Umanità Nova, n.36 del 9 novembre 2008, anno 88

Notizie dalla scuola - 1


I fascisti contro gli studenti. Sui fatti di Roma

Che il movimento studentesco faccia tremare lo Stato lo si deduce da come quest'ultimo tenti di minimizzarlo e ignorarlo. Quando il tiranno ha paura utilizza vecchi metodi: corrompere e infiltrare. Si cerca di svuotare di contenuti i protagonisti di quest'onda e di criminalizzarli. Recenti avvenimenti evidenziano questo progetto: la repressione e l'azione dei movimenti neofascisti tentano di distruggere spontanee iniziative di lotta autogestita. Anche a Roma, durante le occupazioni e le assemblee nelle scuole, gruppi di neofascisti hanno provocatoriamente diffuso materiale fazioso e nostalgico di una cultura xenofoba e violenta.
I tentativi di infiltrazione di militanti aderenti al Blocco Studentesco nel movimento degli studenti medi hanno avuto successo nelle mobilitazioni di piazza, dove hanno tentato con la forza di prenderne la testa e strumentalizzarne la lotta. Nelle università invece, dopo un fallimentare tentativo a Tor Vergata, Blocco non è riuscito a intrufolarsi, anche se Azione Universitaria (finanziato da Alleanza Nazionale) agisce raccogliendo firme contro le occupazioni e tentando di dissuadere gli studenti alla mobilitazione. Alla facoltà di Lettere della Sapienza, il 27 ottobre, gli stessi proposero una giornata commemorativa dei caduti repubblichini in Jugoslavia, bocciata dalla totalità dei docenti e degli studenti, che hanno invitato il portavoce a studiare la storia.
Intanto i cortei di piazza si susseguono e studenti di ogni età e classe partecipano alle iniziative. Durante la discussione del decreto in Senato, un corteo, non autorizzato ma molto partecipato, riesce a interrompere il dibattito e rinviarne l'approvazione. Il giorno della votazione alla Camera, gli studenti si presentano tranquilli nel consueto via vai fra vie e negozi del centro. Verso le ore 10 arrivano per corso Vittorio Emanuele II i primi studenti liceali. Con essi ci sono una sessantina di ragazzi che dichiarano di appartenere al Blocco Studentesco: hanno tra i venti e i trent'anni e sono ben organizzati, assomigliano ad un gruppo paramilitare. Uno di loro parcheggia di traverso in piazza Navona (nonostante il divieto di fermata) un camioncino pick-up bianco, nel quale si notano diverse mazze da baseball, caschi con svastiche e croci celtiche, cinte e una telecamera. Come non sia stato fermato o controllato dalla polizia rimane un enigmatico mistero. Iniziano fin da subito a intonare slogan di protesta, soprattutto insulti e volgarità (anche sessiste) e inneggiando al fascismo. Visto che, nel frattempo, molti studenti di diversi licei (su tutti un folto numero del "Virgilio"e del "De Chirico"), si erano già posizionati in via Agonale, per conquistare la testa del corteo iniziano a spintonare e cinghiare ragazzini inermi che terrorizzati scappano in ogni direzione. Verso mezzogiorno arrivano gli studenti universitari lungo corso Vittorio. Alcuni parlano con i responsabili della polizia che garantiscono loro l'agibilità della piazza, ma entrando trovano i neofascisti incordonati. Alcuni compagni si difendono come possono, indossando caschi e prendendo oggetti che trovano nella piazza. Inizia prima uno scontro di slogan, canzoni ed insulti che fanno riscaldare gli animi e scoppiare la violenza. Ai fascisti ben armati, ma in netta minoranza, verrà garantita una via di fuga dalla polizia, altri verranno scortati in questura mentre compagni vengono caricati più volte sia durante gli scontri che dopo e verranno identificati negli ospedali (uno rischierà anche di morire). A mezzogiorno e mezza dalla piazza parte un corteo antifascista spontaneo che termina alla Sapienza. Il giorno dopo il sottosegretario Nitto Palma emetterà una ricostruzione ove si nota una palese e preoccupate connivenza col Blocco. La versione sugli scontri farà così discutere che solo Licio Gelli, camerata e gran maestro della P2, parlerà della legge Gelmini. Ma anche se ora Maroni minaccia denunce per gli studenti che occupano e manifestano, il movimento non si ferma e nuove iniziative sono già attese.

