Umanità Nova, n.37 del 16 novembre 2008, anno 88

Congo: la guerra dei chips


In questi giorni nella Repubblica democratica del Congo si sta consumando quella che la stampa borghese ha definito (con rarissime eccezioni) una guerra civile tra le forze governative sostenute dalle milizie di etnia hutu e i ribelli del Cndp (Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo guidato dal generale rinnegato Laurent Nkunda ) di etnia tutsi. In realtà, come da secoli avviene sul territorio africano, questa guerra è una copertura per i loschi e lucrosissimi affari che l'occidente imperialista conduce sul continente.
La regione orientale del Nord Kivu, roccaforte dei "ribelli" è al centro di una disputa tra il governo cinese e le multinazionali dell'elettronica (Nokia e Samsung), la zona infatti è ricchissima di Columbite e Tantalite, minerali radioattivi ricchi di Uranio che costituiscono il Coltan, dal quale deriva il Tantalum, materia prima per interrutori elettrici usati dai computer ai cellulari.
Più del 80 % dei depositi di Tantalite del mondo sono in Congo, senza, non esisterebbero telefonini, aerei e PlayStation2.
Il governo cinese ha stipulato accordi per lo sfruttamento esclusivo delle miniere con il governo neo-eletto di Kinshasa; le corporation anglo-americane, già presenti sul territorio dal 1998 e forti dei loro legami politici con le milizie tutsi, utilizzate per schiavizzare interi villaggi (gli osservatori Onu riferiscono che sono infatti oltre 10 mila gli uomini, le donne e i bambini utilizzati e brutalizzati nelle miniere), hanno sovvenzionato il rinvigorimento delle mire separatiste e "genocidiarie" delle due etnie storicamente antagoniste, tristemente note per il genocidio Ruandese del 1994 che costò la vita a 800 mila esseri umani in poco meno di una settimana.
La missione di "pace" delle Nazioni unite (Monuc) nonostante la superiorità numerica (120 mila contro poco più di 5 mila ribelli) dichiara di non riuscire a controllare la zona e dietro queste affermazioni non può non intravedersi la lunga mano delle multinazionali, vere burattinaie della politica internazionale, che premono affinché la situazione non volga a favore delle truppe governative e quindi a favore della Cina, altra torbida protagonista, che prontamente ha già cominciato ad inviare armi sul territorio.
Ovviamente a pagare le spese dell'abominio capitalista come al solito è il popolo, vittima inerme e talvolta inconsapevole, già falcidiato dalla fame e dalla malaria.
Noi, pacifisti, ci mobiliteremo affinché l'opinione pubblica si renda conto della motivazione reale di questa e di tutte le guerre, vere e proprie manovre economico-finanziarie, irrispettose dei più elementari diritti degli esseri umani.

Pakese

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