Che il movimento studentesco faccia tremare lo Stato lo si deduce da
come quest'ultimo tenti di minimizzarlo e ignorarlo. Quando il tiranno
ha paura utilizza vecchi metodi: corrompere e infiltrare. Si cerca di
svuotare di contenuti i protagonisti di quest'onda e di
criminalizzarli. Recenti avvenimenti evidenziano questo progetto: la
repressione e l'azione dei movimenti neofascisti tentano di distruggere
spontanee iniziative di lotta autogestita. Anche a Roma, durante le
occupazioni e le assemblee nelle scuole, gruppi di neofascisti hanno
provocatoriamente diffuso materiale fazioso e nostalgico di una cultura
xenofoba e violenta.
I tentativi di infiltrazione di militanti aderenti al Blocco
Studentesco nel movimento degli studenti medi hanno avuto successo
nelle mobilitazioni di piazza, dove hanno tentato con la forza di
prenderne la testa e strumentalizzarne la lotta. Nelle
università invece, dopo un fallimentare tentativo a Tor Vergata,
Blocco non è riuscito a intrufolarsi, anche se Azione
Universitaria (finanziato da Alleanza Nazionale) agisce raccogliendo
firme contro le occupazioni e tentando di dissuadere gli studenti alla
mobilitazione. Alla facoltà di Lettere della Sapienza, il 27
ottobre, gli stessi proposero una giornata commemorativa dei caduti
repubblichini in Jugoslavia, bocciata dalla totalità dei docenti
e degli studenti, che hanno invitato il portavoce a studiare la storia.
Intanto i cortei di piazza si susseguono e studenti di ogni età
e classe partecipano alle iniziative. Durante la discussione del
decreto in Senato, un corteo, non autorizzato ma molto partecipato,
riesce a interrompere il dibattito e rinviarne l'approvazione. Il
giorno della votazione alla Camera, gli studenti si presentano
tranquilli nel consueto via vai fra vie e negozi del centro. Verso le
ore 10 arrivano per corso Vittorio Emanuele II i primi studenti
liceali. Con essi ci sono una sessantina di ragazzi che dichiarano di
appartenere al Blocco Studentesco: hanno tra i venti e i trent'anni e
sono ben organizzati, assomigliano ad un gruppo paramilitare. Uno di
loro parcheggia di traverso in piazza Navona (nonostante il divieto di
fermata) un camioncino pick-up bianco, nel quale si notano diverse
mazze da baseball, caschi con svastiche e croci celtiche, cinte e una
telecamera. Come non sia stato fermato o controllato dalla polizia
rimane un enigmatico mistero. Iniziano fin da subito a intonare slogan
di protesta, soprattutto insulti e volgarità (anche sessiste) e
inneggiando al fascismo. Visto che, nel frattempo, molti studenti di
diversi licei (su tutti un folto numero del "Virgilio"e del "De
Chirico"), si erano già posizionati in via Agonale, per
conquistare la testa del corteo iniziano a spintonare e cinghiare
ragazzini inermi che terrorizzati scappano in ogni direzione. Verso
mezzogiorno arrivano gli studenti universitari lungo corso Vittorio.
Alcuni parlano con i responsabili della polizia che garantiscono loro
l'agibilità della piazza, ma entrando trovano i neofascisti
incordonati. Alcuni compagni si difendono come possono, indossando
caschi e prendendo oggetti che trovano nella piazza. Inizia prima uno
scontro di slogan, canzoni ed insulti che fanno riscaldare gli animi e
scoppiare la violenza. Ai fascisti ben armati, ma in netta minoranza,
verrà garantita una via di fuga dalla polizia, altri verranno
scortati in questura mentre compagni vengono caricati più volte
sia durante gli scontri che dopo e verranno identificati negli ospedali
(uno rischierà anche di morire). A mezzogiorno e mezza dalla
piazza parte un corteo antifascista spontaneo che termina alla
Sapienza. Il giorno dopo il sottosegretario Nitto Palma emetterà
una ricostruzione ove si nota una palese e preoccupate connivenza col
Blocco. La versione sugli scontri farà così discutere che
solo Licio Gelli, camerata e gran maestro della P2, parlerà
della legge Gelmini. Ma anche se ora Maroni minaccia denunce per gli
studenti che occupano e manifestano, il movimento non si ferma e nuove
iniziative sono già attese.
