Titolo: MIRACOLO A SANT'ANNA
Regia di Spike Lee.
I primi fotogrammi del film di Spike Lee "Miracolo a Sant'Anna"
ospitano un avviso a tutto schermo, dove si dice – per motivi
probabilmente legali – che la pellicola parla della strage avvenuta a
Sant'Anna di Stazzema ad opera dei nazisti il 12 Agosto del '44, che
nel film le cose si raccontano in un certo modo ma che in realtà
sono andate in modo totalmente diverso.
Terminati quei venti secondi di cartello cominciano le due ore e ventidue di film.
Chi scrive il film l'ha vissuto più o meno come segue (fermo
restando che invece sullo schermo scorreva tutt'altra storia).
Quattro soldati americani della 92°a divisione, un contingente di
soli afro-americani e ispanici, insomma neri, rimangono bloccati in un
paesino al di là di un fiume, oltre le linee nemiche, anche
grazie all'incapacità di un comandante cattivissimo e razzista,
chiaramente ispirato alla figura di Darth Vader. Siamo nella
Lucchesìa, visto che il fiume che i quattro riescono ad
attraversare è il Serchio, anche se poi questa certezza
verrà minata dall'accento degli indigeni che parlano quasi tutti
come Benigni. E dopo un inizio non male stile Salvate il soldato Ryan,
si prendono appunto i registri de La vita é bella. Asserragliati
sulle montagne, con i Tedeschi da una parte e i loro lenti commilitoni
inefficaci dall'altra, i quattro salvano la vita a un bambino che ha
visto – poi scopriremo - i genitori trucidati insieme a un'altra
cinquantina di paesani, ed è stato testimone della causa di
questo eccidio: il tradimento di un partigiano. Subito il più
grande e grosso dei quattro soldati, e anche il più scemo,
riesce ad addomesticare il bambino insegnandogli un linguaggio gestuale
basato su un codice a colpetti sul petto. Il bambino si affeziona a
questo "gigante di cioccolata" e non lo mollerà fino alla fine.
I quattro arrivano così nel paesino del bimbo e lì si
intrattengono con le simpatiche macchiette autoctone, tra i quali si
distinguono uno sfaccettatissimo fascistone, sua figlia ninfomane e un
mattacchione di comunista.
I quattro soldati da subito si mostrano molto buoni e sensibili, abili
poliglotti capaci d'improvvisare poesie non male, e di lanciarsi in
disquisizioni Agostiniano-cameratesche sull'esistenza di Dio (un
vangelo spiegato ai bambini, sicuro che Tolstoi apprezzerebbe!), latori
del messaggio antirazzista che i neri sono uguali ai bianchi, a parte
laddove serve! Nel frattempo un gruppo di partigiani torna in paese,
scambiandosi memorabili idee filosofico-esistenziali pregne di
sofisticati concetti politici ma volutamente camuffate da dialoghi alla
Peppone e Don Camillo, che tanto di fronte a dio siam tutti uguali. Tra
loro un traditore.
A questo punto, quando cominciamo a sospettare di aver sbagliato sala
(ma non eravamo venuti a vedere un film sulla strage di Sant'Anna? E
non era di Spike Lee?) arrivano le scene dell'eccidio. Pochi minuti in
cui una cinquantina di persone vengono trucidate brutalmente, tra cui
il prete che muore con in bocca le stesse parole di Gesú
moribondo, e una neonata infilzata dalla baionetta mentre piange
appoggiata alla tetta scultorea del cadavere materno.
Poi si torna ai veri temi del film e alle sue atmosfere da catechismo.
Il lieto fine è assicurato dall'intervento dall'alto di una
Condoleezza Rice ingaggiata dall'ex-bambino diventato un
plurimiliardario, in grado di pagare cash il caro prezzo della
libertà di un omicida.
Che il film é di Spike Lee lo si capisce da una scena: in un bar
della Luisiana avviene una lite spaventosa per questioni razziali. Una
delle poche sequenze, forse l'unica, in cui il regista – autore di
indiscussi capolavori, uno su tutti "Fa la cosa giusta" – riesce a
coinvolgere veramente. Tratto dal libro bestseller "Miracolo a
Sant'Anna" di James McBride, sceneggiato dallo stesso autore del libro,
musicato ininterrottamente e in modo didascalico, questo film mediocre
che non avrebbe alcun bisogno di un riferimento così specifico
come quello della strage di Sant'Anna di Stazzema, é al centro
di polemiche che gli conferiscono un qualche spessore e magari
aiuteranno la realizzazione del sequel: un western sulle Fosse
Ardeatine.
Antonio Morabito