Sabato 4 ottobre in piazza Garibaldi a Parma circa mille persone
hanno protestato sotto il comune in seguito alla vergognosa aggressione
di Emmanuel, un giovane ghanese di 22 anni, da parte della polizia
municipale. Verso le 17 il presidio, indetto dal comitato antirazzista,
e' diventato un corteo spontaneo con in testa un folto gruppo di
migranti che, striscioni alla mano, hanno sfilato davanti alla
prefettura fino a raggiungere il luogo dell'aggressione. La
mobilitazione ha anche denunciato il clima, legittimato e avvallato
dalle istituzioni, di impunità in cui operano le forze del
(dis)ordine. Risale alla metà di giugno, infatti, l'appoggio del
governo alla famigerata "Carta di Parma", documento in cui sindaci di
entrambi gli schieramenti politici auspicavano maggiori poteri per
sé in questioni di pubblica sicurezza oltre ad un potenziamento
dell'armamento dei vigili urbani.
Parma sta diventando un laboratorio di quelle che sono le nuove
politiche securitarie adottate in tutte le citta' medio/piccole
italiane. Dopo l'approvazione di questa "Carta" vi è stata una
notevole escalation di violenze ed abusi da parte di quest'ultimi. Ha
fatto il giro del mondo la foto della prostituta nigeriana accasciata
al pavimento di una cella di sicurezza del Comando della polizia
municipale di Parma: foto che mostra impietosamente la
disumanità con cui operano le forze dell'ordine.
Lo stesso Comando è stato testimone anche dei soprusi e delle
violenze subite da Emmanuel. Il giovane si trovava nei pressi del parco
dell'ex Eridania in attesa di entrare nel vicino ITIS dove frequenta
dei corsi serali quando è stato aggredito da 3 vigili in
borghese che, non identificandosi, hanno tentato di immobilizzarlo.
Spaventato, Emmanuel ha iniziato a correre ma è stato placcato
violentemente da altri 3 agenti in borghese che, immobilizzandolo a
terra, lo hanno colpito con calci e pugni su tutto il corpo.
Solo dopo essere stato caricato in auto a Emmanuel è stato
notificato lo stato di fermo. Al Comando inizia il secondo capitolo di
quello che sembra essere un racconto kafkiano: il giovane viene
completamente spogliato, picchiato e umiliato, il tutto sempre condito
da insulti razzisti. Viene più volte "invitato" a firmare il
verbale fino a che non vi è costretto con la forza. Viene
accusato, oltre che di resistenza all'arresto e rifiuto di mostrare un
documento di identità, anche di essere il "palo" di uno
spacciatore, accusa che non verrà poi formalizzata per totale
estraneità ai fatti. Non essendogli permesso di avvertire a
casa, i familiari giungeranno solo dopo 4 ore. Al padre che domandava
dell'occhio gonfio del figlio gli agenti risponderanno che il ragazzo
"è caduto". A concludere l'incubo la busta del verbale con
vergato, a penna, "Emmanuel negro".
A supporto del fatto che Parma si stia rivelando un laboratorio di
quelle che vorrebbero essere le politiche di "controllo e sicurezza" di
tutte le citta' medio piccole, possiamo aggiungere il fatto che uno
degli agenti che hanno picchiato Emmanuel, e' già sotto processo
per aggressione ai danni di un ragazzo che aveva preso le difese di un
venditore ambulante preso di mira dagli agenti stessi.
Questa è solo la più clamorosa delle "storie di ordinaria
follia" che sempre più stanno prendendo piede, sull'onda della
paranoia securitaria e xenofoba che tanto ricorda da vicino tristi
scenari del secolo scorso. E' di pochi giorni fa la notizia del
pestaggio di un venditore ambulante cinese da parte di un gruppo di
minorenni. Ma oltre a questi eclatanti episodi, il razzismo si
manifesta in molti altri modi, meno visibili, ma costanti: ed è
il razzismo di chi schiavizza la manodopera immigrata, di chi la tratta
come forma-merce, di chi la aliena e la disumanizza.
Jacopo e Bolo