Umanità Nova, n.38 del 23 novembre 2008, anno 88

informAzione - 2


Torino: antirazzisti e farmaspie

Continua la campagna contro le farmaspie. Dal primo ottobre in 15 farmacie/pilota è stato avviato un nuovo esperimento di controllo del territorio cittadino. È sceso in campo il dottore di farmacia che ogni settimana consegna ai vigili urbani una relazione basata sulle confidenze anonime dei suoi clienti più affezionati. Nel mirino i poveri, i senza casa, chi mendica o posteggia le macchine, chi apre un banco abusivo. Da allora è partita una campagna di boicottaggio con presidi volanti davanti alle farmaspie, affissione di un manifesto di denuncia, telefonate su telefonate ai farmaspioni.
Lunedì 10 novembre è stata la volta della farmacia Comunale 43 in piazza Statuto 14. I soliti antirazzisti si sono presentati di fronte alle vetrine, hanno aperto uno striscione, distribuito volantini e allestito una micromostra sulla vicenda, raccontando ai passanti allibiti che dopo i portieri del ventennio abbiamo i farmacisti della seconda repubblica.
Questa volta la polizia non si è fatta vedere: solo un paio di digos mimetizzati in kefia hanno arroventato i telefonini. La gran parte dei passanti mostrava interesse chiedendo chiarimenti: molti hanno promesso di boicottare la farmaspia Comunale 43.
La dottora della farmaspia, nel chiudere la serranda, ci ha salutati con un ditino medio levato. Un segnale di nervosismo che rivela che la nostra ricetta contro le farmaspie sta dando i primi risultati.
La campagna va avanti.

R. Em.

Rimini: Bruciato vivo: una vicenda anomala?

Il fatto già lo conoscete, è arrivato alle cronache nazionali di stampa e tv. L'11 novembre Andrea dorme, come ogni notte, sopra una panchina in via Flaminia: a mezzanotte e trenta qualcuno lo cosparge di benzina e poi gli dà fuoco. Andrea ora è ricoverato al centro grandi ustioni di Padova.
La città si sveglia e dopo un attimo di sbigottimento generale, partono presidi-veglie-preghiere-solidarietà varia. Partono pure i primi commenti che, oltre a sottolineare la bontà e la mitezza di Andrea (perché, i "cattivi" possono essere messi al rogo?), quasi tutti ribadiscono l'assoluta estraneità di questo fatto dalla "storia e dalla civiltà di Rimini, città aperta-accogliente-tollerante". L'USI Rimini, tra le poche voci fuori dal coro, dà una lettura più approfondita della vicenda. Riprendiamo da un volantino diffuso in città:
<<Ora, ricordiamoci che questa sopraffazione atroce ha elementi certamente presenti anche nell'aria che negli ultimi tempi si sta respirando nella città e nel paese. Il rogo di una persona "diversa" è avvenuto in un quadro ampio di intolleranze e pregiudizi privati e istituzionali che rendono facile poi diventare giustizieri o anche solo sentirsi "normali tra diversi" e quindi prevaricare.  Zingari, extracomunitari, barboni e vagabondi, rinnegati dalle chiese e dai partiti, non sono visti mai di buon occhio dal governo del paese o dalla città opulenta della speculazione. Basta molto poco per essere diversi. Questa intolleranza e logica di contenimento della diversità ha creato (ora come sempre nella storia) una "orda trasversale" che all'ombra del potere attacca in un modo o in un altro. Cosa attacca? Attacca la diversità, attacca tutto ciò che può mettere in discussione l'identità della "normalità di massa" dei molti suoi sacerdoti, preti e psichiatri.>>
A Rimini, come dappertutto, basta molto poco per essere diversi. E gli attacchi alla diversità ci sono stati: quest'estate a una "zingara" che urlava ubriaca sul lungomare hanno tolto il figlio e lo hanno dato in affidamento, da qualche estate girano pattuglioni repressivi antiabusivi (e anticlandestini). Lo stesso giorno del tentato omicidio di Andrea, a Riccione, è stato dato alle fiamme il precario ricovero di un'altro senzacasa. Da queste parti, a qualcuno, il fuoco piace davvero tanto: a giugno una molotov tirata contro lo spazio pubblico area-rifondazione e, prima, un tentato assalto incendiario, con annesso sequestro di persona, al centro sociale area-disobbediente.
Ma nonostante questi fatti chi ha dato fuoco a Andrea deve essere ricercato tra gli spacciatori, i tossici o la varia dis-umanità non censibile o catalogabile. La questura esclude subito la pista politica ma si dice preoccupata per "eventuali gesti di emulazione, per evitare i quali tutti i senzatetto verranno controllati scrupolosamente, anche per proteggerli." Una pre-applicazione del futuro registro nazionale per la schedatura di senza fissa dimora e "barboni"? Primi risultati di questi controlli, la fuga da Rimini di qualche rumeno: operazione di polizia o di pulizia?
Ancora dal citato volantino USI Rimini: << La volontà di  condurre la vita che uno vuole non sembra degna di rispetto. Ad uso del controllo sociale la psichiatria ha inventato intanto,  una nuova malattia psichiatrica che si chiama "Dromopatia". Chi ne è  affetto avrebbe come sintomo "il rifiuto del suo luogo di origine da cui ha impulso irrefrenabile a fuggire, inoltre la incapacità a procurarsi una casa e la non accettazione delle norme sociali esistenti". Qualcosa di simile veniva applicato dai totalitarismi passati nei campi di concentramento nazisti e fascisti. Il quadro è completo.>>
E il cerchio si chiude: vittima e carnefice sono entrambi "estranei alla comunità" riminese, ricca, bella, piena di associazioni di volontariato. Una comunità perbene che sempre si auto assolve.
Sulla panchina incendiata, tra i vari messaggi, spicca un cartello a firma a/cerchiata-USI; sopra c'è scritto: <<A chi accende roghi alla diversità noi diciamo: noi vi inquietiamo perché siamo diversi, voi ci inquietate perché siete tutti uguali!>>.

