Lo chiamano ormai "il cimitero degli orrori". Si tratta del cimitero
di Mirteto, piccola frazione della provincia di Massa. Questo cimitero
è attrezzato di forno crematorio, l'unico nella provincia.
I primi scandali riguardanti questo cimitero iniziano circa due anni
fa, quando una vedova, certa di aver riconosciuto su un banco del
mercato dell'usato l'abito con il quale il marito defunto avrebbe
dovuto essere seppellito, chiede la riesumazione della salma e da
lì la verità. Era stato alleggerito del prezioso abito.
Da allora altri familiari, insospettiti richiedono la stessa procedura,
e si scopre così un grande traffico di "preziosi", comprese
casse da morto, scarpe, monili, ma quel che è peggio è
che spesso mancava il cadavere stesso.
Iniziano le prime indagini e partono le prime denunce. Dalle analisi di
alcune ceneri consegnate ai familiari dopo la cremazione del congiunto
si scopre che all'interno delle ampolle c'erano ceneri di tutto tranne
che del cadavere. Le indagini proseguono e i NAS dispongono vari
sopralluoghi all'interno del cimitero e da qui emergono le prime amare
verità: per risparmiare, quindi lucrare sul gas del forno
crematorio, i cadaveri destinati all'incenerimento venivano dapprima
ripuliti di tutto ciò che era commerciabile e poi chiusi in
sacchi della spazzatura e ammonticchiati qua e là.
Il cimitero viene messo sotto sequestro e vengono arrestati i primi
"responsabili": gli esecutori materiali nonchè i becchini, dopo
poco anche qualche dipendente comunale.
In seguito agli interrogatori fatti nei confronti di queste persone,
vengono ordinati degli scavi dai quali emergono decine e decine di
sacchi contenenti rifiuti speciali ospedalieri, destinati
all'incenerimento e contenenti tra l'altro arti amputati, aborti, feti
seppelliti grossolanamente a non più di mezzo metro sotto terra.
Un bel giro di quattrini se si pensa a quanto costa allo stato e quindi ai contribuenti lo smaltimento dei rifiuti ospedalieri.
Partono così i primi arresti eccellenti, una ventina. Fra questi
il dirigente della Euroservizi, la ditta che ha in appalto il forno
crematorio di Mirteto. Trattasi di Augusto Calzetta personaggio molto
conosciuto a Massa in quanto tenente dei carabinieri in pensione
nonchè dirigente di una nota agenzia investigativa di Massa;
uomo di grande carisma e notevole carriera.
Personalmente lo ricordo molto bene quando nell'ottobre del 1992, su
disposizione del sostituto procuratore Augusto Lama e coordinato dal
colonnello Petricca ha guidato le sue truppe nell'arresto del "gruppo
di fuoco", tre uomini e tre donne, me compresa, accusate di abbattere
tralicci in ogni dove a suon di dinamite ed avere stretti contatti con
Marco Camenisch arrestato pochi mesi prima.
Il tutto si era risolto come una bolla di sapone ma è costato
quindici giorni di duro carcere per i sei, e grandi elogi al tenente
Calzetta per il grande impegno contro il terrorismo dilagante nella
zona.
Oggi il tenente si trova di nuovo agli onori della cronaca, agli
arresti domiciliari per fatti spregevoli e macabri che possono far
intuire che scrupoli si può fare un uomo del genere pur di
intascare quattrini sulla "pelle degli altri".
Sarebbe stato sicuramente più dignitoso se avesse seguito il
consiglio dei "filo dada dell'Assemblea Permanente dei cittadini di
Massa e Carrara", che nel Maggio '93 hanno redatto e affisso un
manifesto che tanto lo ha fatto inviperire al punto di disporre una
perquisizione domiciliare (in quegli anni andava tanto di moda la
ricerca di armi ed esplosivi) in contemporanea nella mia abitazione,
quella di mia madre, quella di mio zio, in tipografia e in casa di
alcuni compagni in Versilia.
Il manifesto titolava L'OKKIO DEL TENENTE, e recitava così:
"Il tenente Kalzetta ha probabilmente preso una solenne cantonata
quando ha sequestrato del diserbante ad uno speleologo nell'ambito
dell'inchiesta sui tralicci (vedi Tirreno e Nazione maggio '93). Dove
però ha visto giusto è nel fatto che il diserbante
è comunque un materiale pericoloso e che opportunamente o
casualmente miscelato può esplodere e incendiarsi (vedi: Seveso,
Bophal, Priolo, Marghera, Basilea, Cencio e Massa Carrara agosto 1980,
marzo 1984 e luglio 1988).
Ecco perchè lo esortiamo a disinnescare quelle bombe al
diserbante esplosivo che sono ancora qui in zona Montedison-Farmoplant
e Rumianca Enichem.
Le sue skuadre possono divenire molto popolari se intervengono a fermare il massacro chimico, ad imporre la bonifica.
E poi lasciando correre la fantasia, potrebbe andare ad arrestare i
produttori e gli spacciatori di questi materiali esplodenti: Acna,
Montedison, Saipa, Rumianca, Caffaro, Enichem e altri in Italia; Rhone
Polene, Basf, Shell, Bayer ici, Hoechst, Union Corbide, Exxon, Texaco
ecc... nell'Europa Unificata e tutto il protettorato del Governo
Mondiale.
Se non lo fa....
... continueremo ad avere l'opinione di sempre sui CC e sui tenenti!"
Ruberti Raffaella