di manifestazioni spettacolari.
L'unica variabile sta nella quantità e nelle modalità del
ricorso alla forza da parte del governo; conseguentemente, l'impiego
della violenza in uniforme antisommossa potrebbe determinare nuove
possibilità per lo sviluppo dell'opposizione collettiva e
plurale che per due anni, a Vicenza e nell'altra Italia, ha messo in
discussione questo progetto.
Adesso, per tutti, è giunto il momento di concretizzare la volontà di fermarlo e renderlo impossibile.
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