Umanità Nova, n.32 del 12 ottobre 2008, anno 88

"Siempre de pié y nunca de rodillas"


"Le rivoluzioni sono come i vulcani. Hanno i loro giorni di fiamme ed i loro anni di fumo" (V. Hugo)

Dopo 56 colpi di stato negli ultimi 70 anni, gli eventi della guerra del gas del 2003 marcarono un prima e un dopo nella politica boliviana: la città di El Alto, vecchia appendice di La Paz, situata a 4000 metri sull'altipiano andino, si alzò in armi e cacciò il presidente filoamericano Sanchez de Losada.
Una dimostrazione di forza che intendeva mettere in moto meccanismi di trasformazione sociale; 68 morti e centinaia di feriti furono un prezzo alto da pagare per la libertá e la giustizia sociale, per essere finalmente - come dicono gli alteñi -  "Siempre de pié y nunca de rodillas" (in ginocchio).
Sull'onda di queste mobilitazioni popolari nel dicembre 2005 è stato eletto presidente  Evo Morales, rappresentante indigeno del sindacato dei cocaleros e fondatore del MAS (Movimento al Socialismo), maremagnum di movimenti socali, sindacali e contadini indios. Il suo governo ha portato avanti alcune riforme come la parziale nazionalizzazione dei giacimenti di gas naturale, la creazione di una costituente, l'introduzione nel febbraio scorso di 200 bolivianos mensili (circa 18 euro) per i non abbienti che hanno raggiunto i 60 anni, il riconoscimento della dignità alle 36 diverse etnie che compongono il paese.
La Bolivia è divisa in tre grandi regioni geografiche; l'altipiano, le vallate fertili del centro del paese e le ampie pianure dell'oriente.
Nelle zone andine gran parte della popolazione vive in miseria e con una cronica mancanza di  scuole, ospedali e strade.
L'oriente ricco del paese invece, la cosidetta "Media Luna" è il motore economico della Bolivia: qui gli interessi statunitensi hanno favorito il consolidamento di un movimento separatista, attraverso l'agenzia di cooperazione Usaid che da anni investe soldi per consolidare i prefetti locali e i falangisti della "Union cruceñista juvenil".
Anche grazie a 120 milioni di dollari statunitensi le classi abbienti delle regioni più ricche di gas e petrolio  hanno indetto e vinto un referendum pro autonomia; ciononostante nel successivo referendum nazionale promosso da Evo Morales il 64% di votanti si è espresso in favore del governo. In questo quadro si sono scatenate le violenze da parte dei conservatori, tra le quali il massacro di Pando dell'11 e 12 settembre, quando squadroni della morte (dietro i quali secondo alcuni giornalisti boliviani sarebbe anche  un neofascista italiano, Marco Marino Diodato) legati a gruppi civici autonomisti hanno ucciso diciassette contadini indios che stavano andando a una dimostrazione di sostegno al presidente boliviano.
Da qui la successiva dichiarazione di stato d'assedio da parte del governo e i timori di guerra civile: decine di migliaia tra contadini, cocaleros e minatori sono mobilitati affinché la costituzione non venga modificata come vorrebbero i prefetti, ovvero in senso autonomista (con Parlamenti propri, potere legislativo e forze di polizia autonome).
Tra le altre richieste, i prefetti pretendono che il governo devolva loro i circa 200 milioni di dollari l'anno provenienti dalle tasse sugli idrocarburi.
Morales ha aperto i negoziati con i prefetti; ma se buona parte dei movimenti sociali supporta questa scelta, un'altra, che fa riferimento alla COB (Central Obrera Boliviana) è contraria alla negoziazione con le forze conservatrici e crede prioritario procedere con la completa nazionalizzazione delle risorse energetiche e con l'espropriazione dei latifondi dell'Est e delle pianure in modo da attuare una vera redistribuzione delle terre e un miglioramento sostanziale delle condizioni dei lavoratori.

Tirso, Nerio, Antonio




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