Il 30 settembre non è una giornata come tutte le altre per il quartiere Balduina di Roma.
In quel quartiere ogni anno si ricorda con amarezza un militante di
Lotta Continua, Walter Rossi, ucciso all'età di vent'anni nel
1977, mentre partecipava ad un volantinaggio antifascista. Il compagno
stava denunciando un tentato omicidio per mano fascista, quello della
diciannovenne Elena Pacinelli, colpita da tre proiettili in piazza Igea
la sera precedente. Mentre il gruppo dei compagni si trovava in Viale
Medaglie d'Oro, un blindato della polizia, che avanzava lentamente
verso i compagni, è stato utilizzato come scudo da un gruppo di
militanti fascisti per sparare diversi colpi d'arma da fuoco ed
uccidere Walter.
A trentuno anni dalla sua morte nulla sembra cambiato. Oggi come ieri
le aggressioni neofasciste si susseguono e rimangono impunite.
L'esercito marcia per le strade della capitale e la propaganda di
regime riesce a far crescere esponenzialmente un clima di intolleranza
e razzismo, soprattutto nei settori sociali più disagiati,
mentre il sindaco Alemanno, giustifica tutto questo con dichiarazioni,
con fatti e con un passato (ed un presente) da fascista e fa della
repressione e della violenza la sua arma di battaglia, riportando tutti
in un clima da ventennio.
Per questo martedì 30 settembre 2008 è stato qualcosa di più di una semplice commemorazione.
Sarà per la maggiore capacità che ha il nostro movimento
di mantenere la memoria storica che in Piazzale degli Eroi (da dove
è partito il corteo) si sono viste soprattutto bandiere
anarchiche. Oltretutto in uno dei palazzi circostanti la piazza da cui
è partito il corteo c'è la casa in cui ha abitato negli
ultimi anni della sua vita Errico Malatesta, "L'apostolo della
libertà”, come recita una lapide posta dai compagni, subito dopo
la liberazione, ”a perenne ricordo”.
Mentre la piazza si riempiva, il Gruppo C. Cafiero - FAI Roma, ha
ricordato a tutti, con una semplice cerimonia, la continuità nel
tempo della lotta per la libertà e contro il potere: i compagni
hanno posto una corona d'alloro firmata "gli anarchici” sulla targa.
L'altro ieri con il fascismo al potere e con un compagno che faceva
paura anche da morto, al punto da farne sorvegliare la tomba al
cimitero. Ieri con l'omicidio di Walter nel tentativo operato dai
fascisti di terrorizzare un movimento che in quegli anni rappresentava
una forte speranza d'emancipazione per gli sfruttati. Oggi con le
aggressioni contro immigrati, compagni, omosessuali, nel tentativo di
consolidare il potere padronale e clericale ai danni di chiunque appaia
diverso e ribelle.
In questo senso lo slogan sul nostro striscione "Fascisti servi dello
stato” vuole smascherare questi cani da guardia del potere che,
benché riescano ad aggregare presentandosi come alternativi ad
un potere sempre più inviso nella periferia cittadina, ne
costituiscono uno dei baluardi repressivi.
Il corteo è poi partito a rilento, in un'atmosfera molto tesa
con la presenza di alcune centinaia di compagni, e si è snodato
lungo Viale delle Medaglie d'Oro, dove ha raggiunto il luogo
dell'assassinio, nei pressi di un benzinaio. Lì, alla lapide di
Walter, i compagni hanno deposto un'altra corona d'alloro ed hanno
denunciato nuovamente le violenze fasciste e la complicità di
Stato nelle aggressioni di ieri e di oggi.