'Gnazio

Trieste: continuano le proteste tra scuola e università

A Trieste continua la mobilitazione di studenti, docenti e genitori contro le politiche del governo in materia di istruzione. La mobilitazione universitaria, partita con evidente ritardo rispetto al mondo della scuola, ha coinvolto un numero tale di persone che non ha precedenti negli ultimi anni. Il gruppo ristretto di rappresentanti degli studenti che sembrava guidare inizialmente la protesta si è ben presto dimostrato inadeguato a rappresentare le diverse voci ed iniziative autonome che si sviluppavano nell'ambito delle diverse facoltà. Sono state quindi convocate assemblee generali per tentare di coordinare i diversi gruppi e le diverse iniziative. Da questi incontri è emerso come i singoli studenti che si stanno mobilitando vengano da esperienze diverse e abbiano una diversa visione sia per quanto riguarda i contenuti della protesta sia per quanto riguarda le modalità. Inoltre alcune facoltà hanno iniziato a muoversi prima e sono più organizzate rispetto ad altre che hanno appena cominciato. Ciò porta spesso a problemi di comunicazione e fraintendimenti, ma ciò nonostante, la volontà di chiarirsi e collaborare (anche con docenti, tecnici e mondo della scuola in generale) sembra per ora prevalere. La scelta di escludere finora forme di protesta come l'occupazione o il blocco della lezioni è data dalla volontà di non creare rotture con la componente più moderata, che sembra essere in maggioranza. Oltre ad occuparsi di questioni interne il mondo universitario continua a cercare visibilità attraverso le lezioni in piazza, la forma di protesta che ha ricevuto il consenso maggiore. Molti studenti e professori si sono accordati per svolgere le loro regolari lezioni in città, ma altri hanno organizzato delle lezioni ad hoc, rivolte a tutte le facoltà e aperte alla cittadinanza, per spiegare quali benefici la società possa trarre dagli studi e dalle ricerche che gli universitari svolgono. Le diverse lezioni vengono spesso intervallate da brevi interventi musicali di alcuni studenti del conservatorio, di certo tra i più penalizzati da una politica che guarda solo agli interessi economici.
Anche la settimana passata è stata quindi densa di avvenimenti. La sera di martedì 28 una fiaccolata organizzata dal Gruppo Precari Scuola (gruppo formato da insegnanti precari e non, autonomo rispetto alle organizzazioni sindacali) ha visto la partecipazione di circa 5.000 persone (anche se il giornale locale le ha ridotte a 1.500), tra insegnanti, genitori, studenti medi e universitari.
La mattina di mercoledì 29 gli studenti medi hanno organizzato una manifestazione in piazza, mentre in contemporanea in università si svolgeva un'altra assemblea di ateneo, che ha radunato nel piazzale principale alcune migliaia di persone. Mentre si susseguivano gli interventi (alcuni propositivi altri inutilmente polemici), tra il pubblico hanno iniziato a serpeggiare voci riguardo all'approvazione della riforma Gelmini e di cariche della polizia a Roma e Milano. Nonostante gli appelli alla calma del rettore, ed i tentennamenti degli organizzatori, dopo l'approvazione di due documenti presentati all'assemblea, molti degli studenti presenti hanno dato vita ad un corteo che è sceso dall'università per arrivare in una piazza del centro. Lì sono stati raggiunti da qualche centinaio di studenti medi con un corteo improvvisato. La giornata è poi continuata con diverse lezioni in piazza, tra cui vale la pena di citare quella tenuta da una docente di storia sulle leggi razziali in Italia, volta a far riflettere sul crescente clima di razzismo ed intolleranza nell'Italia di oggi.
Giovedì mattina alcuni studenti medi ed universitari si sono fatti vedere al presidio indetto dai sindacati confederali in occasione dello sciopero, per poi andare a seguire le loro lezioni in piazza.
Venerdì pomeriggio sono state le lezioni aperte organizzate da alcune studentesse di fisica, sulle applicazioni della fisica nella terapia antitumorale, a concludere questa settimana di mobilitazione. E la settimana prossima si preannuncia altrettanto densa di eventi...

