Umanità Nova, n.32 del 12 ottobre 2008, anno 88

Laboratori di vergogna


Sabato 4 ottobre in piazza Garibaldi a Parma circa mille persone hanno protestato sotto il comune in seguito alla vergognosa aggressione di Emmanuel, un giovane ghanese di 22 anni, da parte della polizia municipale. Verso le 17 il presidio, indetto dal comitato antirazzista, e' diventato un corteo spontaneo con in testa un folto gruppo di migranti che, striscioni alla mano, hanno sfilato davanti alla prefettura fino a raggiungere il luogo dell'aggressione. La mobilitazione ha anche denunciato il clima, legittimato e avvallato dalle istituzioni, di impunità in cui operano le forze del (dis)ordine. Risale alla metà di giugno, infatti, l'appoggio del governo alla famigerata "Carta di Parma", documento in cui sindaci di entrambi gli schieramenti politici auspicavano maggiori poteri per sé in questioni di pubblica sicurezza oltre ad un potenziamento dell'armamento dei vigili urbani.
Parma sta diventando un laboratorio di quelle che sono le nuove politiche securitarie adottate in tutte le citta' medio/piccole italiane. Dopo l'approvazione di questa "Carta" vi è stata una notevole escalation di violenze ed abusi da parte di quest'ultimi. Ha fatto il giro del mondo la foto della prostituta nigeriana accasciata al pavimento di una cella di sicurezza del Comando della polizia municipale di Parma: foto che mostra impietosamente la disumanità con cui operano le forze dell'ordine.
Lo stesso Comando è stato testimone anche dei soprusi e delle violenze subite da Emmanuel. Il giovane si trovava nei pressi del parco dell'ex Eridania in attesa di entrare nel vicino ITIS dove frequenta dei corsi serali quando è stato aggredito da 3 vigili in borghese che, non identificandosi, hanno tentato di immobilizzarlo. Spaventato, Emmanuel ha iniziato a correre ma è stato placcato violentemente da altri 3 agenti in borghese che, immobilizzandolo a terra, lo hanno colpito con calci e pugni su tutto il corpo.
Solo dopo essere stato caricato in auto a Emmanuel è stato notificato lo stato di fermo. Al Comando inizia il secondo capitolo di quello che sembra essere un racconto kafkiano: il giovane viene completamente spogliato, picchiato e umiliato, il tutto sempre condito da insulti razzisti. Viene più volte "invitato" a firmare il verbale fino a che non vi è costretto con la forza. Viene accusato, oltre che di resistenza all'arresto e rifiuto di mostrare un documento di identità, anche di essere il "palo" di uno spacciatore, accusa che non verrà poi formalizzata per totale estraneità ai fatti. Non essendogli permesso di avvertire a casa, i familiari giungeranno solo dopo 4 ore. Al padre che domandava dell'occhio gonfio del figlio gli agenti risponderanno che il ragazzo "è caduto". A concludere l'incubo la busta del verbale con vergato, a penna, "Emmanuel negro".
A supporto del fatto che Parma si stia rivelando un laboratorio di quelle che vorrebbero essere le politiche di "controllo e sicurezza" di tutte le citta' medio piccole, possiamo aggiungere il fatto che uno degli agenti che hanno picchiato Emmanuel, e' già sotto processo per aggressione ai danni di un ragazzo che aveva preso le difese di un venditore ambulante preso di mira dagli agenti stessi.
Questa è solo la più clamorosa delle "storie di ordinaria follia" che sempre più stanno prendendo piede, sull'onda della paranoia securitaria e xenofoba che tanto ricorda da vicino tristi scenari del secolo scorso. E' di pochi giorni fa la notizia del pestaggio di un venditore ambulante cinese da parte di un gruppo di minorenni. Ma oltre a questi eclatanti episodi, il razzismo si manifesta in molti altri modi, meno visibili, ma costanti: ed è il razzismo di chi schiavizza la manodopera immigrata, di chi la tratta come forma-merce, di chi la aliena e la disumanizza.

Jacopo e Bolo



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