Il decreto legislativo del 9 aprile n. 81 in materia di tutela
della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro incomincia ad avere
i suoi effetti.
Da noi, allo stabilimento Pirelli di Bollate(MI), si sono tenute le
assemblee (un po' animate) per spiegarci quali implicazioni potranno
esserci con questa nuova legge.
Gli articoli che interessano particolarmente gli operai sono il 20, il
25 e il 41, ossia essenzialmente l'obbligo per il lavoratore di
sottoporsi ai controlli sanitari previsti dal presente decreto
legislativo o comunque disposti dal medico competente.
A prima vista nulla di così discutibile, ma questi articoli nascondono intenzioni sicuramente non così nobili.
Infatti, per alcuni lavoratori, quelli a rischio sicurezza, ci potranno
essere accertamenti sanitari per scoprire se fanno uso di
sostanze stupefacenti o si è dediti all'alcol.
Da noi questi accertamenti potrebbero riguardare circa 120 lavoratori
su un totale di 450, ossia tutti quelli in possesso del patentino
mulettista e che quindi potrebbero utilizzare il carrello sul lavoro.
Gli esami si andrebbero a fare in un centro deciso dall'azienda.
Il medico competente, sulla base delle risultanze delle visite
mediche, esprime un giudizio di idoneità o inidoneità che
può essere parziale, temporanea o permanente.
La Rsu ha deciso di aprire una trattativa con l'azienda per
l'applicazione di questa legge; limitando questi tipi di esami solo ai
carrellisti che svolgono ordinariamente questa mansione, e anche
chiedendo un preavviso "lungo" per dare la possibilità ai
lavoratori di mettersi in regola.
Certo, da una parte sembra ragionevole spingere una certa categoria di
lavoratori a non abusare di certe sostanze: a nessuno piace lavorare
con un mulettista sotto effetto di droghe o alcol, si può
rischiare la pelle.
Dall'altra parte come non vedere in questa legge l'intenzione da parte
delle aziende di spostare responsabilità loro sui lavoratori per
quanto riguarda i morti e gli infortuni sul lavoro? Dopo i tanti
proclami continuano ad esserci mediamente 4 morti al giorno e una
miriade di incidenti.
Gli infortuni possono avvenire per una non totale lucidità da
parte dei lavoratori: quando si lavora la notte oppure si inizia a
lavorare la mattina alle 6 spesso non si è particolarmente in
forma.
Nelle aziende spesso non si fa niente per combattere l'utilizzo di
certe sostanze: quello che interessa è la produttività e
non avere problemi sul piano sindacale. Quindi può avvenire il
coprire da parte aziendale "certi comportamenti" se non danneggiano la
produzione.
Oltretutto da noi, con l'applicazione di questa legge, ci potrebbero
essere dei licenziamenti: sul carrello di solito vanno a lavorare
coloro che hanno problemi sanitari e difficilmente potrebbero essere
collocati in altra mansione.
Altre grosse perplessità potrebbero riguardare sia il fatto che
il centro sanitario dove fare gli accertamenti viene deciso
dall'azienda, sia il fatto che si può essere sotto
ricattabilità aziendale nel caso di inidoneità. In questo
caso tu ti trovi in una situazione di debolezza e l'azienda può
sicuramente decidere un po' sulle tue sorti, già lo fanno spesso
in condizioni normali.
Quindi questa legge così com'è andrebbe combattuta: in un
piano globale per la sicurezza sul lavoro si possono accettare certi
accertamenti sanitari, nel caso appunto si facesse qualcosa di reale
per prevenire incidenti e morti.
E certo bisognerebbe anche chiedersi come mai in tanti si fa un abuso di certe sostanze. Ma questa è un'altra storia.
Fabry
Nella sala delle ex-leopoldine si è svolta una serata di
canti anarchici. Molti gli amici presenti, tanto da riempirla di
partecipativo affetto; un grazie va di dovere a tutti e in particolare
a:
Donato e Piero, grandi cuori anarchici che con passione e cultura hanno aperto la serata;
Giacomo, per il suo entusiasmo e preziosa collaborazione;
i Terra Terra, che in piacevole incoerenza con il loro nome, hanno riempito la stanza di coinvolgenti canti e sonorità;
il Collettivo Folcloristico Montano, che è riuscito a trasmettere tutta la sua simpatia.
