Umanità Nova, n.33 del 19 ottobre 2008, anno 88

Sciopero del 17 ottobre. Le ragioni dell'U.S.I.


In questi ultimi numeri appaiono sul giornale riferimenti allo sciopero indetto per il 17 ottobre da alcune sigle del sindacalismo di base.
Per completezza d'informazione è importante che appaiano anche le motivazioni di chi, in modo sofferto, quel giorno farà altre scelte.
L'USI-AIT, la storica organizzazione anarcosindacalista, infatti non  aderisce allo sciopero del 17 ottobre, pur lasciando alle sezioni piena  libertà di azione.
I motivi di questa sofferta scelta sono diversi.
In primo luogo, la protesta contro una modalità d'indizione ritenuta verticistica e non rispettosa di tutte le sigle sindacali di base. È infatti accaduto che, a seguito del processo di "unificazione" (per alcuni reale, per altri no) di RDB-CUB, Conf. Cobas e SDL, queste sigle abbiano poi deciso di convocare il rituale sciopero autunnale, ignorando bellamente USI, Unicobas e Slai Cobas. E questa purtroppo non è una novità: anche l'anno scorso si registrarono comportamenti discutibili nella fase d'indizione dello sciopero autunnale, da parte soprattutto della sigla "più grande", tanto che l'USI decise di scioperare lo stesso giorno, ma con una propria piattaforma specifica rispetto a quella ufficiale.
Già il fatto che gli scioperi abbiano una cadenza "rituale" è indicativa di un determinato modus operandi, più vincolato ad esigenze di "visibilità", protagonismo di alcune segreterie che a reali motivazioni di lotta e antagonismo sociale, che invece avrebbero portato a percorsi unitari.
Ma tant'è, a tutto c'è un limite: tanti compagni iscritti all'USI ritengono che tra sindacati di base vi debba essere pari dignità, e che le istanze anarcosindacaliste e le pratiche libertarie anche sul terreno del lavoro debbano essere oggetto di totale rispetto: le nostre pratiche e idee non sono valide a giorni alterni...
Purtroppo invece accade che i sindacati di base "più grandi" si rapportino con gli altri allo stesso modo in cui i confederali si rapportano con essi. 
Un documento ufficiale emesso dalla Segreteria Nazionale USI sottolinea altresì il pericolo che tali manovre forzate ed escludenti siano finalizzate alla creazione di un blocco sindacale unico che "copra" in un certo senso  lo spazio politico lasciato libero dalle sconfitte dei partiti della sinistra istituzionale: si spera che il timore di questo spostamento sul piano istituzionale di parte del sindacalismo di base si dimostri totalmente infondato.
Questa spaccatura è senz'altro grave: è la prima volta che in un momento (lo sciopero) così importante sia sul piano simbolico che su quello della lotta il fronte del sindacalismo di base si divide su decisioni di vertice. Non scioperare è una scelta sofferta, anche perché a livello locale sono tanti gli esempi di reale collaborazione di classe, aldilà delle scelte dei propri vertici.
A rischio di diventare impopolari (ma è una novità?), stavolta l'USI, per dignità e coerenza, ha deciso ufficialmente di non aderire. E comunque, sul piano della lotta, dopo il 17 ottobre, c'è il 18, il 19, il 20, e così via…

Massi ilari


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