Quando un movimento prende coscienza della propria forza, viene la
curiosità di verificare cos'è capace di fare e dove vuole
(o può) arrivare.
Ed è così che i protagonisti di una rivolta, che pare
storica, si attivano per coordinarsi e organizzare un momento di
incontro generale, anche solo per contarsi.
Da lì viene la voglia di poter affermare i propri contenuti e
voler rivendicare la propria autonomia da qualsiasi partito e da
qualsiasi rappresentante. Venerdì 14 novembre un'onda
travolgente confluisce per le vie della capitale. Erano stati indetti,
preventivamente, tre cortei, di cui uno sindacale.
Ma sembra quasi che gli studenti vogliano fare qualcosa di
veramente grande. Dare, ancora una volta, un messaggio chiaro e deciso
ad un governo che fa "orecchie da mercante".
L'appuntamento è, come sempre, a piazza Esedra, anche se molte
scuole raggiungono l'ateneo Sapienza, da dove partono insieme agli
studenti di quella università. La piazza è davvero
gremita, quasi non ci si entra tutti insieme. Per questo, prima del
previsto, come per osmosi, lo spezzone del dipartimento di Fisica della
Sapienza, in testa, parte per via Cavour. E' un numero impressionante
che si snoda, un fiume in piena che avanza. Dalla testa non si vede la
fine e viceversa, si vedono solo diverse bandiere rosso-nere che
sventolano, segnale che qualcosa è cambiato anche, all'interno
del movimento stesso. Arrivati a piazza Argentina, arriva la svolta,
che rende questa mobilitazione davvero unica. Nel giro di pochi secondi
si decide di raggiungere Montecitorio. Una scelta coraggiosa e
importante, dettata dalla voglia di non arrendersi e dalla
consapevolezza dei numeri. Una scelta agevolata anche dall'assenza di
ostruzione dei celerini. In pochi minuti si attraversa il Pantheon e si
arriva in piazza Montecitorio. Si intonato cori verso e contro i
politici, tutti, e studenti dei gruppo C. Cafiero della Federazione
Anarchica distribuiscono volantini ai passanti.
A quel punto il corteo diventa un sit-in. Sotto le stanze governative
c'è un marasma di gente e diverse bandiere anarchiche
sventolanti. Una situazione da altri tempi e oggi impensabile. Ma
quest'onda è capace anche di questo. Purtroppo però il
numero di persone è così elevato che dopo qualche ora non
è più possibile rimanere lì, anche per sicurezza:
si riparte in direzione Sapienza.
Qui era attesa una "tre giorni" davvero particolare. Infatti il
pomeriggio stesso nasceva un'assemblea nazionale permanente,
strutturata in "workshop", che vedeva la cooperazione di studenti,
ricercatori, docenti e personale ausiliario per discutere e sancire un
documento di autoriforma. La plenaria della domenica mattina è
un trionfo di democrazia diretta e autogestione. Infatti la formazione
dell'atto viene approvato con una standing ovation, sulle basi della
piattaforma programmatica (diritto allo studio, welfare, didattica e
ricerca).
Un punto di partenza che rappresenta la pars costruens di questa lotta
orizzontale che si sviluppa con spiccate metodologie anarchiche e che
è sempre più convinta dei suoi contenuti e della sua
forza.
'Gnazio
Va avanti da oltre un mese la lotta per la difesa del mercato di via
Cottolengo. Quello di via Cottolengo è un mercato abusivo
gestito da immigrati: banchi di cibo si alternano a quelli di abiti,
casalinghi, merci varie. Per tanti è un'occasione preziosa per
integrare il reddito o per comprare i sapori di casa.
Questa zona libera è da sempre nel mirino di razzisti e comitati spontanei.
