La "soluzione" del governo all'"emergenza rifiuti" è presto
detta: più di dieci tra discariche e cinque inceneritori di
enorme portata. Esattamente ciò che desiderava il "sistema"
politico, industriale, criminale e massonico alle prese, da alcuni
anni, con il problema di aver saturato il territorio tra Napoli e
Caserta con i rifiuti tossico-nocivi di mezza Europa. Restano a
disposizione solo gli spazi interni alle città, i parchi
naturali e le zone agricole, di difficile gestione per le ecomafie: il
decreto governativo di luglio ha "risolto" il problema, militarizzando
ogni zona scelta per discariche ed inceneritori, legalizzando il loro
uso per lo stoccaggio dei "rifiuti speciali" e rendendo segreto di
Stato la localizzazione dei luoghi di stoccaggio dei rifiuti
radioattivi. Il tutto dotando la regione di un numero di discariche ed
inceneritori assolutamente sproporzionato al fabbisogno locale, pronti
ad ospitare materiale da fuori regione.
Ovviamente la soluzione sarebbe tutt'altra, come chiedono a gran voce e
da lungo tempo le popolazioni campane: differenziata spinta, riciclo
dei rifiuti, drastica riduzione a monte dei rifiuti non riciclabili –
insomma la strategia "rifiuti zero" che, oltre a risolvere la questione
in maniera assai positiva, porterebbe numerosi posti di lavoro in una
regione che ne ha certo bisogno. Ma questo comporterebbe, per
l'economia capitalistica europea in generale, il problema di dover
smaltire i rifiuti tossico-nocivi a prezzi superiori e, per la
confindustria italiana, la perdita di un lucroso affare.
Le popolazioni locali, però, non ci stanno a questo gioco al
massacro: sanno bene di non potersi fidare dello Stato e che le
ecomafie sono le prime a caldeggiare la "soluzione" del governo,
perché, negli anni passati, anche prima della saturazione del
territorio cui si accennava, hanno trovato senza grosse
difficoltà il modo di sversare i rifiuti tossico-nocivi negli
spazi gestiti dalle istituzioni statali. In ogni caso, anche se
così non fosse, sanno benissimo che discariche ed inceneritori
porteranno ad un sempre maggiore aumento di quelle patologie che,
già adesso, sono a livelli intollerabili. Il sospetto, poi,
aumenta a dismisura quando le istituzioni rifiutano – nei fatti, di
là delle belle parole ad uso dei media – la soluzione "rifiuti
zero" da loro proposta, preferendo il manganello al dialogo, la
militarizzazione dei territori pur di non rinunciare al binomio
Discariche & Inceneritori.
Giungiamo così agli ultimi eventi: una manifestazione popolare a
Chiaiano – pacifica ed assai numerosa (5.000 persone secondo la
Questura, in realtà molto di più) – caricata durante la
trattativa per un'entrata simbolica di cinquanta persone nello spazio
del Parco di Chiaiano; ad Andretta, nell'avellinese, due giorni prima
di una manifestazione che doveva giungere ai limiti dell'area prescelta
dal governo per una discarica, la zona viene militarizzata, per di
più ben oltre i 32 ettari previsti.
In entrambi i casi, i comitati popolari non si sono fatti scoraggiare:
quelli napoletani (si è formato un comitato anche nella zona di
Napoli Est, dove è previsto un inceneritore) hanno organizzato
una "casseruolata" per accogliere l'arrivo di Berlusconi nella
città ed altre iniziative (in una delle quali ci sono stati
anche alcuni arresti "istituzionali"); quelli avellinesi hanno
confermato la manifestazione, che ha avuto un enorme successo.
Ora si tratta di creare una rete tra le diverse realtà, per
smontare il tentativo governativo del "Divide et Impera", nonché
prendere contatti con tutti gli altri movimenti della penisola. Il
resto d'Italia, purtroppo, non comprende la situazione della regione e,
soprattutto, che ciò che accade in Campania è una prova
generale per tutto il Belpaese. Prima o poi, la Campania non
basterà e, fin da adesso, lo sversamento dei rifiuti
tossico-nocivi si sta spostando in altre regioni (il Veneto in
particolare). Inoltre, la repressione attuale dei movimenti campani
è ciò che accadrà ad ogni altra opposizione contro
lo scempio dei territori e delle nostre vite.
Shevek dell'OACN-FAI