La crisi del mercato dell'auto colpisce anche la Spagna. Il 10
Novembre è stata presentata al Departamento de Trabajo de la
Generalitat di Barcellona la comunicazione con la quale la Nissan Motor
Iberica - secondo le norme in vigore in Spagna – avanza la richiesta di
procedere al licenziamento di 1.680 addetti, dei quali 1.280 entro il
corrente anno ed altri 392 entro il 2009, minacciando, in alternativa,
la chiusura totale delle attività entro il 2012.
Il giorno successivo un migliaio di lavoratori Nissan si sono diretti
dalla Plaza d'Espaňa, nel centro di Barcellona, fino alla sede della
società nipponica, contro la quale hanno iniziato un fitto
lancio di uova, pietre, bengala e bottiglie di vetro, tentando inoltre
di sfondarne le vetrate di cristallo usando come arieti alcune
transenne metalliche.
In difesa della Nissan sono prontamente accorsi in forze i Mossos
d'Escuadra (la Polizia regionale Catalana) in tenuta antisommossa, a
loro volta accolti da fischi ed insulti, accompagnati dal lancio di
pietre e pomodori.
Da notare che durante la marcia fino alla sede della Nissan sono
risuonati insulti e minacce nei confronti del signor Fumiaki Matsumoto,
grande capo della Nissan Iberica, e grida contro il Governo centrale e
quello regionale Catalano.
La mobilitazione prosegue con una manifestazione che sfilerà per
le vie di Barcellona fino alla sede del Parlamento Catalano.
"Benvenuti nel portale di Italia Lavoro, strumentale del Ministero
del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali per la promozione e
per la gestione di azioni nel campo delle politiche del lavoro,
dell'occupazione e dell'inclusione sociale." (...) "per migliorare le
capacità del sistema paese nel creare opportunità di
occupazione, rivolgendosi, in particolare, alle categorie più
deboli del mercato del lavoro." Così recita la presentazione del
sito di Italia Lavoro, agenzia governativa creata nel 1997 e preposta,
secondo i nostri governanti, a promuovere e gestire azioni su politiche
del lavoro, occupazione e inclusione sociale.
Tutto bello? Tutto fila liscio? No, ovviamente!
Il 28 Ottobre la suddetta agenzia e' stata interessata da uno sciopero
per tutta la giornata dei circa 800 dipendenti, la maggioranza dei
quali – manco a dirlo – precari, ai quali il datore di lavoro ha
preparato un spiacevole sorpresa. Italia lavoro ha infatti presentato
al Ministero del Lavoro la bozza di un regolamento interno finalizzato
a stabilire i nuovi criteri che verrano d'ora in avanti seguiti per la
stipula dei contratti di lavoro; la novità consiste nel fatto
che, a detta dei lavoratori, il nuovo regolamento automaticamente
porterebbe al mancato rinnovo del contratto per i lavoratori precari
che operano all'interno di Italia Lavoro, alcuni dei quali sin dalla
nascita della Agenzia stessa e quindi da ben 10 anni.
Apoteosi delle mendaci politiche del Lavoro portate avanti dai Governi di vario colore sin qui susseguitisi.
Oggi più che mai tutto il padronato ha tirato fuori le
unghie, nessuna azienda vuole cedere su niente, nessuno vuole che i
lavoratori portino a casa uno stipendio decente. Fra queste
associazioni spicca in primo piano l'impero imprenditoriale della
fondazione Don Gnocchi.
Anche qui dove il bene del prossimo dovrebbe essere di casa nessun
cedimento: il contratto nazionale non viene firmato e per allungarne i
tempi, insieme alle organizzazioni confederali, si divertono a giocare
ai danni dei lavoratori.
Alcuni lavoratori, per ritorsione, hanno redatto e distribuito
nell'azienda una strofetta canzonatoria per ridicolizzare la
rigidità dei dirigenti della Fondazione.
Per le tre confederazioni sindacali ciò costituisce un grave
scandalo e mentre esprimono tutta la loro solidarietà nei
confronti dei dirigenti del Don Gnocchi, tentano di screditare l'agire
del sindacato di base.
"... cari burocrati, voi state dalla parte dei padroni, noi
cerchiamo di stare dalla parte dei lavoratori sempre anche quando voi
giudicate che sbagliano" è il giudizio categorico espresso dallo
Slai Cobas, il sindacato presente all'interno dell'Istituto Palazzolo.
La Direzione ha espresso la volontà di non incontrare le
rappresentanze sindacali di base le quali richiedono un maggior
rispetto dell'applicazione dell'attuale "pessimo" contratto di lavoro.
A fronte di questioni come orario, salario, organico, relazioni
sindacali, ecc. la Direzione ha risposto alle organizzazioni sindacali
di base dei lavoratori che il clima "è ottimo" e che il
"comitato d'ascolto dei soci" è sufficientemente rappresentativo
anche dei lavoratori della stessa realtà Cooperativa
estromettendo, di fatto, il sindacato.
A fronte di questa arroganza padronale, il sindacato di base C.U.B.
(Sanità – privato) ha già avviato le necessarie procedure
di sciopero invitando congiuntamente alla solidarietà
lavoratori, utenti, parenti e conoscenti.
L'ortomercato di Milano è la più grande distribuzione
nella città delle merci ortofrutticole, dove agiscono centinaia
d'imprese per conto della SOCEMI, la società che gestisce per
conto del Comune di Milano (e di Banca Intesa) con un giro di affari di
2.500 milioni di euro all'anno. Tante piccole imprese (sotto i 15
dipendenti) e cooperative sono addette al movimento delle merci e alla
gestione dei magazzini. Una situazione in cui la mafia la fa da
padrone, consentendo un'organizzazione del lavoro che non rispetta
diritti contrattuali, né salari, né sicurezza sul lavoro.
Salari al disotto del minimo, lavoro nero e caporalato sono la regola.
Viene sfruttata molto manodopera di immigrati "irregolari" che vengono
pagati fino a 3 euro l'ora.
Negli ultimi tempi si è autorganizzato un "Movimento Lavoratori
Ortofrutticolo" che è riuscito a mettere a segno due giornate, a
distanza una dall'altra, in cui è stato proclamato uno sciopero
senza preavviso, costringendo per tutta la notte e il mattino seguente,
il blocco di tutti i mezzi di trasporto, che non hanno potuto varcare i
cancelli.
In questi giorni è uscito un appello dei "lavoratori
ortomercato" secondo cui …"constatato che la condizione di vita e
di lavoro assume sempre più i toni cupi dello schiavismo, in una
realtà dove torna a dominare il ruolo infame di 'cooperative'
organizzate dai caporali su mandato dei padroni" – la risposta –
"sarà l'occupazione dell'Ortomercato; sarà la grande
battaglia per la libertà e la giustizia. Sarà un dicembre
infuocato dalla lotta dei lavoratori."
A cura della Commissione Lavoro della Federazione Anarchica Milanese