Il 12 ottobre, oltre 200 tra uomini e donne in divisa avevano bloccato
la strada, impedendo il mercato. La settimana successiva una partita di
calcio organizzata dai compagni che hanno dato vita al percorso
dell'Assemblea Antirazzista aveva adunato in via Cottolengo una folla
tanto vasta da consigliare una prudente ritirata agli uomini in divisa,
che la domenica dopo non si erano nemmeno fatti vedere. Poi l'offensiva
del comitato spontaneo del quartiere, la rinnovata attenzione del
fogliaccio fascista Cronacaqui, la comparsa di manifestini con le facce
di alcuni antirazzisti, additati come indesiderabili, hanno rimesso in
moto la macchina repressiva. Domenica 26 ottobre via Cottolengo era
chiusa da ogni lato dalla polizia: un deserto di divise blu. Nonostante
la pioggia qualche banco era stato comunque aperto poco più in
là.
Domenica 9 novembre il braccio di ferro tra gli abusivi e le forze del
disordine statale sembrava piegare dalla parte dei militari,
perché alpini, polizia, carabinieri e vigili urbani stringevano
in una morsa la strada rendendo arduo trasformarla nel solito campo di
calcio all'alpino. Ma ancora una volta è bastato dare il buon
esempio. Gli antirazzisti hanno piazzato i loro banchi in piazza della
Repubblica di fronte al Palafuksas, pochi metri più in là
dello schieramento di polizia. Poco dopo, alla spicciolata, sono
arrivati anche gli altri. Non era proprio il solito mercato ma poco ci
mancava.
Il 16 novembre, complice una magnifica domenica di autunno, calda e
limpida, al loro arrivo gli antirazzisti hanno avuto la piacevole
sorpresa di trovare parecchi teli già stesi per terra in piazza
della Repubblica. Nel giro di un'ora il mercato ha invaso quell'angolo.
Poliziotti e vigili urbani assistevano impotenti, presidiando stolidi
via Cottolengo. Gli antirazzisti, piazzati con i loro banchi sul lato
esterno del nuovo mercato autogestito, hanno più volte mosso
verso la polizia i tavoli per far posto a nuovi commerci. Sul lato
esterno di un gazebo, in faccia agli uomini e alle donne in divisa,
è stato attaccato lo striscione simbolo di questa lotta, dove su
rosso campeggia la scritta nera "via la polizia, mercato libero". A
questo punto è cominciata la ritirata: prima quelli
dell'antisommossa, poi la digos, poi anche i civich.
Sono comparse in piazza nuove scritte, tra cui quella "Carlo Verra sei
un coglionazzo". Carlo Verra è il presidente del fascistissimo
C.C.S.T. – Coordinamento Comitati Spontanei di Torino, l'associazione
che in questi anni si è più volte distinta per iniziative
forcaiole e razziste. Verra e i suoi hanno annunciato per domenica 23
novembre una festa in onore degli alpini e di tutte le forze
dell'ordine che presidiano il quartiere, stringendolo in una morsa. I
giornali cittadini, in prima fila il fogliaccio Torino Cronacaqui,
hanno dato grande risalto all'iniziativa presentata come rivolta degli
abitanti contro i quattro gatti che ogni domenica appoggiano abusivi,
ricettatori, spacciatori…
La giornata si è conclusa con una scatenata partita di calcio. Tutta la piazza è diventata abusiva.
Domenica prossima, oltre alla festa per gli alpini, non potrà mancare una festa agli alpini.
La partita continua.
R. Em.
Quando sono arrivato l'altra sera al Pratello non credevo ai miei
occhi, sembrava di essere in un film in bianco e nero, in un'altra
epoca, un'altra città, non certo la Bologna dei giorni nostri:
da un capo all'altro della via, ultimamente abituato a vederla popolata
più facilmente da poliziotti che da persone, una folla festosa e
urlante rispondeva forte all'ordinanza che ha imposto la chiusura di
alcuni locali. Erano persone rumorose, persone vere, fatte di carne,
ossa, sangue, che senza prendersi troppo sul serio esprimevano la loro
definizione di questo 'degrado' che le ordinanze pretendono di
combattere. Ci è molto chiaro che il punto non è il
degrado; non si tratta (solo) di una faccenda di sporcizia,
punkabbestia, diritti dei residenti, ma di qualcosa di più
grande: si tratta di voler reprimere con ogni mezzo, possibilmente
ritenuto accettabile o condivisibile dai più, la naturale ed
evidentemente pericolosa propensione umana alla socialità. Le
persone, l'altra sera al Pratello, erano tante e diverse, e diversi
erano i malumori, le età e le situazioni particolari di
ciascuno, ma hanno dato vita ad una bella e arrabbiata festa di strada.