'gnazio
L'ultimo consiglio regionale riunitosi in seduta straordinaria ha
deciso di sospendere l'iter per la costruzione del Centro Oli che l'Eni
è intenzionato a costruire ad Ortona (sul caso si veda
http://no-centro-oli.blogspot.com). In seguito alle mobilitazioni
popolari e all'esame dei progetti sui provvedimenti a tutela della
costa teatina e sulla istituzione della riserva naturale, il consiglio
regionale ha votato alcuni emendamenti che sospendono, fino al 31
dicembre 2008, ogni rilascio di autorizzazioni a costruire nuovi
insediamenti industriali insalubri. Nel complesso però, dopo
mesi e mesi di iniziative di protesta e opposizione, la classe politica
abruzzese (ogni commento in merito è prevedibile scontato), non
prende posizioni chiare. Basti pensare che nel consiglio è stata
impedita la partecipazione cittadina. Il potere politico ha deciso che
il consiglio regionale si sarebbe dovuto svolgere a porte chiuse. Non
vogliono essere osservati né sentiti i nostri politicanti, che
probabilmente hanno molto di cui vergognarsi. Non è possibile
dunque abbassare la guardia, oggi meno che mai con una campagna
elettorale che sta entrando nel vivo. Qualunque argomento, infatti,
può essere usato come catalizzatore di voti, e tutti baderanno
bene dall'esprimere dichiarazioni politiche sul caso Centro Oli. Come
potrebbe una classe politica che vive per se stessa prendere una
posizione, quando, schierandosi a favore, perderebbe certamente molti
consensi, mentre prendendo una posizione contraria alla costruzione del
petrolchimico, si troverebbe di traverso i poteri forti? Ed allora, per
i politicanti nostrani, meglio sospendere ogni decisione, e, per il
loro tornaconto politico, meglio ancora tacere. Ma è bene che il
popolo abruzzese continui a farsi sentire. Proprio ora a maggior
ragione che una campagna elettorale, estremamente importante per la
"sopravvivenza" politica di alcuni personaggi, è in pieno
svolgimento. Invitiamo perciò tutti a partecipare all'assemblea
pubblica del 9 ottobre 2008, ore 18.30, presso lo Spazio Libero 51,
L'Aquila.
Edo
Da qualche tempo a Torino compaiono scritte contro gli alpini che
presidiano le strade, distinguendosi in operazioni quali la multa ad un
anziano suonatore di fisarmonica, il fermo di qualche tossico male in
arnese, il controllo delle carte degli immigrati. I poveri, gli
stranieri, i fuori regola sono costantemente nel mirino. La chiamano
sicurezza, dimentichi che la sicurezza, quella vera, quella fatta di
una vita decorosa per tutti, viene ogni giorno negata a tanti, troppi.
Se la questione sociale diviene questione di ordine pubblico, i
militari, specialisti di ordine pubblico nelle feroci "operazioni di
polizia internazionale" diventano una leva ben più che
propagandistica per assediare sempre di più i nostri quartieri,
le nostre vite.
Qualcuno non ci sta e negli ultimi tempi si sono moltiplicati di segnali di resistenza alla presenza dei militari nelle strade.
Leghisti e fascisti, fomentatori dell'orrore quotidiano, hanno invocato
provvedimenti contro i writer antimilitaristi ed antirazzisti,
annunciando una interpellanza al consiglio della circoscrizione 7.
Giovedì 2 ottobre era in programma la riunione del Consiglio
della settima Circoscrizione. Gli antirazzisti ed antimilitaristi non
potevano mancare. Un gruppetto molto ordinato si è presentato
nella sala del consiglio in corso Vercelli 15 sedendosi in prima fila.
Quando il leghista Zenga ha preso la parola è parso il momento
opportuno per segnalare la propria presenza: tutti in piedi hanno
aperto giubbotti e giacche mostrando magliette bianche con ciascuno una
lettera dell'alfabeto che componeva la scritta "Alpini via!". Un
antirazzista che sulla propria aveva il solito dito medio offerto al
ministro Maroni ha fatto un defilé tra i banchi.
I consiglieri hanno tentato di far finta di nulla, anche se un
socialista non ha resistito alla tentazione di fare una foto ricordo.
Alla fine uno di AN non è più riuscito a trattenersi ed
è filato fuori agitando il telefonino. Inutile chiedere chi
stesse chiamando. Gli antirazzisti hanno pensato che fosse venuto il
momento di abbandonare la trista compagnia e, dopo un defilé
collettivo, si sono allontanati indisturbati. Quello di AN era ancora
fuori con il suo telefonino.