'Gnazio
A Trieste continua la mobilitazione di studenti, docenti e genitori
contro le politiche del governo in materia di istruzione. La
mobilitazione universitaria, partita con evidente ritardo rispetto al
mondo della scuola, ha coinvolto un numero tale di persone che non ha
precedenti negli ultimi anni. Il gruppo ristretto di rappresentanti
degli studenti che sembrava guidare inizialmente la protesta si
è ben presto dimostrato inadeguato a rappresentare le diverse
voci ed iniziative autonome che si sviluppavano nell'ambito delle
diverse facoltà. Sono state quindi convocate assemblee generali
per tentare di coordinare i diversi gruppi e le diverse iniziative. Da
questi incontri è emerso come i singoli studenti che si stanno
mobilitando vengano da esperienze diverse e abbiano una diversa visione
sia per quanto riguarda i contenuti della protesta sia per quanto
riguarda le modalità. Inoltre alcune facoltà hanno
iniziato a muoversi prima e sono più organizzate rispetto ad
altre che hanno appena cominciato. Ciò porta spesso a problemi
di comunicazione e fraintendimenti, ma ciò nonostante, la
volontà di chiarirsi e collaborare (anche con docenti, tecnici e
mondo della scuola in generale) sembra per ora prevalere. La scelta di
escludere finora forme di protesta come l'occupazione o il blocco della
lezioni è data dalla volontà di non creare rotture con la
componente più moderata, che sembra essere in maggioranza. Oltre
ad occuparsi di questioni interne il mondo universitario continua a
cercare visibilità attraverso le lezioni in piazza, la forma di
protesta che ha ricevuto il consenso maggiore. Molti studenti e
professori si sono accordati per svolgere le loro regolari lezioni in
città, ma altri hanno organizzato delle lezioni ad hoc, rivolte
a tutte le facoltà e aperte alla cittadinanza, per spiegare
quali benefici la società possa trarre dagli studi e dalle
ricerche che gli universitari svolgono. Le diverse lezioni vengono
spesso intervallate da brevi interventi musicali di alcuni studenti del
conservatorio, di certo tra i più penalizzati da una politica
che guarda solo agli interessi economici.
Anche la settimana passata è stata quindi densa di avvenimenti.
La sera di martedì 28 una fiaccolata organizzata dal Gruppo
Precari Scuola (gruppo formato da insegnanti precari e non, autonomo
rispetto alle organizzazioni sindacali) ha visto la partecipazione di
circa 5.000 persone (anche se il giornale locale le ha ridotte a
1.500), tra insegnanti, genitori, studenti medi e universitari.
La mattina di mercoledì 29 gli studenti medi hanno organizzato
una manifestazione in piazza, mentre in contemporanea in
università si svolgeva un'altra assemblea di ateneo, che ha
radunato nel piazzale principale alcune migliaia di persone. Mentre si
susseguivano gli interventi (alcuni propositivi altri inutilmente
polemici), tra il pubblico hanno iniziato a serpeggiare voci riguardo
all'approvazione della riforma Gelmini e di cariche della polizia a
Roma e Milano. Nonostante gli appelli alla calma del rettore, ed i
tentennamenti degli organizzatori, dopo l'approvazione di due documenti
presentati all'assemblea, molti degli studenti presenti hanno dato vita
ad un corteo che è sceso dall'università per arrivare in
una piazza del centro. Lì sono stati raggiunti da qualche
centinaio di studenti medi con un corteo improvvisato. La giornata
è poi continuata con diverse lezioni in piazza, tra cui vale la
pena di citare quella tenuta da una docente di storia sulle leggi
razziali in Italia, volta a far riflettere sul crescente clima di
razzismo ed intolleranza nell'Italia di oggi.
Giovedì mattina alcuni studenti medi ed universitari si sono
fatti vedere al presidio indetto dai sindacati confederali in occasione
dello sciopero, per poi andare a seguire le loro lezioni in piazza.
Venerdì pomeriggio sono state le lezioni aperte organizzate da
alcune studentesse di fisica, sulle applicazioni della fisica nella
terapia antitumorale, a concludere questa settimana di mobilitazione. E
la settimana prossima si preannuncia altrettanto densa di eventi...
