Umanità Nova, n.37 del 16 novembre 2008, anno 88

informAzione - 2


Milano: a proposito di controlli sanitari

Il decreto legislativo del 9 aprile n. 81 in materia di tutela  della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro incomincia ad avere i suoi effetti.
Da noi, allo stabilimento Pirelli di Bollate(MI), si sono tenute le assemblee (un po' animate) per spiegarci quali implicazioni potranno esserci  con questa nuova legge.
Gli articoli che interessano particolarmente gli operai sono il 20, il 25 e il 41, ossia essenzialmente l'obbligo per il lavoratore di sottoporsi ai controlli sanitari previsti dal presente decreto legislativo o comunque disposti  dal medico competente.
A prima vista nulla di così discutibile, ma questi articoli nascondono intenzioni sicuramente non così nobili.
Infatti, per alcuni lavoratori, quelli a rischio sicurezza, ci potranno essere accertamenti sanitari per scoprire se  fanno uso di sostanze stupefacenti o si è dediti all'alcol.
Da noi questi accertamenti potrebbero riguardare circa 120 lavoratori su un totale di 450, ossia tutti quelli in possesso del patentino mulettista e che quindi potrebbero utilizzare il carrello sul lavoro.
Gli esami si andrebbero a fare in un centro deciso dall'azienda.
Il medico competente, sulla base delle risultanze  delle visite mediche, esprime un giudizio di idoneità o inidoneità che può essere parziale, temporanea o permanente.
La Rsu ha deciso di aprire una trattativa con l'azienda per l'applicazione di questa legge; limitando questi tipi di esami solo ai carrellisti che svolgono ordinariamente questa mansione, e anche chiedendo un preavviso "lungo" per dare la possibilità ai lavoratori di mettersi in regola.
Certo, da una parte sembra ragionevole spingere una certa categoria di lavoratori a non abusare di certe sostanze: a nessuno piace lavorare con un mulettista sotto effetto di droghe o alcol, si può rischiare la pelle.
Dall'altra parte come non vedere in questa legge l'intenzione da parte delle aziende di spostare responsabilità loro sui lavoratori per quanto riguarda i morti e gli infortuni sul lavoro? Dopo i tanti proclami continuano ad esserci mediamente 4 morti al giorno e una miriade di incidenti.
Gli infortuni possono avvenire per una non totale lucidità da parte dei lavoratori: quando si lavora la notte oppure si inizia a lavorare la mattina alle 6 spesso non si è particolarmente in forma.
Nelle aziende spesso non si fa niente per combattere l'utilizzo di certe sostanze: quello che interessa è la produttività e non avere problemi sul piano sindacale. Quindi può avvenire il coprire da parte aziendale "certi comportamenti" se non danneggiano la produzione.
Oltretutto da noi, con l'applicazione di questa legge, ci potrebbero essere dei licenziamenti: sul carrello di solito vanno a lavorare coloro che hanno problemi sanitari e difficilmente potrebbero essere collocati in altra mansione.
Altre grosse perplessità potrebbero riguardare sia il fatto che il centro sanitario dove fare gli accertamenti viene deciso dall'azienda, sia il fatto che si può essere sotto ricattabilità aziendale nel caso di inidoneità. In questo caso tu ti trovi in una situazione di debolezza e l'azienda può sicuramente decidere un po' sulle tue sorti, già lo fanno spesso in condizioni normali.
Quindi questa legge così com'è andrebbe combattuta: in un piano globale per la sicurezza sul lavoro si possono accettare certi accertamenti sanitari, nel caso appunto si facesse qualcosa di reale per prevenire incidenti e morti.
E certo bisognerebbe anche chiedersi come mai in tanti si fa un abuso di certe sostanze. Ma questa è un'altra storia.
 
Fabry

Firenze: 8 novembre serata di canti anarchici

Nella sala delle ex-leopoldine si è svolta una serata di canti anarchici. Molti gli amici presenti, tanto da riempirla di partecipativo affetto; un grazie va di dovere a tutti e in particolare a:
Donato e Piero, grandi cuori anarchici che con passione e cultura hanno aperto la serata;
Giacomo, per il suo entusiasmo e preziosa collaborazione;
i Terra Terra, che in piacevole incoerenza con il loro nome, hanno riempito la stanza di coinvolgenti canti e sonorità;
il Collettivo Folcloristico Montano, che è riuscito a trasmettere tutta la sua simpatia.
E per finire... tutti insieme... sognando d'anarchia un ultimo ringraziamento va a colui che di più ha voluto questa serata, ciao Giampa, sappiamo che eri con noi in quella sala.

