Uno degli effetti del bipolarismo italiano è che è
stato possibile verificare in concreto cosa cambia quando a un governo
di destra ne subentra uno di sinistra e viceversa e, in particolare,
cosa cambia nella dialettica fra organizzazioni politiche e sindacale
ed area/e sociale/i di riferimento.
Può valere la pena di ragionare su questa dialettica
utilizzando, come una sorta di laboratorio sociale, un caso concreto.
Un'assemblea, organizzata da un paio di Coordinamenti di insegnanti e
genitori si è tenuta il 17 settembre, alla Galleria d'Arte
Moderna di Torino con all'ordine del giorno la politica scolastica
dell'attuale governo e la mobilitazione per opporsi ai suoi effetti
devastanti.
Partiamo dai dati numerici. All'assemblea era presente un consistente
numero di persone, non sono in grado di valutare se fossero
effettivamente 400 e se fossero veramente presenti colleghi e genitori
di 85 scuole, come si afferma nella mozione votata alla fine, quello
che è certo è che analoghe assemblee organizzate dagli
stessi due coordinamenti ai tempi del precedente governo avevano visto
una presenza notevolmente minore (per usare un eufemismo) e si erano
svolte in un clima assolutamente moscio.
Il successo, quantomeno numerico, dell'assemblea del 17 settembre
è, quindi, una prova evidente del fatto che settori
significativi della categoria e, più genericamente, del "mondo
della scuola" sono, a ragione, seriamente preoccupati e che vi è
una qualche disponibilità alla mobilitazione.
Per concludere sui dati, oltre ai segretari provinciali della CGIL e
della CISL Scuola, erano presenti rappresentanti delle istituzioni
locali e dei partiti di opposizione e a tutti è
stato riservato uno spazio notevole.
Venendo ai contenuti, mi pare evidente che, oltre alla produzione,
distribuzione ed esposizione ai convenuti di, peraltro utili, materiali
informativi, l'assemblea era destinata a mandare un solo e chiaro
messaggio, così riassumibile:
1. è necessaria una mobilitazione unitaria, si
sono anzi usati i più impegnativi aggettivi "unito" ed "unico";
2. soggetti promotori di questa mobilitazione possono
essere solo CGIL-CISL-UIL ai quali è possibile accodarsi a
chiunque ma che hanno la forza ed il potere di realizzarla mentre il
sindacalismo indipendente non ha questa stessa possibilità.
Credo sia doveroso, tralasciando il taglio enfatico, e a volte
sgradevole, di alcuni interventi, ragionare sul nucleo razionale di
questa tesi.
È evidente che, se prendiamo sul serio quanto il governo ha
già fatto e quanto si appresta a fare, è necessaria una
mobilitazione larga, durevole nel tempo, articolata sul territorio che
realizzi un adeguata opera di informazione, coinvolgimento dei colleghi
e delle famiglie, costruzione di scadenze di lotta.
È altrettanto evidente che questa mobilitazione non può
risolversi in una giornata di sciopero ma che è importante il
percorso che si, speriamo, si svilupperà, anche grazie alla
nostra azione, nel medio periodo nella categoria e nella società.
Detto ciò, è bene ragionare sui limiti e sulle vere e
proprie contraddizioni di molti dei fautori di un'unità sotto
l'egemonia di CGIL-CISL-UIL.
A meno, infatti, di non immaginare che l'universo nasca dal nulla ogni
mattina e che nella sua fase aurorale tutte le vacche siano rosa, mi
concedo una citazione dello Hegel, è assolutamente evidente che
il progetto Aprea – Gelmini – Tremonti riprende, unificandoli e
potenziandoli, molti aspetti della politica scolastica,
entusiasticamente sostenuta da CGIL-CISL-UIL, dei governi di altro
colore rispetto all'attuale. Risparmio ai lettori l'elenco
completo, basta pensare che le scuole fondazione non sono una
novità, che lo scambio fra taglio degli organici e salario
è previsto nei passati contratti ecc..
Visto, di conseguenza, che non risulta che CGIL-CISL-UIL abbiano
cambiato di una virgola le loro piattaforme e le loro proposte, la
prospettata unità sarebbe un'unità contro e non
un'unità per.
