Umanità Nova, n.34 del 26 ottobre 2008, anno 88

L'antifascismo dei fascisti


La nostra memoria è la nostra coerenza,
la nostra ragione, il nostro sentimento
e persino il nostro agire.
(Luis Buñuel)

La vecchia intuizione secondo cui più la democrazia si fascistizza, più i fascisti si democratizzano, sta trovando ormai piena conferma: dopo il neofascismo divenuto postfascismo, siamo giunti al paradosso dell'antifascismo fatto proprio da chi fino ad ieri lo combatteva.
Per questo può essere utile chiedere soccorso alla storia recente.
In qualche archivio della Rai è sicuramente conservata la registrazione di una vecchia Tribuna Politica, se il ricordo non inganna, risalente al 1972 in cui l'allora segretario del Movimento Sociale Italiano, Giorgio Almirante, rispose polemicamente ad un giornalista affermando di essere "antifascista" ed anzi "il primo antifascista d'Italia". Giorgio Almirante, al quale oggi s'intitolano persino strade, aveva alle spalle una significativa carriera sotto il segno del fascio, contrassegnata in particolare dal suo impegno come segretario di redazione de La difesa della razza su cui, tra l'altro, ebbe a scrivere che "in fatto di razzismo e antigiudaismo gli italiani non hanno avuto né avranno bisogno di andare a scuola da chicchessia". Firmatario quindi nel 1938 del Manifesto del Razzismo Italiano, durante la Repubblica di Salò fu capo di gabinetto del Ministero della cultura popolare e nel 1944 si rese responsabile di un bando repubblichino in cui si prometteva la fucilazione per "gli sbandati e gli appartenenti alle bande". Nel dopoguerra, era stato uno dei principali artefici della ripresa delle attività squadriste e della riorganizzazione neofascista (formalmente vietata dalla Costituzione), tanto da essere stato quasi ininterrottamente per un quarantennio il segretario del principale partito erede del ventennio mussoliniano e della Repubblica Sociale, l'Msi (1).
La sua dichiarazione di "antifascismo" provocò all'epoca un certo scalpore, ma anche ovvie proteste tra i nostalgici del littorio e i più oltranzisti dell'estrema destra. Da allora la tesi della "pacificazione nazionale" e dell'equiparazione morale dei partigiani e dei militi fascisti come ugualmente patrioti è stata portata avanti dalla destra in modo pressoché corale, proprio sulla falsariga almirantiana. Simile processo è stato comunque possibile anche grazie alla costante criminalizzazione della Resistenza e alla parallela indulgenza verso i crimini nazifascisti: operazione questa a cui si è perfettamente adattata la storia romanzata di Giampaolo Pansa. Questa pagina di storia serve per meglio inquadrare e comprendere le recenti professioni di "antifascismo" recitate da Gianfranco Fini che, tra l'altro, proprio Almirante designò come successore alla guida del Msi, poi divenuto Alleanza Nazionale e quindi oggi componente del PdL.

SE AVANZO SEGUITEMI...