Valentina

Bologna: "Ne facciamo una al giorno". Decine di migliaia in piazza contro Gelmini e Tremonti

A Bologna la manifestazione del 30 ottobre ha battuto ogni record locale: 20.000 persone secondo i giornali (ma in realtà quasi il doppio), piazza Nettuno già stracolma un'ora prima di partire, un corteo durato 10 ore, in gran parte non autorizzato e a zonzo per la città, slogan urlati di bocca in bocca con il fracasso entusiasmante di una mareggiata. Dalle scuole primarie all'università, migliaia di insegnanti, ricercatori, studenti, bambini, genitori, precari hanno protestato contro la devastazione legale della scuola e contro il suo asservimento ai progetti confindustriali. «Dateci i soldi, ridateci un domani / la nostra onda sarà uno tsunami», «Non pagheremo la vostra crisi (più)», «Se non cambierà / bloccheremo la città». Nessun simbolo di partiti o sindacati istituzionali: solo alcune bandiere antifa alla testa del corteo, qualche sparsa bandiera anarchica, dei cobas e delle rdb. Anche la presenza di Beppe Grillo circondato da giornalisti ha suscitato una breve contestazione: «Primedonne non ne vogliamo!». E la città è stata veramente bloccata durante tutto il pomeriggio. All'altezza delle due torri il corteo ha imboccato infatti via Castiglione per giungere – nonostante il veto della Questura – sotto la Confindustria, ma ha trovato la via sbarrata dalla polizia. Verso le 13, sono volate alcune manganellate contro i dimostranti: una carica "di alleggerimento" – in realtà pericolosa e irresponsabile, perché la strada è assai stretta e c'è stato un attimo di fuggi fuggi – che non ha affatto scalfito la determinazione collettiva a infrangere il divieto. Spontaneamente e senza alcuna frattura, migliaia e migliaia di studenti e docenti sono dilagati per le strade cittadine dando vita a un corteo selvaggio, spesso con l'approvazione degli automobilisti e degli autobus immobilizzati dal fiume di persone. Alle 14.30 siamo arrivati sui viali, bloccandoli completamente e dirigendoci verso la Stazione. Tra sit-in e cortei, la manifestazione alla fine si è ridotta e ramificata, realizzando fra l'altro, dopo le 17, una sorta di assemblea per strada all'incrocio tra via Ugo Bassi, Rizzoli e Indipendenza. Diversi passanti hanno preso la parola al microfono per solidarizzare con la lotta del mondo della scuola e della formazione. Solo verso le 20 gli ultimi, stanchissimi manifestanti sono tornati a casa.
Il giorno dopo per le strade tutti parlano della manifestazione. Raccontano l'evento al di fuori dei consueti schemi faziosi dei giornali. Di fatto, gran parte della città ha capito che la protesta è autonoma, non incasellabile, e non si fermerà fino a quando la legge Gelmini-Tremonti non sarà ritirata. Intanto, la Procura bolognese ha aperto addirittura una decina di fascicoli d'inchiesta ipotizzando i reati di «manifestazione non autorizzata», «interruzione di pubblico servizio», «resistenza aggravata a pubblico ufficiale» e «getto pericoloso di oggetti». Ma il "bau bau" non spaventa proprio nessuno. Questo movimento cammina ogni giorno, con concretezza, al di fuori delle logiche della rappresentanza e della delega: «Ne facciamo una al giorno / ne facciamo una al giorno». Il 7 e il 14 novembre si replica. E il referendum non piace a nessuno.

redb

Firenze: Dopo il 10 ottobre: soffiamo sul fuoco!

