Sabato 25 ottobre, come preannunciato, in un angolo di via
Torricelli, si è svolta l'iniziativa di "Pagine Contro la
Guerra" promossa dal Comitato Milanese Contro la Guerra che da due anni
è impegnato "per il ritiro di tutte le missini estere, per la
chiusura di tutte le basi, per la cancellazione delle spese militari".
Hanno partecipato con esposizione di libri, riviste e altri
documentazioni inerenti alle tematiche contro la guerra, il razzismo,
il fascismo ed altro ancora, con propri banchetti, oltre lo stesso
Comitato contro la guerra, la FAI milanese, il c.s. Vittoria, il c.s.
Transiti, c.s. Conchetta, il Comitato antirazzista, lo Slai Cobas e
Conf. Cobas, il Pcl, pagine marxiste, una presenza anche del Comitato
contro gli F 35 di Novara.
Il tema della giornata è stato centrato sulla situazione attuale
di Vicenza, con la presenza di un compagno del sindacalismo di base
(Cub) che ha messo in evidenza le difficoltà che sta
attraversando il movimento di lotta, dopo la fase istituzionalizzante
intrapresa dal "Presidio". A suo giudizio ha ritenuto un momento di
parziale risveglio quello della consultazione autogestita, che ha
testimoniato la forte opposizione alla base presente nella popolazione.
E' stata espressa una speranza generale nella ripresa della lotta di
fronte al proseguimento dei lavori della base militare.
Importante è stata la testimoniaza della compagna Maria del
comitato No Tav attraverso un intervento accalorato che, dopo aver
fatto la breve storia dello sviluppo di quel movimento e il tentativo
da tempo in atto per bloccarlo attraverso i "tavoli istituzionali", ha
dato comunicazione di una prossima importante iniziativa del movimento
stesso per il 6 dicembre. La data ricorda la pesante aggressione
poliziesca subita dal movimento di lotta No Tav.
E' già stata preannunciata la prossima iniziativa a Milano, a
breve distanza, di "Pagine Contro la Guerra" davanti alla piazzetta del
c.s. Transiti, anche come risposta allo sfratto contro l'Ambulatorio
Popolare, molto importante in particolare per l'assistenza medica che
offre agli immigrati senza permesso.
Enrico
Volantini razzisti con la scritta " .. via via dal nostro paese,
bastardi stranieri ah ah ah …" sono stati diffusi recentemente in
città. Alle parole qualcuno a fatto seguire i fatti: nella notte
fra lunedì e martedì (21 ottobre scorso) è stato
incendiato il phone center-internet point in via Protti, 13 e
c'è stato un ulteriore tentativo di incendio ad un altro
phone-center che funziona anche come money transfer. In entrambe i casi
il volantino suddetto è stato ritrovato sui luoghi degli
attentati.
Il Coordinamento Migranti di Bologna e Provincia ha emesso un
comunicato nel quale, tra l'altro, scrive : "A noi pare evidente che
qualcuno sta giocando col fuoco: c'è chi organizza in modo
sistematico raids contro i migranti bolognesi. Siamo di fronte a un
salto di qualità dinnanzi al quale ogni tentativo di sminuire la
gravità dei fatti, ogni silenzio, ogni mancata risposta è
colpevole."
Per rispondere a tutto questo ed alla canea razzista, il coordinamento
continua la sua lotta. Per esempio: "Intanto, contro l'apartheid
scolastico voluto da questo governo saremo venerdì 24 ottobre
alle 17.30 in Vicolo Bolognetti per l'assemblea del coordinamento delle
scuole elementari a spiegare le ragioni dei migranti."
La sottovalutazione dell'azione combinata degli squadristi, dei
politici, del governo è, oggi più che mai,
complicità colpevole.
redb
Lunedì 20 ottobre si è tenuto presso lo Spazioibero51
dell'Aquila un secondo incontro tra studenti, precari, lavoratori e
attivisti del sindacalismo di base sulla questione "sanitopoli". L'idea
è di costituire quanto prima nelle cittadine abruzzesi comitati
popolari territoriali ed intraprendere un percorso di lotta unitario,
una vera opposizione a tutti quei comitati d'affari intenzionati a
distruggere un'idea di salute rispondente al benessere fisico,
psichico, emotivo e sociale della persona; intenzionati solo a
mercificare la salute e il benessere, un diritto che dovrebbe essere
pubblico, universale, umano, a misura d'uomo e di donna, rispettoso del
fabbisogno di cure dell'intera collettività. Perché le
strutture sanitarie, così come tutti i servizi sociali, devono
essere gestite e controllate direttamente dai lavoratori stessi e dai
cittadini che vivono sul territorio; perché tra questi, gli
utenti, e la collettività deve essere sempre vivo l'interesse
sulla qualità delle prestazioni erogate. Perché l'accesso
ai sistemi socio-sanitari deve avere carattere universale, per tutta la
popolazione, senza distinzione di reddito o di cittadinanza; deve
essere gratuito, improntato non sulla logica del profitto, ma su quella
della solidarietà collettiva; generalizzato ed esaustivo di
tutto il fabbisogno della collettività, dalla prevenzione negli
ambienti di vita e di lavoro alla cura e riabilitazione; deve essere
umano, rispettoso della dignità e del benessere fisico, psichico
e emotivo degli utenti e dei lavoratori. Scegliamo la partecipazione
contro l'autoritarismo, la solidarietà contro l'isolamento, la
cooperazione alla competizione, il mutuo appoggio al libero mercato. Le
mobilitazioni e le azioni in difesa di tutti i settori della vita
pubblica, il sostegno all'autonomia organizzativa dei gruppi in ogni
area della vita sociale, il supporto all'auto-organizzazione nelle
lotte, sono strade da percorrere, perché portano inevitabilmente
alla creazione di reti in grado di dare una nuova direzione
all'organizzazione e alla gestione della vita sociale. Se la
società è una vasta rete di connessioni di lavoro
cooperativo, allora questa rete di cooperazione può essere il
punto di partenza, anche solo un punto di partenza per spezzare i
vincoli della coercizione, dell'autoritarismo e dello sfruttamento.
