Da quando, a metà dell'Ottocento, il Fucino – il maggiore
lago dell'Italia meridionale sino a quando la famiglia romana dei
Torlonia non si incaricò di prosciugarlo – ha restituito
all'esercizio dell'agricoltura quattordicimila ettari incastonati in
una corona di montagne, a quasi settecento metri sul livello del mare,
questa zona d'Abruzzo, sita a metà strada tra Roma a Pescara, ha
costituito una sorta di «laboratorio» ove sperimentare e
leggere le trasformazioni dei rapporti come delle forme moderne di
produzione.
In questa plaga meridionale si sono registrati, in forma tipica, gran
parte dei fenomeni che hanno interessato l'Italia agricola negli ultimi
centocinquant'anni. Si è partiti con un forte impulso alla
meccanizzazione, finalizzato alla produzione intensiva di derrate per i
mercati di Roma e di Napoli (accompagnato, curiosamente ma non troppo,
dall'instaurazione di un correlato soffocante sistema di controllo
sociale, parossisticamente descritto nelle opere di uno dei figli
più celebri di questa terra, Ignazio Silone). Si sono quindi
ammirati, ad inizio Novecento, notevoli tentativi di innestare, sulla
produzione agricola, intraprese industriali (zucchero, alcol, concimi),
con l'ausilio del capitale finanziario e della più avanzata
tecnologia italiana e straniera. Nel secondo dopoguerra, l'esplosiva
miscela di parcellizzazione degli affitti e repressione autarchica
vissuta sotto il fascismo ha naturalmente condotto tale comprensorio ad
essere destinatario dei provvedimenti elaborati per la «riforma
agraria». Con il progressivo declino del ruolo dell'agricoltura
si è quindi verificato a Fucino, unitamente ad una recrudescenza
del fenomeno migratorio, l'abbandono delle produzioni tipiche di
un'economia contadina di sussistenza e la riconversione verso generi di
maggior mercato (ortaggi, ed ora anche fiori).
In parallelo, per le sue peculiari caratteristiche morfologiche ed
orografiche, il comprensorio del Fucino ha vissuto, nel tempo, tutti i
mutamenti legati alla diversa concezione che si è avuta del
territorio e al suo utilizzo. Così, dopo un fallimentare
tentativo di trapianto assistito di fabbriche di media e piccola
dimensione attraverso la creazione di molteplici zone industriali e
artigianali (che hanno, tranne lodevoli eccezioni, solo deturpato il
territorio, per sovrammercato angariando di vincoli i piccoli
produttori locali), la successiva tappa è stata rappresentata
dall'avvento dell'eolico. Negli ultimi quindici anni, le balze dei
monti circostanti l'altopiano hanno assunto un pregio che nemmeno il
più ottimista dei proprietari avrebbe mai potuto sperare. La
scoperta della cosiddetta energia alternativa tratta dal vento ci ha
portato in dono un gran numero di pale, e scatenato una serie di
interessi ed appetiti che hanno letteralmente stravolto la tradizionale
lotta amministrativa e politica nei centri interessati, degrandola a
pessima commedia. Dove il certificato verde ha fagocitato senz'altro il
certificato elettorale.
Pochi mesi or sono han cominciato a circolare notizie sulla nuova
frontiera della modernità in procinto di approdare sulle sponde
del prosciugato lago di Fucino: la biomassa, ovvero la produzione di
elettricità attraverso la combustione – elegantemente definita
«termovalorizzazione» (termine in uso solo in Italia) – di
materiale (teoricamente) residuo delle produzioni agricole
nonché di apposite produzioni all'uopo realizzate, anche di
natura lignocellulosica e oleosa, unitamente agli scarti forestali (e
l'Ente Supremo sa cos'altro). Per dirla in maniera più piana, si
tratta di impianti alimentati da biomasse e biogas derivanti da
prodotti agricoli, di allevamento e forestali.
Cavallo di troia dei diversi insediamenti paventati, l'anno scorso, a
Fucino, è stata la sedicente riconversione dello zuccherificio
Sadam di Celano (gruppo Maccaferri), la cui chiusura ha in pratica
posto termine alla centenaria ed eccellente produzione della
barbabietola sull'altipiano, con ricadute occupazionali non
trascurabili, soprattutto nell'indotto (impossibilitato a fruire di
ammortizzatori sociali). Proprio mentre un'incredibile campagna
demagogico-politica e di stampa demoliva la possibilità che si
realizzasse, a Luco dei Marsi, un avanguardistico progetto di torcia al
plasma per il trattamento di rifiuti speciali, le stesse forze
politiche, lobby e associazioni di categoria degli agricoltori che tale
campagna avevano orchestrato in difesa dell'agricoltura fucense, hanno
sottoscritto di buon grado un accordo di riconversione dello
zuccherificio di Celano con il quale si disponevano i fondi stanziati a
livello centrale per tale operazione insediando un impianto... ad
Avezzano! Un termovalorizzatore di 32 megawatt, nel quale bruciare
270mila tonnellate di biomasse. Piuttosto impattante.
Caratteristica di quest'impianto è quella di avere, quale suo
proponente, PowerCrop srl, ovvero una società che, leggiamo sul
sito Seci (gruppo Maccaferri), «nasce dall'accordo con Actelios
S.p.A., società del Gruppo Falk, per lo sviluppo congiunto di
progetti legati alla riconversione di quattro zuccherifici dismessi da
Eridania Sadam a seguito della riforma comunitaria del settore
zucchero». Più prosaicamente, le cronache locali del
maggiore quotidiano abruzzese traducono scrivendo della
«PowerCrop, azienda dei gruppi Falck e Maccaferri» (Il
Centro, 19 settembre 2008). Ovvero, chi ha dismesso lo zuccherificio,
Sadam (gruppo Maccaferri), tenendosi peraltro ben stretta ed operativa
la centrale turbogas di Celano (Strada 14) che ne era il corollario,
entra anche nel business della biomassa, sia quale parte in causa
contraente della dismissione di una produzione efficientissima (la
barbabietola, la cui filiera, a livello nazionale «rappresentava
– si legge in una recente interrogazione parlamentare – una risorsa,
per occupazione diretta ed indotta, valutabile in 77000
unità») che come partner di fatto della società
chiamata a produrre nuova energia. Senza contare qualche probabile
amico in politica...
Il Martello del Fucino
Continua nel prossimo numero.
Per approfondire: http://www.site.it/le_testate/index.php?dir=site.it+BRIGANTI%2F