Dal 15 al 19 settembre scorso si è tenuta a Ginevra la
riunione del G17, un gruppo di lavoro della I.T.U. (Unione
Internazionale delle Telecomunicazioni), l’agenzia internazionale
dell’O.N.U. che definisce gli standard del settore (quella che ad
esempio decide i prefissi telefonici o l’attribuzione delle frequenze
radio). Questo gruppo sta discutendo attualmente dei problemi derivati
dagli attacchi che quotidianamente vengono portati ai sistemi di
comunicazione, principalmente ai computer che li gestiscono, e delle
contromisure da adottare.
Attualmente i sistemi utilizzati per la difesa sono essenzialmente di
due tipi: i “firewall†(muri di fuoco) che sono una sorta di palizzata
informatica che controlla gli accessi ad un computer o una rete e gli
“IDS†(Sistemi di identificazione delle intrusioni) che sono dei
programmi che controllano l’attività di un computer o di una
rete.
Questi sistemi sono soggetti a errori di programmazione o a problemi
tecnici, e sono sempre destinati col tempo ad essere superati da
soluzioni più moderne. Per questi motivi il Gruppo di lavoro ha
deciso di studiare delle nuove strategie per combattere il crimine
informatico.
Stando alle notizie filtrate (il lavoro del Gruppo è riservato),
è in discussione l’adozione di un sistema che, se diventasse uno
standard internazionale, permetterebbe l’identificazione dell’origine
di tutte le comunicazioni che avvengono tramite Internet. Attualmente
(vedi “Tor. Difendere la libertà di comunicazione†su UN n.12
del 6/4/08) è possibile usare Internet mantenendo un minimo di
riservatezza.
Se venisse adottata la proposta in discussione, la situazione
cambierebbe e sarebbe molto più difficile, forse del tutto
impossibile, conservare l’anonimato in Rete.
Non è un caso che i rappresentanti cinesi sono tra i principali
promotori di questa iniziativa, i governi dittatoriali (di destra,
sinistra o centro) sono sempre quelli maggiormente interessati al
controllo capillare delle comunicazioni dei loro malcapitati cittadini.
E non è neppure casuale che gli articoli su questo
argomento comparsi sui media italiani si siano dimenticati di
sottolineare che, da quasi cinque anni, chiunque entri in un internet
point della penisola deve essere identificato e schedato, proprio come
in Cina.
Inoltre, la normativa in vigore (il famigerato Decreto Pisanu) prevede
che venga tenuta traccia di tutte le comunicazioni che ogni giorno
facciamo.
Nel luglio scorso a Firenze, in un solo giorno, hanno chiuso ben 11
Internet Point che non avevano schedato i loro clienti; ovviamente
erano tutti gestiti e frequentati da immigrati (che spesso non hanno
documenti in regola), a dimostrazione del fatto che, con la scusa di
una misura contro il terrorismo internazionale, lo scopo principale di
norme del genere è l’aumento del controllo sociale.
Per contrastare questo stato di cose, che coinvolge un po’ tutti i
paesi, il prossimo 11 ottobre è stata lanciata, a livello
mondiale, una iniziativa dal nome “Libertà, non paura†che ha lo
scopo di protestare contro le leggi che prevedono l’archiviazione dei
dati relativi alle comunicazioni e contro gli altri strumenti di
sorveglianza sociale.
Su queste pagine web
http://wiki.vorratsdatenspeicherung.de/Freedom_Not_Fear_2008 ci sono le
informazioni sulle manifestazioni previste.
Nonostante i limiti politici di questa iniziativa sarebbe opportuno occuparsi maggiormente di queste tematiche.
Pepsy