Il punto di vista di Antonio D'Errico, compagno del comitato
antirazzista milanese, Antonio è anche membro della FAI e fa
parte della Commissione Antirazzista della Federazione Anarchica
Italiana.
L'intervista è stata realizzata da Riccardo Bonelli.
1. quali sono le finalità del comitato antirazzista di Milano?
Il comitato ha avuto varie fasi prima di prendere le forme
attuali. Nasce intorno alla fine del 2007, ma solo nel maggio di
quest'anno, in occasione dell'annuncio del pacchetto sicurezza fatto
dal governo Berlusconi, alcuni compagni fanno girare un appello
pubblico al movimento per adeguare le forme di lotta e organizzare la
resistenza a questa deriva autoritaria. La risposta è stata
positiva: nasce così il comitato antirazzista attuale, composto
da decine di compagni/compagne che fanno parte di quasi tutto lo
schieramento politico antagonista .
L'adesione al comitato è assolutamente individuale per cui
all'interno i compagni/le compagne non riportano la linea
dell'organizzazione di cui fanno parte; il comitato non è la
somma di vari gruppi politici, ma di individualità che si
sforzano di ragionare ed agire secondo dei chiari e precisi principi
organizzativi: organizzazione orizzontale, niente delega,
disconoscimento di qualsiasi forma di leaderismo.
L'attività del Comitato si svolge soprattutto nei luoghi di lavoro e nei quartieri.
Un punto caldo è la lotta contro la militarizzazione della vita
sociale, che il padronato sta usando per sottomettere i proletari e
costringerli ad accettare lo sfruttamento più selvaggio.
I punti di lavoro si muovono su 4 direttrici
a) Centri di identificazione e espulsione C.I.E. (ex cpt)
b) Campi rom
c) Pacchetto sicurezza e tutto ciò che ne deriva, intervento politico nei quartieri proletari
e) Intervento militante all'interno delle zone produttive del mondo del
lavoro, picchetti a sostegno dell'autorganizzazione e per allargare la
base di lotta.
2. la politica razzista del governo Berlusconi che conseguenze sta avendo tra le classi lavoratrici italiane?
In realtà la politica razzista in Italia non parte adesso
dal governo Berlusconi, ma ha radici più lontane. Era già
iniziata da vari anni, portata avanti sia dai governi di centro destra,
sia da quelli di centro-sinistra senza differenza. L'attuale legge
sull'immigrazione (chiamata Bossi - Fini, dal nome di chi l'ha redatta)
è stata varata dalla destra, ma ricalca la precedente fatta dal
governo di sinistra ( la Turco - Napolitano. Oggi Napolitano è
il presidente della Repubblica).
La crisi economica ha fatto il resto. Il governo attuale ha vinto le
elezioni basandosi su una forte campagna mediatica sulla sicurezza. Ha
dato sfogo a sentimenti razzisti : la crisi economica derivata dalle
scelte del capitalismo è stata nascosta e il "nemico" cui
imputare le precarie condizioni di vita è diventato l'immigrato
(Rom, Rumeni, arabi.)
Questo governo, chiaramente di destra con forti componenti razziste e
post fasciste, evidenzia l'elemento populista e retorico, ma le
politiche di base sono le stesse dei precedenti governi di
centro-sinistra.
I lavoratori nel loro complesso oggi sono "alla finestra", cioè
aspettano. In una situazione di crisi è difficile riconoscere
nel migrante una persona sfruttata come se stessi. E' più facile
percorrere politiche rivendicazioniste di parte.
3. come stanno reagendo gli immigrati a questo clima di intimidazione e repressione?
Non c'è oggi una sola risposta da parte degli immigrati,
organizzata in modo coerente, ma ci sono molti segnali di
ribellione. Vedere gli immigrati come un blocco unico non è
corretto anche perché, come tutti gli esseri umani, subiscono
gli umori della vita, i ricatti che riguardano il lavoro, la famiglia,
la casa e chi più ne metta.
Però dove c'è un lavoro politico avviato le cose sono
diverse. Un esempio: a giugno di quest'anno, in un paese della cintura
industriale di Milano, un ragazzo egiziano viene ucciso dal padrone
della sua ditta perché era andato a reclamare lo stipendio del
lavoro svolto.
