"Ho lavorato per vent'anni al
Pronto Soccorso dell'Ospedale di Viareggio e ho operato centinaia e
centinaia di persone vittime di incidenti stradali. Non ho mai visto
nessuno che aveva fatto un incidente perché aveva fumato una
canna. Ho visto tantissime vittime di incidenti causati da ubriachi e
qualche volta m'è capitato di conoscere qualcuno che aveva
causato un incidente sotto gli effetti della cocaina o dell'eroina, ma
non ho mai visto nessuno che aveva fatto un incidente sotto gli effetti
della cannabis"
(Fabrizio Cinquini, medico chirurgo)
Secondo Carbusters (una rivista internazionale che si occupa
dell'impatto ambientale e sociale delle automobili) le principale cause
degli incidenti stradali "gravi" sono:
la velocità degli autoveicoli;
il peso e la cilindrata dei veicoli;
le strade dissestate e con segnalazioni insufficiente;
il numero degli veicoli pesanti (camion, pullman e tir) in circolazione;
il mancato rispetto delle norme di sicurezza da parte degli automobilisti.
A questi fattori, nel caso di incidenti mortali che coinvolgano pedoni
e ciclisti, vanno aggiunti la mancanza o l'insufficienza di strisce
pedonali e piste ciclabili e la scarsa illuminazione delle strade.
In totale, invece, sarebbero pochissimi gli incidenti provocati
dall'abuso di alcool o di droghe illegali, "meno del 5% del totale
secondo tutti gli studi accreditati". Tra gli incidenti provocati dalle
"sostanze" sarebbe comunque l'alcool a far la parte del leone (due
terzi dei casi), seguito dagli psicofarmaci e da altre medicine (un
quarto dei casi) ed infine dalle sostanze illegali (un decimo circa dei
casi, cioè un incidente "grave" su duecento).
Anche la Croce Rossa Italiana è d'accordo con Carbusters. "Le
responsabilita' maggiori degli incidenti stradali, in Italia, non sono
da attribuire ad alcol e droga ma a velocità, utilizzo del
cellulare, non uso delle cinture di sicurezza e dei seggiolini per i
bambini", ha dichiarato infatti Fausto Taverniti, responsabile della
comunicazione della CRI, presentando la recente campagna sulla
sicurezza stradale dell'associazione.
L'Italia, com'è noto, infatti detiene in Europa un amaro record
di incidenti stradali, in particolare per quello che riguarda pedoni e
ciclisti.
Il Governo Berlusconi ha iniziato la sua politica sulla sicurezza
stradale a luglio con la Finanziaria di mezza estate di Tremonti che ha
tagliato di 17,5 milioni di euro al Piano nazionale sulla sicurezza
stradale, 377 milioni allo sviluppo dei trasporti pubblici locali e 241
milioni agli incentivi per lo spostamento del traffico pesante verso il
trasporto marittimo, mentre sono stati bloccati i fondi UE per le piste
ciclabili e sono stati ridotti al 75% del budget spesso nel 2007 i
finanziamenti per gli interventi "non ordinari" di manutenzione
stradale.
Le strade italiane continuano così ad essere le più
pericolose di Europa, percorse da spaventosissimi tir carichi di merci
che in un paese normale viaggerebbero via treno o via nave e da frotte
di SUV e di automobili di grosse cilindrata guidate da poveri
disgraziati che credono fermamente alle pubblicità che
promettono eterna felicità e belle donne a chi gira con il
macchinone. Il governo italiano, però, ha nel frattempo
imbastito un'enorme operazione di lavaggio collettivo del cervello per
convincerci che la vera incidenti stradali sono quei cattivoni che
devono troppo o che, peggio ancora, "si drogano". Le compagnie di
assicurazioni sono state le prime a sostenere questa tesi (già
ora vengono ridotti gli indennizzi corrisposti ai guidatori positivi ai
test antidroga e antialcool, anche se non hanno nessuna
responsabilità negli incidenti in cui sono coinvolti), seguite a
ruota dalle case automobilistiche ansiose di vendere automobili sempre
più potenti e sempre più costose.
E le cronache dei media di regime si sono riempite puntualmente della
storie di incidenti causati da ubriachi e da "drogati", trasformati
prontamente nei responsabili di tutte le morti sulle strade.
Così, quando a Roma poco dopo Ferragosto, in una strada senza
illuminazione e senza strisce pedonali sul litorale romano e' stata
travolta e uccisa una ragazza di 25 anni, incinta, ed il conducente
dell'automobile è risultato positivo ai test antidroga, dopo
qualche giorno di isteria mediatica, il terribile sottosegretario
anti-droga Carlo Giovanardi ha lanciato "il narcotest sulle strade".
Con laboratori montati su tir e camper per i prelievi, accanto ai
poliziotti ci saranno medici e attrezzature sanitarie per trovare
tracce – oltre che dell'alcool, facilmente rilevabile con l'etilometro
- anche delle sostanze proibite in circolazione.