Venerdì 10 ottobre, un corteo di circa 10mila studenti ha attraversato le strade del centro di Firenze. La giornata si vivacizza fin dal primo mattino: il concentramento in piazza San Marco viene raggiunto in corteo spontaneo e non autorizzato sia dagli studenti del Castelnuovo che da quelli del Michelangiolo e del Da Vinci.
La rete dei collettivi e le realtà autorganizzate universitarie, come preannunciato, sono scesi in piazza con una piattaforma e uno spezzone alternativo a quello delle organizzazioni giovanili di partito e degli pseudo-sindacati studenteschi: questo lungi dal voler egemonizzare parte della piazza, ma anzi, al contrario, allo scopo di liberare parte della piazza dalle logiche partitiche e farla diventare libera espressione di individualità e realtà affini.
Poco tempo è bastato allo "Spezzone Autorganizzato" per distinguersi in piazza per pratiche e contenuti, portando avanti una critica radicale alla scuola e alla società di cui è espressione, rifiutando la logica del compromesso e dell'oblio verso tutto ciò che i "sinistri" partiti, nelle passate legislature, ci hanno regalato, riforma Fioroni in primis: nostro nemico non è semplicemente la riforma Gelmini, ma l'intero sistema scuola, con tutte le contraddizioni e le logiche repressive, frustranti e meritocratiche che da sempre si porta dietro.
Lo spezzone, aperto dallo striscione "contro la scuola dell'obbedienza unica condotta resistenza", al passaggio sotto la prefettura ha colto l'occasione per esprimere la propria solidarietà ai denunciati per il presidio antifascista del 31 maggio e per la contestazione al sindaco Dominici del 7 settembre, attaccando al macabro edificio lo striscione "antifascismo e dissenso non si arrestano – solidarietà ai denunciati". Speriamo così di aver dimostrato quel'è il valore che diamo alla parole "unità", che per noi non può che essere l'unità tra le varie e deversificate lotte sociali e politiche.
Pochi metri più avanti, davanti al liceo Galileo, non abbiamo potuto resistere alla tentazione di coprire il grigiore della facciata d'ingresso attacchinando e sbombolettando.
Diversamente non poteva andare di fronte alla sede del PD, partito che su tutti i fronti (guerra, repressione, scuola, privatuzzazioni .......) riteniamo senza dubbio ugualmente responsabile con le destre della realtà presente: il bersaglio viene colpito e affondato a suon di uova marce, esattamente come la loro democrazia.
In via dei Servi, lo spezzone, invece di proseguire per piazza S.s. Annunziata, in cui una patetica kermesse di sindacati e partiti festeggiava il nulla, devia in via degli Alfani. Il corteo prosegue verso il liceo michelangiolo, prendendo possesso dell'istituto e indicendo un assemblea all'interno del cortile, dal quale sono partite poi le occupazioni di molte scuole dalla mattina seguente: attualmente già una quindicina. Nella serata una cena sociale e un dj set nel cortile, aperto a tutti, ha permesso  di sperimentare nel concreto quello che è il nostro modello libero e conflittuale d'aggregazione, contro una scuola da subire e non da vivere.
Abbiamo scatenato la scintilla, ora soffiamo sul fuoco!
Solidarieta' a tutte le occupazioni e gli studenti in lotta!
No ai tentativi di far proprio il movimento da parte di partiti e uds!
Autorganizzati fino alla vittoria!

Il fuoco non s'è spento...
Mercoledì 29 ottobre, il Senato approvava definitivamente la 137, la parte della riforma Gelmini che va dalle elementari alle scuole superiori.
In tutta italia, la risposta degli studenti non s'è fatta attendere: a Firenze, appena arrivata la notizia dell'approvazione, un corteo spontaneo s'è concentrato in piazza Ss. Annunziata per poi partire verso D'Azeglio. Lo stesso facevano in altri punti della città gli universitari di diverse facoltà, creando tre cortei unitisi in piazza della Libertà, dove hanno proseguito poi lungo tutti i viali, bloccando totalmente il traffico cittadino.
Giovedì 30, invece, migliaia di studenti hanno raggiunto Roma per il corteo nazionale dello sciopero della scuola, mentre anche la manifestazione promossa a livello cittadino si è mostrata un successo: 4mila le persone, tra studenti, universitari, genitori e lavoratori. Il buon giorno si vede dal mattino: il liceo Galileo si unisce al corteo solo dopo aver (ri)occupato l'istituto. Il corteo raggiunge il provveditorato, e parte del corteo riesce ad entrare nella Stazione di Campo di Marte ed occuparne alcuni binari per circa mezz'ora: i treni vengono bloccati anche a Genova e Torino, dove la polizia ha caricato gli studenti.
Un altra parte, invece, si dirige verso il liceo Castelnuovo, che viene anch'esso occupato.
Il resto della manifestazione, lasciati i binari e riunitisi con chi non era riuscito ad entrare in stazione, bloccata dai cordoni della polizia, continua il corteo e tornano in piazza San Marco, dove si scioglie definitivamente.
Stamattina, 31 ottobre, anche il liceo Michelangiolo ha rioccupato l'istituto, mentre anche il Liceo Da Vinci e il Ginori Conti restano occupati.
A dispetto di chi pensava che il fuoco di rivolta si fosse spento dopo le prime settimane di mobilitazione, continuiamo a far divampare quest'incendio:
Occupiamo le scuole, invadiamo la città!

Rete Collettivi Studenteschi Fiorentini

 

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