Come è noto, nello scorso settembre, ormai nelle vesti di presidente della camera, Fini, ha avuto modo di ribadire alcuni punti fermi, scegliendo proprio il palco della festa "Atreju 08"organizzata dai giovanotti di Azione Giovani, nonostante un clima assai dissonante, tra esibizioni di saluti romani, libri di Evola, croci celtiche, magliette di Casa Pound ed un perdibile concerto della "Compagnia dell'Anello"(2). Titolo dell'happening: "Eccezionale per scelta", ed infatti Fini, che negli anni Ottanta era segretario del Fronte della Gioventù, non ha esitato ad avvertire i suoi ragazzi che "chi è democratico è antifascista...il fascismo fu dittatura...la destra politica e a maggior ragione i giovani devono senza ambiguità dire alto e forte che si riconoscono nei valori della Costituzione, come libertà, uguaglianza e solidarietà o giustizia sociale"(3).
Nei giorni successivi viene ribadito il concetto e si avvisa che i non-antifascisti sono fuori dal partito. Così i vari Alemanno e La Russa, che solo pochi giorni prima avevano "relativizzato" il fascismo e difeso l'onore dei combattenti di Salò, sono stati costretti a fare marcia indietro, seguiti da altri dirigenti di Alleanza Nazionale come Gasparri e Matteoli, costretti a proclamarsi anch'essi antifascisti davanti alle telecamere di una nota trasmissione satirica di Mediaset. Un mese dopo sempre La Russa affermerà anche di aver provato vergogna davanti ai cori dei camerati-ultrà della Nazionale di calcio in trasferta a Sofia, inneggianti proprio al duce; una presa di posizione non richiesta, ma forse utile per far dimenticare la foto in cui lo si vedeva prendere parte ad una commemorazione fascista in piazzale Loreto, a fianco di una gigantografia di Mussolini, nel non lontano 28 aprile del 1992 (4). Il camerata-sindaco Alemanno non ha però rinunciato a puntualizzare: "Sono antifascista ma anche anticomunista, ci tengo che insieme all'antifascismo nella Costituzione sia messo anche l'anticomunismo". Il senatore Andrea Augello ha invece superato tutti per allineamento col capo: ripete che il fascismo e l'antifascismo non esistono più, parlando di valori di una parte dell'antifascismo, codificati dalla nostra Costituzione, "nei quali ci riconosciamo pienamente e che furono rispettati e praticati anche dal vecchio Msi in quasi mezzo secolo di presenza in Parlamento".
I malumori non potevano mancare nella curva degli orfani di Salò: dall'imperversante nipote del duce al leghista Mario Borghezio dai noti trascorsi ordinovisti, dagli ex-combattenti della Rsi alla vedova di Almirante che forse a causa dell'età non ricorda più le parole pronunciate dal marito. Ma gli apprezzamenti e i consensi sono stati senz'altro più larghi, compreso quello di Luciano Violante (ieri Pci, poi Ds ed oggi Pd) che nel 1996 era stato accusato da sinistra di voler giustificare i "ragazzi di Salò"(5). Particolarmente contrariato il dirigente di Azione Giovani, Federico Iadicicco, che risponde "noi non possiamo essere, non vogliamo essere e non saremo mai antifascisti". D'altra parte appena pochi mesi prima, a Firenze, proprio A.G. aveva commemorato i cecchini repubblichini che nel 1944 avevano vilmente assassinato civili, insorti antifascisti e soldati alleati (6). A tutt'oggi, comunque, non risulta che Iadicicco abbia dato le dimissioni, sia stato espulso dal partito o abbia abbandonato la sua poltroncina di consigliere provinciale del PdL.

DIETRO IL SIPARIO TRICOLORE

La carriera politica di Fini, lo stesso che non molti anni fa ebbe a definire Mussolini come "più grande statista del secolo", è stata segnata da continui strappi politici e simbolici nei confronti della tradizionale eredità fascista: nel 1993 durante la sua campagna elettorale a sindaco di Roma si reca in pellegrinaggio alle Fosse Ardeatine; nel 1995 è protagonista della svolta post-missina di Fiuggi che vede la nascita di Alleanza nazionale; nel 1999 rende omaggio "ai tanti italiani deportati solo perché ebrei"; nel 2000 visita il lager di Auschwitz; nel 2002 chiede perdono "come italiano" per le leggi razziali del 1938 e nel 2003 si reca ufficialmente in Israele e visita il Museo dell'Olocausto a Gerusalemme, definendo il nazifascismo un "male assoluto". Appare quindi evidente che il suo progetto politico per la destra si colloca ormai dentro una visione "gollista", più modernamente conservatrice che reazionaria, e che i diversi passaggi politici che ha compiuto, oltre che legittimare il suo partito, hanno come evidente fine la propria candidatura quale successore di Berlusconi alla guida del PdL, prevenendo anche possibili obiezioni del Partito Popolare Europeo.
A questo assedio, Berlusconi e la sua dirigenza stanno rispondendo, con tattica sottile, su due piani contrapposti. Da un lato costringono di continuo ad ulteriori perdite d'identità Alleanza Nazionale, come testimoniano alcune dichiarazioni di esponenti di Forza Italia quali Dennis Verdini ("E' necessario che gli amici di Alleanza Nazionale capiscano che la strada segnata in questi anni da Forza Italia è l'unica giusta") e Renato Scajola ("La collocazione del Pdl non può essere che quella del centro. E non saremo mai la grande destra")(7). D'altro canto, mentre sottopone il partito di Fini ad una continua e lacerante abiura, Berlusconi non ha mai smesso di coltivare i suoi disinvolti rapporti con l'estrema destra, nel nome dell'anticomunismo e forte del fatto di non aver mai partecipato alle commemorazioni per il 25 Aprile, festa della Liberazione, di cui anche il suo fedele Baget Bozzo aveva auspicato l'abolizione. Infatti, il cavaliere, alla domanda dei giornalisti se si considerava pure lui antifascista ha ambiguamente risposto "io penso soltanto a lavorare per risolvere i problemi degli Italiani". Supportando e sponsorizzando i diversi esponenti e partitini dell'estrema destra, Berlusconi mira così ad indebolire sia Alleanza Nazionale, costretta a palesare posizioni sempre più moderate, sia il concorrente Fini, sempre meno digerito da quadri e militanti in crisi verticale. Attraverso questa lente vanno infatti letti il recupero nel PdL della Mussolini, passata attraverso le diverse fiamme tricolori, e il prossimo rientro della Santanchè prestata a La Destra di Storace; ma anche le varie alleanze elettorali con Fiamma Tricolore e anche Forza Nuova, il cui leader Roberto Fiore siede nel parlamento europeo proprio in virtù di un accordo col PdL (8). Anche in occasione della sua applaudita comparsata alla medesima festa di Azione Giovani, pochi giorni prima di Fini, Berlusconi si era prodotto nel solito avanspettacolo anticomunista, tra barzellette e battute a tema, regalando persino un elogio del gerarca Italo Balbo, già ras squadrista e governatore della Libia. Non casualmente, a fiancheggiare l'a-fascismo di Berlusconi, è uscito allo scoperto anche Marcello De Angelis, oggi deputato del PdL e direttore della rivista Area, con un passato nel cosiddetto spontaneismo armato: "Ero un post neofascista nel 1977, questa discussione non mi appassiona da almeno trent'anni (...) Sono stato in Terza Posizione, ma ora il massimo risultato è far parte di un partito, il PdL, che mette al centro l'Italia e il popolo italiano" (9).

