Umanità Nova, n.37 del 16 novembre 2008, anno 88

informAzione - 1


Bologna: nonostante la giornata uggiosa

7 novembre. Migliaia di universitari e ricercatori in Piazza Verdi dalle 18 per ribadire il loro no alla riforma Gelmini e ai tagli all'istruzione e alla ricerca, operati nella finanziaria. Un osservatore attento potrebbe dire che c'è stata una partecipazione lievemente minore rispetto alle passate manifestazioni, ma bisogna sottolineare che questa, al contrario delle altre, era composta da soli universitari. Inoltre il corteo è stato pensato dagli studenti come momento comunicativo e informativo in vista della manifestazione nazionale di Roma del 14 novembre, per la quale sono in corso trattative con trenitalia per un prezzo politico dei biglietti.
Il corteo parte alle 19.40, percorrendo via Petroni e via San Vitale e dirigendosi alle due torri, dove effettua dei blocchi del (poco) traffico. Il serpentone percorre poi via Zamboni e qui, con mille mani colorate, denuncia l'Unicredit, cassiera dell'Alma Mater che presto aprirà un'altra filiale, l'ennesima, in piazza Verdi. L"onda" ripassa da piazza Verdi e decide di proseguire per  effettuare dei blocchi alla trafficata porta San Donato. Ormai non autorizzato, prosegue fino a porta San Vitale e torna, per la terza volta, in piazza Verdi dove si conclude.  Un corteo festoso e comunicativo, gioioso e determinato, che, nonostante l'uggiosa giornata autunnale, ha saputo portare con energia i contenuti della protesta. La cospicua presenza delle forze dell'ordine, la sospensione della didattica da parte del preside di scienze politiche come tentativo di delegittimare l'occupazione agli occhi degli altri studenti, non fermano quest'onda: l'appuntamento è a Roma il 14 novembre. Continuons le combat!

Jacopo

Terni: manifestazione del 7 novembre

Nella mattinata di venerdì 7 novembre 2008, a Terni, come in molte altre città italiane, si è svolta una manifestazione contro le politiche attuate dal governo in carica in tema di istruzione pubblica. Il corteo ha visto la partecipazione di un'ottantina di studenti, in gran parte universitari, e di qualche docente. Compensando la partecipazione non esaltante con una certa vivacità, i manifestanti sono partiti dal Polo Didattico dell'Università di Perugia, presente a Terni, e, attraversando l'intera città, si sono soffermati in tre punti chiave del centro storico: piazza Europa, dove, alternando slogan e musica, hanno sostato davanti a Palazzo Spada, sede del Consiglio comunale, e le due piazze principali: piazza della repubblica e piazza Tacito. In quest'ultima si è svolto il dibattito, durato meno di un'ora. Al moralistico discorso di una docente, che invitava il movimento a delineare meglio  il momento propositivo della protesta e, soprattutto, a sostenere la "dura  battaglia" che, a suo avviso, si svolgerà in parlamento, nei prossimi mesi, sul tema "università", ha ben risposto uno studente, tra gli organizzatori della manifestazione, ribadendo la totale estraneità e contrarietà del movimento studentesco ai partiti e una diffidenza radicale verso gli schieramenti parlamentari, motivata dal fatto che entrambi si sono resi responsabili, negli anni passati, insieme alla classe dirigente delle Università, dell'attuale crisi del sistema istruzione e, più in generale, di un attacco complessivo ai "diritti" conquistati dai movimenti dei lavoratori e degli studenti nei decenni precedenti.
 
