Umanità Nova, n.29 del 21 settembre 2008, anno 88

come scambiare la bioetica con l’etica vaticana


La chiesa cattolica e la scienza sono ai ferri corti da qualche secolo. Non è solo il problema di conciliare la dottrina cattolica con Galileo e Darwin, ma, talvolta, di evitare degli scivoloni anche sulle cose più banali, con risultati spesso ridicoli.
Nel 1950, Pio XII proclamò il dogma di fede dell'assunzione in cielo di Maria precisando che l'assunzione andava intesa in senso fisico, non in senso spirituale: il corpo fisico di Maria, si sarebbe sollevato dalla terra e sarebbe andato verso il Paradiso. All'epoca già era unanimamente accettata la teoria della relatività, secondo cui nessuna particella fisica può viaggiare ad una velocità maggiore di quella della luce. Il risultato è stato che hanno proclamato un dogma di fede per affermare che, a poco meno di 2000 anni luce dalla terra, c'è il corpo di Maria vergine che sta cercando di arrivare in paradiso!
Ci sarebbe quindi solo da ridere, quando i cattolici si occupano di cose scientifiche. Purtroppo la tragedia è il retro della medaglia della farsa e, in un paese come l'Italia, dove il potere politico è asservito al Vaticano, c'è sempre da preoccuparsi quando qualche cattolico fa discorsi, ancorché strampalati, sulla scienza.
Del resto in Italia hanno deciso che i temi scientifici "eticamente sensibili" fossero demandati al Comitato Nazionale di Bioetica, di nomina governativa, che fornisce pareri su cui, poi, i ministri legiferano.
Siccome è il Comitato Nazionale di Bioetica è un comitato scientifico, e si occupa di temi che riguardano eminentemente la sperimentazione scientifica si penserà che i suoi membri siano scienziati. Invece, proprio perchè l'Italia è una colonia del Vaticano, salvo rare eccezioni di facciata, l'unica caratteristica necessaria per essere nominati come membro è l'essere cattolico, obbediente e rispettoso degli ordini ecclesiastici.
Cattolico (ed integralista) è il presidente, cattolici sono la maggior parte dei componenti del Comitato. Cattolici che si occupano di storia, filosofia, legge, sacerdoti, professori di "bioetica" delle università cattoliche.
C'è anche qualche prete medico. Nessuno che si occupi di genetica, fisica o biologia, ma tanto si sa, per decidere di queste cose, basta fare una preghierina e chiedere consiglio a Santa Romana Chiesa.
Il consiglio attualmente in carica è stato nominato dal governo Prodi, che anche in questo, ha dimostrato di essere identico a quello del suo predecessore/successore.
La presenza di tanti cattolici integralisti e dogmatici è il motivo per cui si legge sui documenti del comitato di "eugenetica nazista", "personalità dell'embrione", "scienza della morte", "laicismo scientista" e tutta le sequela di affermazioni false e mendaci cui ci ha abituato la propaganda cattolica.
La presenza di così tanti ignoranti nelle cose scientifiche su cui dovrebbero decidere è il motivo dei continui infortuni e delle continue gaffes che vengono fatte da cotanti "esperti". Visto che poi la politica si accoda e li asseconda, assistiamo a episodi come  la presentazione di un disegno di legge da parte di Rutelli (si, proprio lui, quello che avrebbe perso l'elezione a sindaco di Roma, anche se avesse avuto come avversario Gnappo, il pupazzo parlante) che riporta nella premessa "con le cellule staminali adulte del pancreas una cittadina italiana è stata curata in Florida" per assegnare tutti i fondi per la ricerca alle cattolicissime cellule staminali adulte invece che alle sataniche staminali embrionali.
Peccato che, tranne che nel vuoto pneumatico della mente di Rutelli e nei dogmi dei cattolici della Commissione Nazionale di Bioetica, le cellule staminali del pancreas non siano ancora state scoperte!
All'interno del Comitato Nazionale di Bioetica occupa una posizione preminente l'associazione "Scienza e vita", composta da integralisti cattolici, la cui principale attività è di sostenere con argomenti pseudo scientifici le tesi dogmatiche della chiesa cattolica in materia.
Qualche preoccupazione ha perciò destato, la scorsa settimana, la pubblicazione in prima pagina dell'Osservatore Romano (l'organo ufficiale del Vaticano) di un articolo sulla morte celebrale e il trapianto d'organi firmato da Lucetta Scaraffia, vicepresidente dell'Associazione Scienza e Vita e membro del Comitato Nazionale di Bioetica.
La tesi della Scaraffia è che l'assunto di "morte cerebrale entra in contraddizione con il concetto di persona secondo la dottrina cattolica, e quindi con le direttive della Chiesa nei confronti dei casi di coma persistenti".