ANTIDOTI ANTIFASCISTI

Avendo evidenziato il contesto, pesantemente condizionato dall'opportunismo e dal sensazionalismo, in cui vanno inquadrate certe dichiarazioni provenienti dalle diverse anime della destra, sarebbe rischioso ritenerle credibili; così come sarebbe però altrettanto pericoloso considerarle di esclusivo interesse per le destre nazionali. Anche a sinistra e in taluni ambienti resistenziali, infatti, non si è compresa l'effettiva ricaduta storico-politica delle dichiarazioni di Fini che ha potuto impunemente affermare: "il rispetto della persona è nella cultura di destra da almeno 70-80 anni" (10). D'altronde, come è stato osservato, "ben lungi dal voler ricostituire ordini del passato, le destre (...) agiscono con grande spregiudicatezza e abilità all'interno della pluralità e della complessità delle società di oggi" (11). Nel momento in cui un simile personaggio, tra l'altro autore assieme a Bossi dell'omonima legge anti-immigrazione, si professa antifascista, ci troviamo di fronte ad un ulteriore svuotamento di significato e portato storico dell'antifascismo militante. D'altra parte, questo apparente riposizionamento va di pari passo con un presunto "ammodernamento" della post-sinistra che afferma di considerare inattuale la lotta di classe, di non aver mai creduto al comunismo, di abbracciare la nonviolenza e di aver ripudiato ogni utopia sovversiva. Per smascherare l'antifascismo di facciata del leader di Alleanza Nazionale, risulta perciò decisivo che alla difesa della memoria dell'antifascismo si accompagni una conseguente azione contro le continue aggressioni nazifasciste, ma anche contro ogni forma di discriminazione (razzista, omofoba, sessista, classista). La necessità, in altre parole, di una pratica antifascista determinata, coerente e connessa all'opposizione sociale.

Archivio Antifa



1 Si veda il saggio di Pier Giuseppe Murgia, Il vento del Nord, recentemente riedito da Kaos edizioni.
2 Si veda l'articolo Braccia tese sul palco di Roma, Il manifesto, 14 settembre 2008.
3 Si veda l'articolo «La Rsi era dalla parte sbagliata», Il Sole-24 Ore, 14 settembre 2008; e  i diversi articoli pubblicati alla stessa data, nella pagina Primopiano, su Il Gazzettino.
4 Foto pubblicata sul Corriere della Sera, 10 ottobre 2008.
5 Si veda l'articolo Violante soddisfatto: «Leader onesto e leale. Il sindaco è in minoranza», Il manifesto, 14 settembre 2008.
6 Si veda l'articolo Firenze: i fascisti commemorano i fascisti, Umanità Nova, 7 settembre 2008.
7 Si vedano gli articoli: Ex missini in mezzo ai guai, le liti sulla storia sono un alibi; Alemanno e gli altri: la nostra storia nel PdL, Il manifesto, rispettivamente 18 e 19 settembre 2008.
8 Si veda l'articolo Forza nuova rabbiosa: «Vile, vergognati», Il manifesto,14 settembre 2008.
9 Si veda l'articolo Alemanno arretra «Anch'io ero a Fiuggi», Idem.
10 Si veda l'articolo A Milano Fini fa festa e prova la successione. Il suo popolo applaude, Il manifesto, 5 ottobre 2008.
11 Carlo Galli, Tutti i volti di una tradizione, la Repubblica, 13 maggio 2008.



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