C.L.F

Sabato otto novembre. A cento passi da casa sua oltre duecento compagni e amici di Giampaolo Verdecchia si sono incontrati attorno ad un progetto che amava. E' passato oltre un anno da quando Giampaolo è stato salutato all'Indiano con i Fiati Sprecati che suonavano Bella Ciao e quel giorno fu ricordato un progetto che voleva realizzare. Il Collettivo Libertario Fiorentino è riuscito a dare fiato, è proprio il caso di dire, a quella idea che da alcuni anni aveva in mente, un Festival della Canzone anarchica. Se non un vero Festival, almeno una serata di canti anarchici per unire altri a  chi unito era già.
La canzone popolare, le radici della storia del Movimento anarchico, il canto di lotta e di rivolta, sono stati protagonisti fuori e dentro la Sala delle ex Leopoldine.
Spesso negli inviti viene aggiunto che il CLF … convoca Voi, i simpatizzanti, gli amici, le zie, i ragionieri (insomma fate girare la voce). E la voce, anche sommessamente, ha girato, e la semplice dizione dell'invito "da un idea di Giampaolo",  Giampaolo con la M, fa affluire moltissimi compagni in una sala zeppa, ad ascoltare, ma ancora di più, a partecipare, a battere il tempo, oltre che le mani, in un unico gruppo di canto.
Il generoso Donato Landini, con Piero del Prete, ha aperto la serata. Donatosi integralmente ha interpretato canti della tradizione, assieme a qualche novità. Seguono Giacomo Gentiluomo ed i Terra Terra. La serata si sviluppa con la partecipazione attiva del pubblico, e gli stessi gruppi ed individualità canore si assemblano in una intesa tutta anarchica. Alessandro Scavetta col suo violino si unisce naturalmente ai Terra Terra, mentre le ore scorrono fra applausi e canto corale. Dopo due ore salgono (ma già "giravano" fra il pubblico) sul palco i musicisti-cantanti del Collettivo Folkloristico Montano in un crescendo di ritmo e di tono che coinvolge tutti i presenti. Donato, civettuolo, si rammarica della propria voce che non "tiene", in realtà è lui che non si tiene. Infatti si aggiunge al Collettivo Folkloristico, trascinando sul palco Gentiluomo, parte dei Terra Terra, Scavetta e un po' di pubblico. Quattro ore rapidamente trascorse. Verso mezzanotte tutta la sala, gremita, canta e suona (e balla), senza distinzione di ruoli, in un caos creativo del quale Giampaolo è responsabile.
La serata è stata rifocillata dal Clf, in piazza, senza permessi, e senza riconoscere allo Sceriffo-Assessore locale, alcuna autorità in tema di "regole" urbane. Serata di incanti anarchici. Alla prossima.

