La privatizzazione non è la soluzione ma solo profitto per il
padrone. Tantissimi slogan riecheggiano, in questi giorni, nelle strade
e negli atenei in mobilitazione. Una protesta colorata e rumorosa che
viaggia come un'onda da nord a sud dello Stivale. Una dirompente
reazione ad un tentativo di smantellamento dei luoghi di pubblica
cultura, che è stata, erroneamente, sottovalutata dai padroni. A
nulla è servita la politicante retorica di chi raschia nel
barile dell'istruzione ogni qualvolta si cerchi qualche fondo per i
propri fallimentari investimenti. Questa volta nessuno è
riuscito ad annichilire un movimento salubre, autogestito ed
autorganizzato che autonomamente si è attivato quando ha capito
che aveva le forze per farlo. Quest'onda travolgente è fatta non
solo di studenti, ma anche di docenti, di ricercatori, di personale
ausiliario e di tutti coloro che ruotano intorno alla pubblica
conoscenza. E' questo che ha impedito ai giornali di deformare
l'informazione. L'informazione stessa ha scavalcato i media, che hanno
dovuto inseguire la notizia, che invece si era diffusa attraverso
l'altra informazione, quella fatta di persone, di passaparola, di
internet, di radio indipendenti e di giornali autofinanziati. La lotta,
che ha coinvolto ogni fascia di istruzione, dalle elementari alle
università, ha visto in queste ultime, chiaramente, una migliore
organizzazione di contro-informazione e di rivolta. Con i tagli
trasversali e con la possibilità di introduzione di privati
nelle università è divampata la preoccupazione di una
manipolazione del sapere e della strumentalizzazione della ricerca,
soprattutto scientifica. Si è venuto così a creare un
gruppo compatto all'interno di ogni singola facoltà, che si
muove in maniera totalmente indipendente, fuori e contro i partiti e
con metodologie orizzontali e assembleari. A Roma la prima
università a dare il via a questa protesta è stata la
Sapienza, l'ateneo più grande d'Europa, occupando il
dipartimento di Fisica. Infatti la notte tra il 21 e il 22 ottobre
alcuni studenti hanno deciso di dare un segnale forte incatenando il
dipartimento. Il giorno seguente, quando era previsto l'incontro con il
rettore Guarini e con il futuro "magnifico" rettore Frati (che
prenderà la carica a novembre), la partecipazione era
inaspettatamente molto significativa, con un numero di persone che
superava di molto la capienza di qualsiasi stanza. Dopo le deludenti
affermazioni dei massimi responsabili dell'ateneo, dal rettorato
è partito un corteo non autorizzato molto partecipato che ha
raggiunto la stazione Termini, dove molti studenti, tra cui alcuni
compagni del gruppo C. Cafiero della Federazione Anarchica, hanno
occupato diversi binari e distribuito volantini. Questo gesto ha dato
un'ampia visibilità al movimento che si è allargato a
macchia d'olio in tutti gli atenei di Roma. Molte facoltà di Tor
Vergata e Roma 3 hanno occupato diverse aule o interi dipartimenti e si
è creata una fitta rete comunicativa tra le stesse. Tutte si
sono presentate al corteo dei sindacati di base. Questa lotta dal basso
ha avuto un' eco importante e nelle facoltà si sono
creativamente organizzati momenti di cultura alternativa e di lotta
autogestita come lezioni nelle piazze, comunicazioni e pubbliche
assemblee. Le iniziative si susseguono molto velocemente e le decisioni
vengono prese a breve termine, visto che le situazioni sono in continuo
mutamento. Così, venerdì 24 ottobre, un'assemblea
d'ateneo si è trasformato in corteo non autorizzato ed ha
raggiunto l'Auditorium "Parco della Musica" di Roma, simbolo dello
sfarzo e megalomania comunale e della devastazione del territorio, dove
si stava svolgendo il Festival del Cinema. Gli studenti in rivolta si
sono seduti tra gli stand e il tappeto rosso, continuando a distribuire
volantini e cantando slogan di protesta. Ma questo è solo
l'inizio, le dittatoriali minacce di Berlusconi e le indicazioni
stragiste e vigliacche dell'ex presidente della Repubblica e senatore a
vita Francesco Cossiga non riusciranno a metter paura ad un movimento
convinto nelle idee e nella forma: si preannuncia un autunno molto
rovente.
'Gnazio
A Pisa l'Università è stata ancora sulle prime pagine
dei giornali locali, e non solo a causa delle proteste: in settimana
sono infatti arrivati degli ispettori ministeriali per controllare i
bilanci dell'ateneo. Questo dopo che a Siena era stato scoperto un
"buco" di diverse centinaia di milioni e che a Firenze avevano
dichiarato che, con i provvedimenti in arrivo, nel 2010 il fondo di
funzionamento ordinario non basterà a pagare gli stipendi.
Intanto sul versante della mobilitazione sono continuate le lezioni in
piazza, scuole elementari comprese, sotto la torre pendente e davanti
al comune, e sono diverse le medie superiori (più o meno)
occupate e molte altre quelle in agitazione. Ma negli ultimi giorni
l'attenzione di tutti era puntata a giovedì 23, data prevista
per il corteo cittadino che avrebbe dovuto dare la misura
dell'estensione e della forza della protesta in corso.
