Anche i poco interessati a Internet si saranno imbattuti almeno una
volta nel termine “blog”: negli ultimi anni non c’è quasi
episodio di cronaca nel quale non compaia questa magica parola. Da un
blog è partita la campagna per la verità sulla morte di
Federico Aldrovandi e recentemente un blogger è stato condannato
per “pubblicazione clandestina”. Per non parlare poi degli innumerevoli
blog che sono o sarebbero curati da personaggi famosi.
Per i pochi che non lo sapessero, un blog non è altro che una
serie di pagine web usate sia come un diario personale tenuto in
pubblico, che come veicolo di informazione. I blog, di solito,
permettono a chi legge di commentare quanto viene pubblicato e questo
rende lo strumento particolarmente interessante anche per un uso
politico/collettivo oltre che individuale. Infatti, in molti paesi,
è dai blog che vengono diffuse le opinioni dei dissidenti.
Il successo di questo genere di mezzo di comunicazione è dovuto
principalmente al fatto che è facile da usare anche per chi di
computer e di Internet ci capisce poco. A questo va aggiunto l’enorme
interesse, economico, che questo genere di strumento ha suscitato in
tutte le imprese che fanno affari in Rete.
Oggi esistono numerosi siti web dove, di solito gratuitamente, è
possibile aprire il proprio blog e iniziare a pubblicare scritti, foto,
filmati. Come è ovvio questo strumento non viene messo a
disposizione disinteressatamente. I siti che forniscono gratis un blog
si rifanno economicamente attraverso la pubblicità, utilizzando
i dati personali dell’utente e dei visitatori per creare profili utili
nelle ricerche di marketing o usando i contenuti pubblicati per
campagne promozionali mirate.
Aprire un blog su siti del genere significa mettere quello che si
produce nelle mani dei padroni dei media che sono anche i proprietari
dei siti più noti. A questo va aggiunto che il materiale
pubblicato è soggetta alle regole imposte dal fornitore del
servizio e che la pubblicazione di cose sgradite viene punita con la
chiusura dello spazio e, nei casi peggiori, porta a problemi di tipo
giudiziario.
Da qualche anno, proprio per cercare di ovviare a molti di questi
inconvenienti, è attivo un servizio di blog diverso dagli altri:
http://noblogs.org
Le caratteristiche che rendono questo servizio unico nel suo genere
sono il fatto che i suoi gestori (http://inventati.org) cercano di
garantire, a chi tiene il blog e a chi lo legge, l’anonimato. Vale a
dire che nessuno chiede i dati personali a chi vuole usarlo e che non
viene conservata traccia, come invece avviene in tutti gli altri casi,
di chi visita o lascia un commento su quelle pagine. Chi gestisce il
servizio chiede ai suoi ospiti di “condividere i principi di
antifascismo, antirazzismo, antisessismo e non commercialità.” e
non sono ospitati blog “destinati ad attività (direttamente o
indirettamente) commerciali, al clero, ai partiti politici
istituzionali o comunque, in sintesi, a qualunque realtà che
disponga di altri potenti mezzi per veicolare i propri contenuti in
forma anonima.”
Questo servizio è oggi utilizzato da molte realtà di
“movimento”, sia a livello individuale che collettivo, e una parte
dell’informazione indipendente che attualmente circola sulla Rete trova
in noblogs uno strumento essenziale per la sua diffusione.
Pepsy