E per finire... tutti insieme... sognando d'anarchia un ultimo
ringraziamento va a colui che di più ha voluto questa serata,
ciao Giampa, sappiamo che eri con noi in quella sala.
C.L.F
Sabato otto novembre. A cento passi da casa sua oltre duecento compagni
e amici di Giampaolo Verdecchia si sono incontrati attorno ad un
progetto che amava. E' passato oltre un anno da quando Giampaolo
è stato salutato all'Indiano con i Fiati Sprecati che suonavano
Bella Ciao e quel giorno fu ricordato un progetto che voleva
realizzare. Il Collettivo Libertario Fiorentino è riuscito a
dare fiato, è proprio il caso di dire, a quella idea che da
alcuni anni aveva in mente, un Festival della Canzone anarchica. Se non
un vero Festival, almeno una serata di canti anarchici per unire altri
a chi unito era già.
La canzone popolare, le radici della storia del Movimento anarchico, il
canto di lotta e di rivolta, sono stati protagonisti fuori e dentro la
Sala delle ex Leopoldine.
Spesso negli inviti viene aggiunto che il CLF … convoca Voi, i
simpatizzanti, gli amici, le zie, i ragionieri (insomma fate girare la
voce). E la voce, anche sommessamente, ha girato, e la semplice dizione
dell'invito "da un idea di Giampaolo", Giampaolo con la M, fa
affluire moltissimi compagni in una sala zeppa, ad ascoltare, ma ancora
di più, a partecipare, a battere il tempo, oltre che le mani, in
un unico gruppo di canto.
Il generoso Donato Landini, con Piero del Prete, ha aperto la serata.
Donatosi integralmente ha interpretato canti della tradizione, assieme
a qualche novità. Seguono Giacomo Gentiluomo ed i Terra Terra.
La serata si sviluppa con la partecipazione attiva del pubblico, e gli
stessi gruppi ed individualità canore si assemblano in una
intesa tutta anarchica. Alessandro Scavetta col suo violino si unisce
naturalmente ai Terra Terra, mentre le ore scorrono fra applausi e
canto corale. Dopo due ore salgono (ma già "giravano" fra il
pubblico) sul palco i musicisti-cantanti del Collettivo Folkloristico
Montano in un crescendo di ritmo e di tono che coinvolge tutti i
presenti. Donato, civettuolo, si rammarica della propria voce che non
"tiene", in realtà è lui che non si tiene. Infatti si
aggiunge al Collettivo Folkloristico, trascinando sul palco Gentiluomo,
parte dei Terra Terra, Scavetta e un po' di pubblico. Quattro ore
rapidamente trascorse. Verso mezzanotte tutta la sala, gremita, canta e
suona (e balla), senza distinzione di ruoli, in un caos creativo del
quale Giampaolo è responsabile.
La serata è stata rifocillata dal Clf, in piazza, senza
permessi, e senza riconoscere allo Sceriffo-Assessore locale, alcuna
autorità in tema di "regole" urbane. Serata di incanti
anarchici. Alla prossima.
Alberto Ciampi
Agostino Ghiglia, oggi deputato di Alleanza Nazionale, ieri
picchiatore missino, ha annunciato un'interrogazione parlamentare
contro gli antimilitaristi che nella notte del 4 novembre hanno
lasciato alcuni manichini insanguinati davanti all'ingresso della
scuola di applicazione militare in corso Matteotti. Sopra i manichini
campeggiava la scritta "scuola di assassini". A dare man forte a
Ghiglia si sono uniti Carossa e Allasia, esponenti del Carroccio al
consiglio comunale del capoluogo subalpino, che hanno espresso
solidarietà all'esercito e invocato la repressione contro i
"vandali". Tutti i quotidiani cittadini hanno dato ampio rilievo ad un
episodio che, del tutto evidentemente, si collega alla decisione del
ministro della guerra Ignazio La Russa di far parlare i militari nelle
scuole in occasione della "festa delle forze armate", coincidente con
il 90° anniversario della vittoria in quel terribile macello umano
che fu la prima guerra mondiale.
Sempre il 4 novembre si è svolto nella centralissima via Po un
presidio "contro tutte le guerre e contro tutti gli eserciti"
organizzato dalla Federazione Anarchica Torinese, che la sera prima
aveva voluto ricordare la prima guerra mondiale con la proiezione di
"Orizzonti di gloria", la celebre pellicola di Stanley Kubrick, che
meglio di tanti discorsi ci mostra il cocktail mortale ottenuto
shakerando nazionalismo, patria, militarismo, gerarchia.
