Il 17 ottobre vi sarà sciopero generale indetto da gran parte
dei sindacati alternativi, per l’esattezza Confederazione Cobas, CUB e
Sindacato dei Lavoratori Intercategoriale.
È bene, quando si parla di sciopero, avere chiaro qual’è
l’obiettivo generale di uno sciopero e quale quello, o quelli,
contingente/i.
Dal primo punto di vista, è evidente l’obiettivo tutto politico
che ci si propone. Rendere visibile un’opposizione sociale presente nel
paese, coordinarne le forze, indirizzarle su di una piattaforma
adeguata alle questioni al centro dello scontro sociale e sindacale.
Sebbene la piattaforma dello sciopero sia molto circolata, è opportuno riportarla:
“- forti aumenti per salari e pensioni, introduzione di un meccanismo
automatico di adeguamento salariale legato agli aumenti dei prezzi e
difesa della pensione pubblica
- rilancio del contratto nazionale
- difesa e potenziamento dei servizi pubblici, dei beni comuni, del
diritto a prestazioni sanitarie, del diritto alla casa e all’istruzione;
- abolizione delle leggi Treu e 30 - continuità del reddito e lotta alla precarietà lavorativa e sociale;
- sicurezza nei luoghi di lavoro e sanzioni penali per chi provoca infortuni gravi o mortali;
- lotta al razzismo che nega diritti uguali e scarica sui migranti il maggior peso sociale;
- restituire ai lavoratori il diritto di decidere: no alla pretesa
padronale di scegliere le organizzazioni con cui trattare - pari
diritti per tutte le organizzazioni dei lavoratori - difesa del diritto
di sciopero.â€
Come è assolutamente evidente, una piattaforma sindacale che
può apparire irrealistica visti i tempi che viviamo ma che, di
per sé, è se non moderata certamente ragionevole.
Con lo sciopero e le manifestazioni che si terranno a Milano e Roma si
propone quindi una piattaforma generale che distingue e distanzia il
sindacalismo alternativo non solo da CISL – UIL e UGL,
apertamente spalmate sulle proposte del governo e del padronato, ma
anche da una CGIL che, per evidenti motivi, cerca di porsi come base
sociale di un’opposizione parlamentare debole ed incapace di iniziativa
propria.
Lo sciopero, d’altro canto, si colloca in una fase sindacale e politica interessante, per usare un eufemismo.
Infatti sono aperte diverse ed importanti vertenze, ne ricordiamo solo alcune:
1. da un punto di vista generale, la trattativa sulla
riforma della contrattazione,. Una trattativa che vede la CGIL
attestata sul, pessimo, documento presentato prima dell’estate da
CGIL-CISL-UIL e CISL-UIL-UGL disponibili a lasciar perdere quel
documento per assumere come base di discussione quello di Confindustria;
2. i contratti del settore pubblico per i quali il
governo prevede di non investire risorse fresche, per un verso, e
propone di abolire i contratti stessi concedendo unilateralmente
l’indennità di vacanza contrattuale;
3. l’attacco frontale alla scuola pubblica che
comporta, in tre anni, il taglio di 150.000 posti di lavoro e che sta
suscitando, in una categoria tradizionalmente non troppo combattiva,
una mobilitazione di dimensioni che non si sono date da almeno otto
anni visto che l’ultima discesa in campo dei lavoratori della scuola
data all’inizio del 2000 quando fu battuto sul campo il concorso
indecente che il ministro Berlinguer voleva imporre agli insegnanti per
stratificarli.
Questo dopo la chiusura problematica delle vertenza Alitalia ed alle
prime mobilitazioni dei lavoratori immigrati, alla resistenza della
popolazione di Vicenza alla base militare, alle tensioni sociali
crescenti che attraversano il paese.
Una partita, insomma, complessa che non si chiuderà, con ogni
evidenza, il 17 ottobre e che, al contrario, in una fase di crisi
radicale del capitalismo internazionale, non potrà che
incrudirsi.
Si tratta, di conseguenza, di costruire un tessuto di relazioni fra le
singole lotte categoriali e locali per andare oltre le singole vertenze.
Questo in una situazione di obiettiva debolezza della sinistra
parlamentare, situazione che libera spazi ad una sinistra sociale vera
e radicale, ma anche di iniziativa forte della destra per conquistare
il consenso di ceti popolari intorno alla domanda, per l’essenziale
eterodiretta ma purtroppo efficace, di legge ed ordine.
Insomma, come sempre, sta a noi utilizzare questa scadenza come
passaggio strategico verso la costruzione di un conflitto sociale
adeguato all’ordine di problemi che stiamo affrontando.
Cosimo Scarinzi