7 novembre. Migliaia di universitari e ricercatori in Piazza Verdi
dalle 18 per ribadire il loro no alla riforma Gelmini e ai tagli
all'istruzione e alla ricerca, operati nella finanziaria. Un
osservatore attento potrebbe dire che c'è stata una
partecipazione lievemente minore rispetto alle passate manifestazioni,
ma bisogna sottolineare che questa, al contrario delle altre, era
composta da soli universitari. Inoltre il corteo è stato pensato
dagli studenti come momento comunicativo e informativo in vista della
manifestazione nazionale di Roma del 14 novembre, per la quale sono in
corso trattative con trenitalia per un prezzo politico dei biglietti.
Il corteo parte alle 19.40, percorrendo via Petroni e via San Vitale e
dirigendosi alle due torri, dove effettua dei blocchi del (poco)
traffico. Il serpentone percorre poi via Zamboni e qui, con mille mani
colorate, denuncia l'Unicredit, cassiera dell'Alma Mater che presto
aprirà un'altra filiale, l'ennesima, in piazza Verdi. L"onda"
ripassa da piazza Verdi e decide di proseguire per effettuare dei
blocchi alla trafficata porta San Donato. Ormai non autorizzato,
prosegue fino a porta San Vitale e torna, per la terza volta, in piazza
Verdi dove si conclude. Un corteo festoso e comunicativo, gioioso
e determinato, che, nonostante l'uggiosa giornata autunnale, ha saputo
portare con energia i contenuti della protesta. La cospicua presenza
delle forze dell'ordine, la sospensione della didattica da parte del
preside di scienze politiche come tentativo di delegittimare
l'occupazione agli occhi degli altri studenti, non fermano quest'onda:
l'appuntamento è a Roma il 14 novembre. Continuons le combat!
Jacopo
Nella mattinata di venerdì 7 novembre 2008, a Terni, come in
molte altre città italiane, si è svolta una
manifestazione contro le politiche attuate dal governo in carica in
tema di istruzione pubblica. Il corteo ha visto la partecipazione di
un'ottantina di studenti, in gran parte universitari, e di qualche
docente. Compensando la partecipazione non esaltante con una certa
vivacità, i manifestanti sono partiti dal Polo Didattico
dell'Università di Perugia, presente a Terni, e, attraversando
l'intera città, si sono soffermati in tre punti chiave del
centro storico: piazza Europa, dove, alternando slogan e musica, hanno
sostato davanti a Palazzo Spada, sede del Consiglio comunale, e le due
piazze principali: piazza della repubblica e piazza Tacito. In
quest'ultima si è svolto il dibattito, durato meno di un'ora. Al
moralistico discorso di una docente, che invitava il movimento a
delineare meglio il momento propositivo della protesta e,
soprattutto, a sostenere la "dura battaglia" che, a suo avviso,
si svolgerà in parlamento, nei prossimi mesi, sul tema "università", ha ben risposto uno studente, tra gli
organizzatori della manifestazione, ribadendo la totale
estraneità e contrarietà del movimento studentesco ai
partiti e una diffidenza radicale verso gli schieramenti parlamentari,
motivata dal fatto che entrambi si sono resi responsabili, negli anni
passati, insieme alla classe dirigente delle Università,
dell'attuale crisi del sistema istruzione e, più in generale, di
un attacco complessivo ai "diritti" conquistati dai movimenti dei
lavoratori e degli studenti nei decenni precedenti.
Marco Celentano
Mercoledì 5 novembre un gruppo di studenti ha attraversato
parte dell'università di Trieste, in un simbolico corteo
funebre. La cerimonia in memoria dell'università pubblica ha
avuto inizio nel piazzale principale, in modo che le urla di
disperazione arrivassero al rettore e alle altre autorità che in
quel momento stavano inaugurando l'anno accademico.
Gli studenti ritenevano che con l'approvazione della legge 133 non ci
fosse nessun motivo per festeggiare e che non avesse senso inaugurare
qualcosa che stava morendo. Hanno perciò organizzato una
cerimonia alternativa: un rito funebre in piena regola, con tanto di
bara, elogi funebri e vedove disperate al seguito.