Nel frattempo alcuni anonimi hanno tracciato sul marciapiede di fronte
all'ingresso della circoscrizione una scritta a lettere cubitali
"Alpini merde!".
Il 30 settembre la giunta comunale di Torino ha cambiato il
regolamento sulle armi in dotazione dei vigili urbani decidendo di
dargli spray irritante, manette, mazzetta segnaletica e sfollagente di
gomma. I vigili che si occupano di nomadi e di parcheggiatori abusivi
avranno in dotazione anche il tonfa. Ai rom e ai posteggiatori bisogna
suonarle di più.
La fame vien mangiando e i civich non si accontentano mai.
La fantasia va al potere e i vigili hanno studiato la loro ricetta contro la microcriminalità: i farmacisti.
Da mercoledì 1° ottobre – in 15 farmacie "pioniere" – sono
entrati in azione i signori in camice bianco: ogni settimana, facendo
tesoro delle "confidenze" dei loro clienti, redigeranno un rapporto
sulla loro zona. Nel mirino ladri e spacciatori, tossici e rom, poveri
e senza casa, mendicanti e bulli. I vigili monitoreranno a turno le
varie zone sulla base delle segnalazioni raccolte dai farmacisti.
Nulla di nuovo sotto il sole: dove non arrivano pattuglie, alpini e le
3000 telecamere "pubbliche" arriva l'orecchio discreto e gentilmente
inquisitore della spia di quartiere: nel ventennio c'erano i capo
fabbricato, oggi è il turno del dottore di farmacia.
La barbarie avanza. Nel silenzio, nell'indifferenza, nel plauso dei più.
Inutile dire delle mille piccole liti di cortile che verranno
sussurrate con sussiego e malcelata compiacenza alle orecchie del
Dottore, abituato per mestiere ad ascoltare dei mali – veri e finti –
dei propri clienti. Inutile dire che il bravo Dottore saprà
"filtrare" le informazioni sulla base di altri pettegolezzi.
La miseria quotidiana dei nostri condomini finirà sul taccuino
di un occhiuto vigile urbano. E non sarà il peggio.
Il disprezzo malcelato per l'immigrato del piano di sotto, la
diffidenza verso la ragazzina che chiede l'elemosina, il figlio del
vicino che lo sanno tutti che è tossico e ladro, il cane di
quell'altro che abbaia troppo ma nessuno lo dice a voce alta…
Tutti nel taccuino del farmacista che si farà garante di tante
"civili" vendette, megafono del razzismo montante, cassa di risonanza
della paura che si tinge dei colori dell'odio.
Difficile prevedere se una spia amica dietro il bancone delle aspirine
e delle creme antirughe farà diminuire il consumo di ansiolitici
tra i tanti paranoici che ci stanno intorno.
Un altro pezzetto di libertà che se ne va. Senza nemmeno bisogno
della polizia, perché quello che ci vien chiesto è di
divenire noi stessi, discreti, anonimi e vigliacchi delatori delle
miserie che abbiamo intorno, di quelle che noi stessi viviamo ogni
giorno. Il rancore che trova un obiettivo e un solerte dottore che lo
cura facendo elenchi sul suo taccuino.
Dal prossimo gennaio – se l'esperimento sarà riuscito –
verrà esteso a tutte le 280 farmacie di Torino. Ma qualsiasi
esperimento può fallire.
È partita una campagna di informazione e boicottaggio delle
farmacie dei pionieri della delazione. L'invito è a segnalare,
di persona o per telefono, che le spie non sono gradite.
R. Em.
1000 persone al convegno, 300 al veglionissimo rosso.
Si è concluso il convegno "Cucine dell'Utopista" in modo spumeggiante.
L'evento è stato preceduto da una serie di incontri con vari
gruppi sia a livello locale sia sul territorio nazionale, che hanno
permesso di concretizzare quella dimensione orizzontale e autogestita
che caratterizza da sempre gli eventi delle Cucine del Popolo.
