Umanità Nova, n.38 del 23 novembre 2008, anno 88

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Roma: Questa è l'onda che ti travolge

Quando un movimento prende coscienza della propria forza, viene la curiosità di verificare cos'è capace di fare e dove vuole (o può) arrivare.
Ed è così che i protagonisti di una rivolta, che pare storica, si attivano per coordinarsi e organizzare un momento di incontro generale, anche solo per contarsi.
Da lì viene la voglia di poter affermare i propri contenuti e voler rivendicare la propria autonomia da qualsiasi partito e da qualsiasi rappresentante. Venerdì 14 novembre un'onda travolgente confluisce per le vie della capitale. Erano stati indetti, preventivamente, tre cortei, di cui uno sindacale.
 Ma sembra quasi che gli studenti vogliano fare qualcosa di veramente grande. Dare, ancora una volta, un messaggio chiaro e deciso ad un governo che fa "orecchie da mercante".
L'appuntamento è, come sempre, a piazza Esedra, anche se molte scuole raggiungono l'ateneo Sapienza, da dove partono insieme agli studenti di quella università. La piazza è davvero gremita, quasi non ci si entra tutti insieme. Per questo, prima del previsto, come per osmosi, lo spezzone del dipartimento di Fisica della Sapienza, in testa, parte per via Cavour. E' un numero impressionante che si snoda, un fiume in piena che avanza. Dalla testa non si vede la fine e viceversa, si vedono solo diverse bandiere rosso-nere che sventolano, segnale che qualcosa è cambiato anche, all'interno del movimento stesso. Arrivati a piazza Argentina, arriva la svolta, che rende questa mobilitazione davvero unica. Nel giro di pochi secondi si decide di raggiungere Montecitorio. Una scelta coraggiosa e importante, dettata dalla voglia di non arrendersi e dalla consapevolezza dei numeri. Una scelta agevolata anche dall'assenza di ostruzione dei celerini. In pochi minuti si attraversa il Pantheon e si arriva in piazza Montecitorio. Si intonato cori verso e contro i politici, tutti, e studenti dei gruppo C. Cafiero della Federazione Anarchica distribuiscono volantini ai passanti.
A quel punto il corteo diventa un sit-in. Sotto le stanze governative c'è un marasma di gente e diverse bandiere anarchiche sventolanti. Una situazione da altri tempi e oggi impensabile. Ma quest'onda è capace anche di questo. Purtroppo però il numero di persone è così elevato che dopo qualche ora non è più possibile rimanere lì, anche per sicurezza: si riparte in direzione Sapienza.
Qui era attesa una "tre giorni" davvero particolare. Infatti il pomeriggio stesso nasceva un'assemblea nazionale permanente, strutturata in "workshop", che vedeva la cooperazione di studenti, ricercatori, docenti e personale ausiliario per discutere e sancire un documento di autoriforma. La plenaria della domenica mattina è un trionfo di democrazia diretta e autogestione. Infatti la formazione dell'atto viene approvato con una standing ovation, sulle basi della piattaforma programmatica (diritto allo studio, welfare, didattica e ricerca).
Un punto di partenza che rappresenta la pars costruens di questa lotta orizzontale che si sviluppa con spiccate metodologie anarchiche e che è sempre più convinta dei suoi contenuti e della sua forza.

