Umanità Nova, n.39 del 7 dicembre 2008, anno 88

Una stagione di conflitti sociali


Lo sciopero del 17 ottobre, senza alcuna inopportuna enfasi, è stato indubbiamente un momento importante dal punto di vista sia della capacità di iniziativa di ampia parte del sindacalismo alternativo che, ed è la cosa che più conta, da quello della disponibilità alla lotta di settori consistenti di lavoratori del settore pubblico, scuola in primis  ma non solo, e del settore privato.
Nelle settimane seguenti non sono mancati momenti alti di scontro, basta pensare a questo proposito al recente sciopero selvaggio dei lavoratori di Alitalia, e conflitti aziendali legati all'utilizzo della cassa integrazione quando non alla chiusura di molte aziende.
Una fase, insomma, di tensioni sociali forti e non semplici da affrontare. Basta, a questo proposito, pensare alla situazione del movimento di lotta sviluppatosi nella scuola, movimento importante ma che deve fare i conti con la scelta del governo di tirare dritto, scelta per molti versi obbligata visto che, a fronte dei tagli previsti, il governo non può che vincere o perdere seccamente e non vi sono i tradizionali margini di mediazione ai quali i lavoratori della scuola sono abituati.
Inoltre, nei prossimi giorni, si danno due ulteriori ed importanti momenti di mobilitazione. Sabato 6 dicembre, in particolare, a Torino vi saranno due manifestazioni.
Al mattino un corteo nel giorno dell'anniversario della strage della ThyssenKrupp, un corteo importante perché si propone di impedire che sulla materia della sicurezza sui posti di lavoro cali il silenzio.
Nel pomeriggio dello stesso giorno si terrà una altrettanto importante manifestazione in Val di Susa che non solo intende ricordare la liberazione di Venaus ma, soprattutto, rilanciare la mobilitazione contro un governo che minaccia apertamente la repressione militare nei confronti di un movimento straordinario per ampiezza, tenuta e radicalità come è quello NO TAV.
Lo sciopero generale del 12 dicembre assume, in questo contesto, un rilievo notevole. È, infatti, ovvio che la scelta della CGIL di rompere con CISL e UIL, che come è loro uso (per loro non vi sono governi nemici) sono disposte a concedere a governo e confindustria un discreto credito in cambio di concessioni per quanto riguarda il governo subalterno delle scelte da loro assunte, è per molti versi strumentale ma è anche vero che la disponibilità alla mobilitazione c'è ed è possibile, ed in questa prospettiva si colloca la scelta di CUB, Confederazione Cobas ed SdL Intercategoriale, ma non solo, di scioperare e porre all'ordine del giorno una piattaforma di lotta, la stessa del 17 ottobre, che non è compatibile con quella della CGIL.
Una scelta non semplice e che ha suscitato, nel campo del sindacalismo alternativo, critiche legittime anche all'interno delle organizzazioni promotrici ma anche una scelta i cui risultati vanno e, soprattutto, andranno, valutati sulla base dell'utilità allo sviluppo di una mobilitazione che è solo all'inizio.

Cosimo Scarinzi


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