Aggiungo, a questo proposito, una considerazione che ritengo
importante. Come è noto, i sindacati concertativi, stanno
organizzando assemblee nelle scuole per denunciare le malefatte del
governo ed il fatto che questo stesso governo non è
"democratico" visto che non concerta con loro le sue scelte. Questi
stessi sindacati negano ai lavoratori e persino alle RSU di scuola il
diritto di indire le assemblee riservandosi il monopolio dei diritti
sindacali con la suggestiva conseguenza che, a loro avviso, democratico
è ciò che decidono loro e non democratico ciò che
è deciso senza di loro.
Credo, a questo punto, valga la pena di fare una considerazione
sull'effettiva forza di CGIL-CISL-UIL. È, infatti, sin troppo
evidente che gli unificatori assumono come scontata l'ipotesi che i
sindacati concertativi grazie alle enormi risorse economiche di cui
dispongono, alle decine di migliaia di funzionari e distaccati , alla
presenza capillare nelle aziende e sul territorio, alle relazioni con i
partiti ecc. siano in grado di ottenere molto, basta che lo vogliano e
che la base prema sugli apparati perché si decidano a muoversi.
Il fatto è che proprio nella natura della loro forza sta la loro
debolezza. Chi negli ultimi mesi ha seguito le vicende sindacali
avrà notato che il governo ed il padronato hanno lanciato chiari
segnali ai sindacati concertativi proprio sulla questione delle
risorse. È, infatti, evidente che proprio perché la
maggior parte delle entrate di CGIL-CISL-UIL sono garantite dal governo
, il governo è in grado, laddove si agitassero sul serio, di
ricattarli e di ridurne radicalmente la forza. Già ora si
ipotizza un secco taglio dei permessi e dei distacchi.
La disponibilità, piena di CISL e UIL e parziale di CGIL, a
firmare una riforma del modello contrattuale, per fare un solo esempio,
straordinariamente peggiorativa rispetto al passato non deriva dal
"tradimento" dei loro dirigenti ma proprio dalla necessità di
mantenere il loro ruolo e parte del loro potere a fronte di un governo
e di un padronato meno concilianti di quanto fossero anni addietro.
La lentezza di CGIL-CISL-UIL nel deliberare la mobilitazione dei
lavoratori della scuola non è prova, a mio avviso, di tardezza
d'ingegno ma nasce dal, sin troppo ragionevole, timore, per un verso,
della scarsa disponibilità alla mobilitazione della
categoria e, soprattutto, da quello di ritorsioni da part del
governo.
Non dimentichiamo, fra l'altro che il cuore, da un punto di vista
strettamente sindacale, della proposta del governo e, cioè, un
taglio secco degli organici e una parziale restituzione in termini
retributivi ai superstiti o, meglio, ai superstiti che diventassero
"docenti esperti" se non vicepresidi, non è affatto estraneo
alla logica di questi signori il cui blocco sociale di riferimento in
categoria è costituito proprio da uno strato di colleghi e
colleghe tutt'altro che ostili a percorsi di carriera quali quelli
ipotizzati dal non troppo ben assortito duo Aprea – Gelmini.
Mi permetto un altra citazione colta di un grande letterato napoletano,
evitiamo la dialettica fottuti fottenti. Evitiamo, insomma, sia di
isolarci, al contrario dobbiamo lavorare a costruire l'unica
unità reale, quella nella lotta su contenuti chiari, e, di
conseguenza, di fare gli utili idioti del sindacalismo concertativo.
Altri lo sanno fare meglio di noi.
Per, assai provvisoriamente, concludere, il prossimo periodo
richiederà da parte nostra impegno, tenuta, chiarezza nelle
prospettive, assunzione di decisioni condivise.
Non è lontano, a questo punto, sciopero del 17 ottobre che
è stato deciso da alcuni sindacati di base (CUB, Cobas ed SdL).
Ma, se è vero, che lo sciopero è solo un passaggio,
dovremo, se veramente nasceranno, partecipare ai coordinamenti di
scuola e di zona dei quali molto di parla in questi giorni e farlo sui
nostri contenuti. Dovremo, insomma, discutere francamente e,
soprattutto, agire con determinazione.
Cosimo Scarinzi
1 Ovviamente pagati dal governo e dal padronato
2 In particolare nel settore pubblico ma non solo, d'altro canto, nel
settore privato, i sindacati concertativi se ricevono meno denaro dal
governo hanno accesso a cospicui finanziamenti da parte delle imprese
3 Scarsa disponibilità che va benissimo a sindacati la cui unica
preoccupazione è garantirsi un pacchetto di iscritti sulla base
dello scambio fra prestazioni dal punto di vista della tutela
individuale e, appunto, iscrizione.