Umanità Nova, n.35 del 2 novembre 2008, anno 88

Trento: basi si, ma tra morosi


"Basi sì, ma tra morosi" è una delle scritte che si leggono per le strade della città. Trento come Vicenza. La protesta contro la costruenda base militare di Matterello accomuna contadini e anarchici, il comitato di quartiere e il centro sociale "Bruno", Italia nostra e il pacifismo cattolico, tutti convinti che l'esercito rappresenti una realtà inutile, dannosa e pericolosa.
Inquadriamo innanzitutto la vicenda. Da anni si vocifera di una base militare da realizzare a Mattarello, sobborgo a sud di Trento. Da qualche mese l'ipotesi è diventata purtroppo una realtà. Un accordo fra Provincia (qui molto potente) e ministero della difesa ha previsto un notevole scambio di terreni: lo Stato cede alla Provincia gli spazi occupati dalle vecchie caserme (l'intenzione è quella di costruirvi il nuovo ospedale) e in cambio ottiene circa 30 ettari di terreno agricolo per la realizzazione di una base militare. Il progetto comprende una zona definita "sensibile" – cioè segreta – e un'altra con alloggi per i militari, sala convegni, cinema, campi sportivi. Pare invece definitivamente tramontata l'ipotesi di costruire un eliporto (ma vicino alla base vi è già l'aeroporto). Si prevede che la cittadella sarà occupata da 1.600 soldati con le famiglie. Negli anni il costo complessivo è lievitato dagli iniziali 65 milioni agli attuali 196 milioni di euro; e non è finita.
La base militare verrà realizzata in un terreno agricolo coltivato a vite e alberi da frutta che dà lavoro ad alcune decine di persone che in futuro rimarranno prive di risorse. Si deve aggiungere che la campagna si trova vicino al fiume Adige ed è particolarmente delicata sul piano idrogeologico tanto da essere frequentemente bisognosa di interventi di bonifica. Il rischio ambientale appare dunque notevole, aggravato dal fatto che i progettisti hanno deciso di alzare il terreno con un massiccio apporto di materiale. L'attuale sistema delle rogge per il drenaggio delle acque sarà totalmente sconvolto, con un prevedibile pericolo di allagamenti.
Lo sfregio ecologico e il consistente costo economico non hanno peraltro messo in secondo piano l'aspetto militare. Una presenza così massiccia di soldati viene infatti rifiutata da una popolazione che dedica tempo e impegno a promuovere la cultura della pace. Contro la base militare si sono schierati gli abitanti di Mattarello, associazioni ambientaliste e contadine, il centro sociale "Bruno" e il gruppo anarchico di Rovereto. La protesta è vissuta fra assemblee autoconvocate, volantinaggi, presidi, blocchi stradali, irruzioni durante le sedute dei consigli comunali e circoscrizionali. Più volte sono stati interrotti i primi lavori di sbancamento, con invasione della vicina statale del Brennero. Si contesta la militarizzazione della città legata al concetto di professionalizzazione dell'esercito e di nuovo modello di difesa, la segretezza che avvolge alcuni aspetti finora poco chiari (di che nazionalità saranno i militari? Quali armamenti saranno contenuti nella base?), il rischio di trasformare Trento in un bersaglio di azioni terroristiche e di rappresaglia, la totale assenza di partecipazione popolare nella scelta, la speculazione immobiliare sottesa allo scambio fra Stato e Provincia.
La mobilitazione ha subito trovato forti collegamenti con l'analoga contestazione alla base militare di Vicenza. "No Dal Molin" si è prontamente affiancato a "No Mattarello". Non solo: importanti contatti sono stati realizzati con i compagni che lottano contro la Tav in Piemonte (in Trentino Alto Adige è infatti in programma la costruzione del tunnel di base che cambierà il percorso della linea ferroviaria del Brennero, con i medesimi rischi che si corrono in val di Susa) e con quelli che – in tutta Italia – si oppongono alla realizzazione degli inceneritori (a nord di Trento ne sarà costruito uno che produrrà un grave inquinamento). Proteste che hanno in parte risvegliato una città solitamente addormentata dai soldi di cui dispone la Provincia autonoma e che si sono prontamente legate alle contestazioni promosse dagli studenti universitari contro i tagli decisi dal nefasto duo Tremonti-Gelmini. "No alla militarizzazione del territorio" è un obiettivo sempre più diffuso e radicato nel tessuto sociale cittadino.

Paolo

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