Cinquanta anni fa, il 19 settembre, moriva vicino NewYork, Rudolf
Rocker. Assieme alla compagna Milly Witkop era stato per sessanta anni
animatore del movimento anarchico e anarcosindacalista di lingua
tedesca, nonché del movimento di lingua yddisch e una delle voci
più autorevoli del nostro movimento internazionale. Nato a Mainz
(Renania) nel 1873, seguì la professione di tipografo del padre
ma non le idee moderate e cattoliche.
A diciassette anni si affacciò alla socialdemocrazia per passare
quasi subito all'anarchismo e già nel 1892 dovette fuggire in
Francia prima e a Londra poi. Fu lì che entrò in contatto
con i compagni yddisch. Ne apprese la cultura e la lingua al punto che,
nel marzo 1903, venne affidata a lui, non ebreo, la direzione di
"Arbeter Fraint" l'organo dell'anarchismo ebraico in Gran Bretagna e
Francia. Da quelle pagine R. contribuì al superamento di
meccanicismi kropotkiniani, di suggestioni marxiste e di non pochi
steccati. Fu anche l'inizio di un grande impegno in campo sindacalista
e internazionalista: nel 1907 è con Malatesta e Shapiro nel
Bureau internazionale nominato al congresso di Amsterdam e sarà
accanto a Malatesta, una volta scoppiata la "grande" guerra, contro
tutti gli stati belligeranti, e, dopo la rivoluzione d'ottobre, contro
Lenin e compagni. Crollato l'impero tedesco tornò in Germania in
tempo per partecipare alla fondazione della Freie Arbeiter Union
Deutschlands (FAUD). Fu lui a scriverne la piattaforma programmatica in
senso nettamente federalista ed antibolscevico. Ma fu anche il momento
della repressione del generale Noltke che annientò la Comune di
Munchen e costò la vita a Landauer. Scampato a quel disastro R.
fu tra gli organizzatori del congresso che a Berlino fondò l'AIT
(dicembre 22-gennaio 23) e dell'AIT fu uno dei segretari.
Visse così in prima persona la lotta contro il comunismo
sovietico e il fascismo internazionale. Nel '33, con Hitler al potere,
fu costretto nuovamente all'esilio, questa volta raggiunse gli Stati
Uniti dove a partire dal '36 si prodigò in aiuto della Catalogna
rivoluzionaria.
Crollata anche la Spagna e scoppiato il secondo conflitto mondiale, R.
questa volta, si schierò e sostenne le potenze alleate contro il
nazifascismo.
Scelta che gli mise contro gran parte del movimento, in pratica si
trovò accanto solo i nostri Aldino Felicani di "Controcorrente",
Virgilio Gozzoli e Tintino Rasi di "Chanteclair", anch'essi rifugiati
in America.
Crollato il nazifascismo tornò in Germania dove, malgrado fosse
scettico sulla situazione (pensava che ci sarebbe voluta almeno una
generazione per estirpare dalla sua gente il veleno nazista) dette mano
alla costituzione di una Federazione libertaria sulle ceneri della FAUD.
A metà anni '50 tornò negli States per finire i suoi giorni nella "colonia Mohigan".
Molti gli studi e gli scritti che ha lasciato; in italiano abbiamo, tra
gli altri, la sua opera più famosa "Nazionalismo e cultura" che
analizza il nesso tra religione e stato, tra stato e la sua particolare
religione: il nazionalismo, nonché lo scontro tra questi
elementi e la loro antitesi cioè la cultura. Apparso a
Barcellona durante la rivoluzione, negli anni '60 fu tradotto a puntate
su "UN" da Gozzoli, e pubblicato in volume negli anni '70 dalle
edizioni L'Antistato.
Da segnalare anche nel 1982 "Pionieri della Libertà",sempre per
le edizioni L'Antistato, un saggio apparso nel '49 che aveva aperto la
strada allo studio delle idee libertarie statunitensi autoctone e non
importate dalle grandi immigrazioni proletarie.
Nel 1996 è l'Archivio Famiglia Berneri ad editare "Artisti e ribelli, scritti letarari e sociali".
Recentemente (2006) la meritoria Edizione Spartaco di S.Maria Capua
Vetere ne ha pubblicato a cura di P. Di Paola, "Sindrome da filo
spinato. Rapporto di un tedesco internato a Londra (1914-1918)".
GDL