Non c'è niente di
più interessante delle discussioni tra compagni. Certe volte, in
sede, si tira fino a notte tarda. Un tempo si discuteva anche per
lettera, oggi si fa con le mail.
E' così che si è
costruito il sapere anarchico: ogni compagno che interviene nella
discussione aggiunge una briciola di conoscenza e dal confronto nasce
il metodo.
Della "Criminalità"
BOTTA - Io credo che il
"movimento" nell'affrontare la questione della criminalità
organizzata non tiene conto di un aspetto che è sotto gli occhi
di tutti e che, se invece venisse tenuto nella giusta considerazione,
potrebbe giocare un ruolo fondamentale. Come noto, la
criminalità organizzata non esercita soltanto il racket delle
estorsioni, ma controlla o gestisce direttamente molte attività
imprenditoriali, diventando così il "datore di lavoro" di
centinaia di migliaia di persone che vengono sfruttate, né
più né meno, come gli operai in fabbrica. Il criminale va
visto come "criminale" e come "nemico di classe" dei lavoratori.
RISPOSTA - Se fosse vero che la
criminalità organizzata gestisse le attività
imprenditoriali, potrebbe anche essere adottato il punto di vista che
tu proponi, anche se una lotta sindacale in ambiente criminale sarebbe
difficile da portare avanti, ma si potrebbero escogitare forme di lotta
originali, oppure, illegalità per illegalità, c'è
pur sempre il boicottaggio e il luddismo che fanno parte del patrimonio
di lotte del proletariato e potrebbero funzionare anche contro il
"padrone malavitoso" e quale padrone non lo è.
Ma, per la verità, io sono più propenso a credere
che la mafia imprenditrice sia una realtà socio-economica tutta
da verificare, e potrebbe risultare un mito mediatico che funge da
diversivo.
BOTTA - Troppo spesso e troppe cose non vengono spiegate ricorrendo al "mito" del "mito mediatico".
RISPOSTA – Non ti sembra che
l'attenzione che i media dedicano alle gesta dei "camorristi" derivi
dal progressivo arretramento del welfare e quindi dal fatto che lo
Stato debba giustificare se stesso non più come protezione
contro la disoccupazione, la malattia, l'ignoranza. Ma piuttosto come
argine contro la criminalità, gli zingari ecc.? Senza contare la
questione della colonizzazione del territorio da parte di Stati esteri
con l'acquiescenza dei governanti nostrani a tutti i livelli e di
qualsiasi colore politico.
BOTTA - Non è
verosimile che il rapporto delle mafie con il potere (o i poteri ) non
sia di sola manovalanza, ma piuttosto di connivenza dialettica, con
momenti di alternanza nella gestione del potere e anche momenti di
aperto conflitto (vedi omicidi eccellenti come Falcone, Borsellino,
Sindona ecc.)?
Inoltre mi chiedo se la popolazione (campana, calabrese, siciliana ecc.
ecc.), sottoposta quotidianamente alle angherie e alla violenza della
criminalità organizzata, possa immaginare che tutto ciò
sia originato da un "mito mediatico" o non piuttosto da prepotenti
senza scrupoli, che devono il loro potere soprattutto al fatto di
imporlo seminando morte e terrore?
RISPOSTA - Mafia e Potere sono
la stessa cosa (come diceva Brecht "è più criminale
fondare una banca che rapinarla"), ma poichè è il Potere
che stabilisce cosa è legale e cosa è illegale,
evidentemente il "lavoro sporco" viene dichiarato illegale ed è
di competenza del "settore criminalità cruenta".
Secondo me, i componenti del settore criminalità (dal gruppo
dirigente alla manovalanza più spicciola) partecipano agli utili
ed hanno autonomia gestionale nelle attività di loro competenza,
ma non determinano le scelte strategiche. La criminalità
è subordinata alla politica e alla finanza e da queste viene
strumentalizzata in tutti i modi, anche dal punto di vista mediatico,
vedi la cosiddetta "emergenza securitaria".
Seconda questione: la popolazione. La delinquenza c'è,
c'è dappertutto, ma sopratutto in alcune zone circoscritte e
ghettizzate (come il rione Don Guanella, Le Vele del rione Scampia,
ecc.) che non sono altro che un carcere allargato, un "quartiere
carcere" che racchiude intere famiglie in regime di semilibertà
e dove i carcerieri sono i quadri intermedi delle bande criminali.
Altri luoghi sono ugualmente putrescenti, ma non sono presentati in
misura adeguata dai media perchè non sta bene dire (come diceva
un mio amico cancelliere) che "il tribunale è una fogna a cielo
aperto, dove le persone più pulite sono gli imputati".
C'è più delinquenza, menzogna, malafede nei servizi
giornalistici (televisivi o di carta stampata) che nei luoghi oggetto
delle inchieste.
BOTTA - Tu vedi sempre un
rapporto di subordinazione tra la mafia (che controlla le scelte
operative) e il potere politico-finanziario (che gestisce le scelte
strategiche). Io credo invece che il rapporto non sia sempre di
monopolio da parte della politica sulla mafia. Ad esempio, sappiamo
bene che quest'ultima controlla milioni di voti che può spostare
a proprio piacimento da un partito politico all'altro, o ancor di
più, far eleggere a posizioni di potere dei propri candidati,
riuscendo così a gestire direttamente il potere politico. Anche
a proposito dei mass media (stampa e TV), non mi sento di essere
drastica come te. Concordo che a livello di grandi monopoli si
perseguano interessi lontanissimi da un'informazione obiettiva e
corretta; però al loro interno vengono lasciati dei piccoli
margini di libertà, probabilmente perchè funzionali al
mantenimento di una facciata "pulita".
RISPOSTA - I potentati
criminali controllano masse enormi di voti, come del resto i sindacati,
le cooperative, le parrocchie, la Compagnia delle Opere, ecc. che
possono essere pilotate verso questo o quel candidato, di questa
o quella forza politica, ma non determinano il disegno politico,
possono tuttalpiù condizionarlo. I singoli candidati si offrono
alle "famiglie" mafiose per vincere la lotteria politica, o le
"famiglie" scelgono persone adatte ad occupare posti di comando che
favoriscano i loro affari, ma si tratta sempre di ambiti relativamente
limitati.
Altra cosa è, per esempio, l'operato della CIA che sceglie di
mandare a Napoli un Lucky Luciano per preparare la logistica in vista
dello sbarco alleato durante la seconda guerra mondiale. Oppure la
scelta da parte di nazioni che, per ostacolare l'unione europea sotto
la leadership tedesca, decidono di frantumare la ex Yugoslavia e di
sostenere, in Italia, la Lega Nord, la mafia, la camorra, la
ndrangheta, la sacra corona unita e chissà quanti altri
movimenti irredentisti, per dimostrare che lo Stato italiano non riesce
a controllare nemmeno il proprio territorio ed ha bisogno della
protezione di "alleati" stranieri che, benignamente, installano delle
basi sul territorio italiano.
Per vincere le elezioni, di solito, i leader politici vanno col
cappello in mano negli Stati Uniti e in Vaticano. Dai boss malavitosi
ci vanno quelli che vogliono guidare delle correnti politiche, che
vogliono occupare dei ministeri, delle Regioni, ecc.
redNapoli