Libertad RN – l'incaricato

Bologna: pestaggio dopo il concerto Nazirock

Il pestaggio dopo il con-certo Nazirock, due feriti, tra i quattro arrestati due "Legittima Offesa".
Sei-sette amici, calabresi e pugliesi, look un po' "alternativo", venerdì sera, di ritorno da una festa di laurea, nelle immediate vicinanze delle Due Torri. Cantavano, forse, e avevano con sé dei bonghi. Tanto è bastato a un gruppo di bonehead vicini a Forza Nuova per insultarli: "Comunisti di merda". Uno risponde: "Sì, sono comunista e ne vado fiero". Si scatena immediatamente il pestaggio, a suon di bottiglie di vetro, ma anche di sedie e sgabelli presi in un vicino bar. Uno dei malcapitati viene ferito gravemente, trauma cranico, frattura della mascella, contusione ad un'occhio. E' in ospedale, prognosi riservata.
Una volante della polizia ha arrestato poco dopo gli aggressori: tra di loro cantante e batterista di uno dei più influenti gruppi nazirock italiani, intervistati nell'omonimo documentario di Claudio Lazzaro, i Legittimia Offesa, che qualche mese fa avevano festeggiato il decennale in romagna. Occasione di festa anche la sera dei fatti: proprio del leader del complesso, "Gigi" Guerzoni, era il compleanno.  Come gli altri camerata, al momento in cui scriviamo è in attesa di pronunciamento del gip riguardo alle misure cautelari in attesa dell'udienza preliminare. Discriminazione razziale, porto d'armi, fabbricazione di ordigni esplosivi, violenze e minacce a pubblico ufficiale i precedenti di Polizia a suo carico, un altro degli arrestati è invece già sotto processo a Bologna per associazione a delinquere finalizzata all'odio razziale.

