Umanità Nova, n.30 del 28 settembre 2008, anno 88

Proibizionismo sulle strade


"Ho lavorato per vent'anni al Pronto Soccorso dell'Ospedale di Viareggio e ho operato centinaia e centinaia di persone vittime di incidenti stradali. Non ho mai visto nessuno che aveva fatto un incidente perché aveva fumato una canna. Ho visto tantissime vittime di incidenti causati da ubriachi e qualche volta m'è capitato di conoscere qualcuno che aveva causato un incidente sotto gli effetti della cocaina o dell'eroina, ma non ho mai visto nessuno che aveva fatto un incidente sotto gli effetti della cannabis"
(Fabrizio Cinquini, medico chirurgo)

Secondo Carbusters (una rivista internazionale che si occupa dell'impatto ambientale e sociale delle automobili) le principale cause degli incidenti stradali "gravi" sono:
la velocità degli autoveicoli;
il peso e la cilindrata dei veicoli;
le strade dissestate e con segnalazioni insufficiente;
il numero degli veicoli pesanti (camion, pullman e tir) in circolazione;
il mancato rispetto delle norme di sicurezza da parte degli automobilisti.
A questi fattori, nel caso di incidenti mortali che coinvolgano pedoni e ciclisti, vanno aggiunti la mancanza o l'insufficienza di strisce pedonali e piste ciclabili e la scarsa illuminazione delle strade.
In totale, invece, sarebbero pochissimi gli incidenti provocati dall'abuso di alcool o di droghe illegali, "meno del 5% del totale secondo tutti gli studi accreditati". Tra gli incidenti provocati dalle "sostanze" sarebbe comunque l'alcool a far la parte del leone (due terzi dei casi), seguito dagli psicofarmaci e da altre medicine (un quarto dei casi) ed infine dalle sostanze illegali (un decimo circa dei casi, cioè un incidente "grave" su duecento).
Anche la Croce Rossa Italiana è d'accordo con Carbusters. "Le responsabilita' maggiori degli incidenti stradali, in Italia, non sono da attribuire ad alcol e droga ma a velocità, utilizzo del cellulare, non uso delle cinture di sicurezza e dei seggiolini per i bambini", ha dichiarato infatti Fausto Taverniti, responsabile della comunicazione della CRI, presentando la recente campagna sulla sicurezza stradale dell'associazione.
L'Italia, com'è noto, infatti detiene in Europa un amaro record di incidenti stradali, in particolare per quello che riguarda pedoni e ciclisti.
Il Governo Berlusconi ha iniziato la sua politica sulla sicurezza stradale a luglio con la Finanziaria di mezza estate di Tremonti che ha tagliato di 17,5 milioni di euro al Piano nazionale sulla sicurezza stradale, 377 milioni allo sviluppo dei trasporti pubblici locali e 241 milioni agli incentivi per lo spostamento del traffico pesante verso il trasporto marittimo, mentre sono stati bloccati i fondi UE per le piste ciclabili e sono stati ridotti al 75% del budget spesso nel 2007 i finanziamenti per gli interventi "non ordinari" di manutenzione stradale.
Le strade italiane continuano così ad essere le più pericolose di Europa, percorse da spaventosissimi tir carichi di merci che in un paese normale viaggerebbero via treno o via nave e da frotte di SUV e di automobili di grosse cilindrata guidate da poveri disgraziati che credono fermamente alle pubblicità che promettono eterna felicità e belle donne a chi gira con il macchinone. Il governo italiano, però, ha nel frattempo imbastito un'enorme operazione di lavaggio collettivo del cervello per convincerci che la vera incidenti stradali sono quei cattivoni che devono troppo o che, peggio ancora, "si drogano". Le compagnie di assicurazioni sono state le prime a sostenere questa tesi (già ora vengono ridotti gli indennizzi corrisposti ai guidatori positivi ai test antidroga e antialcool, anche se non hanno nessuna responsabilità negli incidenti in cui sono coinvolti), seguite a ruota dalle case automobilistiche ansiose di vendere automobili sempre più potenti e sempre più costose.
E le cronache dei media di regime si sono riempite puntualmente della storie di incidenti causati da ubriachi e da "drogati", trasformati prontamente nei responsabili di tutte le morti sulle strade.
Così, quando a Roma poco dopo Ferragosto, in una strada senza illuminazione e senza strisce pedonali sul litorale romano e' stata travolta e uccisa una ragazza di 25 anni, incinta, ed il conducente dell'automobile è risultato positivo ai test antidroga, dopo qualche giorno di isteria mediatica, il terribile sottosegretario anti-droga Carlo Giovanardi ha lanciato "il narcotest sulle strade". Con laboratori montati su tir e camper per i prelievi, accanto ai poliziotti ci saranno medici e attrezzature sanitarie per trovare tracce – oltre che dell'alcool, facilmente rilevabile con l'etilometro - anche delle sostanze proibite in circolazione.