Le improvvisazioni teatrali e musicali, i personaggi pittoreschi del
Pratello, la percezione di un'umanità sveglia ed autentica mi
hanno confortato ed emozionato. Ovviamente, è cosa relativamente
facile riunire persone ed entusiasmi per una serata; altra cosa
è mantenerli vivi questi entusiasmi, non cedendo alla pigrizia e
allo scorrere indisturbato delle cose. Ma è necessario
continuare, ne va della salvaguardia della nostra intelligenza e
libertà.
Tommy
Cosa ha reso possibile l'apertura di un circolo di Forza Nuova a
Pavia, nel quartiere popolare Borgo Ticino, a poche decine di metri dal
CSA Barattolo nel quale svolgono attività diverse associazioni e
gruppi a-partitici e legati da una pratica antifascista,
autogestionaria ed antiautoritaria? L'apertura di un covo fascista
costituisce una definitiva "legalizzazione" per un movimento politico
razzista e violento, manovrato e appoggiato da eversivi dell'estrema
destra. Insomma un progetto politico chiaro e mai contrastato da una
giunta di centrosinistra famosa per le sue derive autoritarie.
Il 15 ottobre si svolge una serata organizzata dai collettivi
studenteschi: tanta gente, sorrisi e discussioni sulle leggi di riforma
del sistema educativo e sulle ordinanze anti-bivacco. Sono le 23,30
quando avviene un violento pestaggio a tre ragazzi diretti al Barattolo
proprio fuori dalla sede di Forza Nuova. Usciamo per capire che cosa
è successo: inizialmente siamo una ventina, uomini e donne,
incanalati lungo il marciapiede, da una parte il muro del CSA e
dall'altra le macchine parcheggiate. Sono in coda al gruppo, quando
vedo dei bastoni che si abbattono sulla prima fila: vedo chiaramente
fascisti armati di bastone caricare ripetutamente e con violenza le
prime linee del gruppo di ragazzi e ragazze disarmati.
Altri fascisti, sempre armati di bastone, coprivano il lato strada
impedendo a chiunque, me compreso, di avvicinarsi all'imbocco del
marciapiede e ancora altri armati si tenevano nelle retrovie pronti a
intervenire o coprire la fuga. I nazi hanno premeditato l'attacco,
avendo già scelto il punto più adatto con tecnica
militaresca. Ripetute cariche con follia omicida. Colpivano alla testa
con bastoni di legno, col rischio e la volontà di accoppare
qualcuno. Le persone uscite dal Centro Sociale disarmate non hanno
potuto far altro che subire gli attacchi cercando di parare i colpi.
Alla fine del raid i fascisti sono scappati: molti dentro la loro sede,
chiudendo la porta e abbassando la saracinesca. A fianco, dove
c'è un cancello con inferriate che chiude un cortile, sono
usciti armati di bastoni e continuavano a tentare di colpirci
attraverso le inferriate. Quando sono arrivate le volanti sono entrate
nella sede, perquisendo e identificando i presenti. Dopo l'intervento
della polizia c'è stata la raccolta delle testimonianze dei
presenti, le foto e siamo rimasti in molti a presidiare la sede dei
fasci fino alle 3.40 del mattino, quando la polizia ha caricato gli
antifascisti per creare distrazione e poter scortare i fasci sul
cellulare diretto in Questura. Qui, dopo esser stati al pronto
soccorso, hanno passato la notte anche gli aggrediti, che per poter
sporgere denuncia, sono stati intrattenuti per ore dai questurini.
Nelle scorse settimane molti cittadini pavesi si sono mobilitati contro
i fascisti con lo scopo di chiudere per sempre il loro covo e diverse
iniziative antifasciste sono in programma. La Coordinadora ha convocato
la sua assemblea periodica al Barattolo il 15 novembre per far sentire
la solidarietà dei compagni libertari e anarchici ai compagni
aggrediti
Uno presente