Umanità Nova, n.38 del 23 novembre 2008, anno 88

Mecnavi: un fumetto contro le morti bianche


Abbiamo incontrato Leonardo Guardigli, fumettista nato a Lugo (Ra) 26 anni fa.
In questi giorni ha pubblicato un libro in cui ripercorre la più grave strage operaia del dopoguerra, avvenuta al porto di Ravenna il 13 marzo 1987: l'incendio della stiva nel fondo di una nave, che costò la vita a 13 lavoratori della ditta Mecnavi.

Leo, per quale motivo sei il primo ravennate che dopo 21 anni dai fatti, pubblica un libro sulla storia della Mecnavi?
Sinceramente non saprei. La mia intenzione era quella di partecipare al concorso regionale di fumetto organizzato dalla regione, dal comune di Ravenna e dall'Associazione Culturale Mirada.
Si trattava di raccontare la propria città attraverso un fumetto di realtà.
Prima di iniziare il libro, non sapevo nulla della vicenda, così come tanti altri ragazzi della mia età (per non parlare dei più giovani).
Dopo aver raccolto abbastanza materiale, soprattutto grazie all'aiuto del giornalista Rudi Ghedini, decisi di iniziare il libro con l'obiettivo di far conoscere ai più giovani un fatto della propria città ormai dimenticato, uno dei più gravi incidenti sul lavoro accaduto in Italia dal dopoguerra ad oggi.
Tredici operai, di cui tre non ancora ventenni e otto non in regola, persero la vita in quelle drammatiche condizioni, per alcuni era il primo giorno di lavoro.

Al porto di Ravenna hai riscontrato degli elementi di continuità, da allora ad oggi?
Il senso che ho voluto dare al libro è nella frase di chiusura: "non è cambiato niente".
Tra il 1987 e il 1997 si sono verificate almeno 79 morti bianche solo nella provincia di Ravenna, e fenomeni come il lavoro in nero, il "caporalato" e la mancanza di sicurezza sono in costante aumento, mentre il valore politico e morale del lavoro sembra sia stato dimenticato.
Oggi il porto di Ravenna sembra aver fatto notevoli progressi in termini di sicurezza, ma il direttore del servizio prevenzione e sicurezza dell'AUSL intervistato dal Corriere di Romagna nel marzo 2006 afferma: "A volte riscontriamo delle situazioni che possono configurare dei mancati infortuni, ed è solo per caso che non succedono…in ambito portuale abbiamo riscontrato un miglioramento; ma capita ancora di non trovare estintori, luci di emergenza, cartelli indicatori per le vie di fuga".
Nel settembre 2006 muore un ragazzo travolto da un rimorchio sovraccarico, aveva 22 anni. Era il suo primo giorno di lavoro.
Circa un anno dopo, nel 2007, muore un ormeggiatore cadendo da una motobarca. Era a un passo dalla pensione. Oggi nel porto di Ravenna la sicurezza non è ancora un dato di fatto.

Le istituzioni locali come hanno accolto la tua opera? E gli enti che si occupano della regolamentazione del lavoro al porto, come hanno reagito?
La compagnia e l'autorità portuale hanno rifiutato la sponsorizzazione del progetto senza particolari motivazioni.
La CGIL di Ravenna inizialmente si è dimostrata interessata, ma in pochi giorni ho ricevuto anche il loro rifiuto legato ad una questione d'immagine.
In quest'ultimo caso, da parte di un sindacato non mi aspettavo un'accoglienza del genere.
Ai sindacati spetta il compito di promuovere una politica che salvaguardi la dignità e la sicurezza
dei lavoratori, divenuti ormai una "merce" a basso costo soprattutto grazie alla moda del "lavoro
flessibile" e quindi precario.

Ritieni che sia cambiato l'atteggiamento dei media sui temi della sicurezza sul lavoro, dal 1987 ad oggi?
Non particolarmente. Quando un incidente, una tragedia colpisce un paese, i media diffondono la notizia sino a trasformarla in una sorta di eco, poi pian piano viene dimenticata, "assorbita" da un flusso di notizie ben più superficiali, quasi a nascondere la drammatica verità.
In Europa siamo in cima alle classifiche per quanto riguarda le morti bianche e ogni anno si perdono molte più vite sul lavoro che nei contingenti militari italiani impegnati al fronte nelle cosiddette "missioni di pace".
Durante la conferenza dei lavoratori comunisti del 9 maggio 1987, il regista Ettore Scola espresse tutto il suo stupore per la rapidità con cui la vicenda Mecnavi venne dimenticata, chiedendosi perché nessun film e nessun romanzo italiano scegliesse di parlarne. "Rappresentare il Reale" non interessava più a nessuno.

"Mecnavi" fa parte di un genere letterario molto moderno: il fumetto di realtà. Di che si tratta?
Il "Fumetto di realtà" è un modo come un altro per parlare di tutte quelle opere che affrontano tematiche legate all'attualità o a fatti realmente accaduti. Molti sono gli autori sulla scena internazionale che hanno affrontato diverse tematiche: dal reportage giornalistico sulla Palestina di Joe Sacco, al viaggio onirico di Aleksandar Zograf nella Serbia durante i bombardamenti Nato, fino al racconto biografico "Persepolis" di Marjane Satrapi.
Anche "Ultimo" di Gianluca Costantini oppure "No pasaràn" di Vittorio Giardino, sono modi differenti di affrontare il reale attraverso il fumetto.
Il festival internazionale del fumetto "Komikazen", che si tiene ogni anno a Ravenna ed è organizzato dall'Associazione Culturale Mirada, offre la possibilità di conoscere da vicino diversi autori affermati a livello internazionale che si occupano di raccontare la realtà attraverso il proprio sguardo. In Italia è un festival unico nel suo genere e riesce a rinnovarsi ogni anno proponendo sempre nuovi incontri.

"Mecnavi - Ravenna 13 marzo 1987"
Associazione Centro Fumetto "A. Pazienza" (2008)


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