Valentina
A Bologna la manifestazione del 30 ottobre ha battuto ogni record
locale: 20.000 persone secondo i giornali (ma in realtà quasi il
doppio), piazza Nettuno già stracolma un'ora prima di partire,
un corteo durato 10 ore, in gran parte non autorizzato e a zonzo per la
città, slogan urlati di bocca in bocca con il fracasso
entusiasmante di una mareggiata. Dalle scuole primarie
all'università, migliaia di insegnanti, ricercatori, studenti,
bambini, genitori, precari hanno protestato contro la devastazione
legale della scuola e contro il suo asservimento ai progetti
confindustriali. «Dateci i soldi, ridateci un domani / la nostra
onda sarà uno tsunami», «Non pagheremo la vostra
crisi (più)», «Se non cambierà / bloccheremo
la città». Nessun simbolo di partiti o sindacati
istituzionali: solo alcune bandiere antifa alla testa del corteo,
qualche sparsa bandiera anarchica, dei cobas e delle rdb. Anche la
presenza di Beppe Grillo circondato da giornalisti ha suscitato una
breve contestazione: «Primedonne non ne vogliamo!». E la
città è stata veramente bloccata durante tutto il
pomeriggio. All'altezza delle due torri il corteo ha imboccato infatti
via Castiglione per giungere – nonostante il veto della Questura –
sotto la Confindustria, ma ha trovato la via sbarrata dalla polizia.
Verso le 13, sono volate alcune manganellate contro i dimostranti: una
carica "di alleggerimento" – in realtà pericolosa e
irresponsabile, perché la strada è assai stretta e
c'è stato un attimo di fuggi fuggi – che non ha affatto scalfito
la determinazione collettiva a infrangere il divieto. Spontaneamente e
senza alcuna frattura, migliaia e migliaia di studenti e docenti sono
dilagati per le strade cittadine dando vita a un corteo selvaggio,
spesso con l'approvazione degli automobilisti e degli autobus
immobilizzati dal fiume di persone. Alle 14.30 siamo arrivati sui
viali, bloccandoli completamente e dirigendoci verso la Stazione. Tra
sit-in e cortei, la manifestazione alla fine si è ridotta e
ramificata, realizzando fra l'altro, dopo le 17, una sorta di assemblea
per strada all'incrocio tra via Ugo Bassi, Rizzoli e Indipendenza.
Diversi passanti hanno preso la parola al microfono per solidarizzare
con la lotta del mondo della scuola e della formazione. Solo verso le
20 gli ultimi, stanchissimi manifestanti sono tornati a casa.
Il giorno dopo per le strade tutti parlano della manifestazione.
Raccontano l'evento al di fuori dei consueti schemi faziosi dei
giornali. Di fatto, gran parte della città ha capito che la
protesta è autonoma, non incasellabile, e non si fermerà
fino a quando la legge Gelmini-Tremonti non sarà ritirata.
Intanto, la Procura bolognese ha aperto addirittura una decina di
fascicoli d'inchiesta ipotizzando i reati di «manifestazione non
autorizzata», «interruzione di pubblico servizio»,
«resistenza aggravata a pubblico ufficiale» e «getto
pericoloso di oggetti». Ma il "bau bau" non spaventa proprio
nessuno. Questo movimento cammina ogni giorno, con concretezza, al di
fuori delle logiche della rappresentanza e della delega: «Ne
facciamo una al giorno / ne facciamo una al giorno». Il 7 e il 14
novembre si replica. E il referendum non piace a nessuno.
redb
Venerdì 10 ottobre, un corteo di circa 10mila studenti ha
attraversato le strade del centro di Firenze. La giornata si vivacizza
fin dal primo mattino: il concentramento in piazza San Marco viene
raggiunto in corteo spontaneo e non autorizzato sia dagli studenti del
Castelnuovo che da quelli del Michelangiolo e del Da Vinci.
La rete dei collettivi e le realtà autorganizzate universitarie,
come preannunciato, sono scesi in piazza con una piattaforma e uno
spezzone alternativo a quello delle organizzazioni giovanili di partito
e degli pseudo-sindacati studenteschi: questo lungi dal voler
egemonizzare parte della piazza, ma anzi, al contrario, allo scopo di
liberare parte della piazza dalle logiche partitiche e farla diventare
libera espressione di individualità e realtà affini.
Poco tempo è bastato allo "Spezzone Autorganizzato" per
distinguersi in piazza per pratiche e contenuti, portando avanti una
critica radicale alla scuola e alla società di cui è
espressione, rifiutando la logica del compromesso e dell'oblio verso
tutto ciò che i "sinistri" partiti, nelle passate legislature,
ci hanno regalato, riforma Fioroni in primis: nostro nemico non
è semplicemente la riforma Gelmini, ma l'intero sistema scuola,
con tutte le contraddizioni e le logiche repressive, frustranti e
meritocratiche che da sempre si porta dietro.
