A Luglio, Berlusconi propagandava l'invio in Campania di un esercito
di 1000 volontari, 3000 alpini e persino 300 psicologi (!) da tutta
Italia per spiegare ad ogni famiglia napoletana come si fa la raccolta
differenziata. Una provocazione razzistica che – sfruttando radicati
luoghi comuni – aveva lo scopo di far credere al resto d'Italia che la
colpa dell'attuale stato di cose non fosse del sistema politico,
industriale, camorristico e massonico, bensì dei napoletani e
casertani antropologicamente restii ad accettare la soluzione del
problema rifiuti, per cui discariche ed inceneritori, finché la
mentalità in questione non cambiava, erano l'unica soluzione
possibile.
Ovviamente l'esercito di volontari non è mai partito, in quanto
per l'aspetto di propaganda ideologica sopra descritto era sufficiente
l'"effetto annuncio".
Assai interessante ed intelligente – e proprio per questo totalmente
ignorata dai grandi media – è stata però la risposta del
movimento napoletano che lotta contro lo scempio del territorio. La
Rete Campana Salute e Ambiente, il Comitato Centro Storico Diritti
Salute e Ambiente ed i Disoccupati Organizzati Banchi Nuovi hanno
organizzato dalla fine di Luglio una riuscitissima operazione di "Porta
a Porta Autogestita".
Nonostante il boicottaggio delle istituzioni, è stata registrata
una entusiastica partecipazione proprio nelle zone dove, a dire di ASIA
(la municipalizzata addetta alla raccolta rifiuti) la raccolta porta a
porta era impossibile; la stessa iniziativa oltre che a Napoli è
stata effettuata anche a Salerno, con risultati altrettanto positivi.
Ogni sera a partire dalle 20 circa 150 militanti in maniera del tutto
gratuita e con propri mezzi hanno raccolto i rifiuti differenziati
porta a porta ed inviandoli al riciclo, dimostrando nei fatti che i
cittadini di Napoli sono pronti e desiderosi di iniziare la raccolta
differenziata che per 15 anni i poteri locali e nazionali hanno
sistematicamente boicottato.
Con questa azione si è dimostrato concretamente che
un'alternativa all'avvelenamento di territori, già devastati da
anni di sversamenti tossici, esiste ed è praticabile solo che ci
fosse la volontà politica di farlo.
A dimostrazione ulteriore di dove fossero le responsabilità del
disastro, è poi giunta di recente la confessione del "pentito"
Gaetano Vassallo – uno dei boss che per 20 anni ha interrato e/o
bruciato rifiuti tossici in Campania pagando politici e funzionari
statali – che ha descritto uno scenario che vede un vero e proprio
complotto tra massoneria, imprenditori, politici, camorristi ed
appartenenti alle forze dell'ordine per rendere la Campania lo
sversatoio dei rifiuti tossico-nocivi di mezza Europa.
Uno scenario che, come si può vedere con i propri occhi dai vari filmati che girano in rete, prosegue senza sosta.
Ciononostante – ma com'era da aspettarsi – il sistema di potere ha
proseguito per la sua strada, confermando la strategia discariche &
inceneritori dove interrare e bruciare ogni genere di rifiuti –
stavolta legalmente, come si può notare decodificando le tabelle
allegate al "Decreto Berlusconi" per la "soluzione" del problema. A
Napoli, in particolare, i lavori per la discarica nella selva del
quartiere di Chiaiano (il polmone verde della città) sono
proseguiti e, allo stesso tempo, si è decisa la sede
dell'inceneritore cittadino nel quartiere di Ponticelli.
La risposta delle popolazioni, in entrambi i casi, non si è
fatta attendere. Alle 17.00 del pomeriggio di lunedì 15
settembre è scaduto l'ultimatum che il Presidio permanente
contro la discarica di Chiaiano aveva dato al governo per entrare nella
cava del poligono per poter visionare lo stato dei lavori. Alle 17.30
una delegazione di 200 cittadini di Chiaiano e Marano si sono
incamminati verso la cava occupata dal mese di luglio dai militari
dell'esercito, e per alcune ore vi è stata una situazione di
forte tensione con le forze dell'ordine.
Dopo di che il presidio è entrato in uno stato di mobilitazione permanente, che dura tuttora.
Anche la popolazione di Ponticelli e, in generale, dei quartieri e
cittadine ad Est di Napoli, ha cominciato a reagire, con una serie di
iniziative di controinformazione, che, nonostante la forte campagna
pro-inceneritore, ha avuto successo e si è giunti in questi
giorni alla formazione di un "Comitato Popolare No Inceneritore".
Giusto per la cronaca, la mobilitazione in questione ha avuto una
ricaduta anche istituzionale in quanto Giovedì 18 settembre la
municipalità di Napoli Est ha votato a maggioranza un documento
critico verso la scelta dell'inceneritore.
Di per sé non significa nulla, ma è indicativo del clima
con cui la popolazione ha accolto la scelta governativa e che ha
costretto la municipalità a questa presa di posizione.
La situazione, pertanto, è ancora aperta ed in pieno
svolgimento. Il 27 settembre prossimo ci sarà lo "Jatevenne
Day", la manifestazione nazionale convocata contro la discarica e
contro il piano rifiuti, che sarà anche un'occasione per
discutere sul prosieguo della lotta.
Shevek dell'OACN-FAI