Questo dato, aggiunto al grande afflusso di pubblico, alla
qualità degli interventi, alla dimensione conviviale dei momenti
vissuti e ad una cucina unica nel suo genere, ha garantito l'ottima
riuscita dei due giorni.
Tutto comincia il venerdì sera, come consuetudine prima dei
nostri convegni, con uno schioppettante rinfresco propiziatorio, un
momento conviviale riservato agli invitati, agli ospiti e ai
relatori per entrare pienamente in sintonia con l'evento, oltre
le frontiere della gastronomia perbenista, e affrontare così
l'affascinante mondo delle utopie che sono state e saranno nel presente
prossimo, è bene ripeterlo, il lievito dell'emancipazione.
Numeroso il pubblico che ha partecipato sabato alle ore 16.00 al
brindisi introdotto da Gianandrea Ferrari alla memoria del nostro
indimenticabile anarchenologo Gino Veronelli che ha "insegnato" al
mondo "il piacere della libertà e la libertà del piacere".
Dalle 16.30 interventi letterari in libertà: le esilaranti
performances degli scrittori Caliceti, Bertoldi e Nori, e un sole
benaugurate hanno coinvolto il pubblico in un pomeriggio difficilmente
dimenticabile preparando i giusti appetiti per la cena: gnocco,
affettati misti, grana di vacca rossa e buon lambrusco proibito
per tutti, quindi, per godersi al meglio il dopocena. Tanti compagni e
compagne si sono lasciati coinvolgere infatti dalle soavi note delle
canzoni storiche del movimento operaio ed anarchico riproposte da Mara
Redeghieri e da Lorenzo Valdesalici, per poi esaltarsi con l'
esibizione del cantautore Alessio Lega accompagnato da Rocco Marchi.
La domenica viene aperta dall'irrefrenabile propulsione di Gigi
Pascarella alle ore 12.00 sulla tensione utopica nelle cucine del
popolo, seguita dal magico pranzo preparato dal Barone Rosso della
Lunigiana, cuoco di fama internazionale, e dal suo instancabile staff.
Un piatto unico, povero, a base di cipolla, patate, limone, spezie
sconosciute e filetti d'aringa il tutto innaffiato da rhum, ripreso e
rielaborato da antichi ricettari della pirateria.
Dalle ore 15 inizia il vero e proprio convegno di studi storici con
l'intervento di Natalia Caprili e "la fame di Spartaco" contro i
romani; si passa poi a Daniele Barbieri e a "l'alimentazione della
fantascienza" e a Michela Zucca con la ricerca su "le ricette delle
streghe"; è stata letta la relazione di Luisa Cetti "New York,
1842: Piero Maroncelli e i Pik Nik falansteriani". A seguire la
performance di Alessio Lega "la cambusa dei pirati" caratterizzata
dall'accompagnamento musicale dell'artista; ci siamo poi spostati alla
mensa dei grandi geografi sociali francesi con Federico Ferretti, e
alla "tavola futurista" di Alberto Ciampi, per poi concludere con
Franco Schirone, "le mense dei confinanti antifascisti" e con Alfredo
Gonzales "la cuoca di Durruti".
Chiude il convegno il Veglionissimo Rosso, cena riproposta sulla base
di un menù socialista del 1902 a base di cappelletti in brodo e
in vino, bolliti e salse di campagna, zuppa inglese e buon lambrusco
rosso nero, con una poderosa partecipazione (tutto esaurito). Ma il
momento più significativo è stato raggiunto quando le
cuoche di Massenzatico, in presenza di una vera e propria ovazione di
applausi e ringraziamenti, hanno sfilato tra i tavoloni imbanditi del
Teatro Artigiano.
Ringraziamo tutti i relatori, Giorgio Sacchetti, i partecipanti,
e in particolar modo gli svizzeri, gli imolesi, i lunigiani, il nostro
fratello Alfredo Gonzalez da Madrid e i compagni e le compagne di
Massenzatico che per due giorni ci hanno fatto vivere l'utopia sognando
ad occhi aperti.