Gli automobilisti "sospetti" verranno sottoposti prima ad un test delle
urine e quindi ad una visita neuropsicologica e un test di reattivita'
per valutare la reazione agli stimoli e riconoscimento di colori. I
malcapitati che non dovessero superare i test si vedranno ritirare la
patente, confiscare l'automobile e avranno una denuncia penale per il
reato di "guida in stato di alterazione psico-fisica" per cui la pena
prevista è quella massima comminata al guidatore ubriaco:
arresto da tre mesi a un anno e ammenda da 1.500 a 6.000 euro (mentre,
infatti, per chi guida sotto l'effetto di alcol, sia le sanzioni penali
che amministrative aumentano all'aumentare del tasso alcolemico, per
quanto riguarda l'assunzione di sostanze stupefacenti è
indifferente il tipo di sostanza utilizzato e la quantità). Le
stesse pene, peraltro, sono previste se uno rifiuta di sottoporsi al
test.
La nuova campagna è stata lanciata da Giovanardi in persona che
nella notte tra il 29 e il 30 agosto ha accompagnato personalmente
medici e sbirri alla caccia di ubriachi e drogati sulle strade della
provincia di Verona. I risultati della brillante operazione sono stati
strillati a tutti i giornali: la metà dei fermati era risultata
"positiva".
Senza il minimo pudore, Giovannardi arrivava addirittura a dichiarare
in un intervista radiofonica, che dagli anni 50 ad oggi '250 mila
persone hanno perso la vita, un numero non lontano dalle perdite che
l'Italia ha avuto nella prima Guerra Mondiale. Solo nel 2007 ci sono
stati 5.500 morti sulle strade. Per questo ci vuole repressione,
sottintendendo che tutte queste morti siano state causate da alcol e
droga.
Nell'Italietta fascista e leghista, 98° paese al mondo per la
libertà d'informazione, pochi hanno avuto il coraggio di
contestare le parole del porco, nonostante l'evidente infondatezza
delle sue affermazioni.
Peraltro, gli stessi dati relativi ai "test" anti-droga e anti-alcool
effettuati su alcune centinaia di automobilisti di Verona fermati nella
notte tra il 29 e il 30 agosto smentiscono le dichiarazioni di
Giovannardi sul fatto che metà dei fermati fossero ubriachi o
drogati. Su 576 veicoli fermati, soltanto 80 guidatori sono stati
controllati e sono state ritirate 37 patenti (un po' meno del 6% e non
il 45%, come riportato dai tg e dai giornali).
La febbre dei test, comunque, continuerà. Giovannardi in persona
ha annunciato che "in settembre-ottobre, inoltre, decollera'
un'iniziativa sperimentale a Foggia, Verona, Cagliari e Perugia che
rendera' obbligatoria, in via sperimentale in quelle citta', il test
anti-droga per chi chiede il patentino o la patente, con l'intenzione
poi di estendere questo test in tutta Italia, anche per i rinnovi della
patente". E giovedì scorso è statra approvata dalla
Conferenza Stato-Regioni la normativa che prevede l'obbligo di
sottoporsi a test per tutti i lavoratori a rischio (ad esempio piloti
di aereo e autobus, macchinisti, camionisti, persone che lavorano con
gli esplosivi etc… ma la lista precisa non esiste ancora e rischia di
allargarsi parecchio).
A farne le spese saranno soprattutto i fumatori di hashish e marijuana
che sono rintracciabili per lungo tempo nel sangue e nelle urine.
Proprio per questo, i test antidroga sono stati bocciati da Gianluigi
Gessa, il più illustre neurofarmacologo italiano che ha
dichiarato: "tutti noi sappiamo che la droga che produce più
incidenti stradali è l'alcol che, però, sparisce dal
sangue dopo due o tre ore. La cannabis, invece, resta nel sangue circa
un mese, nei capelli ben oltre, e nei peli delle parti intime anche
diversi mesi. Ma è idiota pensare che, se trovo tracce di questa
sostanza in una persona che ha fumato uno spinello alcuni giorni fa, si
possa dire che sia pericolosa alla guida. Le tracce non significano che
sei intossicato: per la cannabis, la permanenza vuol dire che la
sostanza viene trattenuta nel tessuto adiposo… si tratta di un
provvedimento totalmente irrazionale".
Tra l'altro, non esiste alcuna prova che l'utilizzo di cannabis sia
collegato agli incidenti stradale ed, anzi, tutte le ricerche
effettuate negli ultimi 60 anni hanno dato risultati opposti. L'ultima
ricerca in ordine di tempo è quella pubblicata ad aprile sulla
rivista Accident Analysis and Prevention ed effettuata dalle
università israeliane di Hebrew e di Negev, che ha studiato
l'impatto dell'alcol e del THC sulla guida ed è giunta alla
conclusione che i fumatori di cannabis si comportavano come coloro che
avevano uno 0,05% di tasso alcolico nel sangue (cioè dieci volte
inferiore al limite di 0,5ml/l previsto dal Codice Stradale italiano).
La War On Drugs, però, si sa non ha nulla di razionale (a parte
per i narcotrafficanti e i loro complici, che si riempiono le tasche
grazie al proibizionismo). E i malcapitati che si vedranno togliere la
patente – o magari licenziare – perché risultati positivi ad un
test non verranno puniti per nient'altro che per il proprio stile di
vite.
robertino