Umanità Nova, n.32 del 12 ottobre 2008, anno 88

Un possibile passaggio strategico


Il 17 ottobre vi sarà sciopero generale indetto da gran parte dei sindacati alternativi, per l’esattezza Confederazione Cobas, CUB e Sindacato dei Lavoratori Intercategoriale.
È bene, quando si parla di sciopero, avere chiaro qual’è l’obiettivo generale di uno sciopero e quale quello, o quelli, contingente/i.
Dal primo punto di vista, è evidente l’obiettivo tutto politico che ci si propone. Rendere visibile un’opposizione sociale presente nel paese, coordinarne le forze, indirizzarle su di una piattaforma adeguata alle questioni al centro dello scontro sociale e sindacale.
Sebbene la piattaforma dello sciopero sia molto circolata, è opportuno riportarla:
“- forti aumenti per salari e pensioni, introduzione di un meccanismo automatico di adeguamento salariale legato agli aumenti dei prezzi e difesa della pensione pubblica
- rilancio del contratto nazionale
- difesa e potenziamento dei servizi pubblici, dei beni comuni, del diritto a prestazioni sanitarie, del diritto alla casa e all’istruzione;
- abolizione delle leggi Treu e 30 - continuità del reddito e lotta alla precarietà lavorativa e sociale;
- sicurezza nei luoghi di lavoro e sanzioni penali per chi provoca infortuni gravi o mortali;
- lotta al razzismo che nega diritti uguali e scarica sui migranti il maggior peso sociale;
- restituire ai lavoratori il diritto di decidere: no alla pretesa padronale di scegliere le organizzazioni con cui trattare - pari diritti per tutte le organizzazioni dei lavoratori - difesa del diritto di sciopero.”
Come è assolutamente evidente, una piattaforma sindacale che può apparire irrealistica visti i tempi che viviamo ma che, di per sé, è se non moderata certamente ragionevole.
Con lo sciopero e le manifestazioni che si terranno a Milano e Roma si propone quindi una piattaforma generale che distingue e distanzia il sindacalismo alternativo non solo da CISL – UIL  e UGL, apertamente spalmate sulle proposte del governo e del padronato, ma anche da una CGIL che, per evidenti motivi, cerca di porsi come base sociale di un’opposizione parlamentare debole ed incapace di iniziativa propria.
Lo sciopero, d’altro canto, si colloca in una fase sindacale e politica interessante, per usare un eufemismo.
Infatti sono aperte diverse ed importanti vertenze, ne ricordiamo solo alcune:
1.    da un punto di vista generale, la trattativa sulla riforma della contrattazione,. Una trattativa che vede la CGIL attestata sul, pessimo, documento presentato prima dell’estate da CGIL-CISL-UIL e CISL-UIL-UGL disponibili a lasciar perdere quel documento per assumere come base di discussione quello di Confindustria;
2.    i contratti del settore pubblico per i quali il governo prevede di non investire risorse fresche, per un verso, e propone di abolire i contratti stessi concedendo unilateralmente l’indennità di vacanza contrattuale;
3.    l’attacco frontale alla scuola pubblica che comporta, in tre anni, il taglio di 150.000 posti di lavoro e che sta suscitando, in una categoria tradizionalmente non troppo combattiva, una mobilitazione di dimensioni che non si sono date da almeno otto anni visto che l’ultima discesa in campo dei lavoratori della scuola data all’inizio del 2000 quando fu battuto sul campo il concorso indecente che il ministro Berlinguer voleva imporre agli insegnanti per stratificarli.
Questo dopo la chiusura problematica delle vertenza Alitalia ed alle prime mobilitazioni dei lavoratori immigrati, alla resistenza della popolazione di Vicenza alla base militare, alle tensioni sociali crescenti che attraversano il paese.
Una partita, insomma, complessa che non si chiuderà, con ogni evidenza, il 17 ottobre e che, al contrario, in una fase di crisi radicale del capitalismo internazionale, non potrà che incrudirsi.
Si tratta, di conseguenza, di costruire un tessuto di relazioni fra le singole lotte categoriali e locali per andare oltre le singole vertenze.
Questo in una situazione di obiettiva debolezza della sinistra parlamentare, situazione che libera spazi ad una sinistra sociale vera e radicale, ma anche di iniziativa forte della destra per conquistare il consenso di ceti popolari intorno alla domanda, per l’essenziale eterodiretta ma purtroppo efficace, di legge ed ordine.
Insomma, come sempre, sta a noi utilizzare questa scadenza come passaggio strategico verso la costruzione di un conflitto sociale adeguato all’ordine di problemi che stiamo affrontando.

Cosimo Scarinzi



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