'Gnazio

Torino: una piazza abusiva

Va avanti da oltre un mese la lotta per la difesa del mercato di via Cottolengo. Quello di via Cottolengo è un mercato abusivo gestito da immigrati: banchi di cibo si alternano a quelli di abiti, casalinghi, merci varie. Per tanti è un'occasione preziosa per integrare il reddito o per comprare i sapori di casa.
Questa zona libera è da sempre nel mirino di razzisti e comitati spontanei.
Il 12 ottobre, oltre 200 tra uomini e donne in divisa avevano bloccato la strada, impedendo il mercato. La settimana successiva una partita di calcio organizzata dai compagni che hanno dato vita al percorso dell'Assemblea Antirazzista aveva adunato in via Cottolengo una folla tanto vasta da consigliare una prudente ritirata agli uomini in divisa, che la domenica dopo non si erano nemmeno fatti vedere. Poi l'offensiva del comitato spontaneo del quartiere, la rinnovata attenzione del fogliaccio fascista Cronacaqui, la comparsa di manifestini con le facce di alcuni antirazzisti, additati come indesiderabili, hanno rimesso in moto la macchina repressiva. Domenica 26 ottobre via Cottolengo era chiusa da ogni lato dalla polizia: un deserto di divise blu. Nonostante la pioggia qualche banco era stato comunque aperto poco più in là.
Domenica 9 novembre il braccio di ferro tra gli abusivi e le forze del disordine statale sembrava piegare dalla parte dei militari, perché alpini, polizia, carabinieri e vigili urbani stringevano in una morsa la strada rendendo arduo trasformarla nel solito campo di calcio all'alpino. Ma ancora una volta è bastato dare il buon esempio. Gli antirazzisti hanno piazzato i loro banchi in piazza della Repubblica di fronte al Palafuksas, pochi metri più in là dello schieramento di polizia. Poco dopo, alla spicciolata, sono arrivati anche gli altri. Non era proprio il solito mercato ma poco ci mancava.
Il 16 novembre, complice una magnifica domenica di autunno, calda e limpida, al loro arrivo gli antirazzisti hanno avuto la piacevole sorpresa di trovare parecchi teli già stesi per terra in piazza della Repubblica. Nel giro di un'ora il mercato ha invaso quell'angolo. Poliziotti e vigili urbani assistevano impotenti, presidiando stolidi via Cottolengo. Gli antirazzisti, piazzati con i loro banchi sul lato esterno del nuovo mercato autogestito, hanno più volte mosso verso la polizia i tavoli per far posto a nuovi commerci. Sul lato esterno di un gazebo, in faccia agli uomini e alle donne in divisa, è stato attaccato lo striscione simbolo di questa lotta, dove su rosso campeggia la scritta nera "via la polizia, mercato libero". A questo punto è cominciata la ritirata: prima quelli dell'antisommossa, poi la digos, poi anche i civich.
Sono comparse in piazza nuove scritte, tra cui quella "Carlo Verra sei un coglionazzo". Carlo Verra è il presidente del fascistissimo C.C.S.T. – Coordinamento Comitati Spontanei di Torino, l'associazione che in questi anni si è più volte distinta per iniziative forcaiole e razziste. Verra e i suoi hanno annunciato per domenica 23 novembre una festa in onore degli alpini e di tutte le forze dell'ordine che presidiano il quartiere, stringendolo in una morsa. I giornali cittadini, in prima fila il fogliaccio Torino Cronacaqui, hanno dato grande risalto all'iniziativa presentata come rivolta degli abitanti contro i quattro gatti che ogni domenica appoggiano abusivi, ricettatori, spacciatori…
La giornata si è conclusa con una scatenata partita di calcio. Tutta la piazza è diventata abusiva.
Domenica prossima, oltre alla festa per gli alpini, non potrà mancare una festa agli alpini.
La partita continua.

R. Em.

Bologna: Pratello: ben più di un bicchiere...

Quando sono arrivato l'altra sera al Pratello non credevo ai miei occhi, sembrava di essere in un film in bianco e nero, in un'altra epoca, un'altra città, non certo la Bologna dei giorni nostri: da un capo all'altro della via, ultimamente abituato a vederla popolata più facilmente da poliziotti che da persone, una folla festosa e urlante rispondeva forte all'ordinanza che ha imposto la chiusura di alcuni locali. Erano persone rumorose, persone vere, fatte di carne, ossa, sangue, che senza prendersi troppo sul serio esprimevano la loro definizione di questo 'degrado' che le ordinanze pretendono di combattere. Ci è molto chiaro che il punto non è il degrado; non si tratta (solo) di una faccenda di sporcizia, punkabbestia, diritti dei residenti, ma di qualcosa di più grande: si tratta di voler reprimere con ogni mezzo, possibilmente ritenuto accettabile o condivisibile dai più, la naturale ed evidentemente pericolosa propensione umana alla socialità. Le persone, l'altra sera al Pratello, erano tante e diverse, e diversi erano i malumori, le età e le situazioni particolari di ciascuno, ma hanno dato vita ad una bella e arrabbiata festa di strada. Le improvvisazioni teatrali e musicali, i personaggi pittoreschi del Pratello, la percezione di un'umanità sveglia ed autentica mi hanno confortato ed emozionato. Ovviamente, è cosa relativamente facile riunire persone ed entusiasmi per una serata; altra cosa è mantenerli vivi questi entusiasmi, non cedendo alla pigrizia e allo scorrere indisturbato delle cose. Ma è necessario continuare, ne va della salvaguardia della nostra intelligenza e libertà.

