Umanità Nova, n.29 del 21 settembre 2008, anno 88

la spranga e il biscotto


Abdul William Guibre, un giovane italiano di 19 anni, originario però del Burkina Faso, è stato ammazzato violentemente, dopo essere stato sospettato di aver rubato una confezione di biscotti in un bar.
I due proprietari del locale hanno rincorso e preso a sprangate il ragazzo, colpendolo anche alla testa, non fermandosi neanche quando ormai era a terra, condendo il tutto con insulti razzisti come "sporco negro" e "vi ammazziamo tutti".
IL razzismo non c'entra niente ci assicura la polizia e anche il vicesindaco De Corato, d'altronde a Milano non c'è assolutamente un problema di razzismo, non ci sono discriminazioni, gli immigrati sbagliano ad aver paura. Stessa assicurazione ci arriva dalla moglie e madre dei due fermati: i miei amati non erano assolutamente razzisti, io invece lo sono al cento per cento, per tutti gli insulti che prendo al bar.
D'altronde perché stupirsi: tanta gente ormai pensa che sia giusto sparare ed ammazzare, se qualcuno ti entra in casa o in negozio, per rubarti, tra l'altro è facile che sia uno straniero, tanti di loro sono dei delinquenti.
E quindi più di uno può pensare che sia giusto ammazzare, anche a sprangate, un giovane di colore, per un furto di biscotti.
Siamo al corto circuito, ragazzi, all'oblio della ragione. Intanto Milano è la capitale europea del consumo di cocaina, ai giovani, per lo più italiani, piace consumarla soprattutto nelle nottate del fine settimana nelle discoteche alla moda.
Qualche ora dopo il fattaccio, alla festa dei popoli padani, dirigenti leghisti si permettevano di gridare insulti razzisti ad immigrati e zingari: Borghezio: "non ci rompete i coglioni con gli immigrati, vecchie facce di merda".
Tutto questo parlare di sicurezza, e fare leggi contro gli immigrati, non può che provocare questi orrendi delitti: gli immigrati devono essere ammazzati, son tutti delinquenti, se il nostro paese va male a qualcuno bisogna dare la colpa. E quindi qualcuno ha deciso di portare a compimento ciò che implicitamente, ma anche esplicitamente, viene diffuso dai governi, passati e presenti, nazionali e locali, dai mass-media e altro. Diciamolo chiaramente: son tutti corresponsabili, chi diffonde odio, chi approva leggi discriminatorie e razziste col solo obbiettivo di difendere un sistema sempre più in crisi.
Qualcuno reagisce, a Milano come in altre località, gli antirazzisti si stanno mobilitando e gli immigrati spesso si ribellano, nelle fabbriche come nei centri di detenzione temporanea, passando dai campi rom. Forse sono solo bagliori, ma chissà in futuro.
Nel prossimo numero di UN approfondiremo la realtà milanese e l'attività degli antirazzisti.

Fabrizio Portaluri




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