Umanità Nova, n.31 del 5 ottobre 2008, anno 88

Anche l'O.N.U. ci spia


Dal 15 al 19 settembre scorso si è tenuta a Ginevra la riunione del G17, un gruppo di lavoro della I.T.U. (Unione Internazionale delle Telecomunicazioni), l’agenzia internazionale dell’O.N.U. che definisce gli standard del settore (quella che ad esempio decide i prefissi telefonici o l’attribuzione delle frequenze radio). Questo gruppo sta discutendo attualmente dei problemi derivati dagli attacchi che quotidianamente vengono portati ai sistemi di comunicazione, principalmente ai computer che li gestiscono, e delle contromisure da adottare.
Attualmente i sistemi utilizzati per la difesa sono essenzialmente di due tipi: i “firewall” (muri di fuoco) che sono una sorta di palizzata informatica che controlla gli accessi ad un computer o una rete e gli “IDS” (Sistemi di identificazione delle intrusioni) che sono dei programmi che controllano l’attività di un computer o di una rete.
Questi sistemi sono soggetti a errori di programmazione o a problemi tecnici, e sono sempre destinati col tempo ad essere superati da soluzioni più moderne. Per questi motivi il Gruppo di lavoro ha deciso di studiare delle nuove strategie per combattere il crimine informatico.
Stando alle notizie filtrate (il lavoro del Gruppo è riservato), è in discussione l’adozione di un sistema che, se diventasse uno standard internazionale, permetterebbe l’identificazione dell’origine di tutte le comunicazioni che avvengono tramite Internet. Attualmente (vedi “Tor. Difendere la libertà di comunicazione” su UN n.12 del 6/4/08) è possibile usare Internet mantenendo un minimo di riservatezza.
Se venisse adottata la proposta in discussione, la situazione cambierebbe e sarebbe molto più difficile, forse del tutto impossibile, conservare l’anonimato in Rete.
Non è un caso che i rappresentanti cinesi sono tra i principali promotori di questa iniziativa, i governi dittatoriali (di destra, sinistra o centro) sono sempre quelli maggiormente interessati al controllo capillare delle comunicazioni dei loro malcapitati cittadini.
 E non è neppure casuale che gli articoli su questo argomento comparsi sui media italiani si siano dimenticati di sottolineare che, da quasi cinque anni, chiunque entri in un internet point della penisola deve essere identificato e schedato, proprio come in Cina.
Inoltre, la normativa in vigore (il famigerato Decreto Pisanu) prevede che venga tenuta traccia di tutte le comunicazioni che ogni giorno facciamo.
Nel luglio scorso a Firenze, in un solo giorno, hanno chiuso ben 11 Internet Point che non avevano schedato i loro clienti; ovviamente erano tutti gestiti e frequentati da immigrati (che spesso non hanno documenti in regola), a dimostrazione del fatto che, con la scusa di una misura contro il terrorismo internazionale, lo scopo principale di norme del genere è l’aumento del controllo sociale.
Per contrastare questo stato di cose, che coinvolge un po’ tutti i paesi, il prossimo 11 ottobre è stata lanciata, a livello mondiale, una iniziativa dal nome “Libertà, non paura” che ha lo scopo di protestare contro le leggi che prevedono l’archiviazione dei dati relativi alle comunicazioni e contro gli altri strumenti di sorveglianza sociale.
Su queste pagine web http://wiki.vorratsdatenspeicherung.de/Freedom_Not_Fear_2008 ci sono le informazioni sulle manifestazioni previste.
Nonostante i limiti politici di questa iniziativa sarebbe opportuno occuparsi maggiormente di queste tematiche.

Pepsy


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