bzk

Torino: processo ai No Tav

Il 10 novembre è cominciato il processo contro due No Tav, Luca e Giorgio, che il 6 dicembre del 2005 parteciparono alla resistenza contro la devastazione del territorio e il saccheggio delle risorse.
Quel giorno la polizia sgomberò violentemente il presidio sui campi di Venaus, dove stava per partire un cantiere per la nuova linea ad alta velocità tra Torino e Lyon. Come tanti altri Luca e Giorgio andarono sull'autostrada e parteciparono ad uno dei molti blocchi che per tre giorni, sino alla liberazione di Venaus e della valle Susa, caratterizzarono la rivolta di un'intera popolazione.
A tre anni di distanza il governo dice che i no tav sono una minoranza di estremisti, mentre due No Tav vanno alla sbarra accusati di resistenza e furto.
Durante quel primo blocco dell'autostrada, fatto da una trentina di No Tav che si arrampicarono per il ripido sentiero che collega Venaus all'alto viadotto che la sovrasta, una macchina della Polstrada raggiunse la piccola barricata sgommando e fermandosi in mezzo ai manifestanti. In tribunale i poliziotti hanno testimoniato di essere stati circondati dai No Tav, che avrebbero tentato di girare l'auto con un tronco e poi si sarebbero cimentati nel furto di una macchina fotografica scagliata giù dal viadotto. I testimoni della difesa hanno negato l'episodio, sottolineando il carattere comunicativo dell'iniziativa, volta ad informare sulle violenze poliziesche contro manifestanti inermi.
Il 10 novembre un centinaio di No Tav si sono trovati davanti al tribunale di Torino. C'erano striscioni, bandiere, musica.
All'udienza successiva, svoltasi il 14 novembre, i no tav hanno scelto di dare sostegno a Luca e Giorgio presenziando all'udienza in aula, dove il PM Tatangelo, che già il 10 aveva inaspettatamente sostituito il PM Ausiello, ha tentato – senza successo – di intimidire i testi della difesa.
Il 6 dicembre una grande manifestazione No Tav attraverserà Susa a pochi giorni dalla scelta definitiva dell'UE di finanziare la tratta transfrontaliera dell'opera. Sarà l'occasione per mostrare alla lobby del Tav su quale pallottoliere possono contare la resistenza No Tav.
Per il processo l'appuntamento è per lunedì 15 dicembre: in quell'occasione sarà emessa la sentenza. I No Tav hanno già indetto un presidio per quella data.

No Tav Autogestione
notav_autogestione@yahoo.it

Rovereto: rappresaglia contro i sinti

"Gli zingari (...) sono quasi sempre degli individui asociali. È quindi necessario diffidare di tutti gli individui che vivono vagabondando alla maniera degli zingari e che ne presentano i sopraricordati tratti somatici. Si tratta di individui asociali, differentissimi dal punto di vista psichico dalle popolazioni europee e soprattutto da quella italiana di cui sono note le qualità di laboriosità e attaccamento alla terra." Così scriveva il fascista Guido Landra su Difesa della Razza, il novembre 1940.
Il 5 novembre 2008, invece, a Rovereto nella laboriosa città di Rovereto (Tn), attorno a mezzogiorno, nei pressi della piscina comunale, due carabinieri di pattuglia fermano e, dopo averlo separato dalla sorella, insultano e malmenano senza barlume di motivazione un giovane della locale comunità Sinti. Simone, questo il suo nome, è però conosciuto come uno fra i più attivi nella lotta collettiva che i sinti hanno intrapreso in città per ottenere quelle strutture indispensabili per una vita dignitosa (le microaree o in alternativa una sistemazione delle fatiscenti strutture del campo dei Lavini di Marco).
Evidentemente, esporsi anche per rivendicare diritti elementari, ormai per un sinti o un rom è già ragione sufficiente per essere oggetti di ritorsioni e rappresaglie.
Per denunciare l'aggressione, banalizzata come una "illazione" sulle cronache locali, venerdì 14 è stato tenuto un presidio antirazzista nella centrale piazza Loreto, promosso dagli anarchici roveretani, a cui hanno partecipato oltre ad una quarantina di solidali anche lo stesso Simone, che ha raccontato al microfono la sua disavventura, ed altri componenti della comunità Sinti.
Gipsy


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