Umanità Nova, n.35 del 2 novembre 2008, anno 88

La classe un film di L. Cantet


In una scuola media del ventesimo arrondissement di Parigi, insomma non Saint Germain ma neanche profonda banlieue, il professore di lettere François è alle prese con i suoi studenti adolescenti. Molti di loro sono immigrati di seconda generazione, quella non più solo grata al ricco paese ospitante ma invece critica verso la Francia e i francesi, quella che si riconosce di più nella multietnica nazionale di calcio che nella nazionalissima identità politica.
Diverse culture e modi di essere dei ragazzi si scontrano tra loro e con i professori nell'arco di un anno scolastico, tra le mura della stessa classe.
"Entre les murs", questo il titolo originale, è tratto dall'omonimo romanzo di François Bégadeau, nel film co-sceneggiatore e interprete, una minimale epopea quotidiana di un professore che non ha timore d'instaurare un rapporto non a senso unico con i suoi studenti, pur di spronare la loro autostima e farli sentire un valido soggetto per un autoritratto, anche se andare oltre ad un ministeriale nozionismo da trasmettere, dismettendo i panni dell'immunità professorale, comporta dei rischi. Il rischio di perdere la calma e usare parole facilmente strumentalizzabili, quello di venire giudicato dagli studenti e da alcuni colleghi. Un altro rischio del film è poi il suo difficile incasellamento. Entre les murs, anti attimo fuggente in ogni suo verosimile fotogramma, che vede François comunque mai al di là del ruolo di professore, mostra la complessità di una situazione scolastica descritta in modo paritario, senza soluzioni né accuse univoche e semplificative. È difficile capire di chi sia la colpa e di chi la ragione per quanto succede alla fine del film. E la cosa forse può generare rabbia, soprattutto in chi è solito essere convinto di aver ragione. Il professore è quasi sempre a sinistra campo, i ragazzi a destra. Pochissime le digressioni da questa impostazione filmica che non vuole nessuno al centro dell'istantanea sapiente di una microsocietà francese. Il quarto film di Laurent Cantet (Risorse umane, A tempo pieno, Verso il sud), camuffato da documentario ma pura messa in scena dal retrogusto nova' ulna ceka se non free cinema inglese (non certo il rivoluzionario If di Lindsay Anderson, ispirato all'insuperato Zéro de conduite di Jean Vigo, ma molte sequenze richiamano le riunioni tra gli operai di Ken Loach), è stato girato con tre telecamere e venticinque attori adolescenti, i venticinque studenti più assidui ai laboratori settimanali di recitazione tenuti dal regista e da François Bégadeau, lasciati poi liberi nei dialoghi sul set ma all'interno di una sceneggiatura e di ruoli non sempre ricalcanti la loro identità reale (l'incontenibile Souleymane, espulso dalla scuola, è invece uno studente modello). Palma d'oro a Cannes 2008.

Antonio Morabito


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