Alberto Ciampi

Torino: scuola di assassini

Agostino Ghiglia, oggi deputato di Alleanza Nazionale, ieri picchiatore missino, ha annunciato un'interrogazione parlamentare contro gli antimilitaristi che nella notte del 4 novembre hanno lasciato alcuni manichini insanguinati davanti all'ingresso della scuola di applicazione militare in corso Matteotti. Sopra i manichini campeggiava la scritta "scuola di assassini". A dare man forte a Ghiglia si sono uniti Carossa e Allasia, esponenti del Carroccio al consiglio comunale del capoluogo subalpino, che hanno espresso solidarietà all'esercito e invocato la repressione contro i "vandali". Tutti i quotidiani cittadini hanno dato ampio rilievo ad un episodio che, del tutto evidentemente, si collega alla decisione del ministro della guerra Ignazio La Russa di far parlare i militari nelle scuole in occasione della "festa delle forze armate", coincidente con il 90° anniversario della vittoria in quel terribile macello umano che fu la prima guerra mondiale.
Sempre il 4 novembre si è svolto nella centralissima via Po un presidio "contro tutte le guerre e contro tutti gli eserciti" organizzato dalla Federazione Anarchica Torinese, che la sera prima aveva voluto ricordare la prima guerra mondiale con la proiezione di "Orizzonti di gloria", la celebre pellicola di Stanley Kubrick, che meglio di tanti discorsi ci mostra il cocktail mortale ottenuto shakerando nazionalismo, patria, militarismo, gerarchia.
Nel volantino distribuito veniva così argomentato il senso delle varie iniziative antimilitariste "L'Italia è in guerra. Truppe tricolori combattono in Afganistan. Lo chiamano "peace keeping": suona meglio e mette la coscienza a posto. Ma, là, in Afganistan, ogni giorno bombardano, uccidono, imprigionano, torturano. Sette anni di guerra e la chiamano pace. Un massacro senza fine. Ma che importa? Gli affari dei petrolieri e dei fabbricanti di armi vanno a gonfie vele.
In occasione del 4 novembre, festa della "vittoria" in quell'immane carneficina nazionalista che fu la prima guerra mondiale, La Russa invia i militari nelle scuole per una bella lezione di propaganda bellica: l'esercito ha bisogno di volontari. Dopo le dichiarazioni di guerra agli studenti in lotta fatte da Berlusconi viene il sospetto che potrebbe trattarsi di un'esercitazione pratica." Le cariche e le bastonate agli studenti di pochi giorni dopo probabilmente facevano parte di questo programma di studio.
Il presidente della camera, il nazionalalleato Gianfranco Fini, ha dichiarato alla stampa che è tempo che il 4 novembre torni ad essere un giorno festivo. Revisionista su tutto, Fini si guarda bene dal rivedere il giudizio su una guerra dove morirono 680.000 soldati e 50.000 civili. Ma non solo. Si guarda ancor più dal ricordare i tanti che gettarono le armi, che disertarono, le migliaia di fucilati, incarcerati. Già nel 1998, di fronte alla proposta di riabilitare i disertori, Fini dichiarava al Corriere della Sera "Se si equipara il disertore all'eroe o se si mette sullo stesso piano chi ha combattuto per difendere la propria patria con chi ha disertato o ha addirittura tradito, si uccide il concetto stesso di patria." Come dargli torto? Lo stato, quando ammazza, si affida alla retorica della patria.
Sempre il 4 novembre, a Chivasso, un paese a trenta chilometri da Torino, al liceo Newton occupato dagli studenti in lotta contro la riforma Gelmini, sono stati invitati gli anarchici per un'assemblea antimilitarista. In quella scuola, così come in molte altre, la decisione di La Russa di inviare i soldati, si è rivelata un vero boomerang.