È in questa rete di lavoro cooperativo, che contempla milioni di
azioni quotidiane, che si trovano le basi reali della vita sociale.
edo
In via Garibaldi 26 c'è la farmacia Bosio. Nobile ingresso,
testone di Galeno con tanto di scritta in greco, bei lampadari. La
Bosio è una delle 15 farmaspie pioniere, dove dal 1° ottobre
si raccolgono le informazioni su poveri, mendicanti, rom, posteggiatori
abusivi, senza casa. L'accordo tra Comune e Rete delle farmacie prevede
una prima fase sperimentale di tre mesi e poi l'estensione della
pratica del farmacista spia alle altre 280 farmacie.
Un bell'esperimento di delazione anonima di massa mascherata da
servizio agli anziani. In un primo momento i farmacisti si sono
dichiarati entusiasti, presentandosi a La Stampa e ad Epolis come
ultima trincea contro la criminalità.
Da qualche tempo sono meno sicuri di se, minimizzano, negano
l'evidenza, cercano di cambiare le carte già smazzate in tavola.
I volantini, manifesti e comunicati di denuncia, nonché le
chiamate indignate di numerosi cittadini sono state il segnale di un
disagio diffuso di fronte ad un esperimento di controllo sociale che
ricorda da vicino le pratiche della dittatura fascista.
Nel pomeriggio del 23 ottobre un gruppetto di antirazzisti si è
radunato di fronte alla farmacia Bosio, aprendo uno striscione
"boicotta le farmacie spia", facendo interventi dal megafono e
distribuendo un volantino che riportiamo sotto.
Nonostante le irritate proteste della farmacista i passanti si
fermavano curiosi, chiedevano informazioni, e spesso esprimevano la
loro indignazione.
Un piccolo segnale di rivolta contro la cappa ossessiva di controllo cui siamo quotidianamente sottoposti.
Spropositata la reazione della polizia che in pochi minuti ha adunato
nella via una quindicina di agenti della Digos mentre una camionetta
dell'antisommossa stazionava nella limitrofa piazza Arbarello.
La campagna contro le farmaspie continua…
R. Em.
In piazza Sabotino, nel cuore del quartiere S. Paolo, da circa due
settimane c'è "Casa Africa", un'occupazione abitativa fatta da
oltre un centinaio di profughi e rifugiati dal corno d'Africa.
Gli occupanti, sostenuti da un comitato di solidarietà
costituito prevalentemente da militanti dei centri sociali Gabrio e
Askatasuna, il 25 ottobre sono scesi in strada per un presidio davanti
alla loro nuova casa. Una cinquantina di metri più in là,
all'imbocco del mercato di via Di Nanni, stavano una ventina di
militanti della Lega Nord, tra cui Borghezio, difesi da un nugolo di
poliziotti e Digos, che impedivano ai numerosi antirazzisti presenti di
avvicinarsi.
Gli occupanti hanno fatto interventi dal microfono, cantato canzoni
nella loro lingua, rivendicando la scelta di occupare una casa in
risposta al silenzio dell'amministrazione comunale. Questa occupazione,
che segue ad un anno di distanza quella analoga in via Bologna, si pone
in maniera dialogante nei confronti delle istituzioni cittadine: in
questo caso la richiesta fatta al comune è l'acquisto
dell'immobile, una ex clinica ora in mano al curatore fallimentare.
Alcuni esponenti dell'Assemblea Antirazzista di Torino, pur molto
critici per la scelta di privilegiare l'interlocuzione istituzionale
rispetto ad un percorso di autonomia già intrapreso dai
rifugiati con la pratica dell'occupazione, hanno partecipato al
presidio per solidarietà nei confronti dei migranti.
Domenica 26 ottobre in via Cottolengo, c'era la consueta animazione. Il
mercato abusivo dei migranti, blindato dalla polizia il 12, liberato la
domenica successiva da una affollata partita di calcio di fronte alla
quale i blindati sono stati ritirati, è tornato alla
normalità. Per l'intera mattinata la polizia non si è
fatta vedere.
Gli antirazzisti, presenti con una delegazione più numerosa del
solito, non hanno dovuto estrarre le loro armi segrete: qualche decina
di palloni da calcio. Hanno però pensato bene che era venuto il
momento di allargare il mercato dal lato di piazza della Repubblica:
banchetti di libri, sciarpe, succhi di frutta, pantaloni hanno
affiancato la solita distribuzione di volantini e flier.
L'appuntamento è per domenica prossima. In via Cottolengo dalle
10,30 in poi. Dopo una sconfitta e due vittorie la partita continua…
R. Em.