I compagni di un sindacato di base, il comitato antirazzista e altri
organizzano una manifestazione di solidarietà nel paese. Alla
manifestazione hanno partecipato in modo inatteso e spontaneo, ma
attivo centinaia di persone egiziane e "straniere" che hanno preso la
testa del corteo, dando vita ad una manifestazione che nessuno si
aspettava. Questa manifestazione ha dato il via ad un movimento
antirazzista fatto di lavoratori stranieri e italiani che si sta
radicalizzando sempre più. Gli egiziani hanno poi organizzato
insieme alle forze politiche che avevano dato origine alla prima
manifestazione, un altro appuntamento che ha richiamato migliaia di
persone. Il tutto in modo assolutamente spontaneo.
4. dopo la campagna razzista
anti-rom portata avanti dal governo, a Milano c'è stata una
delle poche risposte di lotta da parte dei Rom. vuoi raccontare questa
esperienza?
Bisogna partire da qualche anno indietro per capire perché a
Milano c'è stata la risposta del popolo Rom in modo organizzato.
Alcuni anni fa moltissime famiglie Rom avevano occupato un intero
caseggiato in centro di Milano, Via Adda. L'occupazione è durata
qualche anno e con i compagni che hanno fatto parte di questa lotta si
è sedimentato un rapporto duraturo.
Molte di quelle famiglie sono oggi in vari campi di Milano e subiscono
soprusi di ogni genere, sia dallo stato italiano con le sue
polizie, le prigioni, sia dalla chiesa cattolica la quale gestisce in
modo poliziesco il campo Rom più grande di Italia, il campo di
Via Barzaghi.
La chiesa, tramite la Casa della Carità gestita da un prete che
passa per un illuminato, applica all'interno del campo un patto
chiamato Patto di legalità. La responsabilità delle
azioni diventa collettiva: così se un individuo fa qualcosa
contraria al patto, tutta la famiglia ne paga le conseguenze. Il campo,
inoltre, sembra un lager: container, baracche e roulotte dietro
un enorme cimitero, in mezzo al nulla.
La comunità Rom in questi anni ha continuato a organizzarsi, a
partecipare anche ai vari scioperi operai. Così, quando si
è parlato di pacchetto sicurezza e di prendere le impronte ai
bambini, quando la situazione è diventata pesantissima a
causa dei continui attacchi in tutta Italia ai campi Rom che venivano
bruciati e distrutti, il comitato antirazzista, insieme ai Rom
del campo di via Barzaghi e insieme a tutte le forze politiche che
hanno aderito, ha fatto una campagna di mobilitazione di 2 giorni che
si è conclusa con una manifestazione con circa un migliaio tra
italiani e "zingari" donne, bambini, uomini.
È stata un'esperienza eccitante anche perché, nonostante
parte del comitato fosse composto anche da rom, non era scontato che
l'iniziativa riuscisse. Alla vigilia della due giorni di manifestazioni
molti hanno subito ricatti, ci sono state intimidazioni e
rastrellamenti notturni dentro al campo.
5. anche nel CPT di Milano ci sono stati segnali di rivolta. Che caratteristiche ha assunto?
Anche qui il comitato ha avuto un compito strategico per rompere
il muro del silenzio, che circonda i CPT. A fine giugno, inizio luglio
ci sono state delle rivolte: nella sezione dei Trans la repressione
della polizia è stata la più feroce. Si è venuti a
conoscenza di quanto stava succedendo e si è riusciti, tramite
alcuni contatti telefonici, a fare da cassa di risonanza a ciò
che succedeva all'interno del CPT. Tramite trasmissioni radio,
picchetti davanti al CPT di Via Corelli al costo di denunce, forti
manifestazioni di solidarietà si è riuscito a diminuire
le provocazioni poliziesche, le botte, la repressione contro le persone
che sono trattenute. Anche qui, come nei campi Rom, la chiesa con la
Croce Rossa ha avuto il suo ruolo fortemente repressivo, la gestione
del Centro di Detenzione, infatti, è affidato alla Croce
Rossa. La pressione esterna ha fatto sì che liberasse chi aveva
avuto a che fare con le proteste e aveva subìto in modo violento
la repressione con percosse e insulti. Per tutto il periodo estivo
c'è stato un susseguirsi di rivolte dovute alle condizioni
ignobili degli "ospiti" (così vengono chiamati i reclusi).
Il comitato oltre ad attivarsi in appoggio alle lotte ha cercato anche
di dare una mano mettendo a disposizione strutture legali e di
solidarietà immediata.
Un comitato antirazzista in ogni città