Umanità Nova, n.37 del 16 novembre 2008, anno 88

La democrazia della tortura


Nei paesi a più alto controllo "democratico"  i governi hanno affinato tecniche di tortura sempre più subdole, ma non per questo meno dolorose, per estorcere informazioni e ottenere confessioni.
Di tali tecniche risulta spesso difficile avere segni documentabili perché vengono praticate in luoghi nascosti. Dell'utilizzo  di uno dei primi (1908) strumenti di elettrotortura,  il "colibri", un apparecchio che ronzava e vibrava quando era applicato sul corpo del prigioniero, si sa ben poco. L'unica persona a parlarne  fu l'anarchica Emma Goldman che ricevette lettere al tal proposito da alcuni compagni in carcere. Si sa invece con certezza che tra il 1922 e il 1926 la polizia di Seattle fece uso di un tappeto elettrico per far confessare gli arrestati che si contorcevano sul pavimento per i dolori. Negli anni Trenta la tecnica si perfezionò con uno strumento detto "magneto": un dispositivo portatile in grado di produrre picchi di tensione elettrica la cui intensità poteva essere modulata dal torturatore. Venne utilizzato dai francesi nelle colonie indocinesi, dai nazisti e poi via via negli anni Sessanta dagli americani in Vietnam e, a casa loro negli anni  Settanta e Ottanta ad opera di solerti  veterani  arruolati  nella  polizia di Chicago. L'ultimo discendente del  "magneto" è il taser una pistola costituita da due dardi che fungono da elettrodi e che possono produrre un arco elettrico con scariche fino a 50.000 volt, una tensione di entità tale da  danneggiare irreparabilmente  il cuore. Questo "strumento" ha già provocato più di 200 morti. 
Tra le tecniche di tortura definite  "pulite" mai decaduta quella  di costringere una persona a stare in piedi immobile per ore e ore. Applicata dalla Gran Bretagna tra  il 1910 e il 1930 contro i patrioti irlandesi  era anche prassi comune per la polizia segreta di Stalin all'inizio degli interrogatori.
La abbiamo vista mettere  in atto  recentemente, grazie alle fotografie che lo testimoniano, nella prigione di Abu Ghraib in Iraq.
Un'altra tortura "pulita" è quella della privazione del sonno che rende le vittime molto più sensibili agli stimoli elettrici o ad altri tipi di trattamenti. Non meno efficace quella dell'annegamento simulato utilizzato tuttora dal governo Usa nella prigione di Guantanamo a Cuba.
Da questa succinta analisi storica si vede come siano stati i paesi "democratici" a sviluppare e perfezionare i metodi  di tortura per poi esportarli  tra i regimi più autoritari.

M@rio

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