Umanità Nova, n.33 del 19 ottobre 2008, anno 88

Il futuro del mondo nel presente di Napoli?


«Non sono gli affari che i camorristi inseguono, sono gli affari che inseguono i camorristi».
Questa laconica e lapidaria sentenza estrapolata dall'ormai celeberrimo libro di Roberto Saviano – Gomorra  - è risultato essere, in parte, il filo conduttore dell'incontro svoltosi lo scorso giovedì nella sede del "Louise Michel" di Napoli con Maurizio Braucci, uno dei sei sceneggiatori dell'omonimo film. Un pretesto, è ovvio, che però ha consentito ai presenti di affrontare ed analizzare la situazione nel napoletano e nel sud dell'Italia, contraddistintasi da una campagna mediatica volta ad incitare una marcata ed asfissiante occupazione del territorio da parte dello Stato attraverso l'impiego dell'esercito. Perché quanto sta accadendo a Napoli e dintorni mostra non tanto una situazione di arretrato sviluppo dei meccanismi democratici di controllo sociale (la cosiddetta governance), quanto piuttosto una delle linee più avanzate del sistema di gestione del territorio e sottomissione della popolazione in cui il rapporto tra colonizzazione e criminalità appare sempre più la nuova dimensione del potere politico-economico delle democrazie occidentali. Ma andiamo con ordine.
L'incontro/chiacchierata con Maurizio Braucci, uno degli animatori della mensa dei bambini proletari dopo il terremoto che sconvolse Napoli nell'80, e tra i fondatori del centro sociale autogestito "Diego Armando Maradona" (nonché  autore di romanzi aventi per sfondo gli ambienti camorristici napoletani, di uno spettacolo teatrale e cosceneggiatore del film Gomorra), ha avuto come pretesto la critica che i compagni del Comidad hanno posto nei confronti del libro di Saviano, sottolineandone l'uso strumentale che lo Stato, il suo apparato militare e mediatico, ha fatto della sua opera al fine di avvalorare la tesi che a  Napoli e nel Sud Italia qualsiasi problema sociale sia connesso all'arretratezza, all'ignoranza e alla mancanza di un "senso dello Stato" da parte dei suoi abitanti. Ciò ha consentito di fare dell'emergenza criminalità il passe-partout per legittimare la militarizzazione del territorio come risoluzione a tutti i mali – monnezza compresa – e a soddisfare il "bisogno di legalità" espresso ed invocato dai napoletani.
Lo dimostrano i recenti avvenimenti di Castel Volturno con la mattanza di sei extracomunitari, ghanesi, congolesi e nigeriani, ennesima riprova dell'incongruenza della narrazione mediatica. Questa nel rappresentare contemporaneamente l'onnipotenza dello Stato e della criminalità camorrista sul territorio casertano, ha palesato la possibile conciliazione di interessi contrapposti. Infatti, l'aver descritto i fatti in termini di scontro per la gestione dello spaccio della droga (peraltro immediatamente smentita dagli amici delle vittime con una manifestazione di protesta svoltasi nei giorni successivi) è servita come copertura per dar inizio ad un'operazione di bonifica ambientale del litorale domizio che vede coniugarsi gli affari economico-politici delle amministrazioni locali, dei loro azionisti di maggioranza (i palazzinari di turno) con gli interessi strategico-militari, connessi alla realizzazione della più grande base Nato nel Sud Italia. Per questo era necessario ripulire il territorio con la più alta densità di popolazione immigrata attraverso un'operazione eclatante, così da distrarre l'opinione pubblica dai reali obbiettivi del sistema di controllo e gestione politico-affaristico-militare.
Un sistema che, in tal modo, mostra di  risolvere la rigidità della forma democratica che attarda le decisioni da prendere, soprattutto in un contesto globalizzato in cui Russia e Cina danno prova di come si affrontano agevolmente le questioni dei diritti umani e civili: negandoli. Ecco allora comprendere anche il perché l'arretratezza del sistema bancario nazionale sembra reggere l'urto iniziale della crisi economica mondiale. Infatti da noi – come in Russia e in Cina –  la sfera affaristica non è basata principalmente sui derivati finanziari, ma è derivata finanziariamente dagli illeciti criminali. Gomorra docet?
Un'ipotesi questa che il dibattito fra i compagni presenti ha sicuramente favorito e che sarà foriera di ulteriori  e approfondite analisi volte ad osservare le nuove forme della colonizzazione politico-economica basata sull'intreccio fra sistema democratico e  affarismo criminale.

gianfranco marelli


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