Nel volantino distribuito veniva così argomentato il senso delle
varie iniziative antimilitariste "L'Italia è in guerra. Truppe
tricolori combattono in Afganistan. Lo chiamano "peace keeping": suona
meglio e mette la coscienza a posto. Ma, là, in Afganistan, ogni
giorno bombardano, uccidono, imprigionano, torturano. Sette anni di
guerra e la chiamano pace. Un massacro senza fine. Ma che importa? Gli
affari dei petrolieri e dei fabbricanti di armi vanno a gonfie vele.
In occasione del 4 novembre, festa della "vittoria" in quell'immane
carneficina nazionalista che fu la prima guerra mondiale, La Russa
invia i militari nelle scuole per una bella lezione di propaganda
bellica: l'esercito ha bisogno di volontari. Dopo le dichiarazioni di
guerra agli studenti in lotta fatte da Berlusconi viene il sospetto che
potrebbe trattarsi di un'esercitazione pratica." Le cariche e le
bastonate agli studenti di pochi giorni dopo probabilmente facevano
parte di questo programma di studio.
Il presidente della camera, il nazionalalleato Gianfranco Fini, ha
dichiarato alla stampa che è tempo che il 4 novembre torni ad
essere un giorno festivo. Revisionista su tutto, Fini si guarda bene
dal rivedere il giudizio su una guerra dove morirono 680.000 soldati e
50.000 civili. Ma non solo. Si guarda ancor più dal ricordare i
tanti che gettarono le armi, che disertarono, le migliaia di fucilati,
incarcerati. Già nel 1998, di fronte alla proposta di
riabilitare i disertori, Fini dichiarava al Corriere della Sera "Se si
equipara il disertore all'eroe o se si mette sullo stesso piano chi ha
combattuto per difendere la propria patria con chi ha disertato o ha
addirittura tradito, si uccide il concetto stesso di patria." Come
dargli torto? Lo stato, quando ammazza, si affida alla retorica della
patria.
Sempre il 4 novembre, a Chivasso, un paese a trenta chilometri da
Torino, al liceo Newton occupato dagli studenti in lotta contro la
riforma Gelmini, sono stati invitati gli anarchici per un'assemblea
antimilitarista. In quella scuola, così come in molte altre, la
decisione di La Russa di inviare i soldati, si è rivelata un
vero boomerang.
R. Em.
Sabato 8 novembre il comitato antirazzista milanese ha indetto un
presidio contro la presenza dell'esercito e della polizia nei quartieri
in Via Padova a Milano.
Premessa:
Nell'ambito delle mobilitazioni studentesche contro il governo e la
Gelmini, gli studenti del liceo artistico Caravaggio di Via Padova
hanno occupato la scuola per 2 giorni e come rappresaglia 3 studenti
sono stati denunciati.
Per tutta la settimana si sono tenute lezioni autogestite e cortei
improvvisati per arrivare a giovedì con un'assemblea in
aula magna sul tema del razzismo.
L'assemblea ha visto la partecipazione di oltre 200 ragazzi e alcuni
professori. Gli studenti hanno invitato a parlare 3 compagni del
Comitato Antirazzista Milanese che sono stati portati dentro
l'istituto contro la volontà del dirigente scolastico.
Gli studenti in lotta hanno poi deciso di partecipare al
presidio che si doveva tenere nel parchetto poco distante la loro
scuola.
Il parchetto in questione è sempre stato per la popolazione del
quartiere un luogo di socialità, ultimamente espropriato
dall'uso collettivo a causa della presenza permanente e continua
delle camionette dell'esercito e delle forze del disordine organizzato.
Come tutti sappiamo, non a caso l'esercito viene messo soprattutto in
quei quartieri cosiddetti sensibili dove la maggioranza della
popolazione è "straniera", ma soprattutto è senza
diritti.
La presenza di uomini armati di tutto punto, oltre a far sembrare le
città sott'assedio, serve ad intimorire, creare paura e terrore
verso gli abitanti e verso chi pretende di essere trattato da
essere umano.
Quartieri ghetto come via Padova, Via Imbonati a Milano, Porta Palazzo
a Torino, per dirne solo alcuni, servono al potere come esempio per chi
non si conforma a entrare nella schiera degli schiavi volontari.