Tommy

Pavia: vile aggressione fascista

Cosa ha reso possibile l'apertura di un circolo di Forza Nuova a Pavia, nel quartiere popolare Borgo Ticino, a poche decine di metri dal CSA Barattolo nel quale svolgono attività diverse associazioni e gruppi a-partitici e legati da una pratica antifascista, autogestionaria ed antiautoritaria? L'apertura di un covo fascista costituisce una definitiva "legalizzazione" per un movimento politico razzista e violento, manovrato e appoggiato da eversivi dell'estrema destra. Insomma un progetto politico chiaro e mai contrastato da una giunta di centrosinistra famosa per le sue derive autoritarie.
Il 15 ottobre si svolge una serata organizzata dai collettivi studenteschi: tanta gente, sorrisi e discussioni sulle leggi di riforma del sistema educativo e sulle ordinanze anti-bivacco. Sono le 23,30 quando avviene un violento pestaggio a tre ragazzi diretti al Barattolo proprio fuori dalla sede di Forza Nuova. Usciamo per capire che cosa è successo: inizialmente siamo una ventina, uomini e donne, incanalati lungo il marciapiede, da una parte il muro del CSA e dall'altra le macchine parcheggiate. Sono in coda al gruppo, quando vedo dei bastoni che si abbattono sulla prima fila: vedo chiaramente fascisti armati di bastone caricare ripetutamente e con violenza le prime linee del gruppo di ragazzi e ragazze disarmati.
Altri fascisti, sempre armati di bastone, coprivano il lato strada impedendo a chiunque, me compreso, di avvicinarsi all'imbocco del marciapiede e ancora altri armati si tenevano nelle retrovie pronti a intervenire o coprire la fuga. I nazi hanno premeditato l'attacco, avendo già scelto il punto più adatto con tecnica militaresca. Ripetute cariche con follia omicida. Colpivano alla testa con bastoni di legno, col rischio e la volontà di accoppare qualcuno. Le persone uscite dal Centro Sociale disarmate non hanno potuto far altro che subire gli attacchi cercando di parare i colpi. Alla fine del raid i fascisti sono scappati: molti dentro la loro sede, chiudendo la porta e abbassando la saracinesca. A fianco, dove c'è un cancello con inferriate che chiude un cortile, sono usciti armati di bastoni e continuavano a tentare di colpirci attraverso le inferriate. Quando sono arrivate le volanti sono entrate nella sede, perquisendo e identificando i presenti. Dopo l'intervento della polizia c'è stata la raccolta delle testimonianze dei presenti, le foto e siamo rimasti in molti a presidiare la sede dei fasci fino alle 3.40 del mattino, quando la polizia ha caricato gli antifascisti per creare distrazione e poter scortare i fasci sul cellulare diretto in Questura. Qui, dopo esser stati al pronto soccorso, hanno passato la notte anche gli aggrediti, che per poter sporgere denuncia, sono stati intrattenuti per ore dai questurini.
Nelle scorse settimane molti cittadini pavesi si sono mobilitati contro i fascisti con lo scopo di chiudere per sempre il loro covo e diverse iniziative antifasciste sono in programma. La Coordinadora ha convocato la sua assemblea periodica al Barattolo il 15 novembre per far sentire la solidarietà dei compagni libertari e anarchici ai compagni aggrediti

Uno presente


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