Umanità Nova, n.37 del 16 novembre 2008, anno 88

Botta e risposta


Non c'è niente di più interessante delle discussioni tra compagni. Certe volte, in sede, si tira fino a notte tarda. Un tempo si discuteva anche per lettera, oggi si fa con le mail.
E' così che si è costruito il sapere anarchico: ogni compagno che interviene nella discussione aggiunge una briciola di conoscenza e dal confronto nasce il metodo.

Della "Criminalità"

BOTTA - Io credo che il "movimento" nell'affrontare la questione della criminalità organizzata non tiene conto di un aspetto che è sotto gli occhi di tutti e che, se invece venisse tenuto nella giusta considerazione, potrebbe giocare un ruolo fondamentale. Come noto, la criminalità organizzata non esercita soltanto il racket delle estorsioni, ma controlla o gestisce direttamente molte attività imprenditoriali, diventando così il "datore di lavoro" di centinaia di migliaia di persone che vengono sfruttate, né più né meno, come gli operai in fabbrica. Il criminale va visto come "criminale" e come "nemico di classe" dei lavoratori.
RISPOSTA - Se fosse vero che la criminalità organizzata gestisse le attività imprenditoriali, potrebbe anche essere adottato il punto di vista che tu proponi, anche se una lotta sindacale in ambiente criminale sarebbe difficile da portare avanti, ma si potrebbero escogitare forme di lotta originali, oppure, illegalità per illegalità, c'è pur sempre il boicottaggio e il luddismo che fanno parte del patrimonio di lotte del proletariato e potrebbero funzionare anche contro il "padrone malavitoso" e quale padrone non lo è.
Ma, per la verità, io sono più propenso  a credere che la mafia imprenditrice sia una realtà socio-economica tutta da verificare, e potrebbe risultare un mito mediatico che funge da diversivo.

BOTTA - Troppo spesso e troppe cose non vengono spiegate ricorrendo al "mito" del "mito mediatico".
RISPOSTA – Non ti sembra che l'attenzione che i media dedicano alle gesta dei "camorristi" derivi dal progressivo arretramento del welfare e quindi dal fatto che lo Stato debba giustificare se stesso non più come protezione contro la disoccupazione, la malattia, l'ignoranza. Ma piuttosto come argine contro la criminalità, gli zingari ecc.? Senza contare la questione della colonizzazione del territorio da parte di Stati esteri con l'acquiescenza dei governanti nostrani a tutti i livelli e di qualsiasi colore politico.

BOTTA - Non è verosimile che il rapporto delle mafie con il potere (o i poteri ) non sia di sola manovalanza, ma piuttosto di connivenza dialettica, con momenti di alternanza nella gestione del potere e anche momenti di aperto conflitto (vedi omicidi eccellenti come Falcone, Borsellino, Sindona ecc.)?
Inoltre mi chiedo se la popolazione (campana, calabrese, siciliana ecc. ecc.), sottoposta quotidianamente alle angherie e alla violenza della criminalità organizzata, possa immaginare che tutto ciò sia originato da un "mito mediatico" o non piuttosto da prepotenti senza scrupoli, che devono il loro potere soprattutto al fatto di imporlo seminando morte e terrore?
RISPOSTA - Mafia e Potere sono la stessa cosa (come diceva Brecht "è più criminale fondare una banca che rapinarla"), ma poichè è il Potere che stabilisce cosa è legale e cosa è illegale, evidentemente il "lavoro sporco" viene dichiarato illegale ed è di competenza del "settore criminalità cruenta".
Secondo me, i componenti del settore criminalità (dal gruppo dirigente alla manovalanza più spicciola) partecipano agli utili ed hanno autonomia gestionale nelle attività di loro competenza, ma non determinano le scelte strategiche. La criminalità è subordinata alla politica e alla finanza e da queste viene strumentalizzata in tutti i modi, anche dal punto di vista mediatico, vedi la cosiddetta "emergenza securitaria".
Seconda questione: la popolazione. La delinquenza c'è, c'è dappertutto, ma sopratutto in alcune zone circoscritte e ghettizzate (come il rione Don Guanella, Le Vele del rione Scampia, ecc.) che non sono altro che un carcere allargato, un "quartiere carcere" che racchiude intere famiglie in regime di semilibertà e dove i carcerieri sono i quadri intermedi delle bande criminali. Altri luoghi sono ugualmente putrescenti, ma non sono presentati in misura adeguata dai media perchè non sta bene dire (come diceva un mio amico cancelliere) che "il tribunale è una fogna a cielo aperto, dove le persone più pulite sono gli imputati". C'è più delinquenza, menzogna, malafede nei servizi giornalistici (televisivi o di carta stampata) che nei luoghi oggetto delle inchieste.

BOTTA - Tu vedi sempre un rapporto di subordinazione tra la mafia (che controlla le scelte operative) e il potere politico-finanziario (che gestisce le scelte strategiche). Io credo invece che il rapporto non sia sempre di monopolio da parte della politica sulla mafia. Ad esempio, sappiamo bene che quest'ultima controlla milioni di voti che può spostare a proprio piacimento da un partito politico all'altro, o ancor di più, far eleggere a posizioni di potere dei propri candidati, riuscendo così a gestire direttamente il potere politico. Anche a proposito dei mass media (stampa e TV), non mi sento di essere drastica come te. Concordo che a livello di grandi monopoli si perseguano interessi lontanissimi da un'informazione obiettiva e corretta; però al loro interno vengono lasciati dei piccoli margini di libertà, probabilmente perchè funzionali al mantenimento di una facciata "pulita".
RISPOSTA - I potentati criminali controllano masse enormi di voti, come del resto i sindacati, le cooperative, le parrocchie, la Compagnia delle Opere, ecc. che possono essere pilotate verso questo o quel candidato, di questa  o quella forza politica, ma non determinano il disegno politico, possono tuttalpiù condizionarlo. I singoli candidati si offrono alle "famiglie" mafiose per vincere la lotteria politica, o le "famiglie" scelgono persone adatte ad occupare posti di comando che favoriscano i loro affari, ma si tratta sempre di ambiti relativamente limitati.
Altra cosa è, per esempio, l'operato della CIA che sceglie di mandare a Napoli un Lucky Luciano per preparare la logistica in vista dello sbarco alleato durante la seconda guerra mondiale. Oppure la scelta da parte di nazioni che, per ostacolare l'unione europea sotto la leadership tedesca, decidono di frantumare la ex Yugoslavia e di sostenere, in Italia, la Lega Nord, la mafia, la camorra, la ndrangheta, la sacra corona unita e chissà quanti altri movimenti irredentisti, per dimostrare che lo Stato italiano non riesce a controllare nemmeno il proprio territorio ed ha bisogno della protezione di "alleati" stranieri che, benignamente, installano delle basi sul territorio italiano.
Per vincere le elezioni, di solito, i leader politici vanno col cappello in mano negli Stati Uniti e in Vaticano. Dai boss malavitosi ci vanno quelli che vogliono guidare delle correnti politiche, che vogliono occupare dei ministeri, delle Regioni, ecc.

redNapoli


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