Gli automobilisti "sospetti" verranno sottoposti prima ad un test delle urine e quindi ad una visita neuropsicologica e un test di reattivita' per valutare la reazione agli stimoli e riconoscimento di colori. I malcapitati che non dovessero superare i test si vedranno ritirare la patente, confiscare l'automobile e avranno una denuncia penale per il reato di "guida in stato di alterazione psico-fisica" per cui la pena prevista è quella massima comminata al guidatore ubriaco: arresto da tre mesi a un anno e ammenda da 1.500 a 6.000 euro (mentre, infatti, per chi guida sotto l'effetto di alcol, sia le sanzioni penali che amministrative aumentano all'aumentare del tasso alcolemico, per quanto riguarda l'assunzione di sostanze stupefacenti è indifferente il tipo di sostanza utilizzato e la quantità). Le stesse pene, peraltro, sono previste se uno rifiuta di sottoporsi al test.
La nuova campagna è stata lanciata da Giovanardi in persona che nella notte tra il 29 e il 30 agosto ha accompagnato personalmente medici e sbirri alla caccia di ubriachi e drogati sulle strade della provincia di Verona. I risultati della brillante operazione sono stati strillati a tutti i giornali: la metà dei fermati era risultata "positiva".
Senza il minimo pudore, Giovannardi arrivava addirittura a dichiarare in un intervista radiofonica,  che dagli anni 50 ad oggi '250 mila persone hanno perso la vita, un numero non lontano dalle perdite che l'Italia ha avuto nella prima Guerra Mondiale. Solo nel 2007 ci sono stati 5.500 morti sulle strade. Per questo ci vuole repressione, sottintendendo che tutte queste morti siano state causate da alcol e droga.
Nell'Italietta fascista e leghista, 98° paese al mondo per la libertà d'informazione, pochi hanno avuto il coraggio di contestare le parole del porco, nonostante l'evidente infondatezza delle sue affermazioni.
Peraltro, gli stessi dati relativi ai "test" anti-droga e anti-alcool effettuati su alcune centinaia di automobilisti di Verona fermati nella notte tra il 29 e il 30 agosto smentiscono le dichiarazioni di Giovannardi sul fatto che metà dei fermati fossero ubriachi o drogati. Su 576 veicoli fermati, soltanto 80 guidatori sono stati controllati e sono state ritirate 37 patenti (un po' meno del 6% e non il 45%, come riportato dai tg e dai giornali).
La febbre dei test, comunque, continuerà. Giovannardi in persona ha annunciato che "in settembre-ottobre, inoltre, decollera' un'iniziativa sperimentale a Foggia, Verona, Cagliari e Perugia che rendera' obbligatoria, in via sperimentale in quelle citta', il test anti-droga per chi chiede il patentino o la patente, con l'intenzione poi di estendere questo test in tutta Italia, anche per i rinnovi della patente". E giovedì scorso è statra approvata dalla Conferenza Stato-Regioni la normativa che prevede l'obbligo di sottoporsi a test per tutti i lavoratori a rischio (ad esempio piloti di aereo e autobus, macchinisti, camionisti, persone che lavorano con gli esplosivi etc… ma la lista precisa non esiste ancora e rischia di allargarsi parecchio).
A farne le spese saranno soprattutto i fumatori di hashish e marijuana che sono rintracciabili per lungo tempo nel sangue e nelle urine. Proprio per questo, i test antidroga sono stati bocciati da Gianluigi Gessa, il più illustre neurofarmacologo italiano che ha dichiarato: "tutti noi sappiamo che la droga che produce più incidenti stradali è l'alcol che, però, sparisce dal sangue dopo due o tre ore. La cannabis, invece, resta nel sangue circa un mese, nei capelli ben oltre, e nei peli delle parti intime anche diversi mesi. Ma è idiota pensare che, se trovo tracce di questa sostanza in una persona che ha fumato uno spinello alcuni giorni fa, si possa dire che sia pericolosa alla guida. Le tracce non significano che sei intossicato: per la cannabis, la permanenza vuol dire che la sostanza viene trattenuta nel tessuto adiposo… si tratta di un provvedimento totalmente irrazionale".
Tra l'altro, non esiste alcuna prova che l'utilizzo di cannabis sia collegato agli incidenti stradale ed, anzi, tutte le ricerche effettuate negli ultimi 60 anni hanno dato risultati opposti. L'ultima ricerca in ordine di tempo è quella pubblicata ad aprile sulla rivista Accident Analysis and Prevention ed effettuata dalle università israeliane di Hebrew e di Negev, che ha studiato l'impatto dell'alcol e del THC sulla guida ed è giunta alla conclusione che i fumatori di cannabis si comportavano come coloro che avevano uno 0,05% di tasso alcolico nel sangue (cioè dieci volte inferiore al limite di 0,5ml/l previsto dal Codice Stradale italiano).
La War On Drugs, però, si sa non ha nulla di razionale (a parte per i narcotrafficanti e i loro complici, che si riempiono le tasche grazie al proibizionismo). E i malcapitati che si vedranno togliere la patente – o magari licenziare – perché risultati positivi ad un test non verranno puniti per nient'altro che per il proprio stile di vite.

robertino



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