Con i lavoratori della INNSE, fabbrica metalmeccanica in via
Ribattino 50 (Milano), che di fronte alla comunicazione in data 31/5
della chiusura della attività non hanno esitato un attimo, dopo
aver eluso la sorveglianza di polizia, vigilantes e tirapiedi del
padrone ad entrare ed occupare lo stabilimento, proclamando l'assemblea
permanente.
Questa è stata la giusta risposta al padrone Silvano Genta che
aveva acquistato l'azienda due anni or sono dall'amministrazione
controllata, ottenendo sgravi e prezzi stracciati, impegnandosi per il
suo rilancio. Oggi, senza alcuna considerazione della
redditività produttiva che ha l'azienda e fregandosene del
destino dei lavoratori e delle loro famiglie, preferisce in collusione
con l'AIDES, la proprietà del terreno, privilegiare la
più redditizia via della speculazione edilizia sul territorio.
I 50 lavoratori (nel corso della lotta sono diventati 49 per la morte
di Giuseppe, stroncato da un infarto probabilmente causato dalla
situazione stressante) per ben 100 giorni hanno praticato
l'autogestione della produzione e dei servizi, autofinanziandosi la
mensa, presidiando la fabbrica giorno, notte e festivi.
Una risposta che ha pochi precedenti in questo periodo di generale
arretramento di fronte all'attacco padronale, di cedimenti dei
sindacati confederali la cui politica concertativa troppo spesso
incontra rassegnazione e produce sconfitte.
Solo un alto livello di coscienza e determinazione nella difesa dei
propri diritti ha reso possibile tale risposta da parte dei lavoratori
della INNSE.
Noi che indichiamo nell'espropriazione generalizzata dei mezzi di
produzione la condizione essenziale per realizzare l'autogestione da
parte dei lavoratori di una società liberata riteniamo molto
importanti queste forme di lotta e di resistenza.
Proprio per l'esempio pericoloso che la lotta dei lavoatori costituisce
per i padroni, la magistratura è intervenuta ed il gip ha
decretato lo sgombero degli occupanti, sgombero che la polizia ha
regolarmente eseguito all'alba del 17 settembre, smascherando tutta
l'ipocrisia del dettame costituzionale secondo cui "la repubblica
è fondata sul lavoro".
I lavoratori stanno continuando la lotta, senza mollare l'osso,
picchettando i cancelli per impedire lo smantellamento della fabbrica e
la relativa fuga delle attrezzature.
Invitiamo tutti i lavoratori a stringersi solidali in questa importante lotta, perché se loro perdono, perdiamo tutti.
Commissione Lavoro
della Federazione Anarchica Milanese