Saluti, sorellanza e fratellanza per tutti e a presto con il prossimo convegno internazionale in quel di Massenzatico.
Centro Studi Cucine del Popolo
Dal 2006 quando Ikea Italia srl vendette la sede di Brescia ad un
imprenditore privato le condizioni dei lavoratori. La ristrutturazione
ha colpito duramente l'organico di molti reparti. Le lavoratrici del
reparto accoglienza bambini hanno iniziato a subire la mancata
sostituzione del personale in maternità, le eccessive
flessibilità nei turni di lavoro e i gravosi aumenti dei carichi
di lavoro, nonché la drastica riduzione delle pause per la
soddisfazione dei bisogni fisiologici.
I tagli del personale hanno creato numerosi disservizi: code di
clienti, singoli lavoratori che devono coprire fino a tre linee di
distribuzione contemporaneamente, condizioni igieniche precarie. Nella
ristorazione e nelle zona casse è particolarmente avvertita la
mancanza di personale di scorta per le sostituzioni di ferie, malattie
e pause. Il reparto della consegna merci è addirittura stato
cancellato come reparto indipendente. Situazione persino peggiore nei
reparti del deposito e del magazzino merci, dove si lavora nel mancato
rispetto della legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, nella
violazione delle norme antinfortunistiche sulla movimentazione dei
carichi e nella mancanza o inadeguatezza della strumentazione adibita
alla movimentazione. Tutto ciò con la cogestione della CGIL.
Ikea Brescia ha iniziato ad affidare la gestione di alcune mansioni di
servizio a ditte appaltate, in maggioranza agenzie di lavoro interinali
e cooperative, creando una situazione di sfruttamento dei dipendenti e
di precariato assolutamente illegittima e intollerabile.
Abbiamo costruito nei mesi scorsi una piattaforma unitaria tra
lavoratrici e lavoratori di Ikea e delle ditte esternalizzate per
chiedere condizioni di lavoro dignitose, l'aumento dell'organico con
contratti a tempo indeterminato, un aumento medio di 200 euro biennali
nel contratto integrativo di Ikea. A stesso lavoro, stessa paga:
è la parola d'ordine che abbiamo costruito unitamente a questi
lavoratori.
Il primo settembre, nel passaggio da una società di lavoro
interinale ad un'altra, a sette lavoratori non è stato rinnovato
il contratto, nonostante le promesse. Lavoratori presenti in azienda da
anni, sfruttati con buste paga con oltre 200 ore lavorative
mensili per 1000 euro al mese, costretti a lavorare senza nessun
rispetto per le norme antinfortunistiche. I 7 lavoratori hanno deciso
di essere presenti davanti all'Ikea tutti i sabato e le domeniche sino
alla loro riassunzione e per dire basta allo sfruttamento e al
precariato. Abbiamo iniziato le mobilitazioni sabato 20 settembre e
continueremo a oltranza fino alla riassunzione. Forze del disordine,
hanno provato ad intimidire i lavoratori durante le iniziative, ma
senza alcun risultato. La CGIL ha proposto una anacronistica via
legale, tentando di smussare la determinazione dei lavoratori. Ma
questi hanno deciso unanimemente di proseguire nei presidi ad oltranza.
La mobilitazione permanente sta riscuotendo un buon successo anche
all'interno dell'azienda, dove si è iniziato a preparare uno
sciopero contro la ristrutturazione selvaggia e per condizioni
dignitose di lavoro. La solidarietà dei clienti è
evidente e molti decidono di boicottare Ikea. La lotta si sta
allargando ad altre realtà nazionali ed internazionali.
Invitiamo calorosamente tutti i a volantinare durante il week-end e ad
esporre striscioni fuori dai negozi Ikea nelle proprie città in
solidarietà ai lavoratori licenziati a Brescia. L'obbiettivo
della lotta non è solo la riassunzione dei lavoratori con
contratti a tempo determinato e con condizioni di lavoro dignitose,
quanto lottare contro il precariato con l'azione diretta dei lavoratori
autorganizzati. Una lotta che abbiamo la volontà di vincere.
Manuel