Il 6 agosto è stata approvata la legge 133, una bella
finanziaria taglia e cuci (con più tagli che cuciture), con la
quale si pugnala al cuore uno degli ultimi focolai della resistenza
alla lobotomizzazione: l'istruzione pubblica.
Se è vero che l'obiettivo di ogni regime è farci smettere
di pensare, allora c'è davvero bisogno di aprire gli occhi
davanti a quello che è lo smantellamento vero e proprio della
cultura per la creazione di un'anti-cultura basata più sui
valori del mercato che sul pensiero.
Ma andiamo per gradi: oltre al maestro-padre-padrone unico, al
grembiulino d'ordinanza e agli altri specchietti per le allodole
seminati dalla cara ministra Gelmini, la 133 sancisce tagli netti a
vari settori pubblici, ma sono particolarmente preoccupanti i dati che
riguardano le università.
In questa legge sono stimate riduzioni del FFO (fondo per il
finanziamento ordinario delle università) per un totale di
1441,5 milioni di euro almeno fino al 2013 e una drastica riduzione del
personale con pensionamenti anticipati o licenziamenti.
Per quanto riguarda le riduzioni del FFO, non considerando il fatto che
ogni paese perlomeno civilizzato dovrebbe incentivare l'istruzione e
non distruggerla, ci sono almeno due conseguenze allarmanti.
La prima è che lo stato permetterà (per sopperire ai
tagli subiti) all'università pubblica di trasformarsi in
"fondazione" privata.
In questo modo le università che non accetteranno la
privatizzazione si troveranno senza soldi e senza possibilità di
garantire gli insegnamenti.
Insomma, quella dello sponsor diventerà una scelta obbligata per tutti e non a caso.
Perché la logica conseguenza sarà l'aumento delle tasse a
piacimento dell'università, visto che non esisterà
più un tetto massimo a tutela degli studenti che non si possono
permettere il lusso di studiare.
Questo progetto machiavellico porterà alla distruzione del
diritto fondamentale dell'istruzione per tutti, ad un modello da
college americano in cui per studiare o si vince una borsa di studio
per meriti sportivi o ci si possono permettere rette di 10-20.000 euro
l'anno.
Meno persone istruite non possono che giovare in un regime che si
insedia nella società della televisione e dell'apparenza; meno
persone che pensano sono meno ostacoli da aggirare per chi attraverso i
mass media crea mostri e si erge a difensore della nazione.
Quindi: meno coscienze critiche, meno lettori di libri, meno problemi.
La seconda conseguenza è l'entrata diretta nell'istruzione
dell'azienda che potrà (visto che finanzia!) dettare legge e
sponsorizzare liberamente la sua politica tramite gli studenti.
Non ci stupiremo davanti alla libera università coca cola, in cui gli ingegneri studiano nuove forme per le lattine.
Infine, i tagli al personale docente significherebbero chiedere ai
ricercatori di mantenere il ruolo degli insegnanti, con la stessa
retribuzione ma lavorando fuori dai compiti stabiliti dal loro
contratto (che prevede 60 ore di ricerca, e nessun obbligo
all'insegnamento).
L'unica soluzione sarebbe quella di sopprimere corsi d'insegnamento e
corsi di laurea, senza contare la precarizzazione di tanti lavoratori.
Pagare di più per sapere di meno?
Questa sembra la tendenza assunta dal governo Berlusconi, in perfetta
continuità con i governi precedenti: azzerare il cervello dei
più e dare la possibilità solo ad una ristretta minoranza
di accedere ad una istruzione avanzata.
La nuova classe dirigente ne uscirà sicuramente più
docile, ottusa e pronta a chinare il capo, genuflettersi e obbedire.
Chiaramente nessuno ne parla, per l' "opposizione" è certamente
più semplice continuare a battere il chiodo del grembiulino, per
i media ci sono questioni più importanti da affrontare.
Intanto stamani dentro la mia università sono comparsi tanti
banchetti colorati che mi invitavano ad aprire conti in banca, a
cambiare tariffa al cellulare, a comprare una determinata marca di
patatine e a radermi con un tale rasoio.
E mentre la mia università sta per chiudere i battenti per
mancanza di fondi tanti ragazzi si affollano davanti ai banchetti per
avere il proprio gadget...
"E' gratis, che fai, non lo prendi?"
Beh, godetevelo finché è gratis...
cecilia