Marco Celentano

Trieste: il funerale dell'università

Mercoledì 5 novembre un gruppo di studenti ha attraversato parte dell'università di Trieste, in un simbolico corteo funebre. La cerimonia in memoria dell'università pubblica ha avuto inizio nel piazzale principale, in modo che le urla di disperazione arrivassero al rettore e alle altre autorità che in quel momento stavano inaugurando l'anno accademico.
Gli studenti ritenevano che con l'approvazione della legge 133 non ci fosse nessun motivo per festeggiare e che non avesse senso inaugurare qualcosa che stava morendo. Hanno perciò organizzato una cerimonia alternativa: un rito funebre in piena regola, con tanto di bara, elogi funebri e vedove disperate al seguito.
Non essendo stati "invitati" alla cerimonia ufficiale, gli studenti hanno atteso i partecipanti all'uscita, con striscioni e cori contro i tagli, per poi unirsi al corteo dei lavoratori dell'università, che è sceso verso il centro città. Anche questo corteo è stato aperto dagli studenti che trasportavano la bara urlando "L'università è morta! La scuola pubblica è morta! Tremonti, Gelmini assassini!"
Il funerale è stato organizzato da un gruppo di studenti facenti riferimento all'"Atelier dei saperi liberi", un'auletta autogestita che gli studenti in lotta hanno ottenuto per via ufficiale. L'aula rimane sempre aperta e sta diventando sempre di più un punto di riferimento importante per l'organizzazione del movimento studentesco.
Venerdì 7 novembre un gruppo di studenti si è unito ai lavoratori del pubblico impiego in sciopero, organizzando un piccolo spezzone all'interno del corteo.  L'idea era partita dai portavoce delle facoltà di medicina e giurisprudenza che ritenevano giusto unire le lotte degli studenti e quelle dei lavoratori. In piazza gli studenti hanno ribadito la loro opposizione alla politica del governo in materia di scuola e università e hanno espresso la volontà di continuare a lottare. Non credono infatti che il nuovo decreto sia un gran miglioramento, ma solo il tentativo di disorientare per mettere a tacere le voci critiche.

Valentina

Bologna: gravi intimidazioni contro il movimento della scuola

La Procura della Repubblica di Bologna ha incaricato la Digos di svolgere indagini negli istituti superiori cittadini. Sono così arrivate ai Dirigenti Scolastici richieste di informazioni circa i nominativi dei membri dei Consigli d'Istituto, l'elenco di tutte le riunioni svolte, le date e gli orari delle iniziative di discussione e protesta contro le politiche di tagli alla scuola svolte nei mesi di settembre e ottobre, gli estremi delle delibere di autorizzazione delle manifestazioni da parte dei Consigli d'Istituto, l'indicazione dei partecipanti (alunni, docenti e genitori), i danni riportati dalle strutture (compresa l'esposizione di striscioni). Si tratta di un atto di grave intimidazione che tenta di trasformare i Dirigenti Scolastici in guardiani del Governo e di criminalizzare il movimento di opposizione alle politiche del Ministro Gelmini nato nelle scuole. La partecipazione spontanea e legittima (sancita dalle norme sugli organi collegiali) di genitori e alunni alla vita della scuola viene vista come elemento oscuro sul quale svolgere delle indagini.
Le pressioni intimidatorie non potranno certo nascondere i tagli all'Istruzione pubblica per quasi 8 miliardi di Euro e la perdita del posto di lavoro per 150 000 lavoratori, frutto delle politiche Gelmini-Tremonti. E' incredibile che i fautori del massacro della scuola siano così privi di argomenti da dover ricorrere a queste pratiche.
Chiediamo a tutto il movimento di difesa della scuola pubblica, alle forze politiche e sindacali e ai rappresentanti delle Amministrazioni Locali di esprimere la propria ferma contrarietà a questa caccia alle streghe e ai suoi ideatori.
Nonostante le intimidazioni, in questi giorni i lavoratori della scuola continuano ad organizzarsi per proseguire le lotte contro i tagli.

Per l'abrogazione dell'art. 64 del Decreto 112 (convertito in Legge 133);
Per l'abrogazione della Legge di Conversione e del Decreto 137;
Per l'assunzione dei precari della scuola su tutti i posti disponibili.

