In questi ultimi numeri appaiono sul giornale riferimenti allo
sciopero indetto per il 17 ottobre da alcune sigle del sindacalismo di
base.
Per completezza d'informazione è importante che appaiano anche
le motivazioni di chi, in modo sofferto, quel giorno farà altre
scelte.
L'USI-AIT, la storica organizzazione anarcosindacalista, infatti
non aderisce allo sciopero del 17 ottobre, pur lasciando alle
sezioni piena libertà di azione.
I motivi di questa sofferta scelta sono diversi.
In primo luogo, la protesta contro una modalità d'indizione
ritenuta verticistica e non rispettosa di tutte le sigle sindacali di
base. È infatti accaduto che, a seguito del processo di
"unificazione" (per alcuni reale, per altri no) di RDB-CUB, Conf. Cobas
e SDL, queste sigle abbiano poi deciso di convocare il rituale sciopero
autunnale, ignorando bellamente USI, Unicobas e Slai Cobas. E questa
purtroppo non è una novità: anche l'anno scorso si
registrarono comportamenti discutibili nella fase d'indizione dello
sciopero autunnale, da parte soprattutto della sigla "più
grande", tanto che l'USI decise di scioperare lo stesso giorno, ma con
una propria piattaforma specifica rispetto a quella ufficiale.
Già il fatto che gli scioperi abbiano una cadenza "rituale"
è indicativa di un determinato modus operandi, più
vincolato ad esigenze di "visibilità", protagonismo di alcune
segreterie che a reali motivazioni di lotta e antagonismo sociale, che
invece avrebbero portato a percorsi unitari.
Ma tant'è, a tutto c'è un limite: tanti compagni iscritti
all'USI ritengono che tra sindacati di base vi debba essere pari
dignità, e che le istanze anarcosindacaliste e le pratiche
libertarie anche sul terreno del lavoro debbano essere oggetto di
totale rispetto: le nostre pratiche e idee non sono valide a giorni
alterni...
Purtroppo invece accade che i sindacati di base "più grandi" si
rapportino con gli altri allo stesso modo in cui i confederali si
rapportano con essi.
Un documento ufficiale emesso dalla Segreteria Nazionale USI sottolinea
altresì il pericolo che tali manovre forzate ed escludenti siano
finalizzate alla creazione di un blocco sindacale unico che "copra" in
un certo senso lo spazio politico lasciato libero dalle sconfitte
dei partiti della sinistra istituzionale: si spera che il timore di
questo spostamento sul piano istituzionale di parte del sindacalismo di
base si dimostri totalmente infondato.
Questa spaccatura è senz'altro grave: è la prima volta
che in un momento (lo sciopero) così importante sia sul piano
simbolico che su quello della lotta il fronte del sindacalismo di base
si divide su decisioni di vertice. Non scioperare è una scelta
sofferta, anche perché a livello locale sono tanti gli esempi di
reale collaborazione di classe, aldilà delle scelte dei propri
vertici.
A rischio di diventare impopolari (ma è una novità?),
stavolta l'USI, per dignità e coerenza, ha deciso ufficialmente
di non aderire. E comunque, sul piano della lotta, dopo il 17 ottobre,
c'è il 18, il 19, il 20, e così via…
Massi ilari