Non è rituale che nei
ricordi dei compagni e delle compagne decedute si renda omaggio a
compagni marxisti ma per Marco Melotti ci siamo sentiti di fare
un'eccezione. Così abbiamo pensato di utilizzare il ricordo
inviatoci da Roberto Massari per rendere omaggio ad un compagno
"diverso" da noi ma che con noi ha lavorato sopra e sotto il selciato.
Walter Siri
Hasta siempre per Marco Melotti
Verso la mezzanotte di mercoledì 17, nella sua casa di
Trevignano dove si era trasferito a vivere, Marco Melotti ci ha
lasciato un po' più soli di come già eravamo. Un infarto
lo ha fatto tacere per sempre, ma non ha impedito una sua ultima risata
- come mi dice chi gli è stato vicino fino all'ultimo momento.
In quella risata davanti alla morte c'è molto del Marco che
abbiamo conosciuto.
Di anni 62 aveva vissuto con forte intensità i movimenti della
riscossa studentesca e operaia alla fine degli anni '60. Combattendo
con l'infermità alle gambe, era riuscito a partecipare
attivamente al movimento del '77, giocandovi un ruolo importante, in
nome di quell'autonomia operaia in cui ha sempre creduto, sino alla
fine.
Le sue idee sono state espresse in tanti articoli di giornali nati e
poi morti, in tante polemiche via Internet, ma soprattutto in
Vis-à-vis, gli 8 quaderni monumentali dei quali ho avuto
l'onore, come editore, di pubblicare gli ultimi 4, oltre al numero
unico dei Karletti di vis-à-vis.
Melotti ha continuato a credere nei princìpi teorici
dell'autonomia operaia anche quando i suoi principali esponenti li
hanno abbandonati per veleggiare verso altri lidi, per lo più
negatori di quei princìpi originari. E ha continuato a credere
che all'interno del patrimonio marxiano si potessero ancora trovare
risposte ai grandi quesiti del presente. Pur avendo una predisposizione
naturale per l'astrazione teorica, non si è mai separato dai
problemi concreti della lotta politica nel presente. Ricostruire
quell'itinerario politico non spetta comunque a me, che pure gli sono
stati molto vicino (con fasi alterne, dagli anni '80 in poi), ma spetta
a chi ha collaborato strettamente con lui.
Negli ultimi anni avevo sentito incrinarsi lo scetticismo che Marco
aveva nutrito inizialmente verso le battaglie politiche di Utopia
rossa, arrivando a dei calorosi complimenti per il libro su I
Forchettoni rossi e a un suo diretto impegno tra i promotori della
campagna astensionistica alle ultime elezioni. Firmò con noi
l'appello "Que se vayan todos!" e fu felice di aver dato a sua volta un
suo piccolo contributo per mandare a casa la sottocasta dei forchettoni
parlamentari. Negli ultimi mesi mi aveva mandato vari brevi messaggi
per sottolineare il suo consenso rispetto a determinate iniziative di
Utopia rossa, confermandomi poi anche a voce il suo totale accordo con
la nostra battaglia contro il carrozzone centrista: una battaglia che,
a onor del vero, Marco aveva condiviso anche nel passato, pur
conducendola a suo modo.
Perdiamo quindi un compagno pulito, potremmo dire integerrimo,
un'autentica anomalia nel panorama dei sessantenni italiani. Un
compagno che non ha mai concesso nemmeno il celebre ditino guevariano
all'imperialismo americano, russo o italiano che fosse, o al
togliattismo, all'ingraianismo, al bertinottismo o al centrismo
attuale. Uno che è riuscito a vivere per decenni nell'estrema
sinistra, senza mai prestarsi al gioco del "male minore" o del "fine
che giustifica i mezzi". Praticamente un'eccezione vistosa nel clima di
degenerazione dilagante della ex sinistra e della ex estrema sinistra.
Perdendo Marco, quindi, perdiamo un testimone, ma anche un protagonista
diretto della battaglia contro tale degenerazione.
Perdiamo un cervello, ma perdiamo anche un cuore. Un cuore grande e
generoso verso coloro che volta a volta potevano parergli degni di
stima, duro e inflessibile verso gli altri.
Marco era fiero d'essere "politicamente scorretto» e il suo non
fu un carattere facile. Anche per questo mi onoro di essergli stato
amico.
Hasta siempre, Marco
Roberto Massari
P.S. Marco verrà cremato, come da suo desiderio.