Da un comunicato della CUB Scuola – Bologna

Pisa: le molte facce della protesta

Anche nel corso delle ultime due settimane sono proseguite le lezioni in piazza, con due momenti significativi dal punto di vista mediatico: il 3 novembre, sotto la torre pendente, alcuni ricercatori, con tanto di asini al seguito, hanno contestato l'inutilità degli studi sul pericolo di estinzione del simpatico animale. Il 5 novembre, davanti al comune, è stata la volta di Sabina Guzzanti autoinvitatasi a tenere una lezione sulla satira politica e non solo, che ha raccolto centinaia di ascoltatori, suscitando (si dice) le ire dei boss locali del Pd che non avrebbero visto di buon occhio il sostegno dato all'iniziativa dalla loro appendice studentesca.
Conclusa, dopo qualche giorno, l'occupazione simbolica della "Sapienza" è proseguita (fino al 7 novembre) quella del Polo Carmignani, da dove il 30 ottobre è stata anche fatta una diretta televisiva. Ma le iniziative sono state davvero tante: il 25 ottobre sei studenti hanno tentato di calare uno striscione dalla torre e sono stati bloccati dalla vigilanza; il 30 c'è stato un corteo degli studenti medi; la sera del 31 alcune centinaia di persone hanno celebrato - sotto una pioggia battente - il "funerale" dell'Università pubblica in una atmosfera a metà tra la street-parade ed hallowen. Continuano anche le autogestioni-cogestioni nelle scuole superiori e il 29 ottobre una scuola materna è stata "occupata" per tutto un pomeriggio per svolgervi una assemblea contro la Gelmini.
La mobilitazione di venerdì 7 novembre è stata preceduta dalla locandina del quotidiano locale che il giorno prima annunciava: "Lezioni in strada e proteste sui binari. Gli studenti preparano la maxi contestazione di domani". E infatti, il giorno, dopo un corteo di 3-400 universitari e medi si è diretto verso la stazione ferroviaria dove ha bloccato la circolazione dei convogli, chiedendo alla direzione delle FS agevolazioni per i treni in occasione della scadenza del 14 novembre. La polizia ed i carabinieri si sono schierati in assetto antisommossa sui binari ed all'esterno della stazione, ma non è volato uno schiaffo e, dopo quasi due ore, i manifestanti hanno tolto il blocco e sono tornati in corteo in centro dove è stata occupata una parte non utilizzata di un edificio universitario.
La partecipazione alle decine di iniziative che si tengono ogni giorno in città è ancora alta e, per il momento, non sembra mostrare segni di flessione la voglia di continuare nella protesta.

Caotico-info (Pisa)

Trapani: presidio Antimilitarista

Sabato 8 novembre si è svolto a Trapani un presidio pacifista e antimilitarista promosso dal locale Coordinamento per la Pace.
All'iniziativa, realizzata per ribadire l'opposizione alle guerre e alla retorica militarista che il governo italiano ha sfoderato in occasione delle celebrazioni del 4 novembre, hanno partecipato studenti e universitari. È infatti naturale che le lotte in difesa della scuola pubblica si saldino alle lotte antimilitariste dal momento che - come si leggeva nel documento degli organizzatori - le missioni militari all'estero e la militarizzazione delle nostre città rappresentano una «strategia interventista finanziata con i soldi pubblici attraverso i tagli alla sanità, alla ricerca, alle pensioni, all'istruzione, al lavoro. Milioni di euro sottratti ai servizi sociali e al nostro benessere e gettati nel pozzo senza fondo della militarizzazione che ingrassa solo le industrie di armi. Uno sperpero inaccettabile, soprattutto in questo periodo di crisi economica difficilissimo».
Assai visibile la presenza degli anarchici e dei libertari che hanno effettuato un massiccio volantinaggio in centro storico e hanno allestito un nutrito banchetto di stampa e libri che ha suscitato parecchio interesse sui passanti.

TAZ laboratorio di comunicazione libertaria

Bologna: neanche un bicchiere...

Potrebbe non sembrare una notizia "politica" ma di sicuro è un fatto sociale. E grave. Lo sceriffo più famoso d'Italia nell'ultimo mese ha ordinato – grazie ai poteri speciali da podestà concessi da Maroni ai sindaci – la chiusura di una decina di bar e osterie del centro entro le ore 22. Un atto che colpisce i lavoratori del settore, ulteriore tassello di un disegno chiaro, volto a desertificare la città e che va di pari passo con una militarizzazione pressante. La sera in giro ci sono più poliziotti che persone, questo è il punto. La socialità è considerata un crimine e la gente è sempre più chiusa in casa. Le manifestazioni studentesche degli ultimi giorni sono state una boccata d'ossigeno, ma è ora necessario unire i tanti fili spezzati di lotte e istanze che sembrano lontane, ma in realtà vanno in parallelo; è ora di rispondere, perché qui dovunque ci si volta si vede che sono in discussione principi minimi di libertà.

Biasanot



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