Abdul William Guibre, un giovane italiano di 19 anni, originario
però del Burkina Faso, è stato ammazzato violentemente,
dopo essere stato sospettato di aver rubato una confezione di biscotti
in un bar.
I due proprietari del locale hanno rincorso e preso a sprangate il
ragazzo, colpendolo anche alla testa, non fermandosi neanche quando
ormai era a terra, condendo il tutto con insulti razzisti come "sporco
negro" e "vi ammazziamo tutti".
IL razzismo non c'entra niente ci assicura la polizia e anche il
vicesindaco De Corato, d'altronde a Milano non c'è assolutamente
un problema di razzismo, non ci sono discriminazioni, gli immigrati
sbagliano ad aver paura. Stessa assicurazione ci arriva dalla moglie e
madre dei due fermati: i miei amati non erano assolutamente razzisti,
io invece lo sono al cento per cento, per tutti gli insulti che prendo
al bar.
D'altronde perché stupirsi: tanta gente ormai pensa che sia
giusto sparare ed ammazzare, se qualcuno ti entra in casa o in negozio,
per rubarti, tra l'altro è facile che sia uno straniero, tanti
di loro sono dei delinquenti.
E quindi più di uno può pensare che sia giusto ammazzare,
anche a sprangate, un giovane di colore, per un furto di biscotti.
Siamo al corto circuito, ragazzi, all'oblio della ragione. Intanto
Milano è la capitale europea del consumo di cocaina, ai giovani,
per lo più italiani, piace consumarla soprattutto nelle nottate
del fine settimana nelle discoteche alla moda.
Qualche ora dopo il fattaccio, alla festa dei popoli padani, dirigenti
leghisti si permettevano di gridare insulti razzisti ad immigrati e
zingari: Borghezio: "non ci rompete i coglioni con gli immigrati,
vecchie facce di merda".
Tutto questo parlare di sicurezza, e fare leggi contro gli immigrati,
non può che provocare questi orrendi delitti: gli immigrati
devono essere ammazzati, son tutti delinquenti, se il nostro paese va
male a qualcuno bisogna dare la colpa. E quindi qualcuno ha deciso di
portare a compimento ciò che implicitamente, ma anche
esplicitamente, viene diffuso dai governi, passati e presenti,
nazionali e locali, dai mass-media e altro. Diciamolo chiaramente: son
tutti corresponsabili, chi diffonde odio, chi approva leggi
discriminatorie e razziste col solo obbiettivo di difendere un sistema
sempre più in crisi.
Qualcuno reagisce, a Milano come in altre località, gli
antirazzisti si stanno mobilitando e gli immigrati spesso si ribellano,
nelle fabbriche come nei centri di detenzione temporanea, passando dai
campi rom. Forse sono solo bagliori, ma chissà in futuro.
Nel prossimo numero di UN approfondiremo la realtà milanese e l'attività degli antirazzisti.
Fabrizio Portaluri