Questi quartieri sono abitati soprattutto da persone che
lavorano; persone che mandano avanti l'economia reale e
l'arricchimento selvaggio dei padroncini e cooperative varie, ma
sono resi invisibili da leggi a dire poco criminali. Il lavoro viene
pagato a 3/4 euro l'ora quando va bene e spesso, come ricompensa,
c'è la galera e il CPT.
Nei giorni precedenti il presidio, il comitato antirazzista aveva
sensibilizzato in tutti i luoghi possibili l'iniziativa con vari
volantini contro l'esercito, una lettera agli studenti dal titolo
NON HO PAURA e manifesti a sostegno dell'ambulatorio popolare
autogestito di via dei Transiti messo sotto sfratto.
L'ambulatorio, infatti, dopo 14 anni di attività massiccia
nel quartiere per la difesa della salute per tutti e soprattutto per
quelle persone che non possono accedere alla sanità
pubblica, rischia di essere cancellato dalla storia sociale di
questa città.
L'iniziativa ha preso il via alla grande con un bel numero di studenti
del vicino Liceo alle 13, altri compagni hanno preparato cibo vegano
per tutti, mostre sui misfatti del razzismo statale erano presenti in
tutto il parco, striscioni contro l'esercito tappezzavano il parco poi
musica e microfono aperto.
Finalmente oggi l'esercito è stato sfrattato, il posto
è stato finalmente liberato, cosi come sono stati liberati anche
i muri dal grigio (di un'amministrazione che ha fatto del grigiore,
della repressione e dell'affarismo mafioso il suo stile di vita),
creando un murales di 10 metri dal titolo NON HO PAURA.
Tanti immigrati si sono avvicinati, alcuni hanno preso la parola, altri
hanno chiesto informazioni sindacali, altri chiedevano di ritrovarsi
con i compagni per organizzare iniziative; insomma la situazione
è stata utile e insegna che con il lavoro continuo e
costante si riesce non solo a contrastare la barbarie poliziesca,
ma anche a dare fiducia nella possibilità di
autorganizzazione nei quartieri.
Sarà sempre più necessario mobilitarsi per affermare i diritti di tutti, al di là del proprio colore.
Ciò sarà sempre più necessario dove, come a
Milano, varie ronde italo-angel-fascie-padane che tanto piacere fanno a
chi comanda si stanno organizzando: ma gli antirazzisti non
faranno sconti a nessuno.
Contro il razzismo,contro l'esercito e la polizia nei quartieri, per un comitato antirazzista in ogni luogo…
NON HO PAURA
Anto D'Errico
Nel pomeriggio del 4 novembre il presidente della republica
Napolitano accompagnato dai ministri La Russa (difesa) Zaia
(agricoltura) ha fatto visita alla città di Vittorio Veneto
portando omaggi floreali al monumento dei caduti, pronunciando discorsi
al teatro Da Ponte e stringendo mani al popolino (molto pochi) che ha
sfidato le condizioni avverse (una pioggia da paura). Tutta
l'operazione in tre ore con un grande dispiegamento di forze
dell'ordine e mezzi, tra l'altro abbandonando il teatro prima
dell'inizio del concerto in suo onore, lasciando l'onore ai suddetti
ministri accompagnati agli amministratori locali, corti di partito e
teste d'uovo della crème vittoriese borghese, che hanno brindato
alla patria in modo privato all'interno dello storico palazzo Minucci.
Vomitevole la retorica patriottica dei discorsi anche da parte delle
autorità locali e ancor peggio le dichiarazioni di La Russa in
mattinata. Dichiarazione volte a condannare la critica al militarismo
considerato un retaggio tardo-ideologico (giusto dimenticavamo di
essere arrivati alla fine della storia...) e molto offensivo della
memoria nazionale (sai che smacco..). Non da meno è stato il
discorso del primo presidente post-comunista della repubblica: non
c'è motivo di giudicare oggi malevolmente le forze armate col
filtro della storia, poichè oggi esse sono forze di pace... (per
cui..). Quest'ultima pietra miliare sganciata in barba a chi si
aspettava una posizione più progressista da un uomo della
cultura comunista. Forse però il top è stato raggiunto
dal commento di uno dei due spaker Rai che commentavono in diretta il
live al teatro Da Ponte, citando l'interventismo rivoluzionario di
Trotzkij, trovava incongruo l'atteggiamento antimilitarista di
alcuni... se l'ha detto Trotzkij…!
A. F.
collettivo libertario giovanile "C. Giuliani"