Già al concentramento, fissato alle ore 15, si è capito
immediatamente che non sarebbe stata una manifestazione come le altre e
infatti il corteo è partito solo dopo poche decine di minuti e
gli ultimi gruppi hanno lasciato la piazza dopo quasi un'ora.
Rinforzato anche da manifestanti arrivati dalle città più
vicine (Livorno, Viareggio, Lucca, Massa), il serpentone lungo quasi un
chilometro si è snodato nelle strade del centro e ha invaso i
lungarni. Ancora una volta hanno partecipato un po' tutti: studenti
universitari e medi, docenti, lavoratori precari e non, mamme con
bambini e semplici curiosi. A detta dei pisani più vecchi, un
corteo così numeroso non si vedeva in città da più
di venti anni.
Arrivati davanti alla Sapienza (la sede storica dell'Università
di Pisa) un consistente gruppo di manifestanti ha deciso di invaderla
simbolicamente, in risposta alle dichiarazioni bellicose del presidente
del consiglio, suscitando così qualche attrito - verbale - con
la parte del corteo che non era d'accordo sull'azione. Una assemblea in
piazza dei Cavalieri ha concluso la giornata non disturbata da polizia
e Carabinieri, presenti discretamente (ma in forze) e nascosti nelle
strade adiacenti la manifestazione.
La settimana è però finita con un altro genere di
"botto", quello di una bomba carta lanciata la sera di venerdì
24 nel cortile dello Spazio Antagonista "Newroz", e che solo per caso
non ha provocato danni.
Caotico-info
Da ormai una decina di giorni, non diversamente da quanto accade in
molte altre città, a Genova è in atto una mobilitazione
sul problema della scuola contro i provvedimenti Brunetta e Gelmini
nonché le norme "taglia-spese" della finanziaria Tremonti.
Il movimento è nato lentamente, ma è cresciuto di giorno
in giorno. Scioperi, assemblee, cortei hanno investito pressoché
tutte le scuole, dalle elementari all'università.
E' un movimento di lotta prettamente riformista che rivendica
finanziamenti e funzionalità dell'istruzione pubblica ai vari
livelli, ma ha caratteristiche nuove rispetto al passato.
In primo luogo il livello di massa delle mobilitazioni con decine di
migliaia di partecipanti ai vari cortei; in secondo luogo la
trasversalità della mobilitazione che ha raccolto maestri,
genitori, studenti medi superiori, studenti e docenti universitari,
precari della scuola e dell'università; infine l'assenza
pressoché totale degli apparati dei partiti e partitini di
sinistra: nessuna forza politica sembra in grado di egemonizzare e
nemmeno di controllare più di tanto quello che sta succedendo.
Abbiamo avuto una chiara riprova della spontaneità del movimento
il 17 ottobre, quando, in occasione dello sciopero generale del
sindacalismo di base e dunque in assenza quasi totale dei militanti
più attivi concentratisi a Roma e a Milano, un corteo
autorganizzato di quasi 5.000 tra studenti e precari ha percorso le vie
della città. E' stato un segnale importante per chi opera a
favore dell'autonomia della classe e delle lotte. Speriamo che ogni
velleità neo-burocratica, da qualsiasi parte provenga, sia
battuta sul nascere, ed è questo comunque l'obiettivo di una
necessaria battaglia politica. Altrimenti sappiamo già come
andrà a finire…
W.
Mecoledì c'è stata una riunione sindacale indetta per
discutere i decreti Gelmini/Berlusconi e la partecipazione allo
sciopero del 30 ottobre. Naturalmente, in diversi abbiamo contestato il
ritardo con cui è stato indetto questo sciopero, fatto "a babbo
morto", come giustamente ha detto un collega. Si è inoltre
insistito sulla necessità di continuare la mobilitazione dopo il
30 con azioni diverse e soprattutto cercando di coinvolgere i genitori
e le donne, che con la diminuzione del tempo scuola, vedranno
ulteriormente ridotta la possibilità di lavorare.
Mentre eravamo riuniti è arrivata una delegazione di studenti
delle superiori che ci hanno ragguagliato sulle loro iniziative e ci ha
invitato a partecipare alla manifestazione indetta per venerdì
24.
La manifestazione è andata molto bene. Hanno partecipato tutte
le scuole della città, con una presenza di oltre 2000 studenti
(secondo i giornali, ma probabilmente la stima è per difetto).
Le principali strade cittadine sono state bloccate per circa 4 ore e la
manifestazione si è conclusa con un sit in davanti al Comune.
L'organizzazione è stata nello stesso tempo efficiente e
creativa.
Tra gli striscioni e i cartelli ce n'erano alcuni molto simpatici; uno
diceva: "se la scuola privata è l'unica via, io vado per i
campi" e un altro: "se la cultura pesa, provate l'ignoranza". Poi
c'erano quelli più seri, come "l'ignoranza rende burattini" e
tanti altri.
AnnaMaria