R. Em.

Milano: Non Ho Paura. Presidio antirazzista

Sabato 8 novembre il comitato antirazzista milanese ha indetto un presidio contro la presenza dell'esercito e della polizia nei quartieri in Via Padova a Milano.
Premessa:
Nell'ambito delle mobilitazioni studentesche contro il governo e la Gelmini, gli studenti del liceo artistico Caravaggio di Via Padova hanno occupato la scuola per 2 giorni e come rappresaglia 3 studenti sono stati denunciati.
Per tutta la settimana si sono tenute lezioni autogestite e cortei improvvisati per arrivare a  giovedì con un'assemblea in aula magna sul tema del razzismo.
L'assemblea ha visto la partecipazione di oltre 200 ragazzi e alcuni professori. Gli studenti hanno invitato a parlare 3 compagni del Comitato Antirazzista Milanese che  sono stati portati dentro l'istituto contro la volontà del dirigente scolastico.
Gli studenti in lotta hanno poi deciso di partecipare  al presidio  che si doveva tenere nel parchetto poco distante la loro scuola.
Il parchetto in questione è sempre stato per la popolazione del quartiere un luogo di socialità, ultimamente espropriato dall'uso collettivo a causa della presenza permanente e continua  delle camionette dell'esercito e delle forze del disordine organizzato.
Come tutti sappiamo, non a caso l'esercito viene messo soprattutto in quei quartieri cosiddetti sensibili dove la maggioranza  della popolazione è "straniera", ma  soprattutto è senza diritti.
La presenza di uomini armati di tutto punto, oltre a far sembrare le città sott'assedio, serve ad intimorire, creare paura e terrore verso gli abitanti e  verso chi pretende di essere trattato da essere umano.
Quartieri ghetto come via Padova, Via Imbonati a Milano, Porta Palazzo a Torino, per dirne solo alcuni, servono al potere come esempio per chi non si conforma a entrare nella schiera degli schiavi volontari.
Questi quartieri  sono abitati soprattutto da persone che lavorano;  persone che mandano avanti l'economia reale e l'arricchimento selvaggio dei padroncini e cooperative varie,  ma sono resi invisibili da leggi a dire poco criminali. Il lavoro viene pagato a 3/4 euro l'ora quando va bene e spesso,  come ricompensa, c'è  la galera e il CPT.
Nei giorni precedenti il presidio, il comitato antirazzista aveva sensibilizzato in tutti i luoghi possibili l'iniziativa con vari volantini contro l'esercito, una lettera agli studenti  dal titolo NON HO PAURA e manifesti a sostegno dell'ambulatorio popolare autogestito di via dei Transiti messo sotto sfratto.
L'ambulatorio, infatti,  dopo 14 anni di attività massiccia nel quartiere per la difesa della salute per tutti e soprattutto per quelle persone che non possono accedere alla sanità pubblica,  rischia di essere cancellato dalla storia sociale di questa città.
L'iniziativa ha preso il via alla grande con un bel numero di studenti del vicino Liceo alle 13, altri compagni hanno preparato cibo vegano per tutti, mostre sui misfatti del razzismo statale erano presenti in tutto il parco, striscioni contro l'esercito tappezzavano il parco poi musica e microfono aperto.
Finalmente  oggi l'esercito è stato sfrattato, il posto è stato finalmente liberato, cosi come sono stati liberati anche i muri dal grigio (di un'amministrazione che ha fatto del grigiore, della repressione e dell'affarismo mafioso il suo  stile di vita), creando un murales di 10 metri dal titolo NON HO PAURA.
Tanti immigrati si sono avvicinati, alcuni hanno preso la parola, altri hanno chiesto informazioni sindacali, altri chiedevano di ritrovarsi con i compagni per organizzare iniziative; insomma la situazione è stata utile e insegna che con il lavoro continuo  e costante si riesce non solo a contrastare la barbarie poliziesca,  ma  anche a dare fiducia nella possibilità di autorganizzazione nei quartieri.
Sarà sempre più necessario mobilitarsi per affermare i diritti di tutti, al di là del proprio colore.
Ciò sarà sempre più necessario dove, come a  Milano, varie ronde italo-angel-fascie-padane che tanto piacere fanno a chi comanda  si stanno organizzando: ma gli antirazzisti non faranno sconti a nessuno.
Contro il razzismo,contro l'esercito e la polizia nei quartieri, per un comitato antirazzista in ogni luogo…

NON HO PAURA

Anto D'Errico

Vittorio Veneto: 4 novembre, un ballo mascherato...

Nel pomeriggio del 4 novembre il presidente della republica Napolitano accompagnato dai ministri La Russa (difesa) Zaia (agricoltura) ha fatto visita alla città di Vittorio Veneto portando omaggi floreali al monumento dei caduti, pronunciando discorsi al teatro Da Ponte e stringendo mani al popolino (molto pochi) che ha sfidato le condizioni avverse (una pioggia da paura). Tutta l'operazione in tre ore con un grande dispiegamento di forze dell'ordine e mezzi, tra l'altro abbandonando il teatro prima dell'inizio del concerto in suo onore, lasciando l'onore ai suddetti ministri accompagnati agli amministratori locali, corti di partito e teste d'uovo della crème vittoriese borghese, che hanno brindato alla patria in modo privato all'interno dello storico palazzo Minucci. Vomitevole la retorica patriottica dei discorsi anche da parte delle autorità locali e ancor peggio le dichiarazioni di La Russa in mattinata. Dichiarazione volte a condannare la critica al militarismo considerato un retaggio tardo-ideologico (giusto dimenticavamo di essere arrivati alla fine della storia...) e molto offensivo della memoria nazionale (sai che smacco..). Non da meno è stato il discorso del primo presidente post-comunista della repubblica: non c'è motivo di giudicare oggi malevolmente le forze armate col filtro della storia, poichè oggi esse sono forze di pace... (per cui..). Quest'ultima pietra miliare sganciata in barba a chi si aspettava una posizione più progressista da un uomo della cultura comunista. Forse però il top è stato raggiunto dal commento di uno dei due spaker Rai che commentavono in diretta il live al teatro Da Ponte, citando l'interventismo rivoluzionario di Trotzkij, trovava incongruo l'atteggiamento antimilitarista di alcuni... se l'ha detto Trotzkij…!
A. F.
collettivo libertario giovanile "C. Giuliani"

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