Lo spezzone, aperto dallo striscione "contro la scuola dell'obbedienza
unica condotta resistenza", al passaggio sotto la prefettura ha colto
l'occasione per esprimere la propria solidarietà ai denunciati
per il presidio antifascista del 31 maggio e per la contestazione al
sindaco Dominici del 7 settembre, attaccando al macabro edificio lo
striscione "antifascismo e dissenso non si arrestano –
solidarietà ai denunciati". Speriamo così di aver
dimostrato quel'è il valore che diamo alla parole
"unità", che per noi non può che essere l'unità
tra le varie e deversificate lotte sociali e politiche.
Pochi metri più avanti, davanti al liceo Galileo, non abbiamo
potuto resistere alla tentazione di coprire il grigiore della facciata
d'ingresso attacchinando e sbombolettando.
Diversamente non poteva andare di fronte alla sede del PD, partito che
su tutti i fronti (guerra, repressione, scuola, privatuzzazioni
.......) riteniamo senza dubbio ugualmente responsabile con le destre
della realtà presente: il bersaglio viene colpito e affondato a
suon di uova marce, esattamente come la loro democrazia.
In via dei Servi, lo spezzone, invece di proseguire per piazza S.s.
Annunziata, in cui una patetica kermesse di sindacati e partiti
festeggiava il nulla, devia in via degli Alfani. Il corteo prosegue
verso il liceo michelangiolo, prendendo possesso dell'istituto e
indicendo un assemblea all'interno del cortile, dal quale sono partite
poi le occupazioni di molte scuole dalla mattina seguente: attualmente
già una quindicina. Nella serata una cena sociale e un dj set
nel cortile, aperto a tutti, ha permesso di sperimentare nel
concreto quello che è il nostro modello libero e conflittuale
d'aggregazione, contro una scuola da subire e non da vivere.
Abbiamo scatenato la scintilla, ora soffiamo sul fuoco!
Solidarieta' a tutte le occupazioni e gli studenti in lotta!
No ai tentativi di far proprio il movimento da parte di partiti e uds!
Autorganizzati fino alla vittoria!
Il fuoco non s'è spento...
Mercoledì 29 ottobre, il Senato approvava definitivamente la
137, la parte della riforma Gelmini che va dalle elementari alle scuole
superiori.
In tutta italia, la risposta degli studenti non s'è fatta
attendere: a Firenze, appena arrivata la notizia dell'approvazione, un
corteo spontaneo s'è concentrato in piazza Ss. Annunziata per
poi partire verso D'Azeglio. Lo stesso facevano in altri punti della
città gli universitari di diverse facoltà, creando tre
cortei unitisi in piazza della Libertà, dove hanno proseguito
poi lungo tutti i viali, bloccando totalmente il traffico cittadino.
Giovedì 30, invece, migliaia di studenti hanno raggiunto Roma
per il corteo nazionale dello sciopero della scuola, mentre anche la
manifestazione promossa a livello cittadino si è mostrata un
successo: 4mila le persone, tra studenti, universitari, genitori e
lavoratori. Il buon giorno si vede dal mattino: il liceo Galileo si
unisce al corteo solo dopo aver (ri)occupato l'istituto. Il corteo
raggiunge il provveditorato, e parte del corteo riesce ad entrare nella
Stazione di Campo di Marte ed occuparne alcuni binari per circa
mezz'ora: i treni vengono bloccati anche a Genova e Torino, dove la
polizia ha caricato gli studenti.
Un altra parte, invece, si dirige verso il liceo Castelnuovo, che viene anch'esso occupato.
Il resto della manifestazione, lasciati i binari e riunitisi con chi
non era riuscito ad entrare in stazione, bloccata dai cordoni della
polizia, continua il corteo e tornano in piazza San Marco, dove si
scioglie definitivamente.
Stamattina, 31 ottobre, anche il liceo Michelangiolo ha rioccupato
l'istituto, mentre anche il Liceo Da Vinci e il Ginori Conti restano
occupati.
A dispetto di chi pensava che il fuoco di rivolta si fosse spento dopo
le prime settimane di mobilitazione, continuiamo a far divampare
quest'incendio:
Occupiamo le scuole, invadiamo la città!
Rete Collettivi Studenteschi Fiorentini