Non essendo stati "invitati" alla cerimonia ufficiale, gli studenti
hanno atteso i partecipanti all'uscita, con striscioni e cori contro i
tagli, per poi unirsi al corteo dei lavoratori dell'università,
che è sceso verso il centro città. Anche questo corteo
è stato aperto dagli studenti che trasportavano la bara urlando
"L'università è morta! La scuola pubblica è morta!
Tremonti, Gelmini assassini!"
Il funerale è stato organizzato da un gruppo di studenti facenti
riferimento all'"Atelier dei saperi liberi", un'auletta autogestita che
gli studenti in lotta hanno ottenuto per via ufficiale. L'aula rimane
sempre aperta e sta diventando sempre di più un punto di
riferimento importante per l'organizzazione del movimento studentesco.
Venerdì 7 novembre un gruppo di studenti si è unito ai
lavoratori del pubblico impiego in sciopero, organizzando un piccolo
spezzone all'interno del corteo. L'idea era partita dai portavoce
delle facoltà di medicina e giurisprudenza che ritenevano giusto
unire le lotte degli studenti e quelle dei lavoratori. In piazza gli
studenti hanno ribadito la loro opposizione alla politica del governo
in materia di scuola e università e hanno espresso la
volontà di continuare a lottare. Non credono infatti che il
nuovo decreto sia un gran miglioramento, ma solo il tentativo di
disorientare per mettere a tacere le voci critiche.
Valentina
La Procura della Repubblica di Bologna ha incaricato la Digos di
svolgere indagini negli istituti superiori cittadini. Sono così
arrivate ai Dirigenti Scolastici richieste di informazioni circa i
nominativi dei membri dei Consigli d'Istituto, l'elenco di tutte le
riunioni svolte, le date e gli orari delle iniziative di discussione e
protesta contro le politiche di tagli alla scuola svolte nei mesi di
settembre e ottobre, gli estremi delle delibere di autorizzazione delle
manifestazioni da parte dei Consigli d'Istituto, l'indicazione dei
partecipanti (alunni, docenti e genitori), i danni riportati dalle
strutture (compresa l'esposizione di striscioni). Si tratta di un atto
di grave intimidazione che tenta di trasformare i Dirigenti Scolastici
in guardiani del Governo e di criminalizzare il movimento di
opposizione alle politiche del Ministro Gelmini nato nelle scuole. La
partecipazione spontanea e legittima (sancita dalle norme sugli organi
collegiali) di genitori e alunni alla vita della scuola viene vista
come elemento oscuro sul quale svolgere delle indagini.
Le pressioni intimidatorie non potranno certo nascondere i tagli
all'Istruzione pubblica per quasi 8 miliardi di Euro e la perdita del
posto di lavoro per 150 000 lavoratori, frutto delle politiche
Gelmini-Tremonti. E' incredibile che i fautori del massacro della
scuola siano così privi di argomenti da dover ricorrere a queste
pratiche.
Chiediamo a tutto il movimento di difesa della scuola pubblica, alle
forze politiche e sindacali e ai rappresentanti delle Amministrazioni
Locali di esprimere la propria ferma contrarietà a questa caccia
alle streghe e ai suoi ideatori.
Nonostante le intimidazioni, in questi giorni i lavoratori della scuola
continuano ad organizzarsi per proseguire le lotte contro i tagli.
Per l'abrogazione dell'art. 64 del Decreto 112 (convertito in Legge 133);
Per l'abrogazione della Legge di Conversione e del Decreto 137;
Per l'assunzione dei precari della scuola su tutti i posti disponibili.
Da un comunicato della CUB Scuola – Bologna
Anche nel corso delle ultime due settimane sono proseguite le
lezioni in piazza, con due momenti significativi dal punto di vista
mediatico: il 3 novembre, sotto la torre pendente, alcuni ricercatori,
con tanto di asini al seguito, hanno contestato l'inutilità
degli studi sul pericolo di estinzione del simpatico animale. Il 5
novembre, davanti al comune, è stata la volta di Sabina Guzzanti
autoinvitatasi a tenere una lezione sulla satira politica e non solo,
che ha raccolto centinaia di ascoltatori, suscitando (si dice) le ire
dei boss locali del Pd che non avrebbero visto di buon occhio il
sostegno dato all'iniziativa dalla loro appendice studentesca.
