Umanità Nova, n.28 del 14 settembre 2008, anno 88

Berlusconi & Colaninno. Il volo degli affari


La vicenda Alitalia permette di analizzare lo stato dei rapporti sindacali, politici, economici e giuridici in questo paese. Come è noto, la compagnia aerea "di bandiera" versa da anni in grave crisi, un po' vacca da mungere, un po' parastato, un po' bacino di voti, un po' vittima, come altre compagnie aeree, sopratutto nazionali (la belga Sabena, la svizzera Swissair), della guerra delle liberalizzazioni dei prezzi, coniugata ad una dimensione medio-piccola che non aiuta certo i risparmi. Di Alitalia si potrebbe dire che si sapeva benissimo dove sarebbe andata a finire, ma che fino a che l'orchestra suona, non si smette di ballare sul ponte del Titanic. Ma andiamo con ordine.
Ormai tutti sanno che con un decreto legge, cioè un atto del governo da convertire in legge entro 60 giorni dalla sua emanazione, sono state modificate alcune norme della "legge Marzano", la normativa che regola il destino delle "grandi imprese in crisi"; sono state sospese le norme antitrust che anche il nostro paese si era dato; sono state previste deroghe alla normativa sulla cessione di azienda e di ramo d'azienda; è stato previsto un regime straordinario per la cassa integrazione e la mobilità cui sono destinati i dipendenti Alitalia in numero, certo di molte migliaia, ancora non noto e comunque da definirsi; è stata prevista, in pratica, l'immunità per chi ha gestito Alitalia nell'ultimo anno. Lo scopo di tutta questa normazione eccezionale e d'emergenza è dividere un'Alitalia "buona", acquistata da una cordata di padroni italiani capeggiata da Colaninno senior, da un'Alitalia "cattiva", carica dei debiti e del personale, da liquidare e smaltire. L'Alitalia "buona" ha già Air France come socio al 25%, cioè come socio di maggioranza di fatto, pronto ad acquistare il resto delle azioni dai padroni italiani della cordata Colaninno, che hanno, certo, singolarmente, il divieto di vendere le loro azioni per cinque anni, ma che ben possono vendere in blocco di fronte ad un'offerta di Air France rivolta contemporaneamente a tutti...
Siamo in presenza della più classica delle privatizzazioni dei profitti e socializzazioni delle perdite. Ma vi è di più. Nell'attuale regime normativo dell'Unione Europea e nazionale, per raggiungere i propri scopi, il governo ha dovuto compiere stravolgimenti normativi, sospensioni di norme, riscrittura di altre, conferendo a se stesso poteri praticamente illimitati in campo economico e giuridico. L'operazione Alitalia segna un ulteriore passaggio della strategia berlusconiana, fino ad ora incontrastata, di asservimento dell'intero sistema giuridico-economico alla legge dell'eccezionalità gestita dall'esecutivo.
A reggere la coda del capo, un personaggio come Colaninno senior, padre del parlamentare del PD già presidente del giovani industriali. Molti si sono chiesti "perchè Colaninno"; molti si son ricordati della sua scalata a Telecom nel 1999 dopo il "salvataggio" della Olivetti. Meno si son ricordati del fatto che Colaninno fu messo al suo posto da De Benedetti nel settembre 1996 quando lo stesso De Benedetti aveva portato la società di Ivrea sull'orlo del fallimento: l'Olivetti controllava a quell'epoca sia la telefonia di Omnitel ed Infostrada, che le "vecchie" attività informatiche (Olivetti Personal Computers) e le macchine per ufficio di Lexikon. Colaninno doveva vendere i pc che gli procuravano troppe perdite e che non voleva ristrutturare e trovò per strada un avvocato americano, tale Gottesman ("uomo di dio"...) cui vendette la baracca con un'operazione che separava i crediti buoni dalle attività in Italia in perdita (Op Computers) e che falliranno in silenzio proprio nel maggio del 1999 mentre avveniva la famosa scalata a Telecom. Società comprata a credito e rivenduta a Tronchetti due anni dopo con enormi profitti. Voleva poi comprarsi la Fiat quando era con l'acqua alla gola, ma alla fine si è accontentato della Piaggio. Non c'è che dire, Roberto Colaninno è una garanzia per i lavoratori di Alitalia.
I quali lavoratori si ritrovano con quattro anni di cassa integrazione straordinaria e tre anni di mobilità "garantiti", per tutti e a prescindere dall'età. Insomma, anche nella disgrazia, questi "famigerati" lavoratori Alitalia saranno dei "privilegiati". Se sette anni di reddito alla soglia di povertà "vi sembran pochi..."

W.B.



home | sommario | comunicati | archivio | link | contatti