Aldo Tugnoli
Difficile ricostruire se fosse un nastrino, un garofano o un fazzoletto
- rosso - la causa dell'irritazione che indusse una squadraccia di
fascisti a rincorrere e a picchiare una ragazza di quindici anni, Nina
Jolanda Anzini, il 16 maggio 1921, in Via San Giacomo a Bologna.
Altrettanto difficoltoso, potremmo dire impossibile, per un operaio
appena tornato a casa dal lavoro, il giovane anarchico Aldo Tugnoli,
non accorrere in aiuto dell'adolescente. Nato il 15 ottobre 1902 a
Bologna, figlio di Silvia, "ragazza madre", Aldo, aderente al Gruppo
Anarchico Pietro Gori, abita al numero civico 49, dove dal cortile
interno si diramano due scale; una conduce alla sua abitazione, l'altra
a quella di Vindice Rabitti, altro compagno del gruppo ora assente:
è a Firenze dove, meno conosciuto, è già attivo
nella lotta armata contro il fascismo, scelta che attraverso un
percorso ineludibile lo vedrà dalle strade dell'esilio passare
per la rivoluzione spagnola e giungere alla Resistenza. Tutto si
consuma in pochi attimi: alle parole rimostranti di Tugnoli, sceso in
strada, i fascisti rispondono malmenandolo e sparandogli fin su per le
scale, dove egli aveva cercato rifugio: trasportato all'ospedale
Sant'Orsola si spegne due giorni dopo, il 18 maggio. Appresa la
notizia, l'amico, compagno e coetaneo Vindice, torna da Firenze.
L'inchiesta giudiziaria viene archiviata e la questura impedisce
l'apposizione della parola "assassinato" sulla lapide, al cimitero. E'
del Gruppo Anarchico Pietro Gori l'iniziativa della costituzione degli
Arditi del Popolo a Bologna, certamente col pensiero anche a un esile
emblema rosso, rosso un fiore, rosso d'amore, commosso e furioso nero
del dolore.
Marabbo