Nei paesi a più alto controllo "democratico" i governi
hanno affinato tecniche di tortura sempre più subdole, ma non
per questo meno dolorose, per estorcere informazioni e ottenere
confessioni.
Di tali tecniche risulta spesso difficile avere segni documentabili
perché vengono praticate in luoghi nascosti. Dell'utilizzo
di uno dei primi (1908) strumenti di elettrotortura, il
"colibri", un apparecchio che ronzava e vibrava quando era applicato
sul corpo del prigioniero, si sa ben poco. L'unica persona a
parlarne fu l'anarchica Emma Goldman che ricevette lettere al tal
proposito da alcuni compagni in carcere. Si sa invece con certezza che
tra il 1922 e il 1926 la polizia di Seattle fece uso di un tappeto
elettrico per far confessare gli arrestati che si contorcevano sul
pavimento per i dolori. Negli anni Trenta la tecnica si
perfezionò con uno strumento detto "magneto": un dispositivo
portatile in grado di produrre picchi di tensione elettrica la cui
intensità poteva essere modulata dal torturatore. Venne
utilizzato dai francesi nelle colonie indocinesi, dai nazisti e poi via
via negli anni Sessanta dagli americani in Vietnam e, a casa loro negli
anni Settanta e Ottanta ad opera di solerti veterani
arruolati nella polizia di Chicago. L'ultimo discendente
del "magneto" è il taser una pistola costituita da due
dardi che fungono da elettrodi e che possono produrre un arco elettrico
con scariche fino a 50.000 volt, una tensione di entità tale
da danneggiare irreparabilmente il cuore. Questo
"strumento" ha già provocato più di 200 morti.
Tra le tecniche di tortura definite "pulite" mai decaduta
quella di costringere una persona a stare in piedi immobile per
ore e ore. Applicata dalla Gran Bretagna tra il 1910 e il 1930
contro i patrioti irlandesi era anche prassi comune per la
polizia segreta di Stalin all'inizio degli interrogatori.
La abbiamo vista mettere in atto recentemente, grazie alle
fotografie che lo testimoniano, nella prigione di Abu Ghraib in Iraq.
Un'altra tortura "pulita" è quella della privazione del sonno
che rende le vittime molto più sensibili agli stimoli elettrici
o ad altri tipi di trattamenti. Non meno efficace quella
dell'annegamento simulato utilizzato tuttora dal governo Usa nella
prigione di Guantanamo a Cuba.
Da questa succinta analisi storica si vede come siano stati i paesi
"democratici" a sviluppare e perfezionare i metodi di tortura per
poi esportarli tra i regimi più autoritari.
M@rio