Le durissime lotte sindacali che ai primi del '900 numerosi
emigranti dal Sud Italia dovettero sostenere negli USA contribuirono
alla formazione politica e culturale di un'intera generazione di
anarchici meridionali. Tornati in patria, costoro inaugurarono una
costante nella storia dell'anarchismo meridionale che, seppure
assopita, è giunta ai giorni nostri. Numerosi militanti, passati
da un'originaria infarinatura socialista all'anarchismo più
radicale (invertendo una tendenza del passato e smentendo un luogo
comune storiografico), decisero d'impiantare al ritorno, qualora non vi
fossero già, o irrobustirvi, dei gruppi anarchici. Emblematica
in tal senso la vicenda umana e politica di Roberto Elia. Nato a
Catanzaro il 29 luglio 1871, forte della sua professione di tipografo,
egli aveva aderito giovanissimo al partito socialista e collaborato al
giornale «Calabria Avanti». Ha 35 anni, nel 1906, quando
emigra in America. Qui si lega d'amicizia con Andrea Salsedo, Gaspare
Cannone, Michele Caminita, come lui tipografi e propagandisti
sindacali, che gravitano intorno alla redazione della "Cronaca
Sovversiva" di Luigi Galleani a Barre Vermont. Scopertosi anarchico,
Elia sarà per qualche tempo anche l'amministratore del giornale.
Alla fine della prima guerra mondiale, fonda con Salsedo la rivista
quindicinale "Il Domani", che si caratterizza per le sue posizioni
filo-bolsceviche, costretta a uscire clandestinamente con una nuova
testata, "L'Ordine", a causa della caccia spietata agli anarchici
italo-americani scatenata dal ministro della Giustizia, Mitchell
Palmer. Arrestato e torturato, poco ci manca che faccia la fine di
Salsedo, scaraventato in strada dal 14° piano del palazzo di
Giustizia il 3 maggio 1920. Il Comitato pro Vittime Politiche,
costituito da Carlo Tresca e Luigi Quintiliano, con la partecipazione
fino al loro arresto anche di Sacco e Vanzetti, ne ottiene il rilascio
ma non può impedirne la deportazione in Italia, dove giunge il
30 agosto 1920. Qui inizia la seconda fase della sua militanza
anarchica. Paolo Schicchi lo chiama, con Gaspare Cannone, alla
redazione del "Vespro Anarchico" di Palermo, ma poco tempo dopo egli
decide di dedicare tutte le sue energie (è già fortemente
minato nel fisico per le sevizie subite e la tubercolosi contratta in
America) alla ricostituzione del movimento anarchico calabrese. Pensa
innanzitutto alla fondazione di un nuovo giornale anarchico,
rispondente alle esigenze delle popolazioni di Calabria, sia nei temi
da affrontare che nel linguaggio da usare. Ne riceve l'incarico al
primo convegno anarchico calabrese, tenutosi a Reggio Calabria il 15
gennaio 1922, di cui è il principale organizzatore insieme a
Bruno Miséfari. Con lo stesso Miséfari, un mese dopo,
lancia la circolare per la pubblicazione di "Pane e libertà.
Organo per la diffusione dell'Ideale Anarchico in Calabria". Vi si
legge che il giornale condurrà "soprattutto una lotta tenace,
continua, incessante contro signorotti e funzionari" che il popolo
"vede e considera qual primo flagello delle sue povere case". Per
rispondere meglio allo scopo, il giornale avrebbe riportato "scritti
anche in dialetto calabrese". Il mancato aiuto finanziario dei compagni
del Nord Italia e d'America ritarda tuttavia la realizzazione del
progetto che avrà un avvio solo due anni più tardi, il 14
dicembre 1924, con la fondazione a Reggio Calabria de "L'Amico del
popolo", redatto da Miséfari con l'apporto di Nino Malara e di
Nino Napolitano. Roberto Elia, vessato e sorvegliato fino all'ultimo
dalla polizia, non vi compariva. Era infatti spirato l'11 giugno
precedente, a Napoli, nell'Ospedale di Santa Maria La Pace.
Natale Musarra
Con questo secondo pezzo, il primo
è stato dedicato al bolognese Attilio Diolaiti, apriamo uno
spazietto (3.500 battute) fisso dove compaia il profilo di compagni non
particolarmente conosciuti, ma attivi ed importanti nel mondo,
più o meno piccolo, in cui hanno vissuto. E' uno spazio che
può essere colmato solo da voi compagni che del vostro ambiente
avete notizie o ricordi: quindi mano alla penna.