Cioè il problema non è scientifico sul fatto che si possa dichiarare morta una persona in realtà viva, ma sul fatto che la persona in coma profondo (ed in stato di morte celebrale) per la dottrina cattolica debba essere considerata viva.
Fin dalla natura ascientifica, dogmatica e clericale dell'argomentazione si comprende la levatura  professionale del soggetto che la propugna: la signora Lucetta Scaraffia non è, come ci si aspetterebbe da chi volesse discettare di morte celebrale imponendo il proprio punto di vista come verità scientifica, né una biologa, né un medico. Di mestiere fa la storica in un'università cattolica ed ha regalato all'umanità capolavori incommensurabili della letteratura moderna come "Loreto. Un lembo di Terra Santa in Italia", "La santa degli impossibili. Vicende e significati della devozione a santa Rita" e "Il concilio in convento. L'esperienza di Chiara Grasselli".
Il problema, ovviamente, non è solo quello, biologico, di stabilire quando possa essere considerata morta una persona per i cattolici, ma, vista la servile osservanza di tutti i governi italiani alle dottrine di questi integralisti cattolici, le sue successive implicazioni legislative in campo medico che riguarderanno tutti i cittadini, anche se atei.
In particolare il fatto che per la chiesa cattolica non si sia morti nei casi di coma profondo, comporta l'illiceità dello "staccare la spina" che mantiene in una vita forzata ed artificiale, a volte per anni, persone senza nessuna speranza di fuoriuscita dal coma.
Non essendoci alcuna previsione legislativa in materia, per il consueto timore dei parlamentari di urtare la Chiesa Cattolica, normalmente queste situazioni vengono risolte in maniera discreta da medici pietosi e rispettosi delle volontà del malato e della disperazione della famiglia.
Quando qualche familiare crede nelle giustizia, come nel caso di Beppino Englaro, il padre di Eluana, la ragazza di Lecco in coma per un incidente stradale dal gennaio 1992, ed ottiene addirittura ragione (dopo 16 anni) da un giudice che autorizza la fine dell'accanimento terapeutico contro la figlia, interviene la Camera sollevando il conflitto di competenza con la magistratura e la regione Lombardia imponendo la prosecuzione delle terapie.
A livello medico internazionale è accettato che, dopo dodici mesi di coma, il livello di compromissione della parte superiore del cervello (corteccia) sia definitivo e che il malato non sia in condizione di avere altra vita che quella vegetativa, per cui viene autorizzata, su richiesta della famiglia o per volontà scritta del malato la sospensione dell'idratazione, dell'alimentazione forzata e della ventilazione artificiale. Siccome però Eluana si trova in Italia, la sua volontà, ripetutamente espressa quando era in vita, di non sopravvivere in uno stato vegetativo e l'affetto di un padre che cerca di farla morire in modo dignitoso, non viene presa in nessuna considerazione e lei è condannata a sopravvivere a se stessa in questo stato. 
La crudeltà della chiesa cattolica nei confronti delle famiglie che vivono questi drammi non è stata però quella che ha causato la redazione dell'articolo della Scaraffia, quanto la preoccupazione, di questa insigne studiosa, che ci fosse contraddittorietà, nella dottrina cattolica, tra questo tipo di comportamento e quello seguito per l'espianto di organi.
Gli organi da trapiantare, salvo alcuni casi di donatori volontari, devono essere prelevati a persone dichiarate cerebralmente morte, non necessariamente in coma persistente perchè magari destinate, a breve, all'arresto cardiaco, che però comprometterebbe l'organo da espiantare.
Visto che il business della sanità riguarda anche tante cliniche cattoliche, che si fanno pagare salate parcelle per fare trapianti, il Vaticano si è affrettato a precisare che la posizione della signora Scaraffia era una posizione personale e che, quindi, non ci sarebbero state richieste di modifica della legislazione sui trapianti.
La nostra posizione, che vuole che ogni individuo decida, quando è cosciente, che cosa fare del proprio corpo è quella che la chiesa combatte di più perchè espressione di "relativismo etico". Noi, con il nostro relativismo etico, rispettiamo le scelte di tutti, la chiesa cattolica con il suo "assolutismo dogmatico" non rispetta quelle di nessuno. La differenza è tutta qui!

Fricche




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