Conclusa, dopo qualche giorno, l'occupazione simbolica della "Sapienza"
è proseguita (fino al 7 novembre) quella del Polo Carmignani, da
dove il 30 ottobre è stata anche fatta una diretta televisiva.
Ma le iniziative sono state davvero tante: il 25 ottobre sei studenti
hanno tentato di calare uno striscione dalla torre e sono stati
bloccati dalla vigilanza; il 30 c'è stato un corteo degli
studenti medi; la sera del 31 alcune centinaia di persone hanno
celebrato - sotto una pioggia battente - il "funerale"
dell'Università pubblica in una atmosfera a metà tra la
street-parade ed hallowen. Continuano anche le autogestioni-cogestioni
nelle scuole superiori e il 29 ottobre una scuola materna è
stata "occupata" per tutto un pomeriggio per svolgervi una assemblea
contro la Gelmini.
La mobilitazione di venerdì 7 novembre è stata preceduta
dalla locandina del quotidiano locale che il giorno prima annunciava:
"Lezioni in strada e proteste sui binari. Gli studenti preparano la
maxi contestazione di domani". E infatti, il giorno, dopo un corteo di
3-400 universitari e medi si è diretto verso la stazione
ferroviaria dove ha bloccato la circolazione dei convogli, chiedendo
alla direzione delle FS agevolazioni per i treni in occasione della
scadenza del 14 novembre. La polizia ed i carabinieri si sono schierati
in assetto antisommossa sui binari ed all'esterno della stazione, ma
non è volato uno schiaffo e, dopo quasi due ore, i manifestanti
hanno tolto il blocco e sono tornati in corteo in centro dove è
stata occupata una parte non utilizzata di un edificio universitario.
La partecipazione alle decine di iniziative che si tengono ogni giorno
in città è ancora alta e, per il momento, non sembra
mostrare segni di flessione la voglia di continuare nella protesta.
Caotico-info (Pisa)
Sabato 8 novembre si è svolto a Trapani un presidio pacifista
e antimilitarista promosso dal locale Coordinamento per la Pace.
All'iniziativa, realizzata per ribadire l'opposizione alle guerre e
alla retorica militarista che il governo italiano ha sfoderato in
occasione delle celebrazioni del 4 novembre, hanno partecipato studenti
e universitari. È infatti naturale che le lotte in difesa della
scuola pubblica si saldino alle lotte antimilitariste dal momento che -
come si leggeva nel documento degli organizzatori - le missioni
militari all'estero e la militarizzazione delle nostre città
rappresentano una «strategia interventista finanziata con i soldi
pubblici attraverso i tagli alla sanità, alla ricerca, alle
pensioni, all'istruzione, al lavoro. Milioni di euro sottratti ai
servizi sociali e al nostro benessere e gettati nel pozzo senza fondo
della militarizzazione che ingrassa solo le industrie di armi. Uno
sperpero inaccettabile, soprattutto in questo periodo di crisi
economica difficilissimo».
Assai visibile la presenza degli anarchici e dei libertari che hanno
effettuato un massiccio volantinaggio in centro storico e hanno
allestito un nutrito banchetto di stampa e libri che ha suscitato
parecchio interesse sui passanti.
TAZ laboratorio di comunicazione libertaria
Potrebbe non sembrare una notizia "politica" ma di sicuro è
un fatto sociale. E grave. Lo sceriffo più famoso d'Italia
nell'ultimo mese ha ordinato – grazie ai poteri speciali da
podestà concessi da Maroni ai sindaci – la chiusura di una
decina di bar e osterie del centro entro le ore 22. Un atto che
colpisce i lavoratori del settore, ulteriore tassello di un disegno
chiaro, volto a desertificare la città e che va di pari passo
con una militarizzazione pressante. La sera in giro ci sono più
poliziotti che persone, questo è il punto. La socialità
è considerata un crimine e la gente è sempre più
chiusa in casa. Le manifestazioni studentesche degli ultimi giorni sono
state una boccata d'ossigeno, ma è ora necessario unire i tanti
fili spezzati di lotte e istanze che sembrano lontane, ma in
realtà vanno in parallelo; è ora di rispondere,
perché qui dovunque ci si volta si vede